.,;:oO٭°*“Unconditional Love”*°٭Oo:;,.
by BloodyMoon
“-Non credo nell’amore incondizionato. Cos’è, tagliami le
orecchie, rubami tutto, tanto ti amo?
- Sì, e anche di
più.
- Di più?!
- Non sei tenuto a
riamarmi…”
(dal film “Unconditional Love – Insieme per caso”)
04/10/06
Dedicato a Mistress Lay, con
tutto il mio amore: perché è una persona speciale, che mi ha aiutata,
sostenuta, voluto bene con ogni sua parola. E perché io la stimo e le voglio
bene, anche se non ci siamo mai incontrate. Perché se la nostra non si può
considerare un’amicizia, per me è anche di più, perché le voglio bene
nonostante io non l’abbia mai incontrata, perché qualsiasi cosa faccia sono
sicura le vorrò comunque bene. Perché provo un amore incondizionato per la
persona che è dentro, e che io ho conosciuto attraverso ogni sua parola e ogni
sua storia… In breve: Lay,
ti voglio bene. Tantissimi auguri di compleanno!
Il giovane uomo dai
capelli corvini osservava l’oggetto che teneva in mano con sguardo pensieroso.
Voleva sapere. E il momento era arrivato: ora o mai più. E lui non voleva
lasciarsi fuggire quell’occasione, non poteva… Il tempo a sua disposizione era
breve, aveva guadagnato un po’ di tempo, ma prima o poi l’avrebbero scoperto, e
si sarebbero accorti della mancanza di quel preziosissimo oggetto, primo e
unico nel suo genere. E, in quel caso, doveva fare in modo di sembrare pulito.
Assottigliò gli
occhi profondi dallo sguardo famelico, osservando per un’ultima volta il
monile, prima di girarlo più e più volte. Non lanciò nessuno sguardo alle sue
spalle, non rimpiangeva ciò che stava lasciando, nessuno lì era importante per
lui, non quanto quello che doveva conoscere. Doveva lasciare tutto quello,
anche se solo per poco. E senza emettere una sola parola, sparì.
Harry Potter
passeggiava per i giardini di Hogwarts, nervosamente. Scalciò il suolo, alzando
un po’ di terra, ma non se ne curò. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era
che era stato infinitamente stupido. Non c’era altro termine. Perché non si
poteva dire nient’altro di una persona che continuava imperterrita a provare
certi sentimenti per un altro individuo che, era evidente, non ricambiava.
Anzi, ora che ci pensava meglio, un altro termine c’era: masochista!
Perché tra tutti i
ragazzi che c’erano ad Hogwarts e nel resto del mondo, lui, Harry Potter, il
Bambino Sopravvissuto, Colui Che Secondo Una Profezia Avrebbe Dovuto
Sconfiggere Voldemort, doveva andare ad innamorarsi perdutamente di Draco
Malfoy, Principe Delle Serpi E Degli Stronzi?! Non era concepibile! Ma non il
fatto in sé, quanto quello che non si era preso una cottarella adolescenziale –
poteva capitare, era comprensibile, dopotutto Malfoy era oggettivamente un bel
ragazzo, non si poteva negare l’evidenza – ma perdutamente innamorato, della
serie che se il biondino gli avesse chiesto di buttarsi dalla Torre di
Astronomia solo per il divertimento di pochi attimi, lui l’avrebbe fatto.
Ed era ciò che stava
succedendo, praticamente. Draco lo stava uccidendo dentro giorno dopo giorno,
con la sua cattiveria, la sua ipocrisia, la sua voglia di potere, e la capacità
di riuscire ad approfittare di qualsiasi cosa. E tutto ciò lo confondeva,
perché Malfoy l’attimo prima gli dava corda facendogli credere che almeno un
minimo ricambiasse i suoi sentimenti, e l’attimo dopo lo trattava coma una
pezza da piedi, umiliandolo, ferendolo, uccidendolo volta dopo volta, e non
sapeva se sarebbe riuscito a resistere ancora per molto.
Il fatto era che lui
non voleva resistere. Non avrebbe smesso di amarlo solo perché l’altro
non ricambiava, e questa era la cosa peggiore. Oltretutto, ora era solo, perché
Draco aveva posto delle condizioni: o lui o i suoi amici. E Harry aveva scelto
Malfoy, la sofferenza, il dolore.
