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Autore: Little Cookie    29/02/2012    2 recensioni
Per prima cosa vorrei fare una breve introduzione a ciò che sto per raccontare. Questa è sicuramente la prima volta che tento di mettere un sogno per iscritto, perché è stato quello che senz'altro mi ha colpita più di tutti. Innanzi tutto perché a tratti era confuso e talvolta ripetitivo e poi perché ha avuto un suo sviluppo e ne è uscita fuori una bella storia.
Non solo: con questo voglio parlare del mio amore per Steven Tyler e gli Aerosmith, perché li amo sul serio!!
Tutte le cose che ho scritto sono frutto della mia fantasia... anche se devo ammettere che parecche cose sono vere xD
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Joe proseguiva nell’avvicinarsi a me. Quella vicinanza mi terrorizzava… Era quasi pericolosa! Mi si piazzò dietro le spalle, dopodiché mi prese una sedia e mi ci fece sedere accompagnandomi con le sue mani affusolate: “Siediti. Ti insegnerò, o meglio, ti ri-insegnerò daccapo come si suona la chitarra”. Mi sentii rabbrividire e mi limitai esclusivamente ad annuire.

Joe andò a prendere posto, di fronte a me, su uno sgabello. Si mise la chitarra a tracolla e iniziò così ad impartirmi la prima lezione. Era molto rigoroso, preciso, tecnico e talvolta anche diretto e sgradevole perché ci teneva assolutamente che facessi come mi stava insegnando. Desiderava che imparassi al meglio ed era molto esigente.

Mi piaceva il suo metodo! In fondo è così che un insegnante dev’essere se bisogna imparare qualcosa come si deve!

Quel giorno mi insegnò alcuni accordi base e ad ogni errore che commettevo era pronto a correggermi non solo con le parole, ma venendomi vicino e usando le sue mani per mostrarmi la posizione da adottare e la tecnica da utilizzare: “No! Non così. Guarda…” mi disse prendendomi la mano e posizionandomi le dita sulla tastiera, per poi fissarmi negli occhi: “Allora, ci sei adesso? Hai capito?”. Nel frattempo che tentavo di formulare la risposta mi perdevo letteralmente nei suoi occhi: “Sì, Joe. Ci sono” e così provai ad eseguire quanto richiesto.
 
Circa due ore dopo…
“Ok! Per oggi basta così. Dunque, è chiaro che sei alla prima lezione, ma vedrai che se ti impegnerai costantemente e con passione diventerai sempre più brava. Hai un ottimo potenziale e delle ottime premesse” mi disse sorridendomi. Io gli sorrisi di rimando. Ci levammo le chitarre dalle spalle e mettemmo a posto lo studio. Nell’arco di breve tempo fu tutto sistemato. Joe si passò una mano nei capelli: “Senti, ti aiuto a caricare la roba e poi ti accompagno a casa, va bene? In questi giorni voglio che ti eserciti su questo…” mi disse porgendomi dei fogli con sopra i rispettivi esercizi musicali. “Ok, perfetto” risposi annuendo. “Mi raccomando. Ci rivedremo fra tre giorni. Come avrai ben notato sono molto esigente, ma lo faccio per il tuo bene” aggiunse ridendo e scompigliandomi la chioma. Io risi con lui: “Certo, Joe”. Mi fece cenno con la testa che era pronto ad uscire: “Dai, andiamo”.
Una volta caricato tutto, montammo in macchina pronti a percorrere la strada del ritorno. Joe mi osservava attentamente: “Sei stata brava, sai? Molto! I miei complimenti!”. Io ero davvero contenta e fiera di me stessa. “Ah e poi c’è un’altra cosa che vorrei domandarti” commentò lui. “Sì, dimmi” risposi. “Ho notato che Steven aveva un comportamento un po’ particolare… Ma vabbè è tipico di lui! Però le sue reazioni mi hanno lasciato perplesso. Qualcosa non va per caso?”. Io mi grattai il capo: “Hmmm guarda, non saprei che dirti, Joe. A volte capita. Probabilmente in questi giorni si sente un pochino nervoso”. In realtà sapevo che Joe aveva fatto centro e aveva capito perfettamente tutto, o almeno… Così credevo. “Ah! Alla faccia del pochino!” sghignazzò. Mi strappò una risata. “Spero tanto che gli passi. Non sopporto di vederlo così” dissi sconsolata pensando a Steven. Joe annuì: “Idem, ma è forte e ce la farà”.
Poco tempo dopo arrivammo a casa e Joe mi aiutò come al solito con la procedura di scarico aiutandomi a portarla fin di sopra: “Bene. Io adesso scappo, Miriam. Per qualunque cosa io ci sono. Ricordati di esercitarti, eh”. Gli feci un sorriso: “Grazie infinite, Joe. Lo farò senz’altro. Vuoi entrare un attimo?”. Scosse la testa: “No, purtroppo ho da fare e devo andare via subito. Salutami Steven, però. Ciao, allora”. Io agitai la mano e Joe si avviò verso l’uscita.
Suonai il campanello e Steven venne ad aprire. Non mi salutò e si limitò solo ad un cenno con il capo per dirmi di entrare. Prima di varcare la soglia della porta, notai qualcosa di strano sul suo volto: gli occhi erano infossati e il naso… rosso. Preferii non fiatare per evitare di buttare ulteriore benzina sul fuoco. Anzi, fu lui a rompere il ghiaccio: “Ti ho lasciato qualcosa da mangiare nella pentola. Se ti va scaldatelo, altrimenti fai ciò che ti pare. Io mi sento stanco ora e me ne vado a letto”.  “Steven!” lo chiamai. Si voltò: “Volevo dirti che ti saluta Joe…”. Lui annuì. Lo vidi allontanarsi barcollante. Oddio! Ma che aveva? Mi stavo seriamente preoccupando per quanto stava accadendo.
Andai a curiosare nella pentola e vi trovai delle ottime verdure miste come piacciono a me. Ero proprio felice! Così le scaldai, mi presi un piatto e infine mi feci la mia porzione. Erano davvero squisite. Mi ricordavano quelle di mia nonna, altro che quelle schifezze del supermercato! Questa era la cucina dei vecchi antichi! Tutta un’altra musica! Le gustai lentamente e nel frattempo guardavo la TV. Mi ero sintonizzata sul telegiornale. Mi piace tenermi sempre al corrente di quello che succede nel mondo. Allo stesso tempo, però, pensavo a Steven: per essere a letto così presto doveva essere proprio stanco. Mi dispiaceva vederlo così. Non ne potevo più di quella situazione tra noi.
In poco tempo, riuscii a terminare la mia porzione. Per me fu una grande sfida, noto il mio serio problema, ma mi sentivo soddisfatta, stavo bene ed era questo l’importante! Una volta sbaraccato tutto, lavai i piatti e le posate, dopodiché mi preparai per la sera. Poco prima di andare a coricarmi diedi un’occhiata alla mail per controllare se la mia amica Aurora avesse risposto. Ebbene sì, lo aveva fatto! Ne ero veramente felice! Iniziai a leggerla:

