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Autore: tomlinsoulmate    29/02/2012    4 recensioni
"Osservavo il risveglio dei passanti dalla finestra della mia stanza beandomi del caldo terpore del piuomone delicatamente posato sulle mie spalle; anche quella notte non avevo chiuso occhio, l'insonnia non accennava segni di cedimento e, le occhiaie violacee che, da qualche mese a quella parte, attorniavano i miei occhi, ne erano la prova inconfutabile. Preferivo occupare il tempo in altro modo, io; un po' come se, chiudendo gli occhi, avessi avuto paura di perdermi qualcosa, qualcosa di importante ed irripetibile. Passavo quelle infinite ore notturne a spulciare foto, video o qualsiasi cosa che riuscisse a riportarmi, in un modo o nell'altro, a pochi mesi prima, quando ancora potevo dire di sentirmi completa, quando ancora sentivo che andavo avanti per qualcosa - o meglio, per qualcuno - quando, semplicemente, tutto era più facile."
Un'esperienza che migliora la vita e cinque ragazzi pronti a sconvolgertela.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Declaimer: Questi fantastici cinque ragazzi, ahimè, non mi appartengono neanche un po' (anche se il mio cervello non vuole arrendersi all'evidenza xD) ergo: questa storia è frutto della mia fervida immaginazione ed è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.






Prologo - C'ero una volta io, e c'eravate anche voi.