Scalciò nuovamente a
terra, ormai giunto nei pressi della Foresta Proibita, reprimendo un verso di
disperazione. Prima o poi il suo senso di sopravvivenza sarebbe riuscito a
sovrastare quello del masochismo, e allora avrebbe finalmente voltato le spalle
a tutto questo…
Non fece in tempo a
pensare altro, che qualcosa o qualcuno gli cadde direttamente addosso,
facendolo crollare a terra, mentre si lasciava sfuggire un gemito di sorpresa.
Rilasciò un sospiro, esasperato: la sfortuna sembrava non averlo abbandonato,
era ancora l’unico a riuscire ad essere preso in pieno da qualche giocatore di
Quidditch o qualcosa di simile – perché chi altro poteva cadere dal cielo così?
…Ma quando alzò finalmente lo sguardo sullo sfortunato essere che aveva
incrementato notevolmente la percentuale di fortuna giornaliera di Harry Potter,
per poco il moretto non svenne, anche se un’espressione piuttosto stupita –
diciamocelo, molto stupida, decisamente da pesce lesso – gli si dipinse
in viso, prima che il giovane Grifondoro, con un notevole colpo di reni,
scambiò le posizioni, in modo da sovrastare l’altro ragazzo e puntargli la
bacchetta alla gola, fulmineo.
«Tom Riddle! Come
diavolo fai ad essere qui?» chiese, senza realmente aspettarsi una risposta,
poiché già pronto a lanciargli un incantesimo ben calibrato.
L’altro giovane
ragazzo respirò a pieni polmoni, affaticato e confuso, adocchiando sospettoso
la bacchetta che gli era stata puntata alla gola, e notevolmente sorpreso di
essere riconosciuto. Eppure, mantenne quell’espressione glaciale e
indifferente.
«Come conosci il mio
nome, ragazzino?»
Harry rimase
perplesso da quella domanda, ma non smise di tenere d’occhio l’altro ragazzo.
Lo fece alzare in piedi, seppur tenendogli ancora la bacchetta puntata.
«Ok, mettiamola in
modo più semplice: come diavolo fai ad essere qui davanti a me, in carne e
ossa, se ho ucciso il tuo maledetto ricordo cinque anni fa?!» chiese ironico
Harry, cominciando ad alterarsi.
Per la prima volta,
Tom Riddle abbandonò la sua espressione così piena di sicurezza, per assumerne
una decisamente più stupita. Come diavolo fa a conoscere il Diario, questo
ragazzino?, pensò il futuro Lord Voldemort, tra l’irritato e il confuso.
«Come conosci il
Diario, ragazzino?» si decise infine a chiedere. Infondo non sarebbe mai venuto
a capo di tutta quella storia da solo, senza conoscere i particolari.
Harry inarcò un
sopracciglio, perplesso da quella domanda, ma si riprese ben presto. «Non
cercare d’ingannarmi, Riddle. E smettila di chiamarmi ragazzino! Ormai la
differenza di età tra noi non è poi così abissale. Anzi, probabilmente abbiamo
la stessa età…» rispose Harry infastidito, adocchiando la divisa dell’altro
ragazzo, dove – com’era prevedibile – faceva bella mostra di sé il simbolo
della Casata di Serpeverde.
«Come vuoi… —
concesse Riddle per nulla colpito, facendo un gesto noncurante. — Ora posso
sapere in che epoca sono?»
«Cosa?! Siamo nel
1997, ovviamente… — cominciò Harry, ma bloccò la frase a metà, come
comprendendo qualcosa che prima non aveva afferrato. — Vuoi dire che sei venuto
fin qui dalla tua epoca?!» domandò poi il moretto stupito.
Il futuro Lord
Voldemort scrollò le spalle. «Devo sedermi…» mugugnò il moretto, ancora
sconvolto, abbassando la bacchetta, e sedendosi su un masso lì vicino. Dal
canto suo, Riddle si appoggiò tranquillamente al ramo di un albero, incrociando
le braccia, in attesa, mugugnando qualcosa sul fatto che era andato troppo
avanti nel tempo.
Harry fece per dire
qualcosa, ma i suoi amici si avvicinarono a passo deciso verso di lui.
«Harry!» esclamarono
Ron ed Hermione in contemporanea, giungendo finalmente davanti a lui.
«Non puoi andare
avanti così! Non puoi smettere di parlarci senza darci un motivo valido…» disse
Hermione con tono dolce ma determinata ad avere una risposta.
