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Autore: Willy Wonka    28/02/2012    3 recensioni
Ok ok non è esattamente una storia eccezionale, ma ho voluto provarci. E' la prima John/Paul che scrivo, ma ho voluto scrivere qualcosa anche su di loro perchè sono teneri proprio come la
coppia George/Ringo. Ho dovuto alzare il rating per qualche parolaccia, scusate X°
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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John chiuse l'uscio di casa sua tremando, gettò le chiavi per terra e si appoggiò al divano non riuscendo più a custodire tutto quel turbinio di emozioni dentro di sé.


Anche Paul se ne era tornato a casa tutto solo e l'unica cosa che la sua mente riusciva a riflettere in quel momento era solo il volto del suo John. Aveva cercato di incrociare i suoi occhi il meno possibile quel pomeriggio, ma non ce l'aveva fatta. Accidenti! Aveva commesso il fatale errore di perdersi ancora qualche istante nel suo sguardo nocciola. Non stava bene nemmeno lui, pensò. Ma al diavolo!! Che gli importava? Doveva dimenticarlo, ecco cosa doveva fare! Ma era troppo fottutamente debole e innamorato! Innamorato come uno stupido! Si gettò sul letto con un tonfo e fra le lenzuola cominciò, come ogni sera, come ogni giorno, a piangere e a ripensare alla voce dell'uomo che amava dire che lo avrebbe lasciato per qualcun'altro più importante di lui.



John urlò, urlò tutto il suo dolore e la sua stupidità, gridò nel vuoto, si passò le mani fra i ciuffi di capelli ormai lunghi e mossi e stringendo con furia gli occhi sentì il cuore andargli a pezzi, andare in frantumi come cristallo. Si versò un bicchiere d'acqua e si sedette al tavolo della cucina cercando di calmarsi, ma più mandava giù sorsi freschi e più gli ritornava chiaro in testa lo sguardo di Mccartney di quella sera piovosa. Soffriva, soffriva come mai lo aveva visto. E la colpa, era solo sua. Piangeva, piangeva a causa sua. E scommetteva che lo stava facendo anche in quel momento. John si sentì ancora una volta dilaniare e con violenza sbatté il bicchiere contro il legno del tavolo, così ferocemente che il vetro si crepò ed andò a pezzi nel pugno serrato del cantante sofferente. John si coprì il viso con le mani scoppiando in un pianto a singhiozzi, stringendo i denti per la rabbia e per il disgusto che provava per sé stesso. Non gli importò nulla del fatto che dal taglio nel palmo della sua mano stava uscendo del sangue e che questo gli stava sporcando le guance.



Non posso continuare così, pensò Paul. Ma come poteva fare? Si rigirò fra le lenzuola fresche aspettando che la sera scendesse, non avendo la benché minima voglia di toccare cibo. Nemmeno quella sera. Fuori il cielo aveva iniziato a brontolare, segno che un tremendo acquazzone stava per arrivare. Gli mancava, Dio se gli mancava. Come poteva credere di continuare a vivere in pace se un cuore non ce l'aveva più? L' aveva dato a qualcun'altro che se lo era portato via. Quando pioveva loro due se ne stavano rannicchiati sul divano a fare a gara a chi avesse indovinato per primo quando sarebbe arrivato il tuono; se si concentrava poteva sentire ancora il suo profumo e la sua voce simpatica che gli riscaldava l'orecchio. Chiuse gli occhi, accompagnato da quei dolci pensieri e dall'odore salato della pioggia, e per qualche minuto riuscì a prendere sonno.


John nemmeno considerò l'idea di dormire. Voleva solo Paul, il suo Paul, e nient'altro. Pensò e ripensò a cosa poteva fare mentre fuori la pioggia cadeva sull'asfalto, e si malediceva una volta di più per essersi comportato in maniera così idiota. Ma doveva lottare per riaverlo, proprio come aveva fatto la prima volta. Già, la prima volta in cui si era innamorato di lui.