“Ciao Miry!! Wow! Gli Aerosmith??!!
Nooooo!! Non ci posso credereeeee!!
A casa di Steven Tyler!! O.o
Waaaaa!! Che culooooo!! Sei davvero fortunata, cazzooooo!! Oddiooooo!!
Non vedo l’ora che mi aggiorni con nuovi dettagli, cara mia!!
Resto in attesa!! Fammi sapere!!
Scusa l’esaltazione e a presto!! :D
Aury <3 xoxox T.V.B.”

 

Mi aveva fatto piacere il fatto che mi avesse risposto. Era davvero un’ottima amica e mi mancava moltissimo. Naturalmente non esitai a risponderle aggiornandola anche sugli incontri con Joe Perry e le lezioni di chitarra, nonché sulla crisi con Steven, il punto più dolente. Al termine del messaggio le porsi un invito per un’uscita assieme quando entrambe fossimo state disponibili. Volevo proprio parlare faccia a faccia con una persona come Aurora. Quando conclusi la mail premetti il tasto invio, effettuai il logout e infine spensi il pc, dopodiché me ne andai a letto. Finalmente!

I giorni seguenti furono scanditi dalle note della mia chitarra. Avevo una scadenza pre-stabilita ed entro quella data dovevo essere pronta per Joe, ma soprattutto per me. Gli esercizi giovavano alla sottoscritta ed erano niente po’ po’ di meno che uno splendido modo per tenermi impegnata con la mente. Soprattutto per una testina come me erano un toccasana. Suonare mi faceva sentire in pace con il mio ego ed era bello tornare a fare qualcosa che mi è mancato per così tanto tempo. Inoltre, in quei giorni, potei notare quanto stessi davvero migliorando. Credo che Joe sarebbe stato soddisfatto di un avvio così. Non potevo volere di più…

Ma guardiamo pure l’altro lato della medaglia: se da un lato io ero felice perché mi stavo impegnando con la chitarra, dall’altro mi sentivo triste per la situazione con Steven. In quei giorni la nostra comunicazione era ridotta a nulla. Io avevo il mio da fare, ma non gli avrei certamente negato un dialogo o una qualsiasi forma di compagnia. Steven, invece, era sempre assorto nei suoi pensieri, lo vedevo sfiorire ogni giorno di più, raramente si presentava a tavola nonostante quelle parole di incoraggiamento che mi disse in precedenza e poi notai che scriveva sempre. Non so di cosa si trattasse, ma lui scriveva… Boh, chissà se mi stesse nascondendo qualcosa d’altro…

I giorni passarono e giunse quello della lezione di Joe. Ero elettrizzata al massimo, ma allo stesso tempo terrorizzata. Dovevo essere perfetta! Dignitosa non sarebbe bastato!

