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Autore: Nico    03/10/2006    10 recensioni
E' la sera che tutti aspettavano, il ballo del Ceppo. Ma le cose non vanno esattamente come Ron ed Hermione hanno immaginato. E' la prima di tre ff che rivisiteranno "leggermente" alcuni avvenimenti del quarto, del quinto e del sesto anno, legate tra loro da un filo comune. La voglia di amare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio da dimenticare


“Dio, come lo odio! Dio come lo detesto! Idiota!”

Hermione Granger sfrecciò lungo il corridoio che portava alla torre di Grifondoro come se avesse il diavolo alle calcagna.

Luci fatate!”, gridò.

Il ritratto della Signora Grassa la squadrò contrariata e poi si scostò brontolando. “I ragazzi d’oggi non sanno più cosa sia l’educazione”.

Hermione entrò nel buco che si richiuse immediatamente alle sue spalle e sprofondò nella morbida poltrona cremisi di fronte al grande camino sempre acceso della sala comune. Era praticamente deserta perché tutti erano ancora a cena, giù nella sala grande. Lo stomaco le brontolò in maniera sospetta, segno che anche lei avrebbe dovuto essere là con tutti gli altri, ma non poteva sopportare la sua presenza un minuto di più.

Ronald Wesley, il più grande deficiente del secolo.


Hermione, ma tu…..sei una ragazza!”, aveva esclamato quella specie di bubotubero!

Sei una ragazza….e cosa credeva che fosse, un troll di montagna?

Fissò lo sguardo sulle fiamme guizzanti e quasi scoppiò a piangere. Ma non lo avrebbe fatto, era uno spreco anche solo versare una lacrima per lui.

Eppure ci aveva sperato, dentro di se sapeva di aver sperato che le chiedesse di andare con lui al Ballo del Ceppo e non sapeva spiegarsene la ragione. Ron ed Harry erano i suoi migliori amici, quelli con cui da quattro anni condivideva ogni attimo della sua giornata, per non parlare delle scorribande notturne. E allora? Perché non le aveva mai nemmeno sfiorato il cervello il pensiero di andarci con Harry? Perché con lui no e con Ron si? Ma ormai era inutile anche solo pensarci.

Anzi, a rifletterci con calma, adesso aveva addirittura un problema in meno. Ora poteva andare al ballo con Viktor Krum. Lui, almeno, non aveva avuto bisogno del binocolo per capire che era una donna.

Krum, il grande, famosissimo Viktor Krum, l’aveva seguita per giorni in biblioteca prima di trovare il coraggio di avvicinarla. Hermione sorrise al ricordo di quello che era accaduto solo pochi giorni prima.


Seduta al solito tavolo in fondo alla sala leggeva svogliatamente il libro di Pozioni quando qualcuno spostò la sedia di fianco e si sedette. Alzò lo sguardo e incrociò quello scuro di Krum. Fece quasi un balzo indietro, non si aspettava di trovarselo così vicino.

Scusami”, disse lui con accento incerto, “non volevo spaventarti”.

N….no, non fa niente.”, rispose lei. Si guardarono per un po’, ma lui non parve intenzionato a dire nulla.

Allora…”, riprese Hermione, sorridendo imbarazzata, “…hai bisogno di qualcosa?”

Lui, a quel punto, abbassò gli occhi sul tavolo, li chiuse e prese un profondo respiro. Poi la guardò di nuovo e tentò di sorridere. Non era poi così male quando riusciva a liberarsi di quel broncio perenne che si portava dietro. “Her…Hermione, vero?”

Lei annuì, in attesa.

Hermione, vorrei chiederti se……”

“….se….?”

Se sei già impegnata per il ballo”

Hermione restò a bocca aperta. Viktor Krum, il più grande cercatore al mondo, nonché uno dei campioni del torneo, le stava chiedendo di essere la sua dama al ballo.

Bèh, io….non so cosa dire, è solo che….”. Dì di si!, le urlò il suo cervello, dì di si! Ma la sua bocca non sembrò cogliere il messaggio.

Lui rimase in attesa, poi abbassò gli occhi e cominciò ad alzarsi, ancora più cupo e ingobbito del solito. “Non importa, non ti preoccupare, borbottò.