Harry alzò gli occhi
al cielo, esasperato. «Sentite…» fece per dire, ma il rosso lo interruppe,
quasi non accorgendosi della presenza di un terzo individuo sconosciuto.
«No, Harry. Almeno
se non te ne frega più niente di noi diccelo in faccia, perché sinceramente
seguirti ogni giorno solo perché soffri di manie di protagonismo…»
A quelle parole,
Harry scattò in piedi. «Perché ogni volta che litighiamo devi sempre pensare
che io lo faccia solo perché sia un egocentrico del cazzo?! — chiese il
Grifondoro, tra l’arrabbiato e il deluso. — Cosa ti dovrei dire?! Anche se ti
dicessi che non l’ho fatto per mio volere non mi crederesti, quindi…»
«Intendi dire che
qualcuno ti ha costretto, Harry?! E perché mai?» domandò Hermione, piuttosto
perplessa, zittendo Ron che aveva già un’espressione scettica dipinta in viso.
Harry voltò loro le
spalle, quasi con vergogna, incrociando le braccia, quasi dimenticandosi che
Tom era lì, poco lontano, e lo fissava con sguardo curioso. «Non sempre l’amore
è facile…» mormorò il moretto in risposta, accarezzandosi lievemente le braccia,
in un abbraccio che rendeva la sua figura ancora più triste e solitaria.
Se avesse rivelato
tutto, avrebbe rischiato che Draco non l’avrebbe più voluto con sé, e questo
non poteva permetterselo…
L’amica cercò di
ribattere, in cerca di spiegazioni, ma Harry li allontanò malamente. «Ora
lasciatemi stare!» esclamò, prima di ricordarsi di Tom e prenderlo per un
braccio, allontanandosi con lui.
Hermione boccheggiò
per qualche attimo, sorpresa. «Ma… ma chi diavolo era quello?» chiese.
Ron scrollò le
spalle, irato. «Probabilmente la persona per cui ci ha abbandonati…»
«Cos-Cosa diavolo
stai facendo??» chiese Tom, sorpreso, mentre, ancora tenuto per un braccio,
veniva ballonzolato per i giardini di Hogwarts.
«Mi sto
allontanando, è evidente.» rispose Harry, tranquillamente.
Lasciò la presa al
suo braccio, ma continuò a camminare «Ricordati che io ti odio ancora…»
mormorò, senza smettere di guardare davanti a sé. Tom inarcò un sopracciglio,
mentre si sistemava la parte sgualcita della divisa, allungando poi il passo,
per raggiungere l’altro ragazzo.
«Devi ancora
spiegarmi perché mi odi… Sono venuto qui proprio per vedere come sarebbe stato
il mio futuro…»
Harry non disse
niente.
«Ehi, ragazzino,
ascoltami quando ti parlo! — esclamò, ma vedendo lo sguardo del coetaneo, alzò
gli occhi al cielo esasperato. — Harry…» aggiunse. Compiacere quel dannato
ragazzino con quella ridicola cicatrice piantata in fronte era l’unico modo per
avere informazioni.
Il Grifondoro si
voltò brevemente verso di lui, sorpreso. Gli aveva fatto uno stranissimo
effetto a sentirsi chiamare per nome, non da un Voldemort ormai decadente, ma
da un giovane ragazzo che l’aveva chiamato con tono caldo, così diverso da
quello usato per decretare la maledizione che aveva messo fine alla vita dei
suoi genitori…
«Per questo ti sto
portando da Dumbledore…» mormorò, continuando a camminare con passo spedito.
Tom non disse
niente, limitandosi a fare una piccola smorfia disgustata che Harry non notò,
dato che gli dava le spalle. Il Serpeverde fece per ribattere aspramente,
com’era solito fare, ma si diede qualche minuto per osservare quel ragazzo…
Sembrava avessero in comune molte cose… La stessa solitudine che li circondava
era la cosa che più li univa, anche se erano due tipi di solitudine diversi: la
sua era nata come protezione, nessuno voleva avvicinarlo, all’inizio, allora
decise che solo pochi avrebbero avuto l’onore di poter stare accanto a lui!
