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Autore: _Penny_    04/10/2006    6 recensioni
Il tradimento di Peter, il coraggio dei Potter, il dolore di Sirius... come non l'avete mai letto...
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“James, non è meglio che mi fermi qui, almeno per stanotte

Quella maledetta notte di Halloween…

 

 

 

“James, non è meglio che mi fermi qui, almeno per stanotte?”

 “Non preoccuparti, Felpato: sarai stanco. È meglio che vai a casa a riposarti. Stai tranquillo, il nostro piano è perfetto, siamo al sicuro”.

 Sirius Black accennò un sorriso alle parole dell’amico e lo abbracciò; “James ha ragione” si disse “siamo nelle mani di Peter, al sicuro…”.

Dopo aver salutato Lily e James e aver dato un bacio sulla fronte al piccolo Harry, Sirius uscì da casa Potter e, dopo qualche istante, sentì la porta chiudersi alle sue spalle. Si girò di scatto, fissando l’abitazione e chiedendosi se non fosse stato meglio insistere ancora un po’…Fu colto dal desiderio di correre alla porta e risuonare il campanello: il suo cuore era invaso da un terribile senso di intorpidimento, come se fosse consapevole di star commettendo un grave errore… “No” si disse “mi sto comportando come un bambino: la mia famiglia è al sicuro…”. La sua famiglia…non aveva nessun altro a parte i suoi amici…

Prese a percorrere la via principale di Godric’s Hollow, a capo chino, la testa che rimuginava sulla scelta che avevano fatto, e del quale lui si sentiva responsabile…Diffidare di Remus, e fidarsi di Peter…Nel momento in cui si era compiuto l’Incanto Fidelius, si era chiesto se avessero scelto la persona giusta…Non aveva potuto far a meno di notare un’espressione compiaciuta sul viso di Peter che l’aveva turbato…con il passare dei giorni, si era però convinto che si trattasse solo di felicità repressa, per essere stato scelto dai suoi amici come Custode, mentre credeva di essere ritenuto il più debole…Sirius riscosse la sua mente da questo turbinio di pensieri, e si costrinse a sentirsi anche lui felice per il modo in cui erano state risolte le cose.

Imboccò una via buia e stretta, dove pochi metri più avanti era parcheggiata una motocicletta: si avvicinò al veicolo, aprì il cruscotto, ed estrasse un casco nero, un po’ consunto; se lo infilò sul capo e lo allacciò con cura sotto il mento. Montò a cavallo della moto ed estrasse la bacchetta da una tasca interna del mantello; picchiettò dolcemente sul punto in cui si sarebbero infilate un paio di ipotetiche chiavi, e, con un rombo, il mezzo si mise in moto e i fanali si accesero. Ripose la bacchetta all’interno del mantello e premette l’acceleratore: in quel momento la moto si alzò in volo e lasciò sotto di sé Godric’s Hollow, che pareva un modellino Lego visto dall’alto…

Indeciso sul da farsi, Sirius volò verso nord, dove si trovava il nascondiglio di Peter. “Vado da lui” pensò “meglio controllare che stia bene…”. Il gelido vento notturno gli sferzava il viso bello e attraente, mentre i capelli scuri che uscivano dal casco ondeggiavano nell’oscurità. Dopo circa mezzora, gli occhi grigi di Sirius presero a scrutare il paesaggio sotto di sé, alla ricerca di un punto dove atterrare: individuò una radura non lontano dalla sua meta, e si preparò all’atterraggio. Man mano che scendeva la radura illuminata dalla luna si faceva sempre più vicina e, con un tonfo, la moto toccò la terra erbosa. Sirius scese e, picchiettando nuovamente con la bacchetta sulla fessura per la chiave, spense la moto. Si levò il casco e lo ripose nel cruscotto. Fatto ciò, lanciò un’occhiata furtiva intorno a sé e si addentrò nel bosco; era difficile avanzare in mezzo a tutta quella sterpaglia e decise così di trasformarsi: dove un istante prima si trovava Sirius, ora c’era un grosso cane dal pelo nero e ispido, che a balzi superava tutti gli ostacoli che incontrava, guardandosi attorno con i vividi occhi grigi. Giunse dinanzi ad una grotta e riprese la sua forma umana. Ansimando per la corsa, si addentrò nell’anfratto nella roccia, e, una volta sciolti gli incantesimi di sicurezza, si ritrovò nel punto più largo della grotta, dove si nascondeva Peter: ma, con suo sommo orrore, Peter non c’era…

