Premetto che è da molto che non scrivevo, soprattutto non ho mai scritto su Sherlock, quindi spero davvero di essere rimasta fedele alle "creature" di Moffat e Gatiss, e ovviamente, spero che vi piaccia! ^^
Prologo
- "Paura non ho
Se
devo partire
Perché
di morire,
Paura
non ho
Non
piangere più
Non
piangere amore
Perché
ti prometto che ritornerò”
Tiziano
Ferro, ‘Paura non ho’
Stranamente
non ha piovuto durante il funerale,
Londra in questo periodo non ha pietà per nessuno, strano
che l’abbia concessa
per questa mezza giornata per il funerale di una delle persone
più controverse
del momento.
John
Watson non sapeva cosa aspettarsi sulla
presenza reale al funerale, e infatti quasi nessuno venne, o meglio, le
poche persone
invitate, erano venute: oltre al dottore, c’erano,
ovviamente, Mycroft Holmes,
che, molto stoicamente, non rivolse la parola a nessuno;
l’ispettore Lestrade –
a sorpresa anche molti agenti, tra cui Donovan e Anderson, nonostante
loro
restarono molto in disparte – Molly Hooper, si dice che abbia
consumato un
pacchetto di fazzoletti in meno di un minuto, fortunatamente prima
dell’inizio
della cerimonia, altrimenti Sherlock sarebbe tornato indietro dalla
tomba per
zittirla, Mrs. Hudson, che condivise i fazzoletti con Molly, e anche
diverse
persone che il consulente investigativo aveva aiutato.
L’ultima
persona che John Watson si sarebbe
aspettato di vedere al funerale del suo migliore amico era proprio
Sherlock
Holmes.
Eppure
anche se John non lo vide, lui c’era:
era nascosto in fondo, dietro ad un albero, divertito dalla commozione
e dai
sentimentalisti dei suoi amici
Se
ne andò prima della fine della cerimonia,
era diventato troppo noioso.
Ma
nemmeno Sherlock si accorse che non era
l’unico a guardare da lontano.
I
- 221B Baker Street
Quella
strana ragazza comparve dopo quasi tre
anni dalla morte di Sherlock.
Il
dottor John Watson viveva ancora nello
stesso appartamento e, nonostante tutte le buone intenzioni di Mrs
Hudson per
imballare e disfarsi delle cose di Sherlock, John si era sempre
rifiutato di
spostare le sue cose, anche se si ripeteva continuamente che il giorno
dopo le
avrebbe imballate lui stesso, alla fine le uniche cose che aveva
effettivamente
buttato erano tutti i resti di cadavere che Sherlock aveva lasciato in
tutta la
casa.
Era
un giorno d’agosto e il 221B era come
sempre: caotico e polveroso, nonostante
le cose di Sherlock fossero sempre nello stesso posto, John era
diventato
estremamente disordinato e in quel momento era seduto sulla sua
poltrona ad osservare
distratto quella in pelle con sopra il suo
cuscino con la bandiera inglese, talmente preso da chissà
quali pensieri che
non sentì nemmeno bussare alla porta.
<<
permesso? >> disse una voce
cristallina, che fece sobbalzare il dottore, si voltò di
scatto e rimase ad
osservare la ragazza.
Lei
ricambiò l’occhiata. << ho bussato..
>> aggiunse, facendo un passo avanti ed entrando nel
fascio di luce della
finestra spalancata, la ragazza fece un mezzo sorriso e si
scostò un ciuffo
ribelle dal viso: non doveva avere più di una trentina
d’anni, era alta e ben
formata, aveva i capelli castano scuro legati in una coda di cavallo
dietro la
testa, anche se diverse ciocche erano sfuggite al lavoro e cadevano
disordinate
sul viso, era vestita con un semplice paio di shorts, una canotta e
scarpe da
ginnastica consumate , era una bella donna – e sicuramente
Sherlock avrebbe
potuto dedurre molto di più di quello che lui aveva capito
osservandola.
<<
desidera? >> chiese John,
prendendo il bastone e avvicinandosi alla ragazza.
Ah,
il bastone.
L’improvviso
arrivo di Sherlock nella sua vita
l’aveva aiutato a superare tutti gli incubi
sull’Afghanistan, ma da quando il
Consulente era morto quegl’incubi erano tornati, assieme a
oscure visioni di
occhi di ghiaccio che si ricoprivano di rosso, e il dolore alla gamba
era
tornato vivido assieme ai sogni.
