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Autore: ItsMilersh_    27/02/2012    2 recensioni
- “Come sai il mio nome?”
“Come sai il mio numero?” -
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ero trasferita. Avevo trovato un’appartementino giusto giusto per me. Tranquillo e carino. Avevo trovato anche un lavoro. Lavoravo in uno di quei furgoncini che vendono panini. Il clima di lavoro era divertente e la famiglia che mi aveva assunto era molto carina con me.

E così ero lì anche quel venerdì pomeriggio con addosso il mio grembiule bianco, i capelli raccolti e una felpa blu che ormai aveva macchie scolorite per i continui lavaggi. Mi stavo scaldando una fetta di pane mentre il resto dei miei colleghi erano andati via per un paio d’ore, quando si presentò un ragazzo con il cappuccio e gli occhiali da sole, come se si stesse nascondendo da qualcosa o da qualcuno.

“Desidera?” – dissi cortesemente.

Il ragazzo si tolse gli occhiali da sole e disse: “Un panino con la salsiccia, grazie.”

“Da bere vuoi qualcosa?”

“Sì, una coca cola, grazie mille. Quanto è?”

“4 e 20.”

Mi porse i soldi e io gli diedi lo scontrino. Misi il pane a scaldare e mentre addentavo la mia fetta arrostita, domandai scherzosamente: “Scusa se ti chiedo ma perché tieni il cappuccio in quel modo? Stai scappando da qualcuno?”

Lui rise e si girò verso di me: “In un certo senso sì, ma non sono un ladro o quello che stai pensando tu ora.”

Io annuii sorridendo. Quando il panino fu pronto, glielo consegnai. Dopo poco mi girai a prendere una bottiglia d’acqua. Appena mi rigirai vidi che il ragazzo si stava allontanando. Si era abbassato il cappuccio e vidi uno “sciame” di persone che si avvicinavano a lui. Non ci feci caso e pensai solo al fatto che fosse strano. Vidi che aveva lasciato la lattina di coca cola sul tavolino, così scesi dal furgone e andai a prenderla per buttarla nel cestino. Mi accorsi che sotto la lattina c’era un bigliettino, “Harry …” e seguiva un numero di telefono. Pensai fosse una trovata patetica, così presi il bigliettino e lo lasciai cadere a terra.

“Ti è caduto questo.” – sentii una voce provenire da dietro me.

Mi girai e vidi un bambino che teneva una mano stretta a quella di sua madre e con l’altra teneva il biglietto.

Sorrisi e lo ripresi. Ringraziai il bambino regalandogli uno dei giocattoli degli Happy Meal che avevo trovato tempo prima. Guardai il bigliettino un’altra volta e lo misi nella tasca davanti del mio grembiule. E così mi rimisi al lavoro.

Era finito anche il turno del venerdì. Scesi dal furgone, salutai i miei colleghi e andai verso la mia macchina. Tornata a casa andai a rinfrescarmi la faccia in bagno. Lanciai il grembiule sulla poltrona e mi sdraiai sul divano. Tirai un sospiro di sollievo e feci riposare per qualche minuto le mie gambe stanche. Mi rialzai e andai a lavarmi velocemente dato che la sera dovevo uscire con i miei amici.

Uscii dal bagno lasciando dietro di me una nuvola di vapore acqueo. Mi sedetti sul divano e prima di accendere la tv per qualche minuto vidi che quel bigliettino che sembrava perseguitarmi era uscito dalla tasca anteriore del mio grembiule. Lasciai il telecomando e mi alzai per raccoglierlo. Fissai per qualche minuto quel nome e quel numero e poi lo riposi sul tavolino.

Mi vestii. Quando finii Sammi mi venne a prendere a casa. Scesi e andammo verso il locale.
Fu una serata tranquilla. Eravamo soliti uscire per staccare dalla routine. Eravamo una compagnia di 5/6 persone, non eravamo noiosi ma nemmeno amavamo gli eccessi.

Dopo alcune ore con i miei amici tra risate e qualche drink, Sammi mi riaccompagnò a casa.
Avevo passato una bella sera ma come al solito sentivo la solitudine appena varcavo la soglia di casa mia. Avevo amici, un bel lavoro, una casa tutta mia, ma mancava qualcosa.
Entrata in casa diedi un’occhiata al salotto per decidere se guardare un film o andare dritta a letto e vidi IL bigliettino.
Mi accomodai sul divano, tirai fuori il blackberry dalla tasca e presi il pezzo di carta. Iniziai a digitare il numero.
Una cifra dopo l’altra compariva sullo schermo. E poi premetti il tasto verde. Diffidente lo avvicinai all’orecchio.

