Serie TV > Suits
Ricorda la storia  |      
Autore: Sacchan    02/03/2012    2 recensioni
5 volte in cui Harvey ha detto a Mike di troncare i rapporti con Trevor e 1 volta n cui Trevor è stato dimenticato. Ovvero: quando Harvey è decisamente geloso di Trevor. [Marvey]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
You’re never gonna talk to Trevor again

La prima volta che Harvey vieta a Mike di parlare con Trevor è per pure ragioni personali.
E’ già abbastanza rischioso assumere qualcuno privo di una laurea in legge, senza che la sopraccitata persona abbia come migliore amico uno spacciatore. E visto che Harvey sta rischiando tutto per Mike, il minimo che Mike gli deve è evitargli ulteriori problemi e fare ciò che dice.
“Un uomo si giudica anche dalle persone che frequenta.” Quando Harvey ha modo fare di quel discorso, Trevor non era neanche lontanamente nei suoi pensieri, è solo una delle tante ramanzine che deve fare a Mike perché – ed è quasi assurdamente ridicolo - per essere un ragazzo così brillante, Mike non sa davvero nulla.
“Osserva sempre le persone accanto ad un cliente, ti diranno molto più di quanto lui voglia.”
Mike annuisce, giusto per fare sapere ad Harvey che lo sta ascoltando –non che abbia scelta, visto che è stato praticamente minacciato-, e lo segue a due passi di distanza mentre escono dall’ufficio.
“Se si circonda di bari è molto probabile che sia un baro a sua volta, o che lo diventerà in tempi brevi. Le persone non scelgono mai qualcuno troppo differente da loro. Non si da fiducia a qualcuno che non si sa assolutamente come potrebbe reagire. Il simile va con il simile, Mike. Annotatelo da qualche parte.”
La mente di Mike formula circa cinquanta domande pertinenti all’argomento, ma dalle sue labbra ne esce una sola. “Quindi, per puro esempio, stare con un criminale ti rende automaticamente un criminale?”
Ed eccolo lì: lo spettro di Trevor – solo un nome senza alcuna caratteristica propria per Harvey - invocato dal tono diffidente e ferito di Mike. Del perché sia tornato a disturbare l’esistenza di Harvey è un puro mistero.
Harvey si ferma all’improvviso, si volta verso il suo protegé e l’accusa che legge in quegli occhiazzurri non gli piace perché è totalmente ingiusta. Se Mike deve accusare qualcuno, dovrebbe accusare Trevor: non è stato certo Harvey a farlo quasi arrestare, dopotutto.
“Con molta probabilità. Sì.” Harvey risponde senza timori, facendo quasi finta di non aver capito che la loro conversazione è cambiata, ma dal modo in cui la sua espressione si contrae è chiaro che sa perfettamente a che gioco stanno giocando.
“Anche se quella persona ha solo cercato di aiutare quella che è un criminale?” il tono di Mike è di aperta sfida, senza più bisogno di fingere che non stia parlando di se stesso.
“Non esiste qualcuno così ottuso. E fare finta di nulla è anche peggio.” Neanche quella fosse una battaglia, Harvey non cede nulla e, anzi, ribatte con crudeltà.
Perché Mike deve svegliarsi, capire che Trevor è solo un problema, un problema che rischia di costare la carriera di Harvey. E Harvey è anche disposto a mettere in gioco tutto per Mike, ma non lo è per uno spacciatore da quattro soldi.
“Io…” in quella battaglia è Mike ad arretrare, a mettersi sulla difensiva.
“Tu? Non stavamo parlando di te.”
“Sì, invece.”
“Sì è vero, parlavamo di te.”
Si studiano per un lungo istante e Harvey si ritrova a sperare che Trevor lasci il paese per un lungo periodo, magari per sempre, rendendo tutto più semplice per lui e Mike. “Risparmiamoci ulteriori problemi Mike, Trevor te ne ha già procurati troppi.” E spera vivamente che quella sia l’ultima volta che Trevor rovina uno dei suoi profondi discorsi.
Harvey sta rischiando tutto e di certo non sarà un tipo come Trevor ha rovinare i suoi piani. Mike è il suo riflesso e un giorno sarà come lui e Trevor in quel futuro non deve esserci.



This guy is not your friend. He’s an anchor dragging you down. Get rid of him. Cut him loose.