Quel ragazzino, invece, quell’Harry, sembrava vivesse di una solitudine
altruistica, allontanando gli altri per proteggerli da qualcosa che ancora non
comprendeva… che cosa stupida! Forse, andando da Dumbledore (che in questo
futuro sembrava essere diventato preside, quel maledetto vecchiaccio!), avrebbe
capito molte più cose…
Mentre percorrevano
quel tratto di strada che li divideva dalla scuola, un ragazzo stava facendo lo
stesso nel senso opposto. Un ragazzo biondo e splendido, che rispondeva al nome
di Draco Malfoy.
«Ehi, Potter, hai
trovato un altro amichetto che fa parte del tuo fun-club?» domandò con tono
duro il giovane Serpeverde. Stranamente, Draco stava cominciando ad insultarlo
senza che ci fosse la sua banda di scagnozzi che lo seguisse e ridesse delle
sue battute.
Tom sembrò notare
che Harry, d’un tratto, s’irrigidì e abbassò lo sguardo, già pronto a
proseguire, e ne fu stupito, visto lo spirito combattivo che aveva visto
brillare nei suoi occhi verde smeraldo.
«Già, è così… Anche
se non so chi tu sia e perché dovrebbe interessarti.» rispose con lo stesso
tono il futuro Lord Voldemort, appoggiando con noncuranza un braccio su una
spalla di Potter, che lo osservò stupito.
Gli occhi di Malfoy
fulminarono entrambi con lo sguardo, prima di proseguire per il suo cammino,
non prima di aver lanciato un’occhiata indagatrice a Harry.
Continuarono a
camminare, ed il Grifondoro sembrava parecchio turbato da quella situazione,
forse per il fatto che Tom lo avesse aiutato, anche se il Serpeverde non seppe
dire perché dovesse essere così sconvolto dalla cosa. D’accordo che faceva
parte della Casata di Salazar, ma lui l’aveva fatto solo per guadagnarsi la sua
fiducia. No?!
Dumbledore apparve
molto più vecchio di come Tom lo aveva lasciato nella sua epoca, eppure aveva
lo stesso sorriso dipinto in viso. Sorriso che gli avrebbe volentieri tolto a
suon di pugni…
Le ore che ne
seguirono, passarono con l’interrogatorio del futuro Lord Voldemort sotto
Veritaserum. Anche se non molto convinto, Tom aveva accettato, dopo che Harry
gli aveva promesso che non avrebbero fatto domande che non fossero incentrate
sul perché fosse lì. Non che il Serpeverde si fidasse del primo ragazzo che
capitava, ma dopotutto una volta guadagnata la loro fiducia, sarebbe stato lui
quello che ne avrebbe tratto profitto, dato che voleva scoprire il più
possibile su quel futuro.
Alla fine, Tom disse
loro ciò che volevano sapere, e Dumbledore sembrò soddisfatto, anche se mise in
guardia Harry, cosa che al Serpeverde non andò molto a genio.
«Harry, mi
raccomando, non devi rivelare niente a Thomas di questo suo futuro… Qualsiasi
cosa potrebbe cambiare il corso degli eventi… ed in modo assai disastroso…»
disse il vecchio, con tono eloquente.
Era chiaro che se il
futuro Lord Voldemort fosse venuto a sapere che in quel futuro sarebbe stato
sconfitto da un bambino di un anno, avrebbe modificato le sue scelte, e questo
avrebbe provocato gravi danni al loro futuro, ma anche al loro presente.
Il preside si puntò
la bacchetta alla tempia, facendone uscire un filo argentato, che fece entrare
nel Pensatoio.
«Partirai il prima
possibile, Thomas…» informò il vecchio, prima di congedarli con aria
pensierosa.
I due ragazzi, in
completo silenzio, si diressero nuovamente nei giardini.
«Quindi hai usato
una Giratempo molto più potente di quelle normali…» commentò inutilmente Harry,
sedendosi su un masso, come poco prima.
«Se no non sarei
qui… Esattamente, permette di andare avanti o indietro di molti anni, è la
prima e unica, nel mio tempo…» risponde Tom, inarcando le sopracciglia.
Il silenzio calò di
nuovo.
«Allora… Come mai ho
questa vaga impressione che tu mi odi?» domandò il Serpeverde con fare
casuale.
Harry riportò lo
sguardo sul ragazzo poco lontano da sé: «Sai che non posso dirtelo, inutile che
ci provi…» rispose secco il moretto, anche se alquanto divertito dal vano
tentativo del “nemico”, e dall’espressione finta offesa che ne seguì.