No, aspetta!”, esclamò lei. Finalmente la lingua le si era sciolta di nuovo. “Non ho detto di no, è solo che vorrei pensarci un po’….sai, tu sei….bèh, lo sai chi sei, e io non amo molto essere al centro dei pettegolezzi dell’intera scuola, quindi, se per te non è un problema…”

Le labbra di lui si incresparono di nuovo in un sorriso appena accennato, poi annuì. “Okay, allora….aspetto la tua decisione”

Lei gli sorrise e lui scomparve tra le pesanti porte di quercia della biblioteca.


Hermione estrasse la bacchetta e la puntò verso le fiamme del camino, agitandola nell’aria per farle turbinare in tante piccole spirali. Sapeva che il motivo per cui non aveva accettato subito l’invito di Krum non era esattamente quello che gli aveva propinato. Insomma, non del tutto. La verità era un’altra. Aveva sperato che Ron la invitasse, che si avvicinasse a lei e glie lo chiedesse come aveva fatto con una quantità di altre ragazze. Ci aveva provato anche con Fleur santo Dio! Ed era ovvio che non avrebbe avuto alcuna speranza con lei.

Si alzò di scatto dalla poltrona e uscì dalla sala comune. Scese le scale fino all’ingresso della scuola, fissò la porta della sala grande e poi uscì, avviandosi a passi lunghi verso il lago.

La vela della nave di Durmstrang sbatteva violentemente e il vento era gelido. Hermione si strinse nel mantello e si guardò attorno, aguzzando la vista nel buio. Niente.

Poi sentì una mano posarsi sulla sua spalla e si girò. Era Viktor.

“Hermione ciao.”, la salutò lui, incerto.

“Viktor……sono qui perché volevo dirti che….che accetto il tuo invito, sarò felice di venire con te al ballo”. Una stretta allo stomaco la prese alla sprovvista, ma tentò di non farci caso e continuò a sorridere.

“Davvero? Sono felice, non c’era nessun’altra ragazza con cui avrei voluto andare”, disse lui.

“Bèh, allora…..”, balbettò Hermione imbarazzata, “Ci vediamo al ballo”

Lui le sorrise, si chinò e prendendole gentilmente il viso tra le mani la baciò su una guancia “Al ballo, allora”, disse, e si incamminò verso la nave.


*****************************


Ron, sdraiato sul letto, fissava il soffitto del dormitorio in modo così insistente che Harry si spazientì e gli dette una gomitata nelle costole.

“Ouch!....che ti prende!”

“Che prende a te piuttosto! Sono due ore che non fai altro che stare col naso per aria!”

Ron non rispose e si girò su un fianco, voltandogli le spalle.

“E’ per la storia di Hermione? Bèh, lo sai com’è fatta….”, ammiccò Harry, “anche se pure tu….avresti potuto evitare quel commento sul fatto che anche lei è una ragazza!”,.

Ron balzò a sedere e fulminò Harry con occhi fiammeggianti. “Che cavolo c’entra Hermione, adesso?! Ho forse nominato Hermione?! Eh?!”

“No, no, ma veramente io non volevo….”

“Non capisco perché ogni volta che sono di malumore tiri fuori Hermione”, continuò Ron, ignorando completamente le parole dell’amico. “Può andare al ballo con chi le pare!”. Si girò di nuovo sul fianco e chiuse gli occhi, pretendendo di voler dormire.

“Okay, scusa, lascia perdere. Allora scommetto che sei preoccupato perché non hai nessuna con cui andare”

Ron si voltò dall’altro lato per guardarlo e sorrise radioso. “Si, è per quello!”

“Allora non c’è problema, ho risolto per tutti e due. Prima di salire ho incontrato per il corridoio Calì e la sua gemella Padma, quella di Corvonero. Le ho invitate….anche Padma, per te!”

Ron lo guardò con gli occhi stretti. “E se avessi già trovato qualcun’altra?”

Harry lo studiò scettico. “L’hai trovata?”

Ci fu un attimo di silenzio, poi Ron si rilassò e si abbandonò a peso morto sul cuscino. “No, nessuna. Dopo la figuraccia con Fleur pensavo che Hermione….”. Quasi si morse la lingua. Non voleva nemmeno sentirla nominare, perché doveva essere proprio lui a farlo?!