La seconda volta che Harvey ordina a Mike di tagliare ogni rapporto con Trevor, Harvey è già abbastanza indaffarato per preoccuparsi anche del ritorno dalla prigione di Trevor. Ed è un bene perché gli permette di distrarsi dal senso di fastidio che gli da sapere che Mike, nonostante tutto, considera ancora Trevor come un amico. A distrarlo dal nodo allo stomaco che gli ha dato vedere l’espressione ferita di Mike – anche se è sicuro che non la dimenticherà mai.
In realtà, Harvey non capisce come faccia Mike ad essere amico di uno come Trevor, soprattutto dopo che l’ha spedito ad una imboscata organizzata dai poliziotti con una valigetta piena di erba.
Il vero problema è che Harvey odia come Mike diventi un’altra persona quando si tratta di Trevor – forse il vero Mike è quello, ma la sola idea lo fa imbestialire - e come sia incapace di mantenere un minimo di razionalità. E odia come quel Mike gli sia completamente estraneo.
Harvey vuole un futuro brillante per Mike e sa che tra i suoi tanti compiti c’è quello di impedire che qualcosa – o qualcuno – distragga Mike e Trevor sta distruggendo Mike, lentamente, come una sorta di cancro.
Il motivo per cui Harvey vuole che Mike si liberi di Trevor è ancora personale.
E’ personale perché chiunque danneggi Mike, danneggia anche lui.



And that big brain of yours doesn’t remember me saying to cut ties with that loser? Cut him off

La terza volta che Harvey ordina a Mike di scordarsi di Trevor, Harvey è profondamente deluso. Deluso dall’ostinazione di Mike – ma deve ammettere anche di essere affascinato da quella lealtà incondizionata e indistruttibile - e deluso dal fatto che Mike non l’abbia ascoltato le due volte precedenti.
“Sono un uomo a cui non si presta attenzione?”
Donna non alza neanche gli occhi dallo schermo del computer. “No, tutti ti ascoltano Harvey. Direi che alcuni pendono dalle tue labbra.”
Harvey sospira. “Allora perché Mike si scorda immediatamente di quello che gli dico?”
“Perché è un bravo ragazzo e le tue parole potrebbero corromperlo e portarlo al Lato Oscuro?” ironizza Donna con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Non sono io che lo sto corrompendo” Se qualcuno sta corrompendo Mike, di certo non è Harvey, ma quel piantagrane di Trevor.
Donna è troppo attenta ai cambiamenti del suo capo per non notare l’ombra cupa sul suo volto quando finalmente alza lo sguardo su di lui. “Harvey. Questa è sicuramente una questione tra voi due che esula dal lavoro, quindi credo che dovresti continuare a parlare con lui, non con me.”
“Non mi ascolta. L’unica cosa dannatamente importante che ho da dirgli lui la ignora.”
Perché tutto il resto può andare a farsi fottere: tutti gli insegnamenti, tutte le istruzioni su come compilare i moduli, tutti i consigli sullo stile, tutti i suoi sforzi. Perché se Mike preferisce dare ascolto a Trevor piuttosto che a lui, allora Mike non riuscirà mai a liberarsi della sua vecchia vita.
“E’ solo un ragazzo, non può darti ascolto su tutto. Devi fargli fare anche qualche errore se vuoi che diventi veramente bravo, che sia pronto ad affrontare tutto ciò che è in agguato per lui.”
“Ha già fatto lo stesso errore tre volte.” Così Harvey conclude la discussione entrando nel suo ufficio.
Una vocina dentro di lui gli fa presente che Mike lo rifarà di nuovo e di nuovo perché è così che è fatto Mike, perché mette il cuore in tutto quello che fa. E io devo sempre sistemare i suoi casini passando per un cinico bastardo risponde una vocina uguale alla prima.
Ma aiutare Mike non è forse metterci comunque il cuore?



You mean someone to take care of. You never cut Trevor off, did you?