Sinceramente non mi
aspettavo il futuro Signore oscuro in questo modo… È impassibile come me lo
immaginavo, ma allo stesso tempo sembra quasi un diciassettenne qualsiasi… Disse Harry tra sé e sé, pensieroso, e vagamente
sorpreso dal carattere del ragazzo.
«Daaai!» disse Tom,
in un modo talmente infantile – compreso di agitamento di braccia tipo bambino
di tre anni – da sconvolgere il Bambino Sopravvissuto, che osservò il ragazzo
per qualche secondo, come pietrificato, prima di scoppiare a ridere.
Non sapeva se quella
di Riddle fosse scena o verità, fatto stava, però, che Harry si senti
incredibilmente meglio… Era da tantissimo che non rideva così di gusto, più
precisamente da quando Draco gli aveva cambiato la vita; o meglio, i sentimenti
per lui gli avevano cambiato la vita…
Un’espressione
malinconica si fece strada nel suo cuore, apparendo chiara nei suoi occhi verde
smeraldo. «Beh, diciamo che non odio te, ma ciò che diventerai…» si decise
finalmente a rispondere, alzando lo sguardo e portando i suoi occhi in quelli
profondi del “nemico”.
Un’unica, semplice
domanda fuoriuscì dalle labbra del Serpeverde: «Perché?»
«Sai che non posso
dirtelo… Ti basti sapere che sconvolgerai la mia vita, così come io sconvolgerò
la tua, Lord Voldermort…» disse il Grifondoro, chiamandolo con il titolo che
entro breve sarebbe appartenuto a lui. Non gliel’aveva tenuto nascosto, sarebbe
stato inutile, dopotutto lui sapeva già, ne erano la prova le parole che gli
aveva riferito lo stesso Tom del diario. “Voldemort è il mio passato, il mio
presente e il mio futuro…” aveva detto, e così era.
Riddle lo guardò interrogativo, ma Harry non aggiunse
altro, così il Serpeverde provò con qualche altra tattica.
«E… come mai hai litigato con i tuoi amici?» domandò il
ragazzo, sempre con tono casuale.
«Cosa?! Non sono affari tuoi…» esclamò Harry, ma Tom
proseguì, quasi non avesse udito risposta.
«Scommetto che quel Malfoy c’entra qualcosa…» commentò
Riddle, lanciando un’occhiata eloquente all’altro ragazzo, che arrossì
notevolmente.
«Non è quello che pensi…» mise subito le mani avanti il
Grifondoro.
«Io non sto pensando proprio niente! — si discolpò Tom,
alzando le braccia in segno di resa. — Quindi… qualcosa c’è.» asserì convinto,
mentre Harry arrossiva, se possibile, ancora di più. Cercò di ribattere
qualcosa, ma quello che ne uscì sembrò un semplice mugolio insensato e troppo
imbarazzato.
«Ti piace?» infierì Tom, assumendo un’aria un poco
indignata.
Harry alzò lo sguardo, posando gli occhi sulla figura del
ragazzo, in modo deciso ma dolce. «Lo amo. Più della mia stessa vita.»
Il Serpeverde boccheggiò qualche attimo, non aspettandosi
minimente una risposta sincera e sconvolgente come quella. Riprese a breve il
suo fare tipicamente indifferente. «Non mi sembra che lui ricambi!» affermò
deciso il giovane, con tono mellifluo, dolcemente tagliente.
«Lo so… — confermò Harry, annuendo lievemente — Diciamo
pure che mi disprezza…» sorrise sbieco il ragazzo.
«E perché ti fai tutto questo? Vuoi farmi credere che
rinunci ai tuoi amici per lui, anche se ti odia?! Che faresti qualsiasi cosa
per lui, per questa specie di amore incondizionato che non ti porterà da
nessuna parte?! Un essere umano non può fare niente senza ricevere qualcosa in
cambio, e lo stesso vale per… “l’amore”…» disse Tom, quasi sputando fuori
l’ultima parola.
