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Autore: AresEris    01/03/2012    3 recensioni
E anche se non lo avrebbe mai ammesso, anche Roxanne amava Lysander e il modo in cui le loro mani si intrecciavano. Così come amava quei capelli chiari, soffici al tatto, che venivano completamente scompigliati quando vi si passava una mano, per stanchezza o per imbarazzo; così come amava quegli occhi grigi dalle sfumature dorate, che adorava; o il fatto che stesse ai suoi scherzi nonostante andassero contro il suo ruolo da Caposcuola o la sua dignità. Sopratutto quella.
Solo quella.
E lo amava.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lysander Scamandro, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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SIAMO VIVE!
Ma a voi che interessa, mi chiedo io...
Comunque!... siamo vive. Siamo fatte di carne, guardate: *si da un pizzicotto sul braccio* Vedete? Livido. Fa male. Grazie.
Ah, si, si parla in prima persona: Ares.
Bisogna dire che sono fiera di questa storia!... Okay, non al massimo certo, è pur sempre una schifezza perché l'ho scritta io, ma - e si, c'è un ma - è stata BETATA!
Si, doveva essere perfetta. E' la mia prima Rox/Lys, e immagino di scriverne un segui... METTETE GIU' QUELLE MAZZE... , ma per la prima, avevo bisogno che fosse perfetta. Per quanto potesse esserlo, giacché l'ho scritta io...
E dedico questo bocciuolo di rosa fresca aulentissima - :3 - alla beta: depa29
E' LA MIA BETAR... BETRA... BETE... quella che ha betato la storia, insomma. (Per depa: Te l'avevo detto che lo scrivevo :3)
Beh... leggete, che vi devo dire(?)   :3

                                                                                                                                                                                                                                               A depa
                                                                                                                                                                                                                                      E alla Stonk
                                                                                                                                                                                                                              E ai "Soliti idioti"
                                                                                                                                       E -
Oh, mettici tutto il gruppo, che fai prima! - alle scacchiste.

Di idioti e gite ad Hogsmeade

Sta andando tutto male.
O almeno, questo pensava Lysander.
Era iniziato tutto con l'invito. Aveva balbettato, sembrando uno stupido – cosa inaudita per un Corvonero – e aveva fatto la figura dell'idiota, come suo fratello non aveva mancato di fargli notare.
Idiota.”
Beh, almeno poteva dire di avere un fratello sincero.
Roxanne aveva riso, certo, ma nonostante la figuraccia, aveva comunque accettato con un sorriso a trentadue denti.
Cosa che lo insospettì.
Poteva benissimo voler testare qualche altra diavoleria mandatale dal padre.
Del resto si sapeva.
George Weasley è il re degli scherzi.
E Roxanne Weasley è pur sempre sua figlia.
Ma fino a quel momento i suoi capelli non erano diventati di un acceso color verde, e per ora aveva ancora tutti i vestiti addosso, specialmente le mutande.
Soprattutto quelle.
Aveva programmato di portarla da Madama Piediburro, ma, fermatosi di fronte l'entrata, aveva visto una smorfia di disgusto apparire sul volto scuro di Roxanne per poi essere sostituita da un sorriso tirato.
Fece la prima cosa che gli venne in mente: si chinò sulle scarpe e finse di allacciarle.
Idiota.
Si maledisse più e più volte. Doveva sapere, ormai, che Roxanne e Madama Piediburro erano due universi completamente opposti.
Nulla da dire contro la femminilità di Roxanne... Beh, non è che ne facesse sfoggio, a dire il vero.
Non si comportava da tipico maschiaccio, certo, ma, grazie a Merlino, non si comportava neanche come un'oca giuliva.
È se stessa.
E lui amava Roxanne, da che, ad undici anni, il suo cuore aveva preso a battere violentemente quando lei lo aveva stretto forte tra le sue braccia, felice per aver ricevuto la lettera da Hogwarts, felice che ci andassero insieme, felice che sarebbero rimasti insieme.
Amava quegli occhi scuri in cui si perdeva quando la guardava; amava quei capelli neri che, al sole, avevano i riflessi ramati dei Weasley; amava quella pelle scura ma non troppo, simile al latte e cioccolato; e amava anche quelle dita affusolate con cui si sistemava, stizzita, le ciocche dietro l'orecchio, quando le cadevano davanti agli occhi.
Semplicemente amava lei.
Si riscosse dai suoi pensieri, si rialzò e si diresse, con Roxanne al suo fianco, ai Tre Manici di Scopa, certo che la sua accompagnatrice stesse trattenendo le risate per quella figuraccia imbarazzante. Beh, forse non proprio trattenendo, visto che la sentì ridacchiare sonoramente.
Arrivato di fronte il locale, posò la mano sulla maniglia della porta e, dopo averla aperta, lasciò che Roxanne lo precedesse con sorpresa, forse non abituata alla galanteria.
Beh, lei era solita scostare chiunque le stesse davanti, anche se quest'ultimo era un ragazzo che voleva davvero darle la precedenza. Più per paura, che per altro.
Appena entrato, il chiacchiericcio dei clienti gli invase le orecchie; si guardò intorno in cerca di un tavolo libero e, trovatolo, gli fu naturale prendere la mano di Roxanne per portarla li.
Si erano tenuti per mano già altre volte, ma stavolta fu strano.
Stavolta sapevano che poteva esserci qualcos'altro, da parte di entrambi.
L'invito di Lysander e la e la risposta positiva di Roxanne ne erano la prova, anche se quest'ultima poteva essere fraintesa.
Lysander scacciò via quel pensiero per nulla rassicurante mentre accompagnava Roxanne al tavolo, continuando a tenerla per mano.
Quando Roxanne sciolse la stretta per potersi sedere, Lysander si sentì un attimo spaesato e ci mise un po' per sedersi anche lui. Gli piaceva che le dita di Roxanne si intrecciassero alle sue, senza incontrare ostacoli, senza opporre resistenza, ma accettando completamente quel piccolo legame.


