Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: lmutpimi    14/04/2004    16 recensioni
Prati azzurri, venti ancora freddi, petali a sciogliersi tra i raggi di un tiepido sole..
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Sei qui..?
Alzo i miei occhi stanchi, devo avere due borse sotto gli occhi spaventose, poi magari esco cinque minuti e mi do una sistemata..
-Sì, certo..
Stiracchio un sorriso. Perfino le mie labbra sono stanche. La tentazione è quella di lasciar cadere la mandibola, le palpebre, la testa e addormentarmi, finalmente.
Ma non ci penso nemmeno.
-Grazie..
Sorrido ancora, con uno sforzo erculeo. Gli accarezzo la mano che cerca agonizzante la mia, dopo pochi secondi si è calmato, la sua mano smette di tremare, si lascia cadere sul materasso ancora stretta nella mia.
Osservo le sue vene in evidenza nel braccio ora esile; le avevo sempre adorate, in un ragazzo guardo moltissimo le braccia, e quel che ho sempre adorato erano le vene su un braccio sufficientemente muscoloso. Ricordo che per le sue andavo pazza, gliela accarezzavo sempre.
Ripeto il gesto, meccanicamente, ridacchiando fra me e me.
Sistemo quelle lenzuola esageratamente bianche sul suo petto, guardo con disappunto quel materasso troppo duro, infine mi alzo, per evitare d'addormentarmi davvero, e mi dirigo verso la finestra. Nemmeno il panorama è granché eccitante: un quartiere in costruzione, un pezzo di giardino spoglio e quasi secco, qualche passante vestito immancabilmente di nero sempre con aria cupa. Mi chiedo; che motivo c'è di deprimere ulteriormente l'atmosfera? Io qui ci vengo sempre vestita di rosa, arancio, rosso, azzurro, e cerco almeno di stare allegra, giusto?, o di tenere un po' su quelli che non lo sono, ecco. Mi sembra la cosa più sensata, in un posto i cui abitanti non possono far altro che mangiare, respirare, dormire e guardare quella schifezza fuori dalle finestre.
Ad ogni modo la cosa non mi preoccupa poi molto.. lui ora non può alzarsi, dunque non vedrà quella specie di mortorio che dovrebbe essere un parco. Metteteci due giostre, un paio di bambini (invece di farli annoiare in quei vuotissimi corridoi dell'ospedale, tra le spaventose porte semiaperte che ricordo quanto temessi), qualche pianta, Dio santo! Un po' di quel che si chiama "vita", no?!
Magari non lo fanno perché quelli che ancora possono alzarsi non debbano invidiare quelli che possono ancora vivere. Però, quelli che riescono a reggersi in piedi sono sempre quelli che hanno ancora qualche speranza. E se c'è ancora la voglia di fare a pugni con una schifosa malattia, allora che male c'è a vedere il proprio più prossimo futuro, specie s'è così brillante e gioioso come dei bimbi che si rincorrono tra le margherite?
Mah. E poi, in ospedale non c'è mai nulla, almeno uno si tira un po' su vedendo non dico persone, metti che le invidia; ma almeno, non so, un prato di fiori, un'aiuola di rose, di orchidee, di camelie, di ortensie.
Magari non è poi così terribile sognare soltanto. Un po' ti solleva, momentaneamente, il pensare ad esempio a quando ruzzolavi sporcandoti i pantaloni bianchi con un verde indelebile in un turbinare di candide margherite, di denti di leone color sole, e degli occhi della Madonna, quei fiorellini delicatissimi, bellissimi, piccolissimi, esattamente del colore del cielo, ma proprio del cielo primaverile, di quello del mare. Da piccola ero sempre affascinata da come i fiori più belli del mio giardino fossero contemporaneamente i più vulnerabili; mi arrabbiavo perché proprio quelli a cui tenevo di più in un secondo, proprio questione d'un tocco un po' più forte, si spezzavano irrimediabilmente. E senza un petalo, anche uno solo, non mi piacevano più.