 

 

 

James rimase un istante a fissare Sirius che percorreva il viottolo e poi richiuse la porta. “Non so come farei senza di lui” si disse “è come un fratello per me…”. Tornò in salotto, dove sua moglie stava cullando amorevolmente il piccolo Harry: “Mi sa che è ora che qualcuno vada a dormire!” disse, guardando con falso rimprovero suo figlio, che lo fissava con gli occhi verdi ricolmi di gioia. James scoppiò a ridere e prese in braccio Harry che lanciò un gridolino di felicità, mentre suo padre lo teneva stretto a sé “Non hai nulla da temere, mio piccolo campione” gli sussurrò “mamma e papà ti saranno sempre vicini”. Lily si avvicinò al marito, gli diede un bacio, e prese Harry “Già, ma ora che il nostro piccolo eroe ha mangiato e ha passato il resto della serata giocando con Sirius, deve andare a dormire!” disse sorridendo. I Potter salirono al piano superiore e infilarono Harry nel suo lettino: il bambino li guardava entusiasta, agitandosi e scuotendo i piedini, e i genitori lo fissavano come incantati, e quegli sguardi estasiati dinanzi alla loro creatura, erano la loro più grande espressione d’amore per qualcuno…Ma quel felice momento fu interrotto da dei rumori che provenivano dal piano di sotto…I Potter si guardarono allarmati “Che succede?” chiese Lily allarmata al marito “Non lo so…meglio che vada sotto a controllare…” rispose questo e si avviò verso le scale “James…!” lo chiamò la donna “Stai attento…”. Il marito la guardò un istante, le lanciò uno sguardo rassicurante, e scese le scale.

Nel piano terra ora regnava il silenzio assoluto, ma James avvertiva qualcosa di innaturale in quella quiete apparente. Prese a percorre il corridoio, a bacchetta tesa, come se si stesse aspettando che qualcuno uscisse dall’oscurità da un momento all’altro… “Dove sei?” gridò… “Qui…proprio dietro di te…”. James sentì il sangue ghiacciarglisi  nelle vene all’udire quella voce fredda, che dietro quel tono pacato nascondeva tutta la malvagità del mondo… Si girò di scatto e si sentì invadere dal panico, mentre fissava la figura dinanzi a sé… Alto, emaciato, Lord Voldemort lo guardava con gli occhi rossi iniettati di sangue e di spietatezza “Allora…” disse con voce acuta e pungente “felice di rivedermi? Sai… mi farebbe molto piacere andare di sopra a conoscere il piccolo Harry… mi ci accompagni tu o ci devo andare da solo?”.

“Dovrai prima passare sul mio cadavere…” gli disse con tono di sfida James Potter.