E anche se non lo avrebbe mai ammesso, anche Roxanne amava Lysander e il modo in cui le loro mani si intrecciavano. Così come amava quei capelli chiari, soffici al tatto, che venivano completamente scompigliati quando vi si passava una mano, per stanchezza o per imbarazzo; così come amava quegli occhi grigi dalle sfumature dorate, che adorava; o il fatto che stesse ai suoi scherzi nonostante andassero contro il suo ruolo da Caposcuola o la sua dignità. Sopratutto quella.
Solo quella.
E lo amava.

                                                                                                               *  *  *

Roxanne non immaginava che quella specie di appuntamento prendesse una piega così.... così.
Perché loro erano li, ai Tre Manici di Scopa; le loro gambe si toccavano, le loro braccia si sfioravano, e i loro occhi si incontravano, timidi. Avevano ordinato una burrobirra, anche se Roxanne avrebbe voluto ordinare una cioccolata calda.
Ma era Ottobre, si era detto, e non sarebbe stato normale.
Come se io fossi mai stata normale.
Ma ora era con Lysander, e voleva comportarsi bene, da persona normale. Voleva far breccia nel suo cuore - ignara di esserci riuscita da bambina, con la sua spensierata stravaganza - e se c'era la necessita di essere normali, lo avrebbe sopportato.
In quel momento pero’ non poteva comportarsi da persona normale e accettare la cosa.
Non poteva. Non ci riusciva.
Non voglio.
Perché Lysander non poteva uscirsene così.

-Roxanne, hai mai pensato a noi... insieme?

Non poteva uscirsene così e pretendere che la sua mente non si tuffasse in ridicoli pensieri e sogni comprendenti una stanza privata di un Caposcuola, insonorizzata, e, successivamente alla sua risposta positiva, – perché lei avrebbe sicuramente risposto “Si, Merlino, si!” - molto occupata.
Perché, porco Salazar!, era pur sempre un adolescente innamorata e in piena crisi ormonale!
Quasi si strozzò con la sua burrobirra, e le ci vollero diversi secondi prima di decidere di chiedergli di ripetere, per capire se lo aveva immaginato o no, ma Lysander cambiò discorso e, anche se lei non poteva saperlo, si stava prendendo mentalmente a schiaffi.