“Insomma, grazie. Mi hai risolto un problema”, borbottò alla fine.

Harry sorrise e si infilò il pigiama sgusciando sotto le coperte e Ron fece lo stesso. Neville russava già e Dean e Seamus rientrarono in stanza pochi minuti dopo, infilandosi in fretta nei loro letti.

Ron rimase sdraiato sulla schiena con le braccia dietro la testa ad ascoltare il respiro degli altri che lentamente si faceva sempre più pesante e regolare.

Tutti si erano addormentati….tranne lui. Non era nemmeno vicino ad assopirsi. Perché Hermione se l’era così presa? E soprattutto, perché lui era così infuriato per il fatto che lei se ne fosse andata in quel modo?


*********************


Quando arrivò la sera del ballo Ron pensò che la sua vita fosse finita.

Il vestito che sua madre gli aveva spedito era ancora peggio di quello che immaginava. In confronto a quello l’abbigliamento di Nick Quasi Senza Testa poteva definirsi moderno! E poi c’era il fatto di dover ballare….quella serata non avrebbe potuto finire in altro modo che in un disastro.

Lui ed Harry incontrarono le loro accompagnatrici fuori dalla sala comune. Entrambe erano molto graziose, indossavano vestiti di colori sgargianti che creavano un bel contrasto con la tonalità scura della loro pelle.

Padma arricciò il naso alla vista di Ron, ma poi gli sorrise, facendo del suo meglio per non notare il colletto del vestito maldestramente tagliuzzato.

Ron continuava a guardarsi attorno, lanciando occhiate furtive al ritratto della Signora Grassa che nascondeva l’ingresso. Solo Harry se ne accorse, e sorrise sotto i baffi.

“Avete visto Hermione?”, domandò. Non che fosse molto curioso di sapere dove fosse, ma doveva aiutare Ron in qualche maniera, faceva pena.

“No, era già pronta quando sono salita, ed è uscita. Sapete con chi va al ballo? Non ha voluto dirmelo”, disse Calì.

“No, non lo sappiamo”, borbottò Ron. Per un attimo era stato felice che fosse stato Harry a fare la domanda fatidica, ma in quel momento desiderò che non l’avesse fatta. Il solo sentire pronunciare il suo nome gli provocava una strana e frustrante sensazione alla bocca dello stomaco. E poi, con chi cavolo andava al ballo?!

Scesero fino alla Sala Grande e le porte si aprirono. I campioni di Hogwarts e le loro dame entrarono seguiti da tutti gli altri, e nello stesso momento, da altri due ingressi, comparvero gli studenti di Durmstrang e di Beauxbatons.

E fu allora che Ron sentì una voragine aprirsi sotto i suoi piedi. O almeno lo credette perché provò la stessa sensazione allo stomaco di quando, volando sulla scopa, si incontra un vuoto d’aria e ci si ritrova all’improvviso parecchi metri più in basso di dove si era prima.

Hermione entrò sorridendo ad braccio di Viktor Krum, e avanzò con passo leggero verso il centro della sala per aprire le danze assieme al suo campione.

Pareva raggiante, e i suoi capelli erano lisci, lucidi e brillanti come uno specchio. Indossava un vestito da sera color pervinca che le fasciava la parte superiore del corpo, ed era abbastanza scollato per permettere di intravedere l’inizio del seno, cadendo poi, nelle parte inferiore, in morbide onde che fluttuavano attorno alle sue gambe dando l’impressione che camminasse sull’acqua.

Padma dovette trascinare Ron quasi di peso fino ad un tavolo. “Che c’è?”, disse, trovando due posti liberi.

“N…niente”, balbettò lui, sedendosi. Krum la teneva stretta per la vita e lei aveva un braccio avvolto attorno a lui, e l’altro attorno al suo collo. Non le toglieva gli occhi di dosso, e Ron capiva bene il perché. Era meravigliosa. Come aveva fatto a non accorgersene? Era cieco? E quella frase….”....Hermione….tu sei una ragazza!”…..idiota! Idiota! Certo che era una ragazza, non ne aveva alcun dubbio. Osservò il suo corpo che si muoveva leggero e aggraziato contro quello più massiccio ed imponente di Krum, osservò le sue forme trasparire dal vestito aderente, e un calore improvviso cominciò a salirgli dal collo fino alla punta delle orecchie.