Ad ogni modo, l'autunno mi scatena sensazioni strane. Mi.. commuove? Forse sono troppo sensibile. Alla bellezza, intendo, per il resto probabilmente sono anche troppo coriacea. Nel senso che posso rimanere impassibile ad un funerale, ma sentirmi stringere il cuore davanti a una stagione, a un atteggiamento, al testo di una canzone, agli infiniti show che ci offre questa natura strabiliante. E, appunto, l'autunno è veramente affascinante. Non è meraviglioso, come ci rappresenta? Quella perdita continua, tremenda, incessante, quasi ossessiva. Dopo una grande ondata di freddo, che segue quell'estate così calda e bellissima, ok, un po' soffocante, ma in fondo è bello vedere la propria pelle imbrunirsi sotto quel sole in fondo così allegro, nel suo costante splendere. E d'improvviso arriva un vento gelido, e vedi che quelle foglie mentre ti divertivi s'erano ingiallite, e ora sono brune e rossicce, e cadono con niente. Nel giro di un mese a terra c'è un cimitero immenso. Io me ne stupivo da quand'ero piccolissima.
Eppure i paesaggi autunnali sono quelli che preferisco, perché sono così incredibilmente dolorosi, e io per il dolore, non so perché, ho sempre avuto un'attrazione. Anche adesso. Sì, anche adesso. Impazzisco per quelle foto in cui si vedono lunghi viali ricoperti di foglie color ruggine, o color grano, o color tramonto, e altre a ricoprire quelle foltissime chiome destinate a scomparire. Evanescenti e fugaci, cercherei di godermele fino in fondo passeggiando per quei viali, contornati magari da boschi punteggiati d'alberi in rovina eppure così all'apice. Un'atmosfera da "Giardino segreto", con la scura gigantesca brughiera in fondo, quei sentieri magari di ghiaia, muri ricoperti d'edera, cieli bianchi, perché sono così calmi ed elettrici, e così spesso la mia pioggia, così disperatamente bella, i miei temporali. Sin da piccola non ne ho mai avuto paura, io ero peggio di loro, e avrei voluto giocare con i fulmini e urlare con i tuoni, e quegli splendidi lampi, Dio mio, in un solo attimo rimpicciolivano il sole, erano meravigliosi.
Tuttavia la mia stagione preferita è l'inverno.
Nulla da fare, gli sfondi autunnali sono i migliori, però il silenzio, il gelo, il vuoto assordante dell'inverno e del candore della neve sono quel che fa per me.
Non so se ci assomiglio poi così tanto, ciò che è certo è che vorrei davvero assomigliarci. Magari se fossi un inverno invece di una maledetta estate che cerca di affondare il sole, potrei guardare verso quel lettino e dare solo uno sbuffo di vento freddo.
Però non ci riesco.
Perché in fondo dirlo con altre parole non ha senso, il fatto è che lui sta morendo e io non posso fare niente per impedirlo, con tutto l'amore che mi sta distruggendo non posso fare niente davvero, e niente per sempre.
Che gran puttanata.
L'amore, dico.
Se è così tanto da trafiggere me, perché non può esserlo per salvare lui?! In negativo l'amore funziona sempre, vero?! LA SUA FOTTUTA GRANDEZZA FUNZIONA SEMPRE, NON E' VERO?!

Un'amica di mia nonna mi ha suggerito di pregare per lui. Non sapeva del mio ateismo, del resto quale settantenne vecchio stampo (per quanto dolcissima) crederebbe mai un'adolescente abbia la maturità sufficiente da andare contro i loro più atavici dogmi? Ad ogni modo, questa signora mi prese accorata le mani e mi disse che le mie preghiere l'avrebbero sicuramente salvato. Le dedicai un mezzo sorriso, più per la preoccupazione che aveva dimostrato per me che per altro. Le dissi che avrei provato e lentamente feci scivolare le mie mani dalle sue, per relegarle nelle tasche dei jeans e correre via in quel vento freddo che mi sferzava il viso e mi faceva lacrimare gli occhi, e giuro che era solo il vento, che era solo quell'aria pungente che mi si gettava contro, lo giuro.