 

Violentemente.
Lysander non si capacitava di averglielo chiesto davvero, non aveva tutto quel coraggio.
Era un Corvonero, dopotutto, non un Grinfodoro. E poi lo aveva solo pensato, non credeva certo di farlo ad alta voce. Aveva cambiato discorso, naturalmente, ma sapeva che a Roxanne quella domanda non era sfuggita.
Lo guardava, e lo faceva con così tanta insistenza, che Lysander aveva pensato più volte di prendere
fuoco.
Volontariamente.
Perché non poteva essere così stupido da mettere a rischio la loro amicizia – o più semplicemente il fatto di poterla avere vicino – per un sentimento non corrisposto!
Non poteva essere così stupido!
Ma a quanto pareva lo era.
Corvonero, si, come no!
Aveva iniziato a parlare di Quidditch chiedendo dei Cannoni di Chudley, la squadra preferita dei Weasley – “Che motivo c'è di incoraggiare una squadra che vince sempre, quando si può incoraggiare chi ne ha bisogno?”* - loro e la loro nobiltà d'animo! – ma Roxanne continuava a lanciargli qualche occhiataccia, come a minacciarlo di ripetere.
E lui non era un Grifondoro, certo, ma neanche così stupido da ripeterlo.
Almeno spero.
I Weasley incutevano timore, dopotutto.

I Corvonero non sono conosciuti per la loro impulsività. Pensano prima di agire, sempre.
Ma era anche vero che Lysander era figlio di Luna Lovegood. E Luna Lovegood agiva sempre secondo ciò che il cuore le diceva, senza ripensamenti. E per Lysander, avere la mano di Roxanne così vicino alla sua, ma non avere il coraggio di sfiorarla, era una sofferenza. E allora fece la prima cosa che il suo cuore gli dettava.
Gliela strinse saldamente nella sua.

La sentì sussultare, ma non si scostò. Gliene fu grato, perché non sapeva se sarebbe riuscito a resistere ad un rifiuto. Al contrario, Roxanne rafforzò di più la presa, lasciando che le sue dita riempissero gli spazi tra quelle di Lysander, e lasciando che quelle di Lysander riempissero i suoi.
 

Camminavano, i due ragazzi, mano nella mano, incuranti degli sguardi sorpresi degli studenti che li sorpassavano o dei loro borbottii. Pensavano, i due ragazzi, alle loro mani intrecciate saldamente e ai loro cuori che sembravano voler scappare. Sorridevano, i due ragazzi, per quella vicinanza, emotiva o fisica, non era importante.

                                                                                                                 *   *   *

Roxanne ricorda che da piccoli, lei e Lysander si sono scambiati un bacio. Di quei baci che si danno i bambini, per affetto, per provare, sporgendo le labbra e avvicinandole, fino a farle sfiorare e senza andare oltre, forse per paura, forse per imbarazzo.
Ricorda, Roxanne, l'imbarazzo e le guance paonazze; ricorda anche le mani intrecciate e gli sguardi timidi, gli occhi brillanti.
Roxanne non ha mai dimenticato quell'episodio; lo ha relegato in un piccolo angolo della sua memoria, del suo cuore, mettendolo su un piedistallo e spolverandolo non appena le prende la voglia di riprovare quelle emozioni, non appena le prende la voglia di tornare a giocare nel giardino della Tana, a caccia di gnomi, con un Lysander piccolo e spensierato.
Non aveva mai saputo spiegare cos'erano quelle sensazioni di felicità, appagamento e serenità che aveva provato nel momento in cui si erano baciati, oppure quando lui le stava vicino. Da piccola, aveva dato la colpa ai gorgosprizzi, ma poi, crescendo, aveva capito di amarlo. Se ne era resa conto quando, al terzo anno, era rimasta imbronciata tutta una settimana dopo aver scoperto che Lysander per la prima gita a Hogsmeade sarebbe uscito con un'altra ragazza, per poi abbracciarlo forte e stampargli un bacio sulla guancia quando lui le aveva detto che preferiva lei. Perché in fondo sapeva che quello non era un semplice broncio da far sentire in colpa, per ripicca; no, sapeva benissimo che un broncio da sensi di colpa non ti toglieva il sorriso, non ti faceva sentire sola, non ti faceva sentire nessuno. Così come era certa che il batticuore che l'aveva colta quando Lysander aveva scelto lei non erano semplici palpitazioni, come quelle che vengono dopo una corsa lunghissima, così come non era solo un capriccio la voglia di rimanere abbracciata a lui o la voglia di assaporare nuovamente le sue labbra. Con la voglia di baciarlo, anche un Troll avrebbe capito che lei voleva essergli più di un'amica.
Immersa nei suoi pensieri, Roxanne non si è resa conto che si sono fermati alla Stamberga Strillante. Nonostante tutti gli anni passati, le persone avevano ancora paura della Stamberga; nonostante la calma che albergava in quella casa da che Remus Lupin si era diplomato, la gente pensava fosse ancora infestata e nessuno vi si avvicinava. Si limitavano ad osservarla da lontano, indicandola e sussurrandosi diverse storie, tutte inventate.