Strinse il bordo della sedia per trattenersi dall’alzarsi e lanciare a quell’ungherese una maledizione orcovolante degna di Ginny, e quando Padma picchiò leggermente sulla sua spalla per attirare la sua attenzione, si voltò di scatto, quasi digrignando in denti.

“Hai intenzione di invitarmi a ballare?”

“NO!”

Lei lo fissò corrucciando la fronte, e senza dire una parola di più scattò in piedi e scomparve tra la folla.

Ron non se ne accorse nemmeno. Continuava a fissare le mani di Krum accarezzare nella danza il corpo di Hermione e si sentì come svuotato da ogni cosa, ad eccezione dalla rabbia….e dalla gelosia.

La musica finì e Ron si guardò attorno per individuare Harry. Lo vide in fondo alla sala, intrappolato in una discussione con Neville e Ginny, mentre Calì continuava a strattonargli la manica del vestito per convincerlo a tornare in pista.

Quando rivolse di nuovo l’attenzione verso Hermione si sentì morire. Era sparita. Si era girato per pochi secondi ed erano bastati per perderla di vista. E Krum? Sparito anche lui.

Ron si alzò e cominciò a vagare per il salone, scrutando in ogni angolo. Le coppie, intanto, continuavano a danzare leggere in mezzo alle decorazioni scintillanti della sala, i loro passi scanditi dalla musica selle sorelle Stravagarie.

Sarebbe stato tutto un sogno se avesse invitato Hermione. Ma lei era con qualcun altro, e tutto si stava trasformando in un incubo.

Presto si rese conto che era inutile continuare a cercarla lì dentro e uscì dalla Sala Grande, ritrovandosi in un batte d’occhio sulla scalinata che portava all’esterno del castello.

Uscì nell’aria fresca della notte e inalando profondamente ritrovò un po’ di calma. Iniziò a passeggiare per il giardino, riflettendo su quello che stava provando. Non era niente, probabilmente era solo……gelosia, si, ma per un’amica.

Fin dall’inizio lui, Harry ed Hermione erano sempre stati inseparabili, e ora bastava un campione di Quidditch qualunque per buttare all’aria tutte le sue certezze? Okay, non uno qualunque….Viktor Krum non poteva definirsi uno qualunque, ma detto questo, si ripromise di distruggere qualunque cosa glie lo ricordasse appena tornato in camera.

Hermione poteva essere ovunque, il castello era immenso e il parco lo era ancora di più. Vagare senza meta non aveva nessuno scopo e ormai era arrivato in prossimità della foresta. Si voltò per tornare sui suoi passi, verso il bagliore invitante che traspariva dall’ingresso, quando il suo sguardo venne catturato da un guizzo color pervinca.

Si nascose immediatamente dietro il tronco di un albero e quando fu certi che i due non si erano resi conto della sua presenza fece capolino con la testa.

Krum ed Hermione parlavano, ma da quella distanza non riusciva a sentire nulla, solo indistinti bisbiglii.

Lui parlava tenendole le mani, ma lei non lo guardava. Teneva gli occhi fissi a terra e ogni tanto annuiva, ma niente di più.

Ron si chiedeva cosa lui le stesse dicendo, e allo stesso tempo non desiderava altro che andare là e mettersi in mezzo per separarli. Avrebbe dato chissà cosa per avere a portata di mano un bel paio di orecchie oblunghe….


*********************


Hermione si sentì afferrare le mani con decisione e alzò il viso per incontrare lo sguardo di Viktor.

Doveva ammettere di essersi divertita, ballare con lui in mezzo a tutta quella gente che la guardava, volteggiare sulla pista senza pensare a niente, l’aveva fatta sentire bene…..quasi bella.

Per un po’ di tempo era riuscita a non tornare col pensiero a Ron e a come si sentiva nei suoi riguardi. Ma poi Viktor l’aveva trascinata fuori e le aveva detto che doveva parlarle, ed ora era lì, nel giardino di Hogwarts, sotto quell’albero….. e non sapeva cosa fare.

Viktor la scrutò con occhi penetranti. “Hermione…..”, cominciò, parlando piano. Quel tono così pacato, quasi dolce, non sembrava nemmeno adatto alla sua voce burbera.