Avevo dimenticato i guanti ed ero uscita solo con un maglione quel giorno, mi scaldavo le mani con il fiato oppure le stringevo nelle maniche come una bambina, perché non mi sentivo più l'adulta che mostravo ed ero convinta d'essere, mi sentivo un po' un nulla, no? Perché per quanto tu possa citare Joyce, suonare la "Toccata e Fuga", prendere un dieci in lingua straniera senza aprire il libro e fare tutte le cose che normalmente attirano l'attenzione altrui, capita non ci sia niente che tu possa fare per la cosa più importante, la persona più cara che hai.
E lì, perdonatemelo, ma il vento mi era diventato davvero insopportabile.
Sedetti in un parchetto deserto, con le chiavi incisi sul legno "You'll live", lo sottolineai varie volte, rischiai di rompere la chiave tanto forte premevo. Poi guardai il cielo e mi lasciai umiliare e incantare da quel mare polinesiano che copriva la mia testa dall'ira divina, che prima o poi, pensavo sospirando, si sarebbe scatenata contro quella stupida ragazzina che pretendeva d'essere atea, ma per quanto si sforzasse non riusciva a credere nel Dio buono e giusto. Non in quello buono e giusto, almeno.
Attirai a me le gambe, per scaldarmi il petto. Tirai su il collo del maglione rosa fino al naso.
Il cielo mi aveva ridimensionata di parecchio.
E' sorprendente come la natura riesca ad assomigliarti, a farti riflettere, ad ispirarti, e a volte perfino a cambiarti.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome..
Eppure mi suonava così falsa e costretta, una preghiera già fatta..
No, Dio, non mi rivolgo a te, lo sai che non mi va di chiedere a te. Lo sai che non trovo giusto rivolgermi a te solo per mio tornaconto. Non che sia questo il caso, ma non deve star male lui, ok? Insomma, non ho idea di come non sembrare opportunista, il fatto è che non è tanto per me, è che LUI sta male, cazzo, e tu, arcana divinità in ascolto, cerca di capirlo un po'! E, ok, io non sto benissimo, ma se non lo fai per me non importa, però almeno fallo per il mio ragazzo! E anzi guarda, nemmeno lo chiedo a te, lo faccio solo perché mi va di pregare per lui e sapere che sto facendo qualcosa per lui.
E vaffanculo un po', va'. Nonostante tutto.
Perché pensi sempre siano le classiche cose che capitano agli altri, no? Di più; che non capitano mai.
MA SI', AVANTI, L'AIDS E' UN'INVENZIONE DEI MASS MEDIA, PERCHE' CAZZO FARE IL TEST, PERCHE' CAZZO DEVE PRENDERSELA IL TUO RAGAZZO, EH?!
Tu, portatrice sana? Ma figurarsi. Test HIV? Neppure per idea.. scherziamo?! E ora l'ho ucciso io.
Eccolo lì.
Quello, il mio Stefano?
Non fatemi ridere.
Non è lui.
Stefano aveva gli occhi azzurri non gialli.
Stefano aveva i capelli neri non grigi.
Stefano aveva la bocca rossa non viola.
Stefano aveva una voce sexy, dannatamente, e non un sussurro rauco e morente.
Lui viveva. In sintesi.

.. in fondo non è nemmeno giusto pensare questo, e non devo pensare di rivolerlo com'era, perché sicuramente non lo rivedrò nemmeno com'è adesso.
Questo lo dico normalmente, lo so, la gente mi guarda strano, i più schietti mi chiedono sinceramente sperduti come faccia a parlarne così.
Ma se iniziassi a piangere, quand'è che finirei..?
Lui ci si è rassegnato, al fatto che *accadrà*. Se n'è fregato e si gode il più possibile quanto gli resta, e non cerca di combattere questo stato di cose, giacché sa che non farebbe che peggiorare i suoi ultimi giorni.
Quindi perché non dovrei farlo io? Sono io la sua ragazza, o no? Sono io quella che cerca di non piangere.
Cioè, non è che possa venire qui e permettermi di scoppiare in lacrime vedendolo.