La quarta volta che Harvey parla di Trevor con Mike, Harvey è profondamente stanco di quell’argomento. E geloso. Dannatamente geloso.
Non ha senso, non dovrebbe essere geloso, ma la sua irrefrenabile voglia di prendere a pugni Trevor è decisamente dettata da qualcosa che, nel metro di giudizio di Harvey Specter, è definibile come gelosia.
Mike è suo, Harvey lo ha già messo in chiaro con Louis – ed è stato anche relativamente facile -, ma Trevor sembra proprio un ostacolo impossibile da eliminare dalla strada.
E’ geloso del modo in cui Mike mette Trevor in cima alle sue priorità, di come Mike corra ogni volta che Trevor lo chiama.
Il fatto che sia geloso non lo coglie del tutto impreparato: ne era consapevole da tempo, oramai, da quando aveva iniziato ad odiare Trevor. Non avrebbe mai dovuto odiare Trevor se Mike fosse stato un semplice associato. Odiare Trevor significa ammettere che Mike è importante. Più importante di quanto avesse preventivato.
La verità è che Harvey è geloso di Mike perché è Mike, e che ogni tanto vorrebbe essere Trevor.
“Cosa?” è quasi divertente, e decisamente adorabile, vedere Mike spiazzato dalla proposta di Harvey.
“Non ti mando là dentro con dei soldi, che oltretutto neanche hai, per salvare uno spacciatore.” Ripete con calma Harvey. Sono nel suo ufficio e Donna gli ha appena portato la foto e, ovviamente, ha sentito l’ultima frase di Harvey e dal sorrisetto che le affiora sulle labbra è chiaro che ha capito le vere motivazioni del suo capo. Motivazioni che Harvey negherebbe anche sotto tortura. *
“Oh, quindi ci vai tu con un paio di foto, un contratto – o cosa diavolo sia - e una busta vuota?” è quasi commovente come Mike si stia preoccupando.
Meglio io che tu sarebbe la risposta istintiva di Harvey. “So come giocare le mie carte, Mike, non sono uno sprovveduto.” Risponde invece con calma chiudendo con un colpo secco la valigetta.
“Trevor ha bisogno di me.” Mike guarda con sicurezza Harvey. “Tu non c’entri nulla.”
Un sorrisetto divertito curva le labbra di Harvey “Mike sei il mio associato, quindi tu rispondi a me.” E questa volta la frase successiva che pensa la dice senza mezzi termini. “Io copro i tuoi sbagli, mi prendo le tue colpe, sistemo i tuoi casini, anche quelli che originariamente erano casini di Trevor.” Per una volta Harvey è felice di essere così bravo a far sembrare che nulla gli importi. E soprattutto è felice di essere il migliore avvocato dello studio – anzi, di tutta New York - perché altrimenti avrebbe paura di stare nella stessa stanza con gente potenzialmente armata. Jessica gliel’aveva detto, quando lo aveva conosciuto, che la sua confidenza sarebbe potuta essere la sua benedizione o la sua rovina: Harvey sperava che quel giorno fosse la sua benedizione, la sua salvezza. Perché una volta salvato Trevor, aveva un lungo, lunghissimo, discorso da fare con Mike.
“Si, è vero, ma vale sul lavoro.” Protesta Mike “Trevor cosa c’entra con il lavoro, ora?”
Tutto risponde quella fastidiosa vocina nella testa di Harvey – la sua coscienza forse? - perché Trevor è l’unica catena che tiene Mike in un mondo che Harvey conosce e in cui non vuole tornare.
“Mike.” Harvey poggia una mano sulla spalla del più giovane. “Trevor è questione mia da quando sei entrato in una stanza di albergo rovesciando sacchetti di fumo sul tappeto e quando poi hai portato quello stesso fumo in ufficio.”
“Perché?” la domanda di Mike è semplice e fin troppo pertinente.
Perché Trevor è insopportabile, perché Trevor ti impedisce di essere te stesso, perché Trevor è una persona che trascina con sé nell’abisso chiunque gli stia intorno, perché Trevor non si cura minimamente di te, perché Trevor ti ferisce e ti usa e non rimane a vedere la tua espressione affranta.
Di tutte quelle motivazioni Harvey sceglie la meno importante, ma quella che più gli si addice. “Perché ti sta distraendo dal tuo lavoro.”

La quinta volta che Harvey ordina a Mike di lasciar perdere Trevor, Harvey non è per niente felice nonostante dovrebbe esserlo.
A dirla tutta una parte di Harvey è soddisfatta, ma l’altra è consapevole di non aver fatto alcun favore a Mike.
“Questa volta sbarazzati di Trevor una volta per tutte.” Ordina con poca convinzione.
Quand’era stata l’ultima volta che lui ha avuto un amico di cui poteva fidarsi ciecamente? Perché, quando aveva portato Trevor fuori, quello che aveva visto negli occhi di Mike, seppellito sotto una infelicità palpabile, era una fiducia incrollabile.
Mike non dice una parola mentre porge il proprio cellulare ad Harvey, non lo guarda neanche tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
“Sei sicuro?” Harvey afferra il telefono ed è lui quello non sicuro di quel gesto. Non ha bisogni che Mike gli chieda cosa fare, lo sa e basta,
“Si.” Mike si sforza di sembrare calmo e convinto di quel gesto.
Poco dopo Harvey gli porge nuovamente il telefono “Fatto.”
Ma Harvey non ha cancellato il numero di Trevor, ha solo cambiato il nome in qualcosa di molto stupido e molto normale – nel caso Mike scorra la rubrica non deve trovare nulla di troppo strano. Perché nonostante tutti i suoi sforzi Harvey sa che Trevor tornerà, magari tra un anno, magari tra due, ma lo farà, e Mike sarà di nuovo pronto ad aiutarlo.
Perché infondo Harvey invidia quel rapporto di fedeltà tra i due e invidia Trevor per il rapporto con Mike. E lo odia perché Trevor è stato così stupido da non accorgersi di cosa aveva.
“Grazie.” E quello di Mike è un grazie per ogni cosa che Harvey ha fatto per lui. Questa volta il suo sguardo è fisso sull’uomo seduto accanto a lui, quando Harvey incrocia quello sguardo, può leggere la domanda racchiusa in quegli occhi azzurri: perché?
Perché sei come me, perché voglio aiutarti come sono stato aiutato io, perché sei troppo brillante per essere sprecato dietro ad un idiota capace solo a spacciare, perché puoi fare tutto quello che vuoi e non permetterò che qualcuno ti freni. Perché mi sto innamorando di te.
Ma tra tutte le motivazioni, questa volta Harvey non ne sceglie nessuna: come la domanda è stata taciuta, così anche la risposta.