“Pronto?”

Non dissi niente.

“Pronto? Chi è? Pronto?” – continuava a dire l’altra voce.

Tacqui e riattaccai.

Cosa diavolo avevo fatto?  

Spensi il telefono e andai a letto.

Il sabato era il mio giorno libero così potei dormire qualche ora in più. Quando mi svegliai decisi di andare a farmi un giro. Uscii di casa con le cuffiette nelle orecchie e iniziai a camminare.

“Hei!” – sentii.

Mi girai e vidi un ragazzo che mi salutava. Guardai dietro sospettando che non stesse salutando me.

“No, tu. Ciao. Non mi riconosci?”

Io lo guardai stranita.

“Ok, forse così mi riconosci.” – si mise gli occhiali da sole e si tirò su il cappuccio.

Io sorrisi.

“Allora hai capito?!” – disse sorridendo.

“Sì, ho capito. Sei quello che se n’è andato senza salutare. Di solito la cosa del bigliettino funziona?”

“Non so, dimmelo tu. Ha funzionato?” – con quell’espressione capii che lui aveva capito che quella che aveva chiamato la sera prima ero stata io.

Cambiai subito discorso e parlammo per qualche minuto.

“Ascolta, ti piacerebbe venire a una festa con me domani sera?”

“Domani sera lavoro.”

“E a che ora finisci?”

“Per le nove, nove e qualcosa.”

“Perfetto. Quando finisci torni a casa e ti prepari e per le dieci e mezza ti passo a prendere io.”

Non feci tempo a rispondere che se ne stava andando.

Era già la seconda volta che faceva così. Mi piacevano i suoi occhi e aveva un curioso accento inglese che cominciavo ad adorare, ma se ne andava sempre senza avvertire.

La giornata trascorse lenta e tranquillamente. Pulii un po’ in casa e poi mi guardai dei film.

Il giorno dopo mi recai al lavoro. Stavo togliendo le patatine fritte dall’olio quando mi squillò il telefono. Paul mi lanciò un’occhiataccia, io gli feci segno di fare in fretta e risposi senza guardare chi fosse.

“Pronto?”

“Ciao, sono io.”

“Io chi?”

“Il ragazzo con il cappuccio e gli occhiali da sole.”

“Ah, Harry.”

“Come sai il mio nome?”

“Come sai il mio numero?”

“Ok.” – si mise a ridere – “Bhe volevo solo ricordarti di stasera.”

“Certo. Come potrei dimenticarmi.”

“C’è solo un problema, non so dove abiti.”

Scoppiai a ridere e gli spiegai la strada.

“Perfetto. Allora a stasera Chiara.”

Non gli avevo mai detto il mio nome ma come al solito non riuscii a domandare niente perché riattaccò in fretta il telefono.

Finii il lavoro e andai a casa. In fretta mi lavai e cercai di togliere l’odore di fritto e di cipolla che s’impregnava nei miei vestiti ogni giorno.

Alle dieci e mezza in punto suonò il campanello.

“Chiara, sono Harry. Scendi che dobbiamo fare in fretta.”

Non capivo tutta quella fretta ma mi velocizzai. Misi le scarpe, presi la borsa e scesi.

Entrai in macchina e subito Harry schiacciò l’acceleratore.

Arrivammo al locale.

“Non è poi questo granché!”- esclamai alla vista dell’entrata del locale.

“Fidati, dentro è molto più bello.” – disse sorridendo e mi prese per mano.

E infatti, aveva ragione. Era un locale fantastico. Quando entrammo tutti cominciarono a salutarlo. Gli battevano il cinque, veniva continuamente chiamato. Non feci domande e mi accomodai vicino a lui a un tavolo al quale erano seduti altri quattro ragazzi.

Erano tutti carini e divertenti. Passai una bella serata.

Arrivò poi il momento di andare. Salutai i ragazzi e preso per mano Harry uscimmo.

Appena fuori dal locale infiniti flash abbaglianti mi accecarono. Harry sorrideva ma si vedeva che aveva sbagliato qualcosa.