“Temo proprio che sarà quello che farò…” rispose Voldemort, puntando la bacchetta verso James, che sudava freddo e tremava impercettibilmente “Lily, prendi Harry e scappa! È Lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo…” urlò James; si sentì una porta spalancarsi al piano superiore, accompagnata da un frettoloso rumore di passi. James, resosi conto che sua moglie lo aveva sentito, rise, schernendo Voldemort… Presero a duellare, le maledizioni distruggevano tutto ciò che incontravano sulla loro traettoria “Sei bravo, Potter! Ma non abbastanza per batterti contro di me e sopravvivere!” urlò Lord Voldemort, mentre James schivava l’ennesimo incantesimo scagliatogli da quel mostro… “Lo so!” gli urlò di rimando il giovane “ma lo sono abbastanza per mettere in salvo la mia famiglia!” detto questo, lanciò una potente maledizione,che Voldemort evitò a stento… Ma questo reagì con una rapidità sorprendente… “Avada Kedavra!” urlò e un’accecante luce verde smeraldo uscì dalla punta della sua bacchetta e colpì James Potter in pieno petto, scagliandolo sul pavimento, mentre la vita lo abbandonava…

Lord Voldemort, con una risata acuta, scavalcò il corpo di James e si diresse verso le scale, con un’espressione trionfante dipinta sul volto…

Al piano superiore, Lily, il volto imperlato di sudore, stava finendo di lanciare incantesimi infrangibili alla porta, quando sentì un tonfo provenire da sotto, accompagnato da una risata fredda a crudele, e si rese conto che suo marito non ce l’aveva fatta… Il piccolo Harry piangeva e Lily corse verso di lui; lo prese in braccio e cercò di tranquillizzarlo, mentre lacrime silenziose le rigavano il volto… “Non piangere, piccolo mio…” sussurrava ad Harry, la voce alterata dai singhiozzi “la mamma è qui con te…”. In quel momento, una maledizione colpì la porta, che, nonostante gli innumerevoli incantesimi che la proteggevano, andò in frantumi… Lily urlò, stringendosi al petto il figlio, che piangeva disperato. Lentamente, la nube di polvere che invadeva la stanza si dissolse, mentre Lord Voldemort avanzava verso la donna, a bacchetta tesa… Lily invasa dal terrore, ma sicura della sua scelta, ripose il figlio nel lettino e si girò verso il mago, frapponendosi tra lui e Harry… “No! Harry no, ti prego!” urlò con quanto fiato aveva in gola. Voldemort la fissò, le labbra inclinate in un sorriso sgradevole “Spostati, stupida… spostati…” le disse, la voce calma e spietata “Harry no!Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry!” urlò ancora più forte Lily, la voce incrinata dal pianto, mentre Voldemort rideva del suo terrore… Lily, nonostante sapesse che era tutto inutile, non accennava a spostarsi, consapevole che aveva ancora poco da vivere… ma non avrebbe lasciato suo figlio tra le grinfie di quel mostro senza fare nulla… “Non Harry! Ti prego…per favore… lui no!” disse, cadendo in ginocchio… Sempre ridendo, Voldemort alzò la bacchetta “Avada Kedavra!”. L’incantesimo colpì Lily Potter con tutta la sua potenza… la donna si accasciò a terra… morta…

Il silenzio era interrotto solo dal pianto di Harry… Voldemort si diresse verso il bambino “Che stupida tua madre, vero? È una caratteristica di tutti i Mezzosangue…” sussurrò il mago, mentre Harry lo fissava in lacrime “Non sarai tu ad intralciare i miei piani, marmocchio…Avada Kedavra!” urlò. La maledizione mortale colpì Harry  sulla fronte… ma l’accecante luce verde rimbalzò e tornò indietro, colpendo Voldemort, che urlando si dissolse nell’aria insieme ai suoi poteri… la forza dell’incantesimo ruppe tutti i vetri delle finestre della casa e  qualsiasi altro fragile oggetto che trovava sul suo percorso… la casa era invasa dalle urla di dolore di Voldemort, che sentiva i suoi poteri venir meno e il suo corpo deteriorarsi  nell’ aria. Con le ultime forze che gli restavano, usci volando dalla finestra.