Harry si alzò, avvicinandosi a lui. «Esattamente, io lo amo
per quello che è, nonostante quello che! So com’è fatto Draco, e
probabilmente non ricambierà mai i miei sentimenti, ma continuerà a usarmi,
ancora, e di nuovo, e poi di nuovo… Ma non per questo il mio amore per lui
cambierà… Certo, potrò desistere, certe volte, ma se è vero amore, io non mi
arrenderò mai, se amerò qualcuno non sarà mai quanto lui… Eppure, anche dopo tutto
questo, io continuo a credere che… l’amore sia bello, sia la base di tutto,
senza di quello non si vive, ma si esiste e basta …» rispose Harry,
sottolineando l’ultima parte, e carezzandogli leggermente la guancia. Provava
una grande pena per lui: Tom Riddle non sapeva cosa significava amare, non
voleva conoscere quel sentimento, e per quello era diventato Lord Voldemort.
Tom, con un gesto secco, allontanò il tocco di Harry, quasi
si fosse scottato, senza dire niente, guardando un punto lontano, senza però
realmente vederlo.
«Ehi, Potter, allora è definitivo, ti sei trovato un
rimpiazzo al Castoro Mezzosangue e al Babbanofilo Poveraccio?!» esclamò Draco
Malfoy col solito tono arrogante, avvicinandosi a loro. Harry sussultò
lievemente nel vederlo così vicino: che avesse sentito qualcosa?!
Riddle, dal canto suo, lanciò un’ultima occhiata a Malfoy,
prima di allontanarsi con passo sostenuto, senza una precisa motivazione
apparente…
I giorni passarono, e Tom sembrava non volerne sapere di
tornarsene nel suo tempo. Sembrava incredibile, ma uno strano attaccamento
l’uno per l’altro pareva aver preso Riddle e Harry; e difatti fu inevitabile
che alla fine il giovane Potter raccontasse la verità su tutta la sua vita di
Bambino Sopravvissuto. Provavano quasi una simpatia reciproca, che aumentava il
conflitto interiore di Harry. Dopotutto avrebbe dovuto odiarlo, e invece
scopriva che non era poi così male la compagnia del futuro assassino dei suoi
genitori…
«Perché te ne sei andato così?»
«Avresti preferito che rimanessi?!»
«Perché no?»
«Ero di troppo…»
«Come va tra di voi?»
«Stranamente bene… Sembra incredibile, ma ci stiamo
avvicinando. Sembra quasi che tenga a me, ma non voglio illudermi…»
«Magari è davvero così…»
«Ha detto che mi vuole bene.»
«Sono contento per te…»
«Non sembra… Ma hai ragione, non avresti ragione di
esserlo.»
«È importante che io lo sia?!»
«…Sì…»
«…Allora lo sono…»
«Tom, Draco mi ama! Mi ama, capisci?! E ora posso parlare
di nuovo con Ron e Hermione.»
«Finalmente potrai essere felice
«Già, lo sono, molto. Draco sembra tenere a me ogni giorno
di più…»
«Tienitelo stretto allora!»
«…Tom?!»
«Dimmi Harry.»
«Sai quello che ti ho detto tempo fa? Che non avrei mai
amato nessuno quanto Draco?!»
«Sì, ricordo…»
«Beh, non è più così.»
«Chi è, Harry? Chi è questo bastardo che ti ha rubato il
cuore, che ti ha allontanato da Malfoy»
«…Sei tu, Tom.»
«Devo andarmene, ora.» disse Tom, senza guardare Harry
negli occhi. Potter non rispose, si limitò ad osservarlo, con i suoi grandi occhi
tristi.
«…Dimmi di non partire, Harry. Ti prego, chiedimelo, e io
resterò!» supplicò Riddle, avvicinandosi al ragazzo che amava e scuotendolo
lievemente per le spalle.
Harry prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi e
scuotendo la testa.
«Non posso farlo, Tom…»
«Perché no? Io rimarrei qui, tutto cambierebbe, tu non
saresti più il Bambino Sopravvissuto, potresti avere una vita felice, con i
tuoi genitori, e…»
«Non posso, Tom. La Profezia ci sarebbe comunque… Se io non
fossi il Bambino Sopravvissuto, ogni cosa cambierebbe, e sono sicuro che
sarebbe in peggio. Non posso fare questo, non posso decidere di un intero
futuro… Lo capisci questo, Tom.»
«Harry…» quasi pregò, Riddle.
«Io continuerò ad amarti. Per sempre. Lo sai questo, vero?
