Oh, there you
are.
E
stavo attento a non amare prima di incontrarti, e confondevo la mia
vita con
quella degli altri.
A
metà Novembre, mentre con la mente piena del testo di una
canzone che gli era
sempre piaciuta, ma che ultimamente gli dava alla nausea, Louis aveva capito. Si stava lavando i denti, con la
lingua sentiva il movimento dello spazzolino che cercava di togliere il
sapore
forte dell’aglio che Mary – toccava a lei quella
sera – aveva messo negli
hamburger e si era fermato, con la bocca aperta e un rivolo di pasta
azzurra
che gli colava sul mento.
X
Factor stava finendo eppure loro erano ancora là, passavano
ogni settimana ed
erano felici. Erano fin troppo
felici,
soprattutto lui, si sentiva sempre euforico. Passava le settimane
circondato da
persone simpaticissime, con grandi personalità e voci fuori
dal comune, cantava
canzoni – beh, cantava era una parola grossa, lui si limitava
a fare dei cori
niente male, ma il suo momento sarebbe arrivato quindi gli andava bene
comunque
– davanti a centinaia di persone e la gente li amava. Sapeva
che sarebbero
arrivati in finale e che avrebbero potuto vincere e quindi era
soddisfatto.
Felice. Entusiasta.
Era
una sensazione che sentiva sempre nel petto, in ogni istante di ogni
ora di
ogni giornata, che non lo abbandonava mai.
Mentre
si guardava allo specchio però, con un asciugamano stretto
tra le mani che
cercava di pulire la maglietta dal casino che aveva combinato con il dentifricio, la sua
superficie lucida gli
rimandava l’immagine di un ragazzino con un ciuffo troppo
lungo sugli occhi e
un’espressione stupita. Aveva capito.
Ed era strano, perché solitamente Louis non era un bravo
osservatore, eppure in
quel momento tutto sembrava essere andato nel verso giusto, tutti i
tasselli si
erano sistemati nel posto giusto e il quadro generale aveva una forma
ben
definita, difficile da ignorare.
Era
l’amore. Era tutto così assurdo e perfetto che gli
venne da ridere. Ecco cos’era! si
disse, le farfalle nello stomaco, tutti quei
sorrisi, la costante sensazione di benessere. Poteva essere
solo quello,
poteva solo essersi innamorato. Insomma, i sintomi erano quelli.
E
se iniziando quell’esperienza aveva messo tutto in gioco di
sicuro non si
sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Aveva Hannah allora, pensava
di
amarla sul serio ma adesso, adesso tutto era diverso, i suoni
arrivavano alle
suo orecchie con più chiarezza, i colori erano
più colorati e tutto il mondo
sembrava aver iniziato a sorridergli. Si sentiva stupido, rideva da
solo con le
mani appoggiate mollemente al lavandino e una risata che non vedeva
l’ora di
uscirgli dalla gola, gli occhi già lucidi per
un’emozione che era difficile da
assorbire.
Per
fortuna, pensò mentre lasciava tutto sparso – il
tubetto di dentifricio aperto,
lo spazzolino nel lavandino, l’asciugamano in bilico sul
bordo di porcellana –,
lui era una persona tranquilla. Aveva una mente semplice governata
dagli
istinti e dai sentimenti. Analizzare, rielaborare, erano verbi che non
esistevano nel suo vocabolario, lui all’improvviso capiva e non gli restava altro che accettare.
Lui
era innamorato. Lui amava come non era possibile si potesse amare.
Corse
fino alla sua stanza e lo trovò lì, con indosso
solo un pantaloncino rosso e i
calzini, mentre si grattava mollemente una gamba e leggeva un fumetto.
Scoppiò
a ridere senza rendersene conto e quando Harry si accorse di lui lo
guardò
storto ma poi gli sorrise.
«Cosa
c’è da ridere?»
Allora
Louis si era avvicinato, si era seduto sul letto e gli aveva appoggiato
una
mano sulla guancia. Accarezzarlo lo faceva stare bene, gli sembrava di
tenere
tra le mani la cosa più bella del mondo quindi
sì, era vero, si era
innamorato.
«Ho
capito una cosa.» sussurrò facendosi spazio e
stendendosi al suo fianco, fece
salire la mano fino a intrecciare le dita con i capelli morbidi del
ragazzo.
«Ah,
allora capisco tutto il divertimento.»
Avrebbe
voluto dargli un pugno, una spallata o qualcosa del genere, ma poi
Harry fece quello sguardo e allora
decise che
effettivamente era una battuta simpatica e si mise a ridere con lui.
