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Autore: Latis Lensherr    29/02/2012    9 recensioni
Merope Gaunt.
La figlia del vagabonda del villaggio?
No.
Non di notte.
Perchè di notte, Merope è una delle Pleiadi.
Perchè di notte, Merope è una stella.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merope Gaunt, Orfin Gaunt, Orvoloson Gaunt, Tom Riddle Sr.
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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“Tu sei una stella, Merope.”
 
La costellazione del Toro sembra bruciare come un fuoco, contro il drappo scuro e vellutato del cielo notturno. La sua luce trapassa il fitto fogliame degli alberi che circondano la tua baracca, avvolgendoti di un tenue e leggero chiarore di colore blu e bianco.
E, anche se è sciocco pensarlo, ti senti al sicuro. Protetta, da quella luce impalpabile e quasi divina, come ti succede solo di notte.
Perché la notte ti nasconde. Ti copre.
Copre il tuo corpo gracile e piatto; le mani troppo magre e la pelle troppo tirata sugli zigomi. Copre i tuoi capelli secchi e disordinati, così sciupati da avere assunto una strana tonalità grigiastra e poco attraente. Copre le profonde occhiaie nere sotto i tuoi occhi strabici e tristi, che ti sei procurata in tutte quelle notti in cui sei rimasta sveglia fino all’alba, a fissare quella stessa porzione di cielo, fino a consumarti le pupille.
Perché la notte ti nasconde. Ti copre.
Perché di notte – solo di notte – smetti di essere la figlia del vagabondo del villaggio. Di notte, smetti di essere la sorella di quel tuo fratello pazzo e rabbioso, che si diverte a torturare piccoli animaletti e a spaventare i Babbani, che vivono nelle case giù nella valle.
Di notte, smetti di essere quella ragazza bruttina ed infelice, alla quale le persone concedono solo sguardi pieni di compassione, senza riuscire mai a nascondere il proprio disgusto, di fronte a quel tuo viso smunto e quasi privo di vita.
No. Non lo sei più.
Perché di notte tu sei una delle Pleiadi; una delle meravigliose fanciulle che il Toro protegge dentro di sé, sbuffando e scalciando nella volta celeste, contro gli attacchi di Orione, il Cacciatore.
Perché di notte tu sei Merope.
Perché di notte tu sei una stella.
Te ne eri dimenticata, vero?
Ti eri dimenticata di quel tuo nome splendido, forse l’unica cosa bella che ti è stata donata da quella tua famiglia di disgraziati, in tutta la tua vita.
Ti eri dimenticata che il tuo nome era quello di una stella. Sì, quella stessa stella che, ora, brilla sopra la tua testa, orgogliosa e bellissima, avvolgendoti in quel suo calore fresco; in quel suo scintillio infinito.
Merope. La stella.
Te ne eri dimenticata e non sai neanche il perché.
Forse a causa di quella luce del giorno, troppo sfolgorante e feroce, che rende il tuo sguardo cieco e basso.
Forse a causa delle botte e degli insulti di Orvoloson, che accartocciano il tuo corpo e la tua mente, nello stesso modo in cui si piega una foglia secca ed esile.
O forse a causa di lui.
Sì, lui. Il bellissimo ed affascinante figlio del signorotto locale, che vive in quella imponente casa, sull’altro versante della vallata.
Lui: il tuo piccolo e bellissimo sole, che permette alla tua stella di brillare più di tutte le altre, in quel buio cielo notturno.
Lui.
Tom.
Il semplice suono del suo nome ti fa sorridere. Il solo scorgere della sua chioma nera e riccia ti toglie il fiato. Una sua occhiata di sfuggita, nella tua direzione, ti fa esplodere il cuore di dolcezza; mentre il suo sorriso visto da lontano ti fa dimenticare, per un lungo e preziosissimo istante, il dolore e la mostruosità della tua esistenza miserabile.
Lui. Tom Riddle. Il tuo sole.
Così splendente da cancellare le tue ombre…e da lasciarti ustionata, allo stesso tempo.
Sì, perché lui ridà un po’ di vita, a quella tua anima smarrita e sola. Ma allo stesso tempo la dilania e la maltratta, quella tua anima, molto più profondamente e sgarbatamente di quanto riescano a fare le battute cattive e gli improperi irripetibili ed osceni che ti dedicano Orvoloson ed Orfin.
Ti dilania, Tom, quando ride spensieratamente insieme alla sua incantevole fidanzata, dai capelli sfavillanti come quella luce che lui stesso sprigiona.
Ti uccide, Tom, quando la tocca e la sfiora, con quelle stesse carezze delicate che, nei tuoi sogni timidamente conservati dentro al petto, vorresti che riservasse a te, alla tua pelle; alla tua piccola stella.
Ti uccide. Sì, lui ti uccide. E ti fa dimenticare che porti il nome di una stella. Merope.
Eppure non puoi farne a meno, di quella ferita bruciante ed insopportabile. Una stella non può risplendere, senza il suo sole.
E allora lo accetti.
Accetti di dimenticare il tuo nome. Accetti di dimenticare la tua stella.
Te ne eri dimenticata, vero?