“Hermione, io… volevo dirti che sono stato molto bene stasera”.

Lei abbassò di nuovo gli occhi sulle loro mani giunte e tentò timidamente di ritrarle. Lui parve non accorgersene e continuò a mantenere la presa salda.

“A….anch’io sono stata bene, davvero, ma….”

Lui non le permise di finire. “Mi piaci molto, Hermione….da quando sono arrivato qui a Hogwarts ti ho notata subito. E quando hai accettato il mio invito per il ballo ho pensato….bèh, ho pensato di piacerti anch’io”.

Hermione non si era mai sentita così in imbarazzo. Era questo che si provava quando un ragazzo si dichiarava? Disagio? Non paté evitare di pensare a come avrebbe reagito se al posto di Viktor ci fosse stato Ron.

Forse le mani sarebbero state altrettanto sudate, e il cuore le avrebbe battuto in petto come un tamburo allo stesso modo, ma probabilmente sarebbe stata……felice?

Non lo sapeva. Da un lato il pensiero che tra lei e Ron potesse nascere qualcosa le faceva girare la testa, ma dall’altra parte la spaventava a morte. Sarebbe cambiato tutto tra loro due, le cose sarebbero diventate più complicate.

E poi c’era Harry.

Loro tre erano una cosa sola, un gruppo, e se lei e Ron si fossero messi assieme quell’equilibrio si sarebbe spezzato. Eppure….

Prese un respiro profondo e decise di farsi coraggio. “Viktor, tu mi piaci, hai ragione, ma non in quel modo”.

Per un attimo lui allentò la presa sulle sue mani e lei riuscì a ritrarle. Lui aveva un’espressione stupita, quasi addolorata: Non voleva farlo stare male, ma mentirgli non aveva senso. “Io…..sono innamorata di un altro ragazzo”. Ecco, l’aveva detto, si chiese se a lui o a se stessa.

“Innamorata?”, ripeté lui. Rimase a fissarla per qualche momento, poi quasi le sorrise. “Potter, vero?”

Hermione spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Harry? No! Io e lui siamo solo…..buoni amici, ecco”.

Krum la guardò di traverso, sembrava che faticasse a crederle. “E chi, allora? State sempre assieme, in questi giorni vi ho osservati, voi due e l’altro ragazzo, quello coi capelli rossi, e pensavo….”. Una scintilla gli scoccò negli occhi. “Oh….”

Hermione arrossì e gli sorrise. “Già, oh….”

“E lui lo sa?”, domandò Krum, circondandole le spalle.

Ron fremette a quel gesto, frustrato dal fatto di non riuscire a sentire una parola, ma rimase nascosto dietro l’albero.

Hermione sentì gli occhi riempirsi di lacrime e voltò la testa per nasconderle. “Non lo sa…credo che non abbia capito. Ma non ha importanza, non potremo mai stare insieme”.

Lui, allora, la afferrò per le spalle e la costrinse a guardarlo. I loro visi erano solo a pochi centimetri di distanza, poteva sentire il suo respiro caldo che la accarezzava. Forse doveva baciarlo, se lo avesse baciato il pensiero di Ron se ne sarebbe andato e sarebbe stato meglio per tutti.

“Perché?”, mormorò Viktor.

Si, perché? Perché erano amici…..perché il loro rapporto con Harry era più importante…..o forse semplicemente perché non aveva il coraggio di cambiare. Era riuscita ad affrontare la morte ma non aveva il coraggio di cambiare questa semplice, piccola cosa che però avrebbe rivoluzionato il suo mondo.

Chiuse gli occhi. “E’ troppo complicato…”, sospirò. Lo sentiva vicino, sempre più vicino, finché il rumore di qualcuno che si schiariva la gola non la fece sussultare.

Spalancò di nuovo gli occhi. Ron.

Era alle spalle di Viktor, e anche se il suo volto era in parte celato dall’oscurità, le deboli luci del parco, si riflettevano sui suoi capelli rendendoli simili a fiamme guizzanti.

“Ron….”, mormorò Hermione.

“ Ti cercavo”, rispose lui, cupo. Stringeva i pugni talmente forte che le unghie delle mani gli si conficcarono nei palmi.