Voglio dire, magari pensa che non me ne freghi niente, ma se piangessi davanti a lui intristirei anche lui, no? E io perdo uno ma lui perde tutti.
Non che io perda uno qualsiasi, capiamoci.. beh, insomma, non ho la mente molto chiara per il momento, ecco.
Sinceramente non saprei nemmeno cosa pensare. Magari questa mia stupida testa ha deciso di svuotarsi del tutto per evitare di formulare pensieri troppo ingarbugliati, o troppo tristi, o troppo rabbiosi, o troppo qualsiasi cosa per sopportarli, ma temo che qualsiasi pensiero ora come ora risulterebbe eccessivamente gravoso per me.
Non è che io mi porti il peso del dolore altrui, o altre cazzate da psicanalista dei poveri. Mica vengono a sfogarsi da una ragazzina; anzi, solitamente cercano di fare i sorrisi davanti a me per non intristirmi, o di nascondere le loro emozioni magari nel timore possano turbarmi.
Turbare me? Figuriamoci. Prima di tutto perché sono molto forte, e secondariamente sono grande abbastanza da sapere che anche gli adulti sono esseri umani, e nemmeno così lontani da me. E allora piangete, idioti. Credete mi faccia più male del vedere lui che non ha più lacrime?
Chi odio?
Perché dovrei odiare, ora. Credo. Ma mi sembra di non averne voglia. Cristo, non lo amo nemmeno abbastanza da odiare tutto e tutti? Devo essere una persona davvero disgustosa..
-Mh..
-Ti sei svegliato..? Hai sete..?
-Un.. po'.
-Ti porto un po' d'acqua. Arrivo subito.
Lui annuisce a fatica. Dà qualche colpo di tosse; gli rivolgo un'occhiata, mi guarda con aria stupita.
-Che c'è..? - mormoro scrutando il letto.
E' cosparso di macchie di sangue. Di nuovo.
-Hai sputato sangue!.. - sussurro, senza fiato, e non è che sia la prima volta, però.. beh. - Tutto bene? I tuoi stanno dormendo in corridoio.. ci penso io, ok?
-Sì..
Imbevo d'acqua un fazzoletto; strofino il lenzuolo fino a cancellare le macchie, poi lo bagno ancora e lo passo con delicatezza su quelle labbra che sembrano stare per rompersi. Questo non prima d'aver indossato un paio di guanti di plastica. Il suo sangue potrebbe uccidermi, ma a dire il vero.. non lo trovo così ingiusto.
Lui sorride, con grande sforzo. Gli accarezzo il viso per dimostrargli che me ne sono accorta, lui tenta di sollevare il braccio per prendermi la mano. Vedo che le sue palpebre fanno su e giù; gli afferro la mano gelida prima che s'addormenti, perché ultimamente è sempre così stanco. Non reagisce per un po'. Dopo dieci minuti circa riapre gli occhi.
-Che ore sono? - mormora con la voce impastata.
-Le tre circa.
-Domani devi andare a scuola..
-No, domani è domenica. Non preoccuparti e dormi.
Chissà quando morirà.
Vorrei solo poterlo sapere, e prepararmi adeguatamente per quel giorno che so essere la fine di tutto.
-Non ho sonno..
-No?
-No. Sono un po' stanco, ma non ho sonno.
-Hai fame?
-Non molta.. vorrei solo chiacchierare un po'.
-Sarebbe meglio che non ti stancassi..
-Non importa, dai.
-Mh, non dovrei affaticarti.
-Non te ne preoccupare, Silvia, con te parlo volentieri.
-.. sì?..
-Ma sì.. tu non dici mai stupidaggini.
-Del tipo?
-"Come ti senti", "povero ragazzo" e soprattutto "vedrai che guarirai".
-Beh, non ti ho mai detto che non guarirai.
-Serve? Dai, lo sappiamo, no? Almeno tu hai il buon gusto di.. tacere, e.. e non..
-Smettila, dai! Stai male e..
-.. e di non dire frasi false di circostanza.
-.. tu..
-Io? Morirò.