— disse Harry posando le mani sulle sue spalle, e fissandolo dritto negli
occhi.. — Tu avrai per sempre un posto speciale nel mio cuore; più dei miei
amici a cui voglio un bene infinito, più di Draco che amo alla follia: tu, il
mio peggior nemico che dovrei odiare, sarai per sempre la persona più
importante della mia vita, e niente e nessuno potrà cambiare questa cosa.»
asserì il Grifondoro con tono deciso, seppure gli occhi fossero ora lucidi.
«Lo so Harry. E anche
per me è lo stesso…» ribatté Tom. Era sincero, anche se poteva non sembrare, ma
per lui era difficile, per lui che non aveva mai condiviso nessun sentimento
per nessuno.
E si scambiarono il loro primo e ultimo bacio: un bacio di
ritrovo e di addio, prima che Tom sparisse per tornare nel suo tempo, mentre dal
suo studio un vecchio scuoteva malinconicamente la testa dopo aver assistito
alla scena.
–Epilogo–
Quel campo era ormai un luogo di morte. Corpi senza vita
giacevano a terra, il sangue era sparso ovunque, su ogni filo d’erba, senza che
si capisse di chi fosse. Corpi inerti, corpi torturati, corpi feriti, e corpi
irriconoscibili. La Morte giaceva su ogni filo d’erba di quel campo.
Una figura ammantata di nero avanzò di qualche passo,
arrivando fino ad un’altra sagoma che appariva ferita ma sorridente.
«Ciao, Tom.» disse la voce del più giovane, sorridendo
apertamente.
L’uomo avvolto nel mantello si abbassò il cappuccio,
rivelando lunghi capelli bianchi schiariti dall’età senile, e occhi rossi come
il sangue: il sangue di tutte le persone a cui aveva tolto la vita crudelmente.
«Ciao, Harry.»
«Direi che tutto è stato come doveva essere…» commentò il
giovane, mentre l’uomo annuiva.
«Sicuro di quello che stiamo per fare?»
«Assolutamente sì. Ormai avevo perso tutto dopo quel
giorno, e poi i Death Eater mi hanno tolto anche le uniche persone che
avrebbero potuto trattenermi… l’unica persona…» disse il ragazzo dagli occhi
verdi, correggendosi.
«Mi spiace, non era programmato…»
«Lo so Tom, l’importante è che ora siamo insieme…» sorrise
serenamente il giovane. E quelle furono le ultime parole, prima che dei raggi
verdi illuminarono la valle ormai desolata e solitaria, mentre altri due corpi
si aggiungevano a quelli già persi, portando così a compimento la Profezia.
“[…] …E l’uno dovrà morire per mano dell’altro, perché
nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…”
L’uno tolse la vita all’altro, perché morirono insieme con l’amore e la speranza nel cuore.
E quasi sembrò che il rosso sangue negli occhi dell’uomo
più vecchio abbandonasse le iridi, facendole tornare del vero colore, quello
che tanto ricordava i giorni della sua giovinezza.
… E in quel momento, solo in quell’attimo, Lord Voldemort
smise di essere il passato, il presente, e il futuro di Tom Marvolo Riddle…
§THE END§
Note dell’autrice: Allora,
che dire?! Non sono del tutto soddisfatta di questo lavoro, perché avrei voluto
aver più tempo per sviluppare meglio la storia, forse è davvero tutto troppo
veloce… Ma come detto sopra, questa storia è dedicata a Mistress Lay,
per i suoi diciassette anni, e non potevo di certo postarla un altro giorno!
Spero l’apprezziate almeno un pochino, e mi diciate sinceramente cosa ne
pensate, che siano commenti, critiche, insulti o quant’altro, perché ci tengo
tanto; e non la modificherò, anche se potrei metterla a posto, perché così è
nata, e così devo rimanere…
Per Lay: Spero ti piaccia almeno un pochino, anche se avrei voluto fare di meglio. E mi auguro apprezzerai questa coppia che ho utilizzato, e mi scuserai se non ho potuto esimermi dall’inserire anche Draco. Mi spiace che non abbia una finale felice, la prima idea era stata quella, ma poi si è scritta da sola, così, quindi non voglio certo rattristarti. Confido con tutto il cuore che non risulterai offesa da questo mio pensiero, e mi spiace anche per la dedica, se ti sembrerà troppo… insolente, ma non posso scusarmi per quello che penso, verso colei che considero una vera amica e una persona da stimare, anche più di quelle che conosco di persona… Un bacione immenso per ricordare il giorno in cui è nata una persona speciale come te. Ti voglio bene. Tanto.
Ely