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Autore: xbritishgirl    29/02/2012    1 recensioni
Sì, sono ancora io. Questa storia nasce come tema scolastico, ma diventa poi un angosciosa storia horror. O almeno, spero lo sia diventata. Sarete voi a giudicare.
Baci, RachelCarrot1D
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One Direction are life

Spesso ripenso a come era la mia vita, nella città in cui abitavo mesi fa. Ero contenta, felice e vivevo tranquillamente, e soprattutto, la mia camera, al contrario di adesso, non mi faceva paura. Ma nonostante ciò, i miei genitori decisero di trasferirsi in una nuova città.

Finalmente, dopo due settimane di preparativi, potemmo accomodarci nella nostra nuova casa. Iniziammo subito ad arredare la casa con i mobili d’estrema necessità e, io, cominciai ad arredare la mia nuova camera da letto. Era molto spaziosa e aveva un piccolo balcone con delle scale che portavano al terrazzo.

Ben presto arrivò la sera e, dopo aver cenato e guardato uno dei miei film horror preferiti, decisi di accomodarmi nel mio nuovo letto nella mia nuova stanza. Verso le due di mattina mi svegliai e accesi la lampada del mio comodino per poter vedere cosa potesse avermi svegliato. Non notai niente di particolare, niente di strano, così cercai di riaddormentarmi.

Ed ecco un’inquietante fruscio, un ticchettio sempre più leggero, e alla fine una porta che si chiude  cigolando. Sapevo molto bene che in quella situazione avrei dovuto riaddormentarmi, o almeno, dirlo ai miei genitori, ma la curiosità che tutto quel rumore mi aveva creato e la voglia d’avventura che incombeva in me, decisero al posto mio: sarei andata a controllare cosa stava succedendo. Presi la torcia, aprii la porta e pensai a dove sarei potuta andare. All’improvviso altri ticchettii leggeri. Venivano direttamente dalla mansarda, l’unico luogo ancora inesplorato della casa. Mi feci coraggio e salii le scale. Mi ritrovai davanti a una porta malridotta, tutta rovinata e impolverata. Per una volta ascoltai una vocina della mia testa e scesi le scale per tornare in camera, lasciando dietro di me la vecchia porta e tutti i rumori presenti nella stanza.

Per una settimana nessun rumore mi incuriosì più, così cercai di dimenticare quelli che avevo sentito il primo giorno, pensando che fossero frutto della mia stanchezza.

Il sabato sera successivo i miei genitori dovettero andare in città per comprare le ultime decorazioni per la casa e per trascorrere una piacevole serata da soli. Io e mia sorella decidemmo di rimanere a casa a guardare un altro dei nostri film preferiti. Verso la metà del film ci addormentammo e fummo svegliate da un rumore alquanto particolare: un fruscio e dei ticchettii leggeri. Anne prese il telecomando per abbassare il volume del film, ma la tv era spenta nonostante entrambe eravamo sicure di averla lasciata accesa. Dei passi pesanti e poi il solito fruscio. Decisi di raccontare allora la mia prima esperienza ad Anne. Alla fine del racconto, senza aprir bocca, corse verso la sua camera e tornò nel salotto con due torce in mano dicendo:” sei pronta sorellina?”. Entrambe sapevamo cosa stavamo facendo ma eravamo coscienti che non saremmo mai riuscite a resistere alla tentazione.

Quando ci trovammo davanti alla porta, il ticchettio fu più pesante e, insieme, decidemmo di aprire la porta. Ci trovammo in una stanza rosa, con tutti i mobili rosa, piena di giocattoli e bambole, vestite con abiti rosa. Ma la bambola che attirò la nostra attenzione fu una bambola nell’angolo della stanza, da sola, con le codine bionde e il vestito rosso sangue. Era diversa dalle altre bambole, c’era qualcosa in lei che ci attraeva. Vietai ad Anne di portarla in casa e lei, a malincuore, annuì.

Passò un’altra settimana e dei rumori non ci fu nessuna traccia. Io e mia sorella avevamo deciso che il sabato sarebbe stato il nostro giorno “avventura” per ricordare il nostro sabato precedente. Alle nove ci saremmo dovute ritrovare in soggiorno per ritornare nella stanza rosa della soffitta. Ma mia sorella quando entrò in soggiorno mi disse che non stava molto bene e che avrebbe preferito rimanere in camera sua a giocare.

Questa storia non mi convinceva così origliai alla sua porta e sentii che stava parlando con qualcuno. Entrai nella stanza e notai che tra le sue braccia c’era una bambola con un vestito che mai avrei potuto dimenticare, rosso sangue.

Mi spiegò che anche lei era salita nella stanza da sola, dopo la nostra prima avventura, perché voleva giocare un po’ con quella bambola bellissima che se ne stava da sola nell’angolino. Ma quando entrò nella stanza la bambola si trovava con gli occhi sbarrati davanti alla porta. Mi spiegò che la bambola le aveva parlato, le aveva detto avrebbe voluto essere sua amica. Non le credetti subito, ma riuscì a convincermi.

Mi sedetti sul suo letto e presi la bambola tra le mani e la fissai, mi ricordava qualcosa: quelle codine da angioletto, quegli occhi azzurri e grandi, quel vestito rosso come il sangue. Ecco! Il sangue! Improvvisamente lanciai la bambola per terra, saltando giù dal letto e avvicinandomi a mia sorella dissi: ”Anne, portala via! È la bambola omicida! La bambola omicida del nostro film preferito! È lei Anne!”. Mia sorella scoppiò a ridere, si avvicinò alla bambola e l’abbracciò dicendo che quella innocua bambola non avrebbe mai ucciso nessuno.

Tremando uscii dalla stanza e mi rifugiai in camera. Poco dopo mia sorella entrò nella mia camera, mi abbracciò e mi disse :” Jasmine, non è lei! Io lo so. Era solo un film. Non posso credere che tu creda veramente a quelle sciocchezze! Adesso dormi però, è tardi.”

Prima di addormentarmi pensai al film della bambola omicida: pensai a cosa mi sarebbe successo e a quel punto tremai di paura. Se fosse stato come nel film la bambola avrebbe cercato di uccidere subito chiunque avesse paura di lei, e poi tutti gli altri.

Sabato 16 dicembre, ore 02.00 sono passati due mesi da quando mi sono trasferita in questa casa ed è da due mesi che ogni sabato, a quest’ora, ho sempre più paura. Alla fine lo so che toccherà a me. Ti sento, bambola omicida. Lo so che sei fuori dalla mia stanza. Sento il tuo ticchettio, il tuo passo e soprattutto il tuo inquietante fruscio.

   
 
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