-Stefano..
-Dai - ridacchia un po' - E' inutile.
Sospiro rassegnata.
-Sì, beh, ok. In effetti ho sempre ritenuto stupide frasi del genere.
-..
-.. e insensibile la verità.
-E così hai deciso di tenermi allegro, eh?
-Beh, ho seguito il tuo esempio - gli sorrido - Tu sei da ricordare.
-Ehe.. - sorride - Sulla mia lapide, metti le margherite.
-Mh?
-Mi sono sempre piaciute. Semplici e forti.
-Credo che metterò gli occhi di Madonna.
-Mh? Quelli azzurri?
-Sì.
-Ma crescono, d'autunno?
-Oh.. no, credo di no.
-Cercherò di vivere fino a primavera - sorride di nuovo. Contraccambio.
-D'accordo.
-Se arrivo fin lì mi ci gioco i pendagli che riesco pure a raccoglierli con te!..
-Non scherzarci su, deficiente! Io sono seria.
-Ma sì, lo so. E' che è strano parlare della mia tomba.
-Credo di sì.
-Fidati.
-Non so nemmeno quel che dico.
-Già, lo so.
-Come lo sai?
-Vieni qui.
Mi avvicino. Con il braccio libero dalla flebo mi circonda il collo; io riesco a passare il mio sopra la sua pancia, in un goffo abbraccio. Sembriamo bambini. Rido fra me e me di questo.
Ci stacchiamo lentamente, sorridendo.
-Sai, mi dispiace dirtelo, ma mi mancherai - esclamo corrucciata.
-Nessun problema, dì pure. Taci fin troppo..
-Beh, non mi pareva carino!
-Mica mi sento più triste! E anche senza che tu me l'ammettessi, tanti mi mancherebbero comunque..
-Ad ogni modo, mi sembra giusto non caricarti anche della mia, di tristezza.
-Figurati. Ormai..
Alzo di colpo gli occhi sulla sua espressione. Sorride ancora, ma gli occhi sono strani.
-Ormai.. cosa..?
-Non ci starebbe nemmeno più, qui dentro - indica la parte sinistra del suo petto.
Mi mordo le labbra, chiudendo gli occhi.
-Immaginavo.
-Davvero?
-Ovvio. Se uno non piange, o è troppo triste o se ne strafrega.
Spalanco gli occhi.
-Vedi? - mi sorride lui.
-Già, sì - abbasso gli occhi.
-Come sei scema.. - mormora, poi tossisce.
-Dai, basta parlare ora. Dormi.
-Sì.. in fondo, devi dormire anche tu..
-Questo non importa! Dai, riposati, domani ti porto quel CD nuovo che ho comprato!
-Ah, allora aspetto! Poi semmai se non ho sonno mi ascolto uno di quelli che ho qui. Ho imparato ad apprezzarli, con tutta la noia di quest'ospedale..
Annuisco, toccata.
Prendo ad accarezzargli i capelli sottili come facevamo quando passavamo i pomeriggi assieme semplicemente sdraiati, ogni tanto me ne resta qualcuno tra le mani. Li conservo in un angolo del letto, per legarli con un fiocco quando sarò a casa. Piano piano la sua mano allenta la presa sulla mia, segno che dormirà tranquillo per almeno un paio d'orette.
Invece, improvvisamente, apre gli occhi su di me, con un brivido.
Lo osservo stupita. Alza le sopracciglia, come a volermi dire qualcosa.
-Sì.. - dico finalmente, perché ho smesso di tacere.
Espira lievemente, con un piccolo scatto stringe un po' la mia mano. Mi guarda con amore. L'accarezzo di nuovo, lui chiude ancora gli occhi.
Ti prometto che andrò a cercarli, gli occhi della Madonna. Andrò all'estero, in qualche stato ove sia primavera, non importa dove.
Bacio le tue labbra ancora sporche di sangue, perché è così che dev'essere.
Ti seppellirò tra i fiorellini azzurri, amore mio, e in cima metterò una bellissima margherita rosa. Piangerai.

  
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: lmutpimi