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Autore: ferao    28/02/2012    13 recensioni
Molly non rispose subito. Prima si dondolò sul posto, fissandosi i piedini, le mani dietro alla schiena.
- Papà non vuole che io volo; dice sempre che è pericoloso…
Alzò lo sguardo su George, e lui poté scorgervi una strana luce; per un istante qualcosa passò negli occhi scuri di Molly, come un lampo di… malizia?
- Mi insegneresti a volare, zio?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Molly Weasley Jr, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve'
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Note iniziali:
la ff appartiene alla stessa serie di Una brezza lieve, e ne costituisce un seguito. Ad ogni modo, per capirla non serve per forza leggere anche questa.
Ciò che dovete sapere, comunque, è questo:
- Molly Jr viene soprannominata "Nini" per motivi spiegati nel finale di UBL (da ciò deriva anche la storpiatura di George in "Ninja")
- Victoire Weasley è nata il 2 maggio 2000, Molly esattamente due anni prima (sempre in UBL). Fate un po' voi.
- Molly qui ha otto anni, quindi è normale che parlando si perda per strada qualche congiuntivo. I suoi errori grammaticali, quindi, sono da me voluti.

Ai lettori di UBL:
salve! Questo mini-seguito era pronto da secoli (tanto che ha partecipato anche a un paio di contest ^^) e non vedevo l'ora di pubblicarlo! Qui facciamo un salto un po' lungo in avanti, ma credo che vi farà comunque piacere vedere com'è cresciuta la nostra piccola Molly.
Inoltre vi avverto (se non lo sapete già dai miei stati deliranti su fb) che sto scrivendo il primo missing moment alla long, quindi non dovrete attendere a lungo - o almeno, non attenderete SE riuscirò a trovare un titolo decente da dargli -.-

Buona lettura a tutti! E se trovate errori segnalatemeli, mi farete un grosso favore!
Fera























Voglia di fare un dispetto a papà
 
 



Da circa otto anni George Weasley non volava più.
Quello che una volta era il suo passatempo preferito, il suo sistema per scaricare nervi e tensione, ora non rappresentava altro che un pezzo di passato; i giorni del volo erano finiti per lui a partire da quel due maggio millenovecentonovantotto.
Certo, non aveva perso la passione per il Quidditch: seguiva tutte le partite, ne parlava volentieri e spesso rimirava con nostalgia la sua vecchia divisa della squadra di Grifondoro. Quanto a volare, però, non lo faceva più. Non ce la faceva più.
C’erano troppi ricordi, nel volo come in altre cose. Troppe memorie di giornate lontane, di pomeriggi luminosi, di scherzi e di risate.
Troppa vita passata.
Troppo Fred.
Fortunatamente per loro, i suoi fratelli sembravano non pensarla allo stesso modo. Era difficile che, la domenica, il cielo sopra la Tana non fosse pieno di manici di scopa: Ginny, Harry, Ron, Bill con la piccola Victoire stretta dietro di lui… Tutti riuscivano ancora a provare quel piacere intenso nello stare in volo.
George no.
Quando la domenica il cielo sopra la Tana si riempiva di scope, George lasciava che la sua giacesse immobile nella rimessa, e rimaneva a guardare i suoi parenti dal basso; guardava e ricordava, ricordava…
 
 
 
- Zio, posso disturbarti?
Quel pomeriggio si trovava appoggiato alla finestra, il naso schiacciato sul vetro, quando alle sue spalle comparve la piccola Molly. Piccola in ogni senso: aveva solo otto anni ed era bassina e molto magra; doveva pesare pochissimo, perché camminava senza fare alcun rumore, e per questo spesso spaventava le persone.
George, però, non era tipo da spaventarsi.
- La mia Ninja non disturba mai - rispose prontamente, voltandosi e regalandole un largo sorriso.
- Come posso aiutarla, signorina?
Molly era tutto tranne che una bambina timida, ma in quel momento appariva incerta; si sistemò gli occhiali sul naso, con quel gesto che ricordava tremendamente Percy, e George riuscì a stento a trattenere una risata.
- Stavo pensando… Tu sai volare? Con la scopa, intendo.
Il sorriso si affievolì, mentre qualcosa di fastidioso stringeva lo stomaco di George. - Sì, so volare. Perché?
Molly non rispose subito. Prima si dondolò sul posto, fissandosi i piedini, le mani dietro alla schiena.
- Papà non vuole che io volo; dice sempre che è pericoloso…
Alzò lo sguardo su George, e lui poté scorgervi una strana luce; per un istante qualcosa passò negli occhi scuri di Molly, come un lampo di… malizia?
- Mi insegneresti a volare, zio?
Per poco George non lasciò cadere la mandibola per terra. - Come?! Tu… tu vuoi…
La bambina annuì, seria.
- Nini, ma… hai appena detto che tuo padre non…
- Lo so. Puoi insegnarmi, zio? Per favore.
George la osservò, sbalordito e confuso.
Spesso capitava che Molly tirasse fuori una certa vena peperina – e questo le era valso il soprannome “Ninja” da parte di George; in genere però era una ragazzina tranquilla e discreta, e tutti si erano convinti che alla fin fine sarebbe venuta su uguale a Percy; a quanto pareva, però, tutti si erano sbagliati.
Come spiegare, altrimenti, il fatto che Molly avesse chiesto a suo zio di insegnarle a fare qualcosa che – lo sapeva benissimo – si trovava in netto contrasto con gli insegnamenti del noioso genitore?
Quello non era decisamente un comportamento da Percy.
Era un comportamento da George.
L’uomo osservò ancora sua nipote, esitante e un po’ impaurito da quella rivelazione improvvisa.
Piccolina, discreta e silenziosa; decisamente insospettabile.
Chi l’avrebbe mai detto?
Non voleva rispondere di sì: nel volo c’erano troppi ricordi, troppe sensazioni, troppo Fred...
- Certo, Ninja. Andiamo a prendere la scopa.
 
