Nickname: Only_
(Only_Me)
Titolo della storia: All'aroma
di cioccolato
Pairing:
Scorpius/Rose, Albus Severus/Scorpius
Prompt obbligatorio: cioccolato fondente
Prompt facoltativi inseriti: libro, occhiali, gufo, rosso
Genere: romantico,
commedia, malinconico
Avvertimenti: Het, Slash, Long-fic
Introduzione: Albus
sa che la
sua è una battaglia persa, ma ci prova lo stesso. Scorpius sa di non poter dire di no al cioccolato
fondente.
Note dell'autore: delirio
nato a causa del mio odio viscerale
per la prima coppia segnata in alto e, viceversa, l'amore
incondizionato verso
la seconda. Spero che questo primo tentativo di long sia riuscito
almeno un
po'.
All'aroma
di cioccolato
Capitolo
uno
Quando era entrato a casa del suo
migliore amico,
Scorpius non si aspettava di trovarsi una scena del genere davanti:
Albus
pareva incredibilmente concentrato su qualcosa che Malfoy non poteva
vedere,
gli dava le spalle nonostante si fosse sicuramente accorto del suo
arrivo - il
suono della Materializzazione l'avrebbero potuto sentire anche in
Scozia, per
Merlino! -, ma la cosa che lasciò piuttosto interdetto
l'altro ragazzo fu che
il padrone di casa sembrava essere completamente nudo, a parte un
grembiule
rosso da cucina allacciato dietro la schiena, poco sopra il sedere.
– Al?
Scorpius aveva la gola secca, non riusciva a
staccare gli occhi dal corpo dell'altro: perché, tutto d'un
tratto, Albus
doveva farsi trovare in quel modo proprio al suo arrivo? Cosa c'era di
difficile da comprendere, nella richiesta dello stesso Scorpius di
limitare i
comportamenti ambigui?
Albus sapeva che il suo “migliore amico” aveva in
programma di sposarsi con sua cugina Rose - una persona inutile, a suo
parere,
buona solo a far scoppiare le Pluffe altrui con discorsi senza senso
conditi
con paroloni di cui probabilmente non conosceva nemmeno il significato
- il
primo fine settimana di ottobre dell'anno successivo, ma non aveva
intenzione
di restare con le mani in mano mentre Scorpius si svendeva in quel modo
solo
perché non aveva il coraggio di affrontare davvero i suoi
sentimenti.
– Oh, ciao, – salutò Potter, voltando
appena il
capo nella sua direzione con le labbra piegate in un sorrisino
malizioso che
colpì direttamente l'inguine dell'altro. – Non ti
ho sentito arrivare, stavo
preparando dei dolci. Ne vuoi assaggiare uno? Sono al cioccolato.
Scorpius non rispose, deglutendo a vuoto, perché
aveva il presentimento che aprendo la bocca avrebbe di certo detto
qualcosa di
molto compromettente; si accorse con un certo stupore che i suoi
pantaloni si erano
fatti stranamente più stretti, l'imbarazzo lo fece arrossire
fino alla punta
dei capelli.
– Scorpius, va tutto bene? – domandò
Albus, con
un'espressione preoccupata che l'amico non seppe interpretare. Fece per
girarsi
del tutto verso di lui e andargli incontro, ma Malfoy lo
bloccò con
un'occhiata.
– Ho bisogno del bagno, – mormorò,
dileguandosi
in fretta nel corridoio.
Chiuse la porta sbattendola senza rendersene
conto e vi si appoggiò contro con le spalle; aveva il
respiro affannato come se
avesse corso fino a quel momento, gettò un'occhiataccia ai
piani bassi
maledicendo il comportamento di Albus e le reazioni spropositate del
suo corpo
davanti alla nudità di Potter. Si sentiva un idiota,
eccitato alla sola vista
del sedere sodo ed invitante dell'amico, e in colpa per aver lasciato
Rose da
sola per andare da suo cugino e fare certi pensieri su di lui: doveva
davvero
esserci qualcosa che non andava per il verso giusto, nella sua testa.
Quando
tornò in cucina, diversi minuti e con la
situazione nelle mutande ritornata normale, trovò Albus
davanti al tavolo con
una teglia piena di palline di cioccolato: non era una
novità vederlo cucinare,
creare dolci era sempre stata una sua passione sin da quando era un
ragazzino e
tutti lo prendevano in giro per il suo hobby “da
checca”. Nessuno dei loro
compagni di dormitorio aveva mai avuto la possibilità di
assaggiare quello che
preparava, solo Scorpius aveva avuto il privilegio di gustare le sue
prelibatezze.
