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Autore: braver than nana    29/02/2012    4 recensioni
{ Larry Stylinson males me happy #screwthismanagement }
Era l’amore. Era tutto così assurdo e perfetto che gli venne da ridere. Ecco cos’era! si disse, le farfalle nello stomaco, tutti quei sorrisi, la costante sensazione di benessere. Poteva essere solo quello, poteva solo essersi innamorato. Insomma, i sintomi erano quelli.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh, there you are.

E stavo attento a non amare prima di incontrarti, e confondevo la mia vita con quella degli altri.

A metà Novembre, mentre con la mente piena del testo di una canzone che gli era sempre piaciuta, ma che ultimamente gli dava alla nausea, Louis aveva capito. Si stava lavando i denti, con la lingua sentiva il movimento dello spazzolino che cercava di togliere il sapore forte dell’aglio che Mary – toccava a lei quella sera – aveva messo negli hamburger e si era fermato, con la bocca aperta e un rivolo di pasta azzurra che gli colava sul mento.

X Factor stava finendo eppure loro erano ancora là, passavano ogni settimana ed erano felici. Erano fin troppo felici, soprattutto lui, si sentiva sempre euforico. Passava le settimane circondato da persone simpaticissime, con grandi personalità e voci fuori dal comune, cantava canzoni – beh, cantava era una parola grossa, lui si limitava a fare dei cori niente male, ma il suo momento sarebbe arrivato quindi gli andava bene comunque – davanti a centinaia di persone e la gente li amava. Sapeva che sarebbero arrivati in finale e che avrebbero potuto vincere e quindi era soddisfatto. Felice. Entusiasta.

Era una sensazione che sentiva sempre nel petto, in ogni istante di ogni ora di ogni giornata, che non lo abbandonava mai.

Mentre si guardava allo specchio però, con un asciugamano stretto tra le mani che cercava di pulire la maglietta dal casino che aveva combinato con  il dentifricio, la sua superficie lucida gli rimandava l’immagine di un ragazzino con un ciuffo troppo lungo sugli occhi e un’espressione stupita. Aveva capito. Ed era strano, perché solitamente Louis non era un bravo osservatore, eppure in quel momento tutto sembrava essere andato nel verso giusto, tutti i tasselli si erano sistemati nel posto giusto e il quadro generale aveva una forma ben definita, difficile da ignorare.

Era l’amore. Era tutto così assurdo e perfetto che gli venne da ridere. Ecco cos’era! si disse, le farfalle nello stomaco, tutti quei sorrisi, la costante sensazione di benessere. Poteva essere solo quello, poteva solo essersi innamorato. Insomma, i sintomi erano quelli.

E se iniziando quell’esperienza aveva messo tutto in gioco di sicuro non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Aveva Hannah allora, pensava di amarla sul serio ma adesso, adesso tutto era diverso, i suoni arrivavano alle suo orecchie con più chiarezza, i colori erano più colorati e tutto il mondo sembrava aver iniziato a sorridergli. Si sentiva stupido, rideva da solo con le mani appoggiate mollemente al lavandino e una risata che non vedeva l’ora di uscirgli dalla gola, gli occhi già lucidi per un’emozione che era difficile da assorbire.

Per fortuna, pensò mentre lasciava tutto sparso – il tubetto di dentifricio aperto, lo spazzolino nel lavandino, l’asciugamano in bilico sul bordo di porcellana –, lui era una persona tranquilla. Aveva una mente semplice governata dagli istinti e dai sentimenti. Analizzare, rielaborare, erano verbi che non esistevano nel suo vocabolario, lui all’improvviso capiva e non gli restava altro che accettare.

Lui era innamorato. Lui amava come non era possibile si potesse amare.

Corse fino alla sua stanza e lo trovò lì, con indosso solo un pantaloncino rosso e i calzini, mentre si grattava mollemente una gamba e leggeva un fumetto. Scoppiò a ridere senza rendersene conto e quando Harry si accorse di lui lo guardò storto ma poi gli sorrise.

«Cosa c’è da ridere?»

Allora Louis si era avvicinato, si era seduto sul letto e gli aveva appoggiato una mano sulla guancia. Accarezzarlo lo faceva stare bene, gli sembrava di tenere tra le mani la cosa più bella del mondo quindi sì, era vero, si era innamorato.

«Ho capito una cosa.» sussurrò facendosi spazio e stendendosi al suo fianco, fece salire la mano fino a intrecciare le dita con i capelli morbidi del ragazzo.

«Ah, allora capisco tutto il divertimento.»