Krum fece vagare lo sguardo dall’uno all’altro, poi lasciò le spalle di Hermione e si chinò, baciandola sulla guancia. “Ci vediamo dentro”, mormorò, e le accarezzò il viso col dorso della mano. Percepì quasi fisicamente lo sguardo dell’altro ragazzo che gli trapassò la nuca, ma indirizzandogli un sorriso che usci più come una indefinibile smorfia si incamminò a lunghi passi verso il castello.


*******************

Entrambi rimasero immobili per qualche minuto, avvolti dall’oscurità che sembrava proteggerli. La vicinanza con la foresta e la mancanza di luce avrebbero indotto chiunque altro ad allontanarsi e ricercare un luogo più sicuro. Ma non loro. Non in quel momento. L’erba frusciò sotto i piedi di Ron quando si mosse per avvicinarsi a lei.

“Hai detto che mi cercavi”, mormorò Hermione. “Perché?”

“Perché non ti abbiamo più vista in sala e Harry mi ha chiesto di venirti a cercare. Non è sicuro uscire da sola con uno di Durmstrang.”, rispose Ron tentando di controllare il tremito della voce.

Hermione trattenne il fiato, e con esso tentò di trattenere invano le lacrime che le riempirono gli occhi. “Herry ti ha mandato a cercarmi, uh?”, ringhiò. “Bèh, allora vai a dirgli che mi hai trovata e che il ragazzo di Durmstrang non mi ha torto un capello”.

“Hermione, non ti puoi fidare di Krum!”, rispose Ron, alzando la voce e muovendo un passo verso di lei. “E’ un avversario di Harry nel torneo, potrebbe voler usarti per avvantaggiarsi su di lui!”

“Certo, perché è questo tutto ciò che un ragazzo può vedere in me, giusto Ron?!”, singhiozzò lei.

Perché non riusciva a lasciar perdere? Tanto era tutto inutile, litigare con lui non sarebbe servito a niente, non c’era scopo.

“No, non volevo dire questo, lo sai. Ma è rischioso uscire di notte così, da sola!”, gridò Ron

“Non ero sola, c’era Viktor con me, se non te ne fossi accorto!”

Ron sentiva il sangue ribollirgli nelle vene come lava incandescente. Viktor?! Aveva la testa pesante e gli ronzavano le orecchie. “Non lo conosci nemmeno! Come fai a fidarti di lui?! A farti toccare da lui?!”

Hermione aprì e chiuse la bocca senza sapere cosa rispondere. Avrebbe voluto urlargli contro con tutto il fiato che aveva in corpo che doveva farsi i fatti suoi, invece mormorò, “cosa hai visto?”

Ron mosse un passo ancora nella sua direzione e lei si ritrovò praticamente con la schiena appoggiata al tronco e lui a pochi centimetri di distanza che la sovrastava.

Non era mai stata così consapevole della sua altezza e di quanto il suo corpo fosse cambiato come in quel momento. Ron non era più un bambino, ormai la superava di almeno una testa, e aveva spalle larghe e braccai forti, braccia che in quel momento si stavano alzando verso di lei.

Ron appoggiò le mani contro l’albero, ai lati della sua testa.

Hermione riusciva a vedere solo lo scintillio dei suoi occhi nel buio, ma sapeva di che colore erano. Azzurri, di un azzurro talmente profondo che avrebbe rischiato di annegarvi.

“Ho visto che si avvicinava a te, e che ti abbracciava, e io…..”. Smise di parlare e lei lo vide chiudere gli occhi e inspirare profondamente.

“E tu?”, mormorò.

“E io non …..io non lo sopporto…..non sopporto che ti tocchi”.

Hermione percepì il suo cuore fermarsi per un attimo. Sapeva che non era possibile, ma era quello che aveva sentito. “Ron…”

La testa gli girava come una trottola, e aveva il naso pieno del suo profumo, e la sua pelle era così vicina che non toccarla era quasi doloroso. Staccò una mano dal tronco e con dita tremanti le accarezzò il viso dolcemente, scendendo lentamente sul collo. La vide chiudere gli occhi e abbandonare la testa all’indietro, scoprendo una porzione ancora maggiore di pelle. Allora si abbassò e posò le labbra sulla sua gola, provocandole un gemito. Continuò a baciarla risalendo verso il suo viso finché le loro labbra non si incontrarono, e allora lei aprì gli occhi. Rimase immobile, impietrita.

