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Autore: ethelincabbages    27/02/2012    5 recensioni
È il racconto di una terra di mezzo, l’unico posto in cui, forse, Draco Malfoy e Ginny Weasley possono incontrarsi davvero. Il posto più assurdo e più bizzarro, dove le luci e i rumori dominano, un limbo dove rifugiarsi quando si ha troppa paura per andare avanti: Heathrow, aeroporto internazionale. Dove tutti passano per un po’, in transito.
One-shot classificatasi nona al Chocolate Contest, indetto da Polvere di Stelle e portato a termine da CassandraClare sul Forum di EFP
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Variazioni in Ship Minore'
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Titolo della storia: In Transito
Pairing: Draco/Ginny
Prompt obbligatorio: cioccolato alle nocciole
Genere: Slice of life, Generale, Introspettivo
Avvertimenti: What if?
Note dell'autore: Questa è la prima volta in cui uso davvero Ginny e non sono affatto sicura del risultato, mi piace in parte essere entrata nella mente di un personaggio che amo così poco, aver cercato di capirlo. L’ho posta in un limbo, in bilico, regalandole un po’ quella sensazione di spaesamento che accompagna i giovani verso l’età adulta, regalandole anche qualche paura in più. Non so se il risultato ha dato onore all’idea di base, ma ci ho provato.
Questa one-shot si è classificata nona al Chocolate Contest, indetto da Polvere di Stelle e portato a termine da CassandraClare, qui trovate i giudizi e la classifica.