Mentre
si avvicinava alla ragazza poté notare
l’espressione leggermente sconvolta di lei.
<<
io.. mi chiamo Eliza >> disse
lei, mentre il lampo di incertezza che era passato nei suoi occhi
quando John
si avvicinava era sparito lasciando il posto ad uno sguardo fiero
<<
faccio parte della rete di senza tetto di Sherlock >>
aggiunse alzando
leggermente la testa, evidentemente orgogliosa dell’incarico.
John
la osservò per una manciata di secondi con
tanto d’occhi. << facevi parte >>
la corresse dopo un po’ stizzito.
<< immagino ti sia arrivata la notizia che è
morto >>
<<
io.. sì.. sì lo so.. ma.. >>
balbettò lei spiazzata dal comportamento scocciato del
dottore.
<<
e allora cosa vuoi? >>
<<
Sherlock mi aveva detto che potevamo
fidarci di te >> disse lei, torcendosi le mani.
<<
cos’è successo? >> chiese John,
nonostante il desiderio di non rimettere il coltello nella piaga
parlando con
una dei senza tetto del suo migliore amico, la ragazza sembrava
preoccupata e
su di giri al tempo stesso.
<<
prima devi sapere che tipo di rete
aveva tessuto attorno a me >> spiegò lei, John
sospirò e le indicò il
divano, lei lanciò un’occhiata alla poltrona di
Sherlock e si sedette sul
divano, mordicchiandosi nervosamente un’unghia,
aspettò che John agguantasse la
sua e l’avvicinasse al divano.
<<
dimmi. >> sbuffò secco il
dottore.
<<
conosco Sherlock da molti anni, ero
appena uscita da un carcere minorile >>
<<
tu..? >> esclamò John.
La
ragazza sorrise, compiaciuta <<
dicevo.. cercavo un posto dove stare e Sherlock mi aiutò per
un po’, aveva
appena iniziato a fare quel suo lavoro e mi prese sotto la sua ala, fui
io a
metterlo in contatto con tutti i suoi ragazzi di strada, ad aiutarlo
con tutti
i suoi casi.. fino a quando non feci un passo più lungo
della gamba.
<<
durante una delle sue ricerche per la
city finì in una zona poco raccomandabile, era ancora alle
prime armi, ma
nonostante tutto non è mai stato molto abile nel difendersi
senza un arma, io
lo incrociai per caso e lo seguii incuriosita.. solo che non ero la
sola a
seguirlo, c’era un altro uomo – poi Sherlock mi
disse essere l’assassino che
stava cercando – che lo seguiva ad una distanza irrisoria,
rimasi per un po’ ad
osservarlo, aspettando una mossa falsa dell’uomo per
bloccarlo prima che
facesse del male a Sherlock.
<<
infatti poco dopo l’uomo richiamò
l’attenzione di Sherlock e gli puntò contro una
pistola, non avevo intenzione
di aspettare uno sparo e mi gettai su quel tipo, assalendolo alle
spalle e
squarciandogli la gola con un colpo netto, lui cadde a terra e crollai
anche io
ferendomi ad una gamba, Sherlock non disse nulla e mi caricò
sulle sue spalle
e, nonostante tutte le mie proteste mi portò qui –
mi disse che si era
trasferito lì quella mattina – mi diede da
mangiare e mi curò come poté
continuando a borbottare.
<<
ero terrorizzata, non aveva aperto
ancora aperto bocca, e poi.. io non avevo mai ucciso un uomo.. e a
volte lui sa
essere così spaventoso.. alla fine ne uscì con un
“ti ringrazio, per.. prima”
io ero così sollevata, “qualsiasi cosa per te,
Sherlock, tu mi aiutasti quando
uscii di galera, mi sembra il minimo” risposi. “non
c’era nessun bisogno di
uccidere... era... ma grazie comunque” aggiunse poco prima
che me ne andassi, e
nonostante i suoi avvertimenti continuai ad osservarlo a distanza
quando potevo..
il giorno dopo arrivasti tu, tutti noi ti conosciamo e
all’inizio ci fidavamo
di te solo perché Sherlock garantiva. Nonostante sembrava
disinteressato alla
maggior parte dei casi che la gente gli sottoponeva, non faceva che
passarli a
noi, e mi sentii così lusingata quando smise di darmi quei
casi e.. be'.. mi
promosse ad una specie di guardia
del corpo.. di solito lo seguo ad una certa distanza e controllo se
c’è qualche
malintenzionato.. un paio di volte li ho fermati.. fermati.