 

 

 

La motocicletta volava a massima velocità nel cielo terso di fine ottobre; Sirius, invaso dal panico, imprecava sottovoce “Dio! Sono un idiota! Perché non me ne sono accorto prima!”. Il tempo sembrava non passare mai e Godric’s Hollow, invece che avvicinarsi, pareva allontanarsi sempre più… Quando incominciò a scorgere le prime luci del paese sotto di sé, Sirius non poté fare a meno di immaginare il peggio “Signore, fa che non sia troppo tardi…”. Atterrò davanti a casa Potter, e ciò che vide gli bloccò il respiro: visto da fuori, sembrava che l’edificio fosse stato colpito da un violento terremoto. Scese dal veicolo e corse verso la casa, la bacchetta tesa davanti a sé, il cuore che gli martellava nel petto… La porta era aperta…Entrò lentamente, temendo ciò che poteva trovarsi dinanzi. Il silenzio regnava assoluto e l’aria era intrisa dell’odore acre della polvere. Sirius avanzava piano nel corridoio, diretto verso le scale, ma dopo pochi passi si fermò e dovette appoggiarsi al muro per non cadere: davanti a lui, James era steso sul pavimento, morto. Improvvisamente, Sirius sentì la terra mancargli sotto i piedi e cadde in ginocchio, tremante “James… fratello mio…” sussurrò mentre calde lacrime gli scendevano sul viso… ma dei rumori dal piano superiore lo destarono da quello stato di trance. Si rialzò e prese a salire le scale. Al piano superiore, entrò lentamente nella cameretta di Harry: un uomo, grosso tre volte più di una persona normale, stava cullando un neonato piangente “Tranquillo, Harry… ora sei al sicuro”. “Hagrid…” lo chiamò Sirius debolmente; l’uomo si girò di scatto, spaventato, ma il suo volto si rilassò, riconoscendo il giovane “Sirius…che ci fai qui?” chiese, scrutando Black, pallido come un fantasma “Ero venuto a controllare che andasse tutto bene…” sussurrò Sirius e avanzò lentamente, verso Hagrid. Ma a metà strada, qualcosa attirò la sua attenzione; il corpo di Lily, privo di vita, steso a terra come quello di suo marito. Sirius distolse a fatica lo sguardo e, per la prima volta, guardò Harry: un grosso taglio a forma di saetta si era aperto sulla sua fronte e il bimbo,gli occhi verdi ancora pieni di lacrime, ricambiava il suo sguardo.Improvvisamente, qualcosa scattò nella mente di Sirius… “Dammi Harry, Hagrid, sono il suo padrino, lo curo io…” disse con voce decisa. “Mi dispiace Sirius, ma Silente ha detto che il piccolo andrà a stare dai suoi zii babbani…”rispose Hagrid. “C-come…?” chiese Sirius stordito “Harry che va a stare da loro? Non lo renderanno mai felice…!”.

“ Sono ordini di Silente, Sirius, ed io non posso disubbidire…” rispose calmo Hagrid, mentre la crime sottili gli scendevano sul viso, per perdersi poi nella sua ispida barba nera. “M-ma…” cercò di protestare Sirius, ma un cenno deciso di diniego da parte di Hagrid, lo zittì… era tutto inutile.

“Prendi la mia  moto, Hagrid…”disse Black flebilmente “ A me non serve più…”. Hagrid rimase stupito di quell’offerta, e, dopo qualche esitazione, accettò.

Mentre guardava Hagrid volare via con Harry, Sirius si rese conto che la sua vita era appena andata in frantumi insieme a quella dei suoi più grandi amici…entro poche ore, la Squadra Speciale Magica e tutti gli Auror sarebbero stati sulle sue tracce… non c’era tempo per esitare…ora, mescolato al dolore che invadeva le sue membra, si aggiungeva il puro odio…c’era una cosa che doveva fare prima di essere catturato… “Peter…” sussurrò nell’oscurità “Preparati…sto arrivando…”

 

Fine

 

Tutti i riferimenti sono tratti da “Harry Potter e la pietra filosofale” e “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” di J. K. Rowling.

 

 

 

                                                                                               

  
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