Era una tranquilla e semplice mattina di inizio autunno in cui, una brezza fresca che segnava l'inizio di una nuova, ben più fredda stagione, sfiorava le cime degli alberi facendoli sussurrare, mentre le nuvole si rincorrevano pigramente in cielo, monotone. Un sole chiaro, quasi assente, riscaldava goffamente l'aria tiepida del mattino, mentre ancora tutti dormivano rintanati nelle loro coperte calde, in attesa del suono della sveglia. Per le strade, i cui prati adiacenti si erano ricoperti di una brina leggera nel corso della notte, che ne cristallizzava ogni più piccolo dettaglio rendendo il paesaggio pittoresco, non c'era anima viva, se non qualche ragazzino assonnato e ricurvo sotto al peso del proprio zaino. Osservavo il risveglio dei passanti dalla finestra della mia stanza beandomi del caldo terpore del piuomone delicatamente posato sulle mie spalle; anche quella notte non avevo chiuso occhio, l'insonnia non accennava segni di cedimento e, le occhiaie violacee che, da qualche mese a quella parte, attorniavano i miei occhi, ne erano la prova inconfutabile. Preferivo occupare il tempo in altro modo, io; un po' come se, chiudendo gli occhi, avessi avuto paura di perdermi qualcosa, qualcosa di importante ed irripetibile. Passavo quelle infinite ore notturne a spulciare foto, video o qualsiasi cosa che riuscisse a riportarmi, in un modo o nell'altro, a pochi mesi prima, quando ancora potevo dire di sentirmi completa, quando ancora sentivo che andavo avanti per qualcosa - o meglio, per
qualcuno - quando, semplicemente, tutto era più facile.
Abituarsi ad essere di nuovo a casa era strano, non perchè non mi fosse mancata, ma più che altro perchè non contavo di tornarci così presto.
"Ormai ho deciso, tutto questo continuo movimento porta via un sacco di tempo agli studi, altri due mesi non puoi proprio permetterteli, Sam", aveva detto mia madre, quella sera di Luglio.
Sapeva quanto ci tenessi, quanto il canto fosse importante, quanto mi fossi impegnata per vincere quel concorso e per realizzare il mio sogno, eppure non sembrava minimamente toccata dalla mia voce tremolante, dalla decisione con cui le risposi. "Sai che non sarà così semplice bloccare tutto così, su due piedi, vero?", ricordo che rise, tornando a parlarmi con quel tono tipicamente suo; nonostante tutto, non era mai stata d'accordo con la mia decisione di partire, di abbandonare l'università - cosa per la quale avevo combattuto, una volta diplomata - e, più volte, era arrivata al punto di minacciarmi, ma tanta era stata la tenacia con mi ero imposta al suo volere che alla fine aveva ceduto; e attraverso quella chiamata era ben consapevole di riuscire ad azzerare ogni singola opportunità di farcela, di continuare ad inseguire la mia passione. "Ne ho già parlato con chi di dovere, non ti preoccupare!", aveva poi esclamato con la voce di chi sa di avere tutto sotto controllo; inizialmente avevo tentato di oppormi, di buttarle addosso tutta la mia rabbia, la mia frustrazione, però a niente erano serviti i miei pianti, le mie suppliche: aveva deciso per me, com'era solita fare.
Salutare quelli che, fin da subito mi avevano accolta a braccia aperte, diventando la mia famiglia, con quel qualcosa che, giorno per giorno, mi dava la carica per andare avanti, era stata la parte più difficile tra le tante da affrontare: mi avevano stretta in uno dei tanti abbracci, uno di quelli che, di solito, mi riservavano prima dell'inizio di ogni concerto, quando ad entrare in scena ero solo io, con la voce emozionata e mi sussurravano un "Andrai alla grande", fieri come non lo erano mai stati; peccato che a quello non ne sarebbero seguiti altri, non nell'immediato. Ricordo di non aver avuto la forza per voltarmi, per guardarli un'ultima volta prima di oltrepassare il metal detector che delimitava il gate: faceva troppo male; li avrei ricordati con i rispettivi sorrisi ben dipinti sui loro visi, me l'ero ripromessa nell'esatto momento in cui li avevo salutati.
"Tesoro, la colazione è pronta", mi richiamò mia madre, bussando delicatamente alla porta; l'odio nei suoi confronti era durato per le prime settimane, successivamente me n'ero semplicemente fatta una ragione: aveva agito per il mio bene, nonostante sapesse che, in quel momento, il mio bene stava dalla parte opposta a quella in cui stavo io; avevo imparato a convivere con la mancanza di felicità.
"Sì, mamma. Due minuti e scendo", le risposi io, fingendo un sorriso.
Mi diressi in bagno, mettendo fine agli ultimi preparativi per la giornata appena iniziata e scesi in cucina dove lei era già seduta, al solito posto. Accesi la piccola tv al plasma appesa sul muro accanto al frigorifero e, consumando la colazione, cominciai distrattamente a fare zapping cercando qualcosa da guardare.
La verità mi piombò addosso nel giro di pochi secondi e così fecero anche le piccole stille che, dispettose, rotolarono sileziose sulle mie guance: stavano mandando in onda lo stralcio di una loro esibizione, uno degli ultimi concerti. Sentii un sospiro afflitto al mio fianco, ma non ci feci troppo caso. "Allora tesoro, che intenzioni hai per il tuo compleanno? Non ne hai più parlato", chiese poi, alzandosi ed andando verso il lavandino. "Ancora non lo so, credo che andrò a bere qualcosa con Lù e Deb, niente di speciale", risposi ancora distratta dalla canzone che, silenziosamente, presi a canticchiare. "Almeno per quanto riguarda il regalo hai qualche idea in più?", chiese nuovamente, voltandosi. "No, neanche per quello. L'unico regalo che vorrei sta a troppi chilometri di distanza da me, quindi non saprei", dissi spegnendo la tv ed aiutandola a caricare la lavastoviglie.
Il cellulare cominciò a vibrare nella tasca dei miei jeans e, senza indugi, lo presi tra le mani tremanti.
« Good morning, my darlin' x, L.»
Sorrisi abbassando lentamente il viso e coprendolo con i capelli. "Si può sapere che ti prende, ora?", chiese mia madre, osservandomi attenta.
"Assolutamente niente. Non posso più neanche sorridere, adesso?", chiesi a mia volta, improvvisamente euforica.
"I tuoi sbalzi d'umore mi preoccupano sempre di più, figlia mia!", esclamò lei di fronte all'evidenza.
"Sìsì, lo so..Ti porterò da uno psicologo prima o poi, sì, me lo dici tutti i santi giorni", dissi imitandola ed afferrando giacca e borsa, pronta per uscire; la salutai con il consueto bacio sulla tempia per poi imboccare la porta d'ingresso e ritrovarmi nel giardino. Rilessi un paio di volte il messaggio, sorridendo come un'ebete entrambe le volte; non se ne dimenticava mai. "Il buongiorno si vede dal mattino e se la prima cosa che trovi è un mio sms, la giornata inizierà sicuramente meglio", mi aveva detto qualche giorno prima: e a nulla era servito il mio solito essere realista in tutte le circostanze "Non sono lì con te, ma in un modo o nell'altro voglio esserci comunque", aveva risposto alle mie consuete lamentele.
Sarei sicuramente impazzita se non fossi riuscita a vederlo - a vederli - prima o poi, ne ero più che certa.
Avrebbero dovuto riportarmi quel pezzo di cuore che avevo donato loro nell'esatto momento in cui erano diventati parte importante delle mie giornate quindi, lo sapevo, non sarebbero mancati all'appello.
Vivevo per il giorno in cui, finalmente, sarei riuscita a riabbracciarli.











Angolo dell'autrice:
Attenzione, attenzione, attenzionev.v
La donna del "Io non pubblicherò mai una long, non ne sono capace!" è qui e, indovinate un po'? Proprio con una long LOL
Ora, non sono in grado di capire se effettivamente è come la penso io o se non sono proprio così impedita come credo di essere, questo me lo dovete dire voi xD
Questo è solo il prologo e, di conseguenza quei piccoli dementi (no, non li sto insultando. Amorevolmente li definisco così, è un modo un po' diverso di chiamarli invece dei soliti pucci pucci - bau bau, per intenderci xD) ancora non sono comparsi, o almeno non fisicamente, ma solo nei ricordi della mia piccola Sam :3
Le cose cambieranno, non so se già dal prossimo capitolo, ma comunque a breve v.v
Ah, un'ultima cosa prima di mettermi in un angolino a ballare sulle note di 'Stole my heart' insieme alla mia fidatissima aspirapolvere (ebbene sì, invento balletti mentre pulisco casa LOL) badate bene a quando dico di non fidarvi delle apparenze, tenetelo a mente per i prossimi capitoli perchè vi servirà parecchio ;D
Detto questo vado a recuperare la risucchia briciole (?) dallo sgabuzzino e vi faccio leggere tranquille xD
Peace and love a tutto il mondo (?) :3

M.


  
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