In Transito

Babbani. Gente bizzarra, i Babbani. Stanno sempre a correre, stringendo in mano quei singolari carrelli che usano come valigie o quelle enormi borse a tracolla – quando un solo incantesimo restringente risolverebbe ogni problema –, hanno sempre qualcosa nelle orecchie e corrono. Perché sono in ritardo o perché sono in attesa. Sono buffi, sotto tutte queste luci.
Heathrow. Aeroporto Internazionale. La prima volta che venni c’era anche Harry, Hermione e Ron tornavano dall’Australia, erano andati a cercare i genitori di lei, Babbani, anche loro. Aspettammo un po’, gironzolando tra i negozi e i gates. Non avevo mai visto così tante luci messe insieme, non così brillanti, non così appariscenti. Non avevo mai visto così tanta gente correre avanti e indietro. Era come se mi dicessero: “Corri, corri, finché sei in tempo! Vivi!”
La seconda volta furono le mie gambe a condurmi, di loro spontanea volontà, fino all’ingresso delle Partenze. Harry aveva appena deciso che “non eravamo più compatibili”, e ovviamente non mi aveva consultato. Era stato come quando a otto anni ruppi il vaso di Nonna Cedrella e mamma mi schiaffeggiò per la prima e unica volta, inaspettato e scioccante. La bella fiaba in cui io ero la principessa e Harry il mio cavaliere coraggioso si era sbriciolata tra le mie mani, con la forza di uno schiaffo di Molly Weasley. Harry non è mai stato un cavaliere da fiaba, uno di quelli che vivranno per sempre felici e contenti, le sue cicatrici non sono stupide medaglie al valore, le sue nevrosi non sciocchi fantasmi da bambino, la sua guerra io non l’avevo conosciuta fino in fondo. Ma questo non lo sapevo allora, mi era difficile, anzi impossibile, anche solo concepire l’idea di poter vivere la mia vita senza di lui: Harry era tutto quello che avevo sognato fin dall’età di dieci anni.
Heathrow, con tutte le sue luci, in quel momento, sembrava riuscire a riscaldarmi un poco. Alla gente non importava che avessi gli occhi rossi e gonfi e i pantaloni bagnati, loro correvano, perché la vita continua anche quando tu resti da sola, perché il mondo gira anche quando Harry Potter non c’è più. Era come stare in una terra di nessuno. Un limbo. Il mio limbo.
Fu quel pomeriggio che mi rifugiai, per la prima volta, in quest’angolino; c’era un cartello all’ingresso del bar, un cartello con il menù di tutte le cioccolate calde da poter ordinare: al Caffè, al Rhum, alla Menta, all’Arancia e Cannella, al Torrone. Ne scelsi una e, come tutte le ventenni appena mollate, affogai i miei dispiaceri nelle profondità misteriose del cacao.
Il tavolo è sempre lo stesso, piccolo. Il bar anche, è continuamente pieno di Babbani che vanno e vengono, famiglie non tanto diverse dalla mia, bambini che urlano, giovanotti in giacca e cravatta che parlottano con quell’aggeggio che hanno appiccicato all’orecchio – mi scordo sempre di chiedere a Hermione cosa sia – ragazzi, pieni di borse e borsoni, che saltellano. Partono, vanno a vedere il mondo. Passano e io mi diverto a osservarli, mentre sorseggio il mio cioccolato alle nocciole.
Alle nocciole, come espressamente suggerito da Malfoy.
“Prova quella alle nocciole,” aveva detto, rendendo nota la sua presenza, era seduto due o tre tavoli più in là, con un espresso tra le dita, e un cartelletta trascurata sul tavolo. Sarà stato il mio terzo, quarto viaggio nei meandri delle strutture di trasporto Babbane, e Draco Malfoy spuntava dal nulla, consigliandomi in quale gusto di cioccolata indugiare. Bevve il caffè e si allontanò, valigia e giaccone in mano.
Ce n’era abbastanza per suscitare persino la curiosità di Ron, che, diciamocelo, non è mai stato uno molto propenso all’azione. Eppure le mie domande avevano una risposta semplice: Ministero della Magia - Ufficio Regolazione Rapporti con i Babbani. Per quanto fosse paradossale che un paladino del sangue puro come Malfoy fosse finito proprio in quello “sgabuzzino malridotto”, a lavorare per “un idiota conclamato”, a diretto contatto con “tutte le specie più strambe di Babbani”, Kingsley Shakebolt aveva preso a cuore la “redenzione” dei Malfoy e aveva costretto il giovane rampollo ad essere il punto cardine delle relazioni diplomatiche con i ministri Babbani. Un posto di rilievo, nondimeno.
“La smetti di grugnire?”
“Grugnire?”
“Sì, borbottare tra i denti, fingendo di essere disgustato dal luogo in cui ti trovi, quando è evidente che ti piace.”
“Frequenti troppo la Granger.”
“Ti piace.”
“È il mio lavoro, io prendo sul serio il mio lavoro.”
“Il tuo lavoro è fare in modo che gli equilibri politici tra Ministero e Babbani restino tali: equilibrati. Non mi è ancora chiaro cosa centri il caffè espresso quotidiano col tuo lavoro.”
“Visto, frequenti troppo la Granger; non saresti mai stata capace di formulare una frase del genere tre anni fa. E poi, io almeno ho una scusa decente.”
“Non mi serve una scusa…”
“Hai mai preso un aereo almeno?”
Le nostre chiacchierate procedono più o meno così, io che lo spingo ad ammettere la sua ammirazione per il mondo Babbano, e lui che cerca di farmi salire su uno di quei cosi strani. Non so chi dei due abbia deciso di iniziare questo rituale di conversazioni e bisticci. Sono quasi sicura che qualcuno lo chiamerebbe flirt, e forse, è proprio quello che cerchiamo di fare. Qui siamo due ragazzi che giocano a mordersi la coda, non due adulti immaginari che hanno difficoltà a fare i conti con la propria vita. Il mondo è fuori. Suo padre che sputa tutti i nomi di Mangiamorte che ricorda è là fuori, mia madre che insiste perché abbandoni il campo di Quidditch è là fuori, il Ministro Shakebolt che vuole i rapporti ordinati e il rispetto costante è la fuori, Harry è là fuori, le urla di Vincent Tiger che cade nel fuoco sono là fuori, la tomba bianca di Freddie è là fuori.
“È come essere perennemente in transito. Prima o poi, dovremmo decidere di andare avanti. Andare avanti davvero.”
“Mettiamola così, Weasley. Quando tu deciderai di prendere quell’aereo, io ammetterò che, forse, i Babbani non sono poi così male.”
“Forse?”
“Forse. Fanno un buon cioccolato alle nocciole.”

 
 
   
 
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