Ben presto l'orologio batté le undici e un quarto ed incredibilmente Paul sonnecchiava ancora. Evidentemente rivedere John non gli aveva fatto poi così male. Era rannicchiato sotto le coperte, respirando piano e stringendo appena il cuscino sotto la sua chioma scura. Sognava qualcosa che probabilmente non avrebbe ricordato.
Improvvisamente una sequenza di colpi lo fecero sussultare. Affondò la testa nel cuscino in modo da ignorare quel rumore assordante, ma niente, continuavano a bussare alla porta. Sbuffando scese dal letto e mezzo intontito si diresse fino al salotto appoggiandosi alle pareti per poi accorgersi che i colpi erano finiti. Finiti.
“Ma che mi prendono in giro???” pensò irritato. Però a quel punto valeva la pena dare una controllata fuori dallo spioncino, giusto per vedere se c'era qualcuno fuori dalla porta di casa. Sbirciò attraverso quel piccolo occhio di vetro, ma niente, vedeva solo la strada immersa nell'acquazzone ed un lampione che la illuminava appena appena. Prese una sgualcita giacca che teneva appesa in un attaccapanni a fianco della porta, se la strinse bene addosso ed afferrò la maniglia della porta. Gli bastò aprire l'uscio quei pochi centimetri che subito prese uno spavento terribile. Aveva abbassato lo sguardo per sbaglio, e meno male che lo aveva fatto!
Seduto a gambe incrociate sul gradino di casa sua, in mezzo alla pioggia, stava John. Sembrava un cane randagio in cerca del suo padrone. Appena gli aprì alzò la sua testa dai capelli tutti zuppi e si incantò a guardarlo, sgocciolando acqua dal mento e dalla punta del suo naso. Paul non sapeva che dire.
“Che cazzo ci fai lì???”
“Pauly aspetta non-” e proprio mentre il bassista stava per sbattergli la porta in faccia il cantante automaticamente tentò di fermare la porta con la mano, in modo da procurargli un urlo atroce e un male cane.
“Aaaaauh!!!!!”
“John- accidenti!!”
“Ah lascia lascia non fa niente” disse frettolosamente scuotendo la mano pulsante di dolore e sprizzando ansia da tutti i pori. Non si era preparato un vero e proprio discorso, né aveva riflettuto su quale probabile reazione avrebbe avuto Paul nel trovarlo davanti casa sua. “I-io n-non voglio farla troppo lunga sai” gli tremava la voce. Come poteva tremare di paura lui, John Lennon, il più forte del gruppo?
“S-so che non vuoi parlare con me” continuò alzandosi velocemente in piedi “m-ma dovevo venire...”
Paul continuava a non dire niente e ad osservarlo a bocca aperta. Non si sarebbe mai lontanamente immaginato che sarebbe venuto da lui e non sapeva se cacciarlo via, insultarlo o starlo a sentire. Alla fine la sua natura gentile optò inevitabilmente per l'ultima scelta.
“Oggi ti ho visto così a pezzi che-” a John morirono le parole in gola. Si spostò i ciuffi di capelli bagnati dal volto, deglutì e cercò tutta la forza possibile per proseguire. “so che non c'è modo in cui io possa chiederti perdono... ma... v-voglio dirti cosa faccio io quando sto tanto male” Gli occhi verdi di Paul lo guardarono ancora più perplessi. Ma avevano inspiegabilmente ricominciato a brillare. “leggo questo... funziona sai...”
Vide John frugare all'interno della sua giacca scura e bagnata, fino a quando non estrasse da una tasca interna un piccolo foglietto biancastro ripiegato più e più volte, leggermente rovinato in un angolino e con un pezzetto di scotch per prevenire uno strappo nella carta. John lo spiegò e rimase abbastanza deluso quando lo guardò. Fissò un attimo Paul, poi tornò al foglietto. “ecco vedi io... ho perso gli occhiali correndo fin qui, infatti sono più cieco di una talpa” accennò una risatina nervosa “però non importa, non è un problema, credo di saperlo a memoria oramai”.
Se lo avvicinò al volto ed aguzzò la vista quando poteva, ed iniziò a leggere delle parole di inchiostro nero. Paul si concentrò sul foglietto che tremava sempre di più nelle mani affusolate del cantante.
“Well, she's the gal in the red blue jeans, she's the queen of all the teens, she's the woman that I know, she's the woman that loves me so....be Bop A Lula she's my baby... be Bop A Lula I don't mean maybe... be Bop A Lula she's my baby doll, my baby doll, my baby doll...”
Il moro continuò a guardarlo, a perdersi nella sua figura impacciata e concentrata, ad osservare la sua figura offuscarsi dalle lacrime. Il respiro gli si fece corto, così come a John, e decise di stare ancora un po' zitto, anche se il suo sguardo parlava per lui.