>>
<<
cosa? >> esclamò John rizzandosi
a sedere.
<<
uh.. li ho.. ehm.. uccisi >>
<<
no, aspetta.. In che senso? >> chiese.
<<
non nel senso che tu puoi immaginare!
>> gridò lei, impuntandosi << io
non uccidevo persone in modo che
lui potesse dimostrare quanto fosse intelligente facendo arrestare le
persone
sbagliate! >>
John
si rilassò sulla poltrona <<
scusami.. continua >>
Il
dottore non avrebbe mai accettato se si
fosse conclusa davvero così, se una ragazza estranea entrava
in casa sua e gli
raccontava una storia del genere rivelandogli che Sherlock era
veramente un
falso, sarebbe stato lui a perdere la testa e ad aggiungere pezzi di
cadavere
al frigo.. pezzi del cadavere della ragazza.
Lei
accavallò le gambe. << nonostante la
scostante ma insistente presenza di Mycroft, Sherlock non si
è mai sentito del
tutto al sicuro, è sempre stato preso di mira da diverse
persone che lo
ritenevano scomodo o gente che lo avvicinava credendo di poter fare
soldi facili..
io mi occupavo di loro.. >>
<<
ma arrivare ad uccidere? >>
<<
non arrivavo quasi mai ad uccidere..
>> spiegò lei umettandosi le labbra
<< mi limitavo a gesti
intimidatori sai.. minacce, stordimenti.. le solite cose..
>>
<<
e se arrivavi ad uccidere? >>
disse John.
<<
se capitava lo facevo solo nel caso in
cui diventassero troppo pressanti, alla lunga Sherlock capiva e mi
mandava a
trattare direttamente con il mandante.. >>
spiegò Eliza per poi
ridacchiare << se magari esageravo Sherlock sorrideva e
lasciava che se
ne occupasse Mycroft, adorava infastidirlo con queste cose
>>.
La
mano di John ebbe un leggero spasmo
sentendola parlare con così noncuranza di Mycroft Holmes:
l’uomo che aveva
praticamente venduto il fratello a Moriarty in cambio di qualche
risposta. <<
ho capito.. come mai sei qui? >> sospirò il
dottore massaggiandosi la
coscia.
Eliza
si torse nuovamente le mani, <<
Sherlock mi ha regalato.. >>
<<
la smetti >> sbuffò John, al
limite della sopportazione, battendo un pugno sul braccio della
poltrona.
<< di parlarne al presente? >>
Lei
lo osservò, aveva assunto uno sguardo
tremendamente simile a quello di Sherlock quando non riusciva a capire
perché
era stato ripreso.
<<
scusami. >> disse chinando il
viso, ma dopo poco riprese << Sherlock
all’inizio mi regalò un cellulare,
per potermi dire dove e chi fossero i miei obbiettivi >>
si mosse sul
divano ed estrasse un telefono dalla tasca, rigirandolo tra le mani.
<<
l’ho sempre usato solo per Sherlock, per
null’altro.. l’ultimo messaggio che mi
mandò fu il pomeriggio in cui morì, diceva
solamente “Moriarty” sapevo della
loro rivalità, e mi spaventai molto, Moriarty era davvero al
di sopra delle mie
possibilità, tirai un sospiro di sollievo quando seppi che
Sherlock l’aveva
ucciso.. >> la mano che teneva in mano il telefono
tremò leggermente.
<<
Sherlock non l’ha fatto.. al contrario
di quello che dice la polizia per i propri interessi, Moriarty si
è sparato un
colpo in bocca da solo >> disse il dottore rivedendo
nella propria testa
l’immagine del corpo di Moriarty a terra in una pozza di
sangue, l’unico
desiderio che l’aveva animato in quel momento era di
spaccargli il resto della
faccia con il piede, ancora oggi non sa come abbia potuto trattenersi.
Eliza
alzò lo sguardo su John.