Non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile che tutto questo stesse succedendo, sapeva che non era giusto, che tutto sarebbe andato male. E se si fossero messi assieme e poi fosse finita? Allora sarebbe stato impossibile tornare indietro, e lei lo avrebbe perso, come avrebbe perso Harry, e Ginny….sarebbe rimasta sola.

Eppure non riuscì a resistere. Le labbra di lui continuavano a muoversi sulle sue, ed erano proprio quello che aveva immaginato, morbide, dolci e gentili. Poi sentì l’umidità della punta della sua lingua e quasi automaticamente, come se non ci fosse nulla di più naturale, dischiuse la bocca per accoglierlo.

Era sovrastata dalla sensazione, e le mani di lui che avevano cominciato ad accarezzarle i fianchi, e che le percorrevano il corpo come se bramassero di conoscere ogni minimo dettaglio, non facevano altro che sovraccaricarle i sensi. Parvero ore i minuti che trascorsero così, esplorandosi sopra i vestiti , baciandosi come nessuno dei due avrebbe creduto possibile solo poche ore prima, ma alla fine si separarono.

Ron la fissò ansimante, poi, improvvisamente, si raddrizzò e si fece indietro di qualche passo. “Io…..mi dispiace Hermione….non…” Continuò a camminare all’indietro, allontanandosi da lei come se fosse spaventato. “Non volevo…”

Lei lo guardò indietreggiare e ad ogni suo passo il terrore nel suo cuore aumentava. Stava succedendo, lo vedeva nei suoi occhi, nei suoi gesti. Cosa avrebbe fatto, ora? Come sarebbe riuscita ad andare avanti senza i suoi amici….senza di lui? Iniziò a singhiozzare piano, mentre lui continuava ad allontanarsi, finché non le girò le spalle e prese quasi a correre verso il castello.

Allora Hermione estrasse la bacchetta e compiendo lo sforzo più grande della sua vita gridò il suo nome. “Ron!”

Lui si fermò, si voltò lentamente e non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo che la sentì gridare. “Oblivion!

Rimase impietrito sul posto ed ebbe la sensazione che la testa gli si svuotasse e che gli si riempisse di nuovo, solo in maniera un po’ diversa.

Hermione nascose in fretta la bacchetta e si asciugò gli occhi. Si sentiva sfinita.

Lo guardò scuotere la testa e avrebbe voluto baciare via quell’espressione confusa dal suo viso, baciare di nuovo le sue labbra morbide….Ma no, non poteva.

Lui era Ronald Wesley e lei Hermione Granger, e Ronald Wesley ed Hermione Granger erano amici, niente di più. Solo amici.

Sarebbe stato tutto più facile.

Mosse qualche passo verso di lui e gli sorrise. “Ron, cosa fai qui?”

Lui la guardò smarrito. “Sono venuto a cercarti…credo….”

“Credi?”

Lui si guardò attorno, pensieroso. “Si, non ti ho più vista in sala e credevo che fossi uscita con Krum, allora sono venuto a cercarti, ma….dov’è Krum?”

“Viktor è ancora dentro, sono uscita solo a prendere una boccata d’aria”

“Sei sicura? Io credevo che…..mi pareva che….”, balbettò lui.

Allora Hermione lo raggiunse e fingendosi divertita lo prese sotto braccio. “Ronald, credo che tu abbia esagerato con la burrobirra stasera….non è che qualcuno te l’ha corretta con qualcosa?”

Lui parve ancora perplesso per un momento, poi scosse la testa e le sorrise. “Mah, forse è stata Padma, per vendicarsi del fatto che non l’ho fatta ballare nemmeno una volta!”

Hermione rise ma piegò il capo, non voleva che lui vedesse le lacrime che ancora non riusciva ad inghiottire del tutto. “Povera Padma, non sa che fortuna ha avuto, sei una frana a ballare, Ron, le avresti distrutto i piedi!”

Lui fece una smorfia e sbuffò. Pensò a quanto era strano che si fosse ubriacato, non aveva praticamente bevuto nulla. Non era poi tanto male sentirsi la testa così leggera.

Strinse il braccio di Hermione e insieme risalirono il prato per tornare al castello, in mezzo a tutti gli altri…….come sempre.

  
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