Semplicemente non sapeva resistere, se gli occhi troppo verdi di quel
ragazzo
si illuminavano in quel modo – solo lui poteva avere uno
sguardo così dolce e
indifeso e allo stesso istante talmente sexy da fargli dimenticare
persino il
suo nome – Louis non poteva fare altro se non arrendersi, e
lui se ne
approfittava tremendamente.
«Pensavo
che forse ti amo.»
Lo
disse così, con ancora la mano abbandonata tra i suoi ricci
e la risata di
quella battuta stupida nell’aria, e non se ne
pentì. Non esisteva il momento
adatto per parlare di certe cose, non esistevano discorsi complicati o
prefazioni intelligenti – e comunque, se fossero esistite,
non erano cose per
lui - , c’erano solamente loro due e quello bastava.
Perché aspettare? Perché
titubare? Lo amava, e allora voleva che Harry lo sapesse.
Quando
lo vide arrossire, abbassare lo sguardo e poi rialzarlo per cercare di
capire
se era uno scherzo pensò, che se era possibile, in quel
momento, lo stava
amando ancora di più. Scese a posargli un bacio sul naso e
cercò di sfoderare
il suo sorriso migliore, il più sincero e innamorato che
potesse esistere.
«Pensavo
che sono sempre felice ultimamente, ma se sono con te lo sono ancora di
più.
Che ogni volta che canto una canzone cerco il tuo sguardo,
perché ti vorrei
dedicare ogni singola strofa. Che mi sono ritrovato a pensare che
vorrei che x
Factor non finisca mai, solo per continuare a stare con te. Pensavo che
mi piaci
così tanto che non mi interessa che sei un ragazzo, insomma,
sei sexy e poi
adoro i tuoi ricci. Ero convinto di aver già amato prima ma
da quando ti
conosco mi sono reso conto che…»
Il
discorso che stava facendo, con la voce bassa e gli occhi azzurri
piantati in
quelli di Harry, fu interrotto improvvisamente da dalle labbra morbide
e
familiari che si posarono quasi con violenza sulle sue. Le mani piccole
e
infantili del più piccolo gli circondarono la faccia,
tenendolo fermo contro la
sua bocca calda, portandolo ancora più vicino quando il
bacio si fece più
intenso. La porta era ancora aperta e solitamente non si baciavano se
c’era la
possibilità di essere visti ma non gli importava niente,
Louis gli aveva appena
detto che lo amava.
Harry
aveva sedici anni e negli ultimi due mesi aveva sentito così
tante persone
dirlo – gridarlo più che altro, ma era
più o meno la stessa cosa – e anche
prima, qualche ragazza con cui era stato, gli aveva sussurrato quelle
parole.
Eppure niente era mai stato così perfetto.
«Guarda,»
disse allontanando di poco il viso da quello di Louis, «se
non ti amavo prima,
dopo quel discorso mi hai proprio convinto.»
Poi,
mentre ancora il più grande rideva di gusto, si
alzò, chiuse la porta a chiave infischiandosene
degli altri che avrebbero dovuto tornare presto per andare a letto, e lo vide. Steso sul letto, con ancora il
volto arrossato dall’imbarazzo e la maglia a righe
stropicciata e bagnata, il
volto stanco ma felice, le occhiaie causate dal poco sonno e ancora una
macchia
azzurra sul mento e lo trovò bellissimo.
Si
buttò sul letto e lo baciò. Aveva solo sedici
anni, si sentiva un bambino inesperto,
ma quello, non potevano esserci altri termini per definirlo, era amore. Louis aveva quasi diciotto anni
ed era convinto di star fluttuando per quanto era felice, non gli
importava di
quello che poteva esserci al di fuori di quella stanza, dentro
c’era tutto
quello che gli serviva. Se non era amore quello.
Fine.
Tanto
fluff! Evviva il fluff! Se vi sale il diabete, o vi si cariano i denti
giuro
che non è colpa mia ma di Tiziano Ferro che mi ha fatto da
sottofondo mentre
scrivevo questa roba. Mi è divertito scriverlo, Louis mi
sembra abbia i
pensieri di un bambino ma secondo me potrebbe benissimo essere
così, è di Louis
Tomlinson che stiamo parlando! Comunque, volevo qualcosa di leggero e
quella
frase che ho messo in cima mi ha particolarmente ispirato. E allora,
boh, ho
scritto.
Domani
non mi piace ma per ora mi sembra carina. Ai posteri l’ardua
sentenza.
Per
chi non lo sapesse, il titolo, significa qualcosa tipo ‘Oh,
eccoti!’ e per me
ha un significato molto importante visto che è
l’inizio della storica dichiarazione
Klaine. Blaine capisce guardando l’esibizione di Kurt su di
un canarino morto,
Louis lavandosi i denti. Si avvicina, no? Ora, seriamente, vi lascio.
Peace
and Stylinson.