“Sai... qui c'è tutto il testo...” esclamò piano rispostando i suoi occhi su Paul. Ebbe un tuffo al cuore quando vide i suoi occhi pieni di lacrime. Si accarezzò il mento con il pollice, chiuse gli occhi e con la massima concentrazione, come se tutto il mondo attorno a lui fosse sparito, si immerse nei ricordi prendendo una macchina del tempo e tornando a quell'afoso sabato del 6 Luglio 1957.
“sono su un piccolo palco davanti St. Peter a suonare Elvis inventando parole su parole... indosso un'ignobile camicia a quadri che tengo ancora vergognosamente in qualche cassetto...” rise a quell'idea “quando, mentre penso che quel caldo mi avrebbe ucciso, mi accorgo che su quel prato, in fondo, sta un ragazzo, alto, ordinato, dai lineamenti dolci, con in spalla la sua chitarra, che guarda il mio gruppo con occhi curiosi e un sorriso che lo illumina tutto...” John riaprì gli occhi e questa volta, senza più timore, li puntò fissi sull'uomo che amava. Con gesti teatrali, mentre la pioggia gli scorreva addosso, proseguì “più tardi, quando finiamo, Ivan me lo presenta: il ragazzo allunga la mano verso di me e me la stringe sicuro, e solo in quel momento noto i suoi grandi occhi verdi: Dio, sono la cosa più bella che abbia mai visto... scintillano e sembrano due smeraldi... ma non devo darlo a vedere, come potrei! Sono un duro dai capelli pieni di gel!” fece una pausa, concentrandosi ancor di più e riacquistando respiro.
“Posso farle sentire qualcosa? Mi chiede. “certo ragazzo basta che non mi dai più del lei!” con un sorriso prende la sua chitarra, alza la sua mano e swam! Comincia a comporre senza un minimo di errore Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight Rock di Eddie Cochran. Sono pietrificato: sa accordi che nemmeno conosco e testi a memoria. Mentre fa scorrere le sue dita fra le corde, il suo sguardo è disteso, tranquillo, adorabile, e la sua voce riesce a farmi assaggiare il Paradiso. Gli dico che è a posto, perché sono geloso e so di trovarmi di fronte ad un grande leader. Poi, con mio grande stupore, prende un foglietto dalla tasca, chiede a Ivan una penna e comincia a scriverci sopra con attenzione. Quando finisce me lo porge, ed è questo. “Così non lo dimentichi” mi dice, e mi perdo ancora una volta a guardare il suo bel sorriso. Ma se l'avessi fissato ancora, poi si sarebbe spaventato e sarei passato per un maniaco, così mi concentro sul pezzo di carta, confidando che avrei potuto morire ancora nel suo volto osservandolo di sfuggita. Leggo tutto il testo ridendo fra me e me. Ma quando rialzo gli occhi pronto per lanciargli qualche bella frecciatina... non c'è più. Se ne sta uscendo dal locale, insieme ad Ivan, e posso vedere solo la sua schiena farsi sempre più piccola. Me lo ha portato via senza che io... io... potessi ammirare ancora il suo sorriso, e dipingerlo nella mia mente come un quadro. Sprofondare nei suoi occhi grandi...” John ebbe un singhiozzo, mentre Paul respirava piano lasciando che le lacrime calde gli solcassero le guance.
Se lo ricordava ancora. Si ricordava tutto. Le parole che si erano detti, quello che gli aveva suonato, tutto.
Quando cercò di continuare il suo monologo, i suoi occhi iniziarono a brillare di lacrime.
“... lo avevo fatto allontanare senza fare niente. Proprio come ho fatto ora...” e così non riuscì più a contenersi e cominciò a piangere anche lui tremando un po' per l'emozione un po' per il freddo.
“... ti amo Pauly...” gli uscì come se fosse la cosa più naturale del mondo. “ho sbagliato tutto...”
Il cielo grigio tuonò e si illuminò del bagliore di un lampo, lasciando che il filo di voce di Lennon fosse solo una piccola cosa in confronto a tutta quella potenza.
Un ultimo sguardo verso il suo tesoro che continuava a versare lacrime, e poi, con il cuore morente, si voltò per tornarsene a casa prendendo a calci la pioggia.











Grazie davvero tanto tanto a chi ha commentato il precedente capitolo, mi ha fatto un piacere immenso sapere che l'avete letto e che sia stato anche di vostro gradimento!^^ spero che anche questo capitolo possa piacervi (è un po' lunghetto lo so :S), un abbraccione a tutti! <3
   
 
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