Ti eri dimenticata di portare il nome di una stella e non sai neanche il perché.
Ma, ora, lo sai.
Te ne sei ricordata. E ti sembra quasi impossibile, surreale, che a fartelo ricordare sia stato proprio quel cane pazzo e rabbioso, che dorme rannicchiato contro il pavimento, vicino all’ingresso, russando in modo fastidioso. La bottiglia di vetro vuota che odora di liquore scadente e il puzzo pungente della barba sporca, come unici segnali di una pesante sbornia portata avanti per l’intera serata, sia fuori che dentro casa.
Orfin. Tuo fratello…
E’ tornato a casa ubriaco, come sempre, quando si attarda in quella malfamata osteria, e si è arrabbiato. L’alcol lo fa infiammare subito. Si è arrabbiato con te, perché, come sempre, ti sei rifiutata di utilizzare la magia, per far Evanescere il cumulo di sporco che avevi raccattato, dopo aver pulito casa.
Ti ha afferrato per i capelli e te li ha strattonati, portandosi alcune ciocche via con sé.
Stupida puttana” è stato il complimento meno volgare che ti ha rivolto, mentre ti piegava a forza le dita intorno a quella sottile stecca di legno, che sembrava ustionarti la pelle sensibile del palmo della mano.
Ma non avrebbe dovuto importartene, no?
Ci sei abituata, fin da bambina, a quelle prese dure e dolorose. Alle ingiurie e alle offese sulla tua incapacità di compiere magie e sulla tua ritrosia ed ostilità ad utilizzarla; ad essere chiamata Maganò e al loro disprezzo. Sei abituata a tutto questo.
Dopotutto, cosa sei? Per quale ragione non dovrebbero trattarti in quel modo meschino?
Non sei nulla. Giusto?
O almeno non te lo ricordi. Non ricordi di essere mai stata qualcosa di…importante.
Te ne sei dimenticata, vero?
Alla fine tuo fratello ha mollato la presa, irritato e rassegnato, permettendo a te di sgusciare fuori dalle sue braccia e di rannicchiarti, spaventata e piagnucolante, contro il muro di pietra cadente, appena sotto la finestra.
E piangi, sì. Tu piangi. E non sai perché. Sai solo che non dovresti. Perché tu non puoi piangere. Perché dovresti piangere? Non sei nulla e non sei mai stata qualcosa. E il nulla non ha motivo né ragione per piangere.
Ti sei dimenticata cosa eri. Lui ti ha fatto dimenticare cosa eri. Per lui hai dimenticato il tuo nome; per lui, il tuo sole. E ora non sei nulla.
Nulla”. Quell’unica parola, ripetuta all’infinito, come una litania e una condanna, in mezzo ai tuoi singhiozzi strozzati e alle tue mani sporche; quell’unica parola che sembra imprimersi sulla tua pelle e sulla tua anima, alla pari di un tatuaggio indelebile e di una cicatrice profonda.
Nulla. Nulla. NULLA!
Ecco perché la tua stessa famiglia ti denigra: perché non sei nulla!
Ecco perché non sai compiere la più misera delle magie: perché non sei nulla!
Ecco perché Tom non ti ama e mai lo farà: perché non sei nulla!
Nulla. Nulla. NULLA!
La voce di Orfin è esitante e spezzata, eppure, alle tue orecchie, sembra che abbia urlato e strillato, nello stesso modo in cui lo aveva appena fatto, pochi minuti prima. E sei ancora scioccata e disorientata, quando tuo fratello ti afferra il viso, con le sue mani irriguardose e rozze, e ti osserva con il tuo stesso sguardo guercio.
Parla di nuovo. Ancora quelle cinque parole; le stesse di prima, eppure ti colpiscono con un’intensità ancora maggiore, rispetto alla volta precedente.
Ti lecca una guancia in modo disgustoso, graffiandoti la pelle, con quella sua lingua ruvida ed impregnata di liquore. Poi si rialza barcollando, tuo fratello, ed attraversa la minuscola stanza della casa, continuando ad incespicare ad ogni passo, prima di lasciarsi cadere a peso morto sul pavimento.
Il sonno lo ghermisce quasi all’istante e tu te ne accorgi, perché comincia a russare forte.
Orfin. Quel cane pazzo e rabbioso. Tuo fratello…
Hai ancora gli occhi puntanti su di lui quando, dopo un lasso di tempo interminabile, ti rimetti in piedi, lenta e titubante. E quando apri la finestra, i tuoi occhi sono ancora fissi su di lui, che si agita contro il pavimento freddo, con gesti meccanici ed agitati ed emettendo versi gutturali, probabilmente causati da un incubo o da rimorsi resi ancora più vividi dal veleno che gli scorre nel sangue, in quel momento.
Aprì la finestra, permettendo alla luce della costellazione del Toro di rischiararti e di avvolgerti. E sebbene, alzando il viso in direzione del cielo illuminato, tagli fuori Orfin dalla tua visuale, la voce di tuo fratello continua a ripetersi in mille eco, dentro la tua testa.
Continui a sentire la voce di Orfin, mentre riesci a trovare e a scorgere l’ammasso delle Pleiadi.
Continui a sentire la voce di Orfin, mentre riesci a trovare la tua stella.
Continui a sentire la voce di Orfin, mentre cominci a ricordarti il tuo nome.
E’ la voce di Orfin che senti, quando ricordi cosa sei. Quando ricordi di essere una stella.
 