Poco prima di arrivare mi mandò un messaggio dicendomi che sarebbe venuto a prendermi sotto casa di Steven e che sarebbe nuovamente salito per aiutarmi con l’attrezzatura. Lo aspettai e quando suonò il campanello andai ad aprire. Joe salì e mi aiutò a portare giù tutto, però mi porse una domanda: “Hey, ma Steven?”. Scossi la testa. “Steven!” chiamò lui, ma non ricevette risposta. “Steven!” ritentò, ma niente… Non udì nulla. “Oh, volevo salutarlo. Vabbè… Io scendo, ci vediamo giù”. Annuii e prima di uscire andai a cercare Steven in tutte le stanze. Lo trovai nella sua stanza che scriveva… Tirai un sospiro: “Steven, io sto andando”. Era voltato di spalle e non si girò nemmeno a guardarmi in faccia, ma si limitò ad un freddo cenno di mano. Dio, come stavo male. Infine, scesi di sotto e finalmente io e Joe partimmo per andare in studio.

Durante il tragitto, io e Joe chiacchierammo molto amichevolmente. Finalmente stavo imparando ad abbattere quel muro di timidezza che mi costruivo ogni volta che me lo trovavo davanti. Era una persona estremamente piacevole ed ero fermamente sicura che tra noi si sarebbe creato un legame.
Quando giungemmo a destinazione e finimmo di effettuare lo scarico delle attrezzature necessarie, fummo entrambi pronti ad iniziare: “Eccoci qua!” esclamò Joe “Sei pronta?” mi chiese sfregandosi le mani. “Certo!” risposti io tutta raggiante “Non vedo l’ora!”. Ed era proprio così. Non aspettavo altro che mostrargli ciò che sapevo fare.
Effettivamente quando attaccammo a suonare, perché Joe faceva da accompagnamento agli esercizi che mi aveva assegnato, rimase sorpreso di vedere che li eseguivo perfettamente senza sbagliare di una virgola, né con i suoni né tantomeno con l’esecuzione.
Nel corso di quella lezione mi mostrò altri esercizi, che poi mi consegnò sui fogli e sarebbero stati quelli nuovi della successiva settimana. Una volta messo a posto le chitarre e compagnia bella, Joe si congratulò con me: “Wow! Sei stata fenomenale, Miriam! Sono davvero fiero di te! Continua su questa strada e andrai lontano!”. Mi sorrise e mi accarezzò i capelli. “Grazie, Joe! Ti sono grata per tutto quello che stai facendo per me! Grazie per aver fatto rifiorire la mia passione per la chitarra!”. Sorrise ancora e infine mi fece una proposta: “Hey, ti va di venire di là a prendere qualcosa con me? Sai, qui non ho solo lo studio, ma è anche adibito ad abitazione nel caso in cui qualcuno volesse fermarsi. Oh, io te l’ho chiesto prima perché non so come sei messa con Steven, se hai impegni con lui o quant’altro…”. Scossi la testa: “No, Joe. Non ho nessun impegno con Steven. A giudicare dall’andamento degli ultimi giorni direi che non ne avrò per un bel po’ di tempo”. “Non ti abbattere” replicò lui “Magari cambia tutto già da domani. So che è difficile, ma tutto è possibile. Conosco Steven da anni ormai. Tutti noi abbiamo i nostri momenti no. Vedrai che si sistemerà tutto”. Gli sorrisi e lo ringraziai per le sue parole di conforto. “Allora che fai? Rimani da me? Sempre se ti va, ovviamente. Non sentirti forzata. Anzi, ti do un consiglio che ti sarà utile per tutta la tua vita: decidi sempre con la tua testa e non farti mai condizionare”. Accettai volentieri la sua offerta: “Sì, rimango da te”. Ricambiò con un sorriso, dopodiché si voltò per avviarsi nell’altra stanza. Lo chiamai: “Joe…”. Si girò: “Sì, dimmi”. Esitai leggermente in quell’istante, ma poi camminai verso di lui e lo abbracciai. Lui fece lo stesso stringendomi a sé, senza aspettarsi quella mia reazione: “Ti voglio bene, grazie” gli dissi. Mi accarezzò la testa: “Prego, piccola. Anche io te ne voglio…”.
Infine andammo di là nella saletta con cucina attigua e bevemmo qualcosa assieme: “Ti fermi a cena?” mi domandò sorseggiando dal suo bicchiere. Annuii. “Ok, perfetto”.
Mentre bevevo insieme a Joe notai in lontananza la foto di una ragazza, una bellissima ragazza dagli occhi grandi e capelli castani. Istintivamente camminai verso di essa: “Hey! Joe, ma chi è questa ragazza?”. Joe si voltò: “Oh, lei!”. Rimase ammutolito per qualche secondo. “Joe?” insistetti. Lui deglutì: “Miry, lei è Rossella, la mia ragazza…”.



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Ok, chiedo scusa se ho fatto attendere così tanto!! Purtroppo circostanze varie e mancanza di ispirazione mi hanno tenuta lontana dalla scrittura, ma spero, da ora in poi, di essere più costante nell'aggiornare la storia!! Ce ne saranno delle belle!! :D
Ricordo che sono aperta a qualunque tipo di critica.
A presto!! :-*

   
 
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