“Ma che succede?”- gli chiesi.

“Chiara…io sono…come dire…”

“Come dire cosa? Harry cosa?”

“Ehm, conosciuto. E’ per quello che prima siamo usciti dal retro. Non volevo farti vedere tutto questo. Volevo solo stare con te.”

“Harry quella è la tua nuova conquista? Da quanto state insieme?”
“E quella di una settimana fa che fine ha fatto?”
“Quanto la terrai questa? Dai su fate una foto insieme.”

Queste erano le frasi che erano urlate dai paparazzi mentre scattavano foto.

Guardavo Harry ma lui non diceva niente. Lasciai la sua mano. Lui lo sentì e mi guardò, ma io mi stavo già allontanando da tutto quel caos.

Lacrime uscirono dai miei occhi. Mi fermai e mi sedetti su una sedia.

Cosa diavolo stavo facendo? Avevo paura. Non era una situazione normale per me. Era strano. Molto strano. Avrei potuto capirlo prima ma avevo lasciato perdere tutti i piccoli dettagli. E adesso come mi sarei comportata con lui? Cos’avrei fatto quando mi sarebbe venuto a cercare? E soprattutto mi sarebbe venuto a cercare o aveva ragione il paparazzo? Ero l’ultima delle conquiste del famoso Harry?
La mia testa stava scoppiando. Andai a casa e cercai di dormire. Mentre ero nel letto che fissavo il soffitto pensai all’evento a cui mi aveva invitato Harry. Sarebbe stato la sera successiva. Non avevo idea di che evento fosse e non sapevo se volevo rivederlo.

Dopo ore, distrutta, riuscii a prendere sonno. Mi svegliai con un doloroso mal di testa e chiamai Paul avvertendolo che non sarei riuscita ad andare a lavoro.
Sentii il telefono tremare sul comodino. Guardai. “HARRY chiamata”. Non risposi.
Mi chiamò molte volte e mi lasciò alcuni messaggi in segreteria. Era preoccupato ma io non sapevo come rispondergli.

Arrivò sera. L’evento sarebbe incominciato alle nove e mancava poco. Ero indecisa ma dopo averci pensato per un po’, mi misi una felpa e un paio di jeans e uscii di casa. A piedi raggiunsi il locale. Entrai. Si sentivano delle voci singole e un coro di molte persone che cantavano la medesima canzone.

Entrai nella stanza e vidi un palco. Su questo palco c’erano Harry e i ragazzi della festa della sera precedente.
I loro occhi luccicavano sotto quei riflettori. Tutti avevano una voce fantastica ma non riuscivo a togliere gli occhi di dosso da Harry.

“Se rimango, scoppio a piangere.” – pensai.

Stavo per andarmene quando sentii: “Questa è una canzone che ho scritto questa notte. Non riuscivo a dormire per un torto fatto a una persona che da quel momento non ho più visto. Spero vi piaccia.
 
I’m so sorry, I’m so confused
Just tell me, am I out of time?
Is your heart taken?
How do you feel about me now?
I can’t believe I let you walk away
When, when I Should Have Kissed You.
 

 
Sì, avrei dovuto riprendere la tua mano, non lasciarti andare. Sono stato idiota. Dovevo baciarti e fregarmene di tutto e di tutti. Ho sbagliato.
 
Un sorriso comparve sul mio viso.

“Sì, avresti dovuto baciarmi.” – gridai dal fondo della stanza.

Tutti si girarono verso di me e una luce mi illumino. Intorno a me era scomparso tutto. Vedevo solo lui, su quel palco, davanti a me, che mi aspettava. Non mi importava delle persone che erano intorno e che parlavano, che commentavano il mio gesto. Camminai in mezzo alla folla e raggiunsi il palco. Uno dello staff mi fece salire e Harry mi abbracciò.

“I should have kissed you.”- mi disse guardandomi negli occhi e stringendomi le mani.

“BACIALA HARRY!” – gridò uno dei ragazzi dietro di lui.

Lui sorrise, io sprofondai nell’azzurro dei suoi occhi e pose le sue labbra sulle mie.

“Stanno applaudendo tutti e Louis urla.” – mi sussurrò all’orecchio.

Io sorrisi: “Per me loro non ci sono. A me interessi tu.” 
  
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