Rimase
fermo sulla soglia e lo guardò mentre
spolverava una sostanza granulosa sopra il cioccolato, cercando di
ignorare il
fatto che fosse ancora nudo: era bello vederlo disporre con cura
maniacale gli
strumenti che gli sarebbero serviti per cucinare, la sua espressione
sempre
corrucciata si distendeva in una rilassata, sembrava che entrasse in un
mondo
tutto suo e che quello reale non lo sfiorasse più in alcun
modo.
–
Va meglio? – domandò Albus senza alzare gli
occhi dai dolcetti, gli occhiali che scivolavano piano sul suo naso
fino a
fermarsi poco prima di cadere. Li tirò su con il dorso di
una mano, in un gesto
automatico che per Scorpius era diventato familiare: alcune cose non
erano
cambiate con il passare degli anni, quelle abitudini che aveva sin da
piccolo e
che con il tempo non erano variate erano sempre un toccasana per Malfoy.
Il
ragazzo annuì, avvicinandosi piano al tavolo
di lavoro dell'amico e sedendosi sulla sedia di fronte a lui.
–
Festeggi qualcosa in particolare? – chiese
accennando alla teglia con un piccolo sorriso che nasceva sulle sue
labbra;
Albus riservava il cioccolato solo per le occasioni importanti, diceva
che era
un elemento troppo nobile per essere utilizzato ogni giorno e in ogni
torta,
diceva che avrebbe perso importanza se fosse stato sfruttato troppo
spesso.
–
Sei qui, – rispose semplicemente Potter,
appoggiando le mani al piano del tavolo e alzando gli occhi fino ad
incrociare
i suoi, serio. – È un'occasione speciale, no? Rose
ti ha lasciato venire da me.
Scorpius
fuggì il suo sguardo, uno spillo
colpevole che si piantava nel suo cuore. Da quando lui e la sua
fidanzata
avevano annunciato alle loro famiglie di volersi sposare, il
comportamento di
Albus nei confronti della cugina era cambiato: sin da quando l'aveva
sentita
prenderlo in giro per la sua passione per la cucina, aveva cominciato a
parlarle il minimo necessario, nel modo più scostante e
antipatico possibile,
ma i loro screzi si erano sempre e solo limitati a quello. Da quando,
invece,
aveva scoperto che la ragazza gli avrebbe portato via il suo migliore
amico,
era drasticamente peggiorato: nessuno, nella sua famiglia, aveva capito
perché
avesse cominciato a punzecchiarla crudelmente ad ogni pranzo di
famiglia alla
Tana e tutti avevano ovviamente preso le difese della ragazza, fino a
lasciarlo
solo nell'altro “schieramento”. Solo Lily, sua
sorella minore, aveva compreso
le sue motivazioni e gli era rimasta accanto.
Rose,
dal canto suo, aveva intuito che i
sentimenti di Albus verso il suo promesso sposo non erano di semplice
amicizia
e aveva fatto di tutto per guastare quello che rimaneva del loro
rapporto: ogni
volta che Scorpius le comunicava di voler andare a trovare suo cugino,
la
Weasley fingeva un malessere o cominciava a strepitare per non essere
lasciata
sola, e il fidanzato annullava puntualmente gli appuntamenti con
l'amico per
poter stare con lei e tranquillizzarla.
–
Rose non sa che sono qui, – mormorò
imbarazzato, pentendosi all'istante delle sue parole: con la coda
dell'occhio
vide i pugni di Albus stringersi fino a far sbiancare le nocche e il
brivido
che gli fece tremare le braccia tese. – Se glielo avessi
detto non mi avrebbe
fatto venire, – continuò, tentando di rimediare.
–
Certo, – sibilò Albus afferrando malamente la
teglia e la bacchetta che aveva posato lì accanto. Si
voltò ed aprì il
frigorifero con un incantesimo non verbale, spingendo i dolcetti in un
ripiano
completamente vuoto. – Da quando hai bisogno del suo
permesso? Da quando è
diventata tua madre? Per Merlino, Scorpius! Non sei un bambino, non hai
bisogno
che lei “ti lasci venire qui”.
–
Non voglio che stia male, – tentò ancora
Malfoy, senza rendersi conto di continuare a scavarsi la fossa.
–
Certo, povero tesoro, – sbottò Albus inacidito,
richiudendo il frigorifero con una manata. – Non ti sembra
strano che stia
sempre male quando le dici che dobbiamo incontrarci? Non pensi mai a
quanto
stia male io ogni volta
che annulliamo un appuntamento perché tu devi
rimanere a casa con lei?
Scorpius
rimase in silenzio, gli occhi bassi e le
mani sudate per la tensione; si asciugò i palmi contro i
pantaloni, senza
riuscire però a guardare l'amico in faccia.
–
Mi dispiace, – sussurrò. – Forse
è meglio che
vada.
–
Certo, scappa come al solito, – soffiò Albus
con asprezza. – Vai da lei, dai, che altrimenti sta male.