 
 
Il manico di scopa di George era vecchiotto, ma ancora in grado di reggere il peso suo e della sua minuta nipote.
- Sali dietro di me e tieniti forte.
Montò in sella e attese, ma la bambina non saliva. “Di sicuro adesso ha paura…” pensò.
Guardò Molly: in effetti sembrava un po’ incerta, ma il motivo non era il timore del volo.
- Perché dietro di te? - domandò infatti, sorpresa.
- Beh… Perché è più sicuro.
Molly si toccò di nuovo gli occhiali. - Victoire sale sulla scopa dietro a zio Bill.
E allora?!
- Ehm... appunto, Nini: perché è più sicuro.
- Ma Victoire è piccola - commentò Molly con una punta di infantile irritazione. - Ha ben due anni meno di me. Io sono più grande, quindi non ho bisogno di fare come lei.
Diamine, che gli venisse un colpo se quella bambina non aveva la vocazione della combinaguai. George se ne intendeva, di guai: riconosceva i propri simili da lontano, e Ninja in quel momento si stava rivelando tale.
- Vuoi… vuoi salire davanti?
Molly dismise subito l’aria corrucciata e sorrise.
- Posso, zio? - cinguettò.
- Beh… in verità sarebbe meglio se… Credo che tuo padre si arrabbierebbe se tu ti sedessi davanti.
- Lo so. Posso, zio? - ripeté la bambina, con uno strano scintillio negli occhi.
Come fermare una tipa così? Titubante, George le fece spazio dinanzi a sé. Senza nessuna paura Molly si accomodò e si aggrappò saldamente alla scopa.
Se Percy mi vede, mi ammazza…
Non appena questo pensiero balenò in mente a George, un sorriso malandrino gli spuntò a fior di labbra.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Era evidente, dalle premesse, che Molly aveva la ferma intenzione di fare un dispetto a Percy; ciò comportava che, in qualità di zio e maestro, George avesse il preciso dovere di aiutarla in ciò, per quanto gli fosse possibile.
Anche se questo significava tornare a volare.
Al diavolo. Inizio a pensare che ne varrà la pena.
Molly si voltò verso di lui, aspettando che dicesse o facesse qualcosa.
- Ninja… - mormorò George, tornando serio. - Dimmi la verità: vuoi imparare a volare o hai solo… voglia di fare un dispetto a papà?
Sul viso di Molly si aprì un sorriso malandrino, identico a quello prodotto da George pochi istanti prima; quel sorriso valeva molto più di mille risposte.
- Allora? - disse invece la bambina con noncuranza. - Che si fa?
Che Godric ti benedica!
- Allora… Si parte!
 
 
 