<<
io so che non era un burattinaio, lo
so, la prima volta che mi ha vista ha saputo dirmi tutto quello che
avevo
passato in prigione.. lui mi ha salvata... non è un falso...
non lo è >>
John
la osservò e le concesse un sorriso
<< no, di questo sono convinto anche io >>
disse inclinandosi in
avanti e prendendole le mani.
<<
io credo... io credo che Sherlock sia
ancora vivo. >> bisbigliò lei fissando
intensamente John negli occhi.
<<
co-cosa? >> esclamò lui,
ritirandosi da lei. << l’ho visto io stesso
cadere da quel.. >>
<<
lo so! C’ero anche io, ma non ho mai
visto il momento in cui… insomma quando ha battuto la
testa.. e tu? >>
John,
si alzò di scatto e si avvicinò alla
finestra, lo sguardo duro da militare puntato su un punto troppo
distante per
esser visto, perfino da lui. << nemmeno io ho visto il
momento in cui ha
toccato terra.. ma poco dopo ero lì accanto.. era lui.. gli
ho sentito il
polso, era il suo viso.. erano i suoi occhi.. >>
<<
lo so.. ma se… >> protestò lei.
<<
che cosa? >> urlò lui,
voltandosi verso di lei. << che cosa vuoi?
>>
Lei
si morse il labbro inferiore e prestò
attenzione al telefono, << non ho mai smesso di sperare
che tornasse,
quindi ho sempre tenuto il telefono disponibile e questa mattina
è arrivato un
messaggio.. >> lei si alzò e portò
il telefono a John, che lo prese con
una mano tremante e lesse il messaggio ricevuto da un numero privato:
“221B
Baker Street”
John
ebbe un altro leggero tremito alla mano e
le restituì malamente il telefono << e cosa te
fa pensare che sia di
Sherlock? >> sorrise, << lui si
è sempre firmato >>
<<
non con me. Non ce n’era bisogno.
>> rispose lei, si voltò e
attraversò la stanza osservando gli oggetti
sparsi << visto che l’unica persona che aveva
il mio numero di telefono
era proprio Sherlock, nessun altro >> Eliza raccolse dal
tavolino vicino
alla poltrona in pelle il telefono ammaccato di Sherlock
<< funziona
ancora? >>
<<
sì, almeno credo, non conosco la
password >> disse John.
Ironia
della sorte, Sherlock riusciva ad
indovinare qualsiasi password nel giro di un minuto e John non aveva
nemmeno
provato, sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
<<
non hai nemmeno provato? >>
chiese lei, premendo il tasto d’accensione e osservando lo
spazio per
l’inserimento del codice d’accesso.
<<
Sherlock è pura ragione. Sarà
sicuramente una sequenza di numeri casuale >> disse John.
<<
Sherlock è pura ragione >>
ripeté la ragazza a bassa voce, spegnendo il telefono e
accarezzando la
poltrona in pelle. << come stai, dottor Watson?
>> aggiunse.
Il
dottore la guardò con tanto d’occhi.
<< come scusa? >>
<<
dalla sua morte io ho smesso con
questa vita.. sono riuscita a trovare un lavoro sfruttando una mia
passione..
il disegno.. mi chiedevo se avessi bisogno di una mano con
l’affitto? >>
<<
stai cercando casa? >> chiese
John.
<<
non mi servirebbe, ma sì.. dove lavoro
non vedrebbero di buon occhio se lo spazio del mio recapito continuasse
a
restare vuoto >> ammise la ragazza sorridendogli.
<< mi serve solo
un posto che gli altri possano definire casa.. non resterò
sempre qui, quindi
mi va benissimo solo il divano.. >>
John
si voltò ad scrutarla, non avrebbe di
certo fatto male avere un aiuto con l’affitto, e di certo non
sarebbe stata
inerte sul divano come Sherlock, << va bene puoi restare,
porta le tue
cose quando vuoi >> sorrise il dottore.
Eliza
sorrise e si avviò all’uscio. << le
chiedo scusa, dottore >> disse, bloccandosi
all’entrata e dandogli
improvvisamente del lei << sono entrata in casa sua
dandole direttamente
del tu.. >>
<<
non ce n’è bisogno.. chiamami pure
John >> rise lui. << e ti prego dimmi che
non collezioni cadaveri
>>
La
ragazza fece una smorfia << Sherlock
colleziona cadaveri.. ma che schifo >> borbottava
continuando a parlare
al presente, mentre usciva dal salotto e scendeva di corsa le scale;
John
l’osservò dalla finestra mentre Eliza di guardava
furtivamente attorno prima di
sparire in un vicolo.