Avrebbe voluto dargli un pugno, una spallata o qualcosa del genere, ma poi Harry fece quello sguardo e allora decise che effettivamente era una battuta simpatica e si mise a ridere con lui. Semplicemente non sapeva resistere, se gli occhi troppo verdi di quel ragazzo si illuminavano in quel modo – solo lui poteva avere uno sguardo così dolce e indifeso e allo stesso istante talmente sexy da fargli dimenticare persino il suo nome – Louis non poteva fare altro se non arrendersi, e lui se ne approfittava tremendamente.

«Pensavo che forse ti amo.»

Lo disse così, con ancora la mano abbandonata tra i suoi ricci e la risata di quella battuta stupida nell’aria, e non se ne pentì. Non esisteva il momento adatto per parlare di certe cose, non esistevano discorsi complicati o prefazioni intelligenti – e comunque, se fossero esistite, non erano cose per lui - , c’erano solamente loro due e quello bastava. Perché aspettare? Perché titubare? Lo amava, e allora voleva che Harry lo sapesse.

Quando lo vide arrossire, abbassare lo sguardo e poi rialzarlo per cercare di capire se era uno scherzo pensò, che se era possibile, in quel momento, lo stava amando ancora di più. Scese a posargli un bacio sul naso e cercò di sfoderare il suo sorriso migliore, il più sincero e innamorato che potesse esistere.

«Pensavo che sono sempre felice ultimamente, ma se sono con te lo sono ancora di più. Che ogni volta che canto una canzone cerco il tuo sguardo, perché ti vorrei dedicare ogni singola strofa. Che mi sono ritrovato a pensare che vorrei che x Factor non finisca mai, solo per continuare a stare con te. Pensavo che mi piaci così tanto che non mi interessa che sei un ragazzo, insomma, sei sexy e poi adoro i tuoi ricci. Ero convinto di aver già amato prima ma da quando ti conosco mi sono reso conto che…»

Il discorso che stava facendo, con la voce bassa e gli occhi azzurri piantati in quelli di Harry, fu interrotto improvvisamente da dalle labbra morbide e familiari che si posarono quasi con violenza sulle sue. Le mani piccole e infantili del più piccolo gli circondarono la faccia, tenendolo fermo contro la sua bocca calda, portandolo ancora più vicino quando il bacio si fece più intenso. La porta era ancora aperta e solitamente non si baciavano se c’era la possibilità di essere visti ma non gli importava niente, Louis gli aveva appena detto che lo amava.

Harry aveva sedici anni e negli ultimi due mesi aveva sentito così tante persone dirlo – gridarlo più che altro, ma era più o meno la stessa cosa – e anche prima, qualche ragazza con cui era stato, gli aveva sussurrato quelle parole. Eppure niente era mai stato così perfetto.

«Guarda,» disse allontanando di poco il viso da quello di Louis, «se non ti amavo prima, dopo quel discorso mi hai proprio convinto.»

Poi, mentre ancora il più grande rideva di gusto, si alzò, chiuse la porta a chiave infischiandosene degli altri che avrebbero dovuto tornare presto per andare a letto, e lo vide. Steso sul letto, con ancora il volto arrossato dall’imbarazzo e la maglia a righe stropicciata e bagnata, il volto stanco ma felice, le occhiaie causate dal poco sonno e ancora una macchia azzurra sul mento e lo trovò bellissimo.

Si buttò sul letto e lo baciò. Aveva solo sedici anni, si sentiva un bambino inesperto, ma quello, non potevano esserci altri termini per definirlo, era amore. Louis aveva quasi diciotto anni ed era convinto di star fluttuando per quanto era felice, non gli importava di quello che poteva esserci al di fuori di quella stanza, dentro c’era tutto quello che gli serviva. Se non era amore quello.

Fine.

Tanto fluff! Evviva il fluff! Se vi sale il diabete, o vi si cariano i denti giuro che non è colpa mia ma di Tiziano Ferro che mi ha fatto da sottofondo mentre scrivevo questa roba. Mi è divertito scriverlo, Louis mi sembra abbia i pensieri di un bambino ma secondo me potrebbe benissimo essere così, è di Louis Tomlinson che stiamo parlando! Comunque, volevo qualcosa di leggero e quella frase che ho messo in cima mi ha particolarmente ispirato. E allora, boh, ho scritto.

Domani non mi piace ma per ora mi sembra carina. Ai posteri l’ardua sentenza.

Per chi non lo sapesse, il titolo, significa qualcosa tipo ‘Oh, eccoti!’ e per me ha un significato molto importante visto che è l’inizio della storica dichiarazione Klaine. Blaine capisce guardando l’esibizione di Kurt su di un canarino morto, Louis lavandosi i denti. Si avvicina, no? Ora, seriamente, vi lascio.

Peace and Stylinson.

   
 
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