 
 
< Tu sei una stella, Merope.>
 
 
 
 
Angolo dell’autore.
 
Salve a tutti :)
Per chi non mi conoscesse, il mio nome è Latis.
Sono una grande fan del personaggio di Tom Orvoloson Riddle e, essendomi appassionata a lui, sono finita per innamorarmi anche dei personaggi dei suoi genitori, Tom Riddle senior e Merope Gaunt. E insieme a Merope, anche alla sua famiglia, ovvero Orvoloson e Orfin.
So che dovrei continuare le altre due long che ho in ballo, ma questo ultimo periodo non è stato molto fortunato e scrivere di Merope mi ha aiutato a distrarmi molto.
Vorrei dedicare questa one-shot a Violet Acquarius, perché so per certo che ama questi personaggi almeno quanto me e perché ha scritto cose bellissime, che vi consiglio vivamente, se vi intriga l’argomento: ovvero “Sangue Sporco” e “Fragile come il cristallo”.
Spero che questo mio piccolo lavoro riesca a convincere la cara Violet a vederla un po’ più come me, per quanto riguarda il rapporto Merope/Orfin. I due, in fondo, ma fondo, fondo, fondo, si vogliono bene, gente!! Se no perché mai Orfin avrebbe dovuto lanciare una maledizioni su Tom Riddle senior, dopo che aveva visto la sorella “spenzollarsi” dalla finestra per vederlo e non essere poi ricambiata?!
Naturalmente, sono apertissima ad un dibattito e sarò più che lieta a parlare dell’argomento con chiunque volesse lasciare un commento o una recensione.
Critiche costruttive e distruttive sono sempre accettatissime :)
 
Vi ringrazio tutti, anticipatamente.
Un bacio. Latis. 

   
 
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