Watson
sospirò tornando in sala e risistemò al
suo posto la poltrona e notò sul tavolo del divano la
ragazza aveva lasciato il
suo telefono, John cercò di resistere alla tentazione, ma il
conflitto
interiore durò molto meno del previsto e un attimo dopo era
riverso nella sua
poltrona a leggere i messaggi: quasi tutti i numeri provenivano dal
telefono di
Sherlock, tale “SH” anche se diversi erano da altri
numeri la ragazza non
sembrava mettere mai in discussione gli ordini ricevuti, non aveva mai
risposto
ai messaggi; a volte c’era un nome o un indirizzo, altre
volte era solo una
foto mal scattata di un viso, andò a controllare le foto e
il suo cuore perse
un battito quando vide diverse foto di Sherlock, scattate evidentemente
senza
il consenso del consulente; la prima foto scattata evidentemente
risaliva a
quando le aveva preso il telefono perché era una foto di
Sherlock ed Eliza, ma
entrambi sembravano molto più giovani, i capelli di Eliza
erano notevolmente
più corti e il viso di Sherlock meno serio, lei era
abbracciata a lui, che
sembrava sopportare anche abbastanza bene la vicinanza della ragazza.
John
sorrise rimettendo il telefono sul tavolino
e andando in cucina a farsi un tea, ne preparò abbastanza
per due, nel caso o
la ragazza fosse tornata o Mrs Hudson fosse venuta di sopra a vedere
come
stava.
<<
John, caro? >>
Appunto.
<<
sono in cucina, Mrs Hudson! >>
esclamò John, versando il tea nelle tazzine mentre la
signora entrava in
cucina.
<<
oh, caro, grazie, non c’era bisogno..
>> sorrise lei, prendendo la tazzina che John le porse.
<< ma chi
era la ragazza che è uscita? >>
<<
si chiama Eliza, è la nuova
coinquilina >> disse John sedendosi sul divano.
<<
la nuova coinquilina? >> esclamò
la signora Hudson, seguendo John. << ma è la
tua fidanzata? >>
<<
oh no.. è un’amica di Sherlock
>> disse bevendo una sorsata di tea. <<
era! >> esclamò
subito, << era un’amica di Sherlock
>> si corresse, maledicendo
mentalmente Eliza e la sua abitudine nel parlare al presente del
consulente
investigativo.
<<
un’amica di Sherlock? >> rise
lei << è quasi più probabile che si
metta a nevicare adesso che Sherlock
avesse un’altra amica.. donna poi! >>
<<
sì, mi sono espresso male.. parlando
di Sherlock.. è una dei suoi agganci tra i senza tetto della
city >>
spiegò John, << ha chiesto un posto dove stare
perché si sta rimettendo
nella società.. >>
<<
oh, meno male, povera ragazza..
>> sospirò la signora Hudson. <<
che cosa fa? >>
<<
parlava di disegni… >> disse,
<< ma non ne sono sicuro.. >>
<<
quando arriverà? >>
<<
le ho detto che avrebbe potuto portare
le sue cose anche questa sera, immagino arriverà presto, ha
lasciato qui il
telefono >> rispose il dottore, mostrandole il telefono
con la foto della
ragazza abbracciata a Sherlock.
<<
oh ma che carini… >> sorrise Mrs
Hudson. << e prenderà la stanza di Sherlock?
>>
<<
ancora non lo so.. penso non sia un
tipo molto casalingo, se vuole un letto immagino possa dormire
lì, come camera
è molto ordinata, no? Sherlock non la usava praticamente
mai.. >> rispose
John lanciando un’occhiata alla porta socchiusa della camera
da letto di
Sherlock.
<<
dovresti riordinare un po’, John
>> disse lei.
<< oh, sono sicuro che un po’ di confusione non le dispiacerà.. >> sorrise John.
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Bene! spero che siate arrivati fin qui almeno un po' soddisfatti e incuriositi ^^
premetto che ho già scitto quasi tutti i capitoli della storia (dovrebbero essere 11) ma ovviamente c'è la possibilità che io modifichi alcuni pezzi se avete dei consigli ^^
Un bacio a tutti ^-^