Fu un volo da mozzare il fiato. In un primo momento George si limitò a uno svolazzamento tranquillo, giusto per non impressionare troppo Molly, ma quando vide che la bambina iniziava ad annoiarsi cominciò ad andare in velocità allontanandosi sempre di più dalla Tana. Molly sembrava non avere la minima paura, anzi: un paio di volte George dovette trattenerla dallo staccare le mani dal manico di scopa.
- Ma zio, tanto ci sei tu a reggermi!
- Ah sì? Guarda adesso, allora!
George lasciò la scopa e portò le mani dietro la nuca: ora era Molly a dover guidare. Per un momento la scopa sbandò e la bambina emise un piccolo strillo spaventato.
- Ora tocca a te, Ninja; vediamo cosa sai fare!
La scopa andava ancora parecchio veloce, ma con un grosso sforzo Molly riuscì a direzionarla.
- Brava! Adesso vira a destra.
Con pazienza e attenzione George la fece virare, andare in alto e in basso; le insegnò a rallentare e ad accelerare. Quando vide che Molly iniziava ad essere sicura di sé riprese il controllo della scopa.
- Lasciami fare, zio, ho capito come si fa!
- Lo so, ma voglio mostrarti un’altra cosa. Tieniti più forte che puoi, e attenta agli occhiali!
Con uno scatto improvviso George fece impennare la scopa ed eseguì tre giri della morte in fila; poi si avvitò su se stesso e infine puntò verso il basso risalendo velocemente a un metro da terra. Il tutto fu accompagnato dagli strilli d’aquila di Molly che non aveva affatto paura, anzi rideva come una pazza per quelle evoluzioni spericolate.
Quando tornarono alla Tana, un bel tramonto tingeva di rosso il prato sottostante. Con molta eleganza – e una certa dose di personale soddisfazione – George atterrò proprio di fronte a un Percy più che mai pallido e furibondo: questi, accortosi della scomparsa della bambina e del fratello, era uscito in giardino giusto in tempo per assistere da lontano alle loro spericolate evoluzioni, e col cuore in gola per la paura aveva aspettato che tornassero giù per riversare loro addosso un cazziatone da record.
- Voi due! - gridò, furioso come non mai. - Che diavolo vi è venuto in mente?!
Come se nulla fosse, Molly saltò giù dalla scopa e si allisciò la gonna. - Ho chiesto a zio George se mi insegnava a volare, papi - rispose con calma, come se stesse parlando a qualcuno troppo stupido per capire certe cose.
- Tu… tu hai… Nini! Quante volte ti ho detto che volare è pericoloso?! Tu! - strillò Percy puntando il dito contro George. - Cosa ti salta in mente di portare a volare una bambina così piccola? Sei forse impazzito?!
- Ho già otto anni, papi - rispose di nuovo Molly, tranquillissima. - Victoire vola, e lei ha ben due anni meno di me.
- Se il padre di Victoire è un irresponsabile il problema è suo! Non azzardarti mai più ad avvicinarti ad una scopa, è chiaro? Da oggi sei in punizione!
- Rilassati, fratellone, - intervenne allora George, reprimendo una risata - è tutto okay. Sai che con me Ninja non corre rischi.
- Non cor-Tu sei un rischio vivente! Come fai a dire che non corre rischi?! Siete due… pazzi, ecco cosa siete! Pazzi e incoscienti! Da te, Nini, proprio non me lo aspettavo!
Percy sbraitò ancora per un po’, sempre più infuriato con la figlia e soprattutto col fratello; dopodiché, visto che non stava ottenendo nulla con i suoi rimproveri, decise di smetterla e di tornarsene dentro casa, nero in viso e senza voce.
Rimasto solo con Molly, George la osservò con attenzione: non sembrava minimamente turbata dalla discussione. Quando la bambina si voltò verso di lui, George notò che appariva invece piuttosto soddisfatta.
- A quando la prossima lezione, zio?
Piccola peste…
George sogghignò.
- La prossima volta che tornerai alla Tana, se a tuo padre non viene prima un infarto.
- Va bene. Grazie mille, zio.
- Di cosa? Di averti insegnato a volare o di averti aiutata a fare un dispetto a papà?
Molly non rispose. Si limitò a fare spallucce e sistemò gli occhiali, poi trotterellò via per raggiungere Percy.
Mentre George la guardava allontanarsi, il suo sorriso si allargò ancora di più.
Bene bene, Fred: direi che, per quanto riguarda l’infastidire il vecchio Perce, ho trovato una degna aiutante.
Guardò il cielo fiammeggiante sopra la propria testa. Con un colpo di piede spiccò di nuovo il volo e si lasciò andare alla meravigliosa e dimenticata sensazione di non avere nulla né sopra né sotto di sé.
Grazie, Ninja.
 
 

 

 

 
Un anno dopo
 

 

 


 
 
- Zio?
Solo Molly poteva avvicinarsi a lui con quel passo così felpato. A George non fu nemmeno necessario girarsi per rispondere.
- Sì, Ninja?
- Posso chiederti una cosa?
Molly aspettò che George si voltasse prima di continuare. Come aveva fatto all’incirca un anno prima, dondolò sui piedi e si sistemò gli occhiali.
- Zio, secondo te volo bene?
- Voli più che bene, piccola; ma d’altronde, visto che ti ho insegnato io a farlo non poteva essere altrimenti…
Sorrise, ma Molly rimase seria, tutta presa da ciò che doveva dire.
- Zio, è vero che tu giocavi a Quidditch?
- Sì, a scuola. Ero Battitore.
Come un anno prima Molly si osservò i piedi. George iniziò a intuire qualcosa.
- Papà non vuole che io mi interesso al Quidditch; dice sempre che è una perdita di tempo…
Guardò George, il quale sapeva già cosa avrebbe trovato negli occhi della sua nipote preferita: un lampo di malizia pura.
- Mi insegneresti a giocare, zio?
George ghignò, pregustando il resto.
- Perché? - domandò. - Hai… voglia di fare un dispetto a papà?
Il sorriso malandrino di Molly valeva molto più di mille risposte. George lo ricambiò, felice.
Una degna aiutante. Oh sì.
 



   
 
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