Ricorda, Lysander, la prima gita ad Hogsmeade: sempre mano nella mano, correndo da un negozio ad un altro, fino a giungere alla vecchia dimora, fermandosi ad osservarla da lontano e abbuffandosi dei dolci acquistati. Non l'ha mai detto a Roxanne, ma lui aveva sempre avuto paura di avvicinarsi troppo, finché lei non gli aveva raccontato la vera storia di quella casa infestata, e lui si era ritrovato spesso ad osservarla, rapito, come se fosse il museo di una vita.
Si volta a guardarla, Lysander, e avverte la solita morsa alla bocca dello stomaco quando la ragazza sorride. Ci ha fatto l'abitudine, ormai, ma ogni volta sembra sempre la prima, e lui non si stancherà mai di vederla sorridere. E lui vuole che quel sorriso sia suo, che appaia sul quel volto scuro solo per lui, per merito suo – ignaro del fatto che, effettivamente, è già così.
E allora raccoglie il coraggio a due mani e gli porge nuovamente la domanda, più sicuro e meno idiota – perché vuole essere sicuro che quel sorriso sia solo ed esclusivamente suo.
Roxanne volta il capo, e ha un espressione così corrucciata che Lysander si ritrova a pensare che da un momento all'altro lei possa mettersi ad urlare – ignaro del fatto che si, stava per farlo.


Stava per farlo, Roxanne, per rinfacciargli il fatto che Priscilla avesse commesso un errore madornale a mandarlo tra i Corvonero, data la sua stupidità nel capire che era ormai lei è cotta peggio di un Ashwinder. Ma decide di non urlare.


E Lysander la vede sciogliersi in un sorriso, e il suo cuore prende a battere forte quando la vede avvicinarsi, con il solito sorriso colpevole – e per un attimo Lysander ha paura che voglia schiantarlo – ma poi capisce che Roxanne vuole solo ucciderlo quando, sulle sue labbra, sussurra un “Idiota” che non riesce a scappare, intrappolato tra un paio di labbra che a lungo avevano cercato un contatto.


E Roxanne non si capacita che Lysander stia ricambiando in quel momento, chiedendo un contatto più intimo; non si capacita nemmeno di aver avuto il coraggio di baciarlo, quando un attimo prima voleva solo schiantarlo per la sua stupidità. E invece ora sono li, a scambiarsi un bacio tanto voluto, stretti in un goffo abbraccio, con le palpitazioni a mille e le gambe molli, quasi fosse stato lanciato loro quell'incantesimo. Restano così: labbra su labbra, mani su mani, cuore su cuore, senza accennare ad allontanarsi, fin quando i polmoni non richiedono ossigeno, costretti, allora, a separarsi.

E fronte su fronte, occhi negli occhi, mani su mani, un flebile sussurro.

- Questo non implica che tu non sia più una mia vittima, sappilo.

Lysander sgrana gli occhi, prima di sospirare, rassegnato.
In fondo, ci avevo sperato
.

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*Mi sembra sia davvero un qualcosa che ha detto Ron, qualche volta, il problema, sta nella mia memora e nella mia iperattiva pigrizia cronica. Se conoscete la provenienza di questa frase e mi faceste il piacere di dirmelo, sarete delle brave persone.

 

  
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