After all this, you really think I’m still buying that Mr. I-don’t-give-a-crap thing?

E quando Mike gli dice quelle parole, Harvey sa di aver perso, di non avere più rifugi sicuri dove battere in ritirata. Harvey sa che Mike sa. E Mike sa che Harvey sa che lui sa e questo è sufficiente per stampargli un sorriso divertito sul volto per una settimana intera.
All’ottavo giorno, però, quel sorriso è scomparso ed è la prima cosa che Harvey nota quando Mike entra nel suo ufficio, un paio di fascicoli sottobraccio, e l’espressione da cane bastonato.
E Harvey riconosce quell’espressione immediatamente: è quella stessa espressione per cui aveva giurato a se stesso che avrebbe preso a pugni Trevor prima o poi.
“Che ha fatto questa volta?” domanda secco mentre il suo cervello cerca di trovare almeno un modo su come rendere impossibile a Trevor di restare in suolo americano. Ci sarà anche una diavolo di legge, no?
Mike non risponde, si limita a fissare Harvey ed ad aprire la bocca qualche volta in una serie di tentativi completamente vani.
“No, anzi, non voglio saperlo.” Sbotta Harvey alzandosi dalla sua sedia con un movimento deciso. Si avvicina a Mike e per un lungo istante non sa cosa fare. Vorrebbe abbracciarlo e dirgli che va tutto bene, che anche questa volta sistemerà ogni cosa, ma non è sicuro che sia quello che Mike vuole. Perché Mike sa cosa prova Harvey, ma Harvey non ha mai avuto modo di capire cosa prova Mike.”Dimmi solo che non l’hai aiutato.”
“No, questa volta no.” Mike scuote la testa lentamente, incredulo per primo della forza che ha avuto. “Non volevo un’altra ramanzina su come devo lasciar perdere Trevor.” Cerca di ironizzare, riuscendoci malamente.
“Hai fatto la cosa giusta, Mike.” Afferma Harvey con tono rassicurante. E alla fine decide che il minimo che può fare è abbracciare Mike. Perché per quanto Harvey odi Trevor, tutte le volte in cui ha dovuto ripetere al suo protegé di abbandonare il migliore amico, ha capito qualcosa di più sul loro rapporto e su Mike. E sa che Mike è quel tipo di ragazzo che soffre per ogni separazione. Sa anche che la prossima volta Mike aiuterà di nuovo Trevor, ma evita di farlo presente.
“Gli ho voltato le spalle, come può essere una cosa giusta?” borbotta Mike, ma l’abbraccio di Harvey riesce a rilassarlo, a fargli scordare il tono di Trevor al telefono.
“Ha preso una strada diversa dalla tua.” Harvey abbassa il tono senza neanche accorgersene. “Non puoi preoccuparti di lui per sempre.”
“Io ho te che ti preoccupi per me, lui non ha nessuno…” protesta debolmente Mike.
“Io non mi preoccupo per te!” esclama Harvey sulla difensiva e allontanando da sé l’altro. Nonostante quella sia una bugia – oramai anche Harvey si è rassegnato a tale consapevolezza - riesce a dirla in maniera piuttosto convincente.
“E tutta la questione con Trevor come la chiami?” domanda Mike con la sicurezza di chi sa per certo che le cose stanno come pensa. “Tanto lo sappiamo tutti e due, Harvey, possiamo smetterla di fingere?”
“D’accordo.” Capitola Harvey, ma lo fa con tutta la sua classe, senza scomporsi. “Io mi preoccupo per te Mike, di tanto in tanto…” l’occhiata accusatoria di Mike arriva subito. “D’accordo, mi preoccupo per te tutto il tempo.” Corregge subito Harvey con un sorrisetto forzato sulle labbra. “E sai che se non fosse così non mi sarei intromesso nella questione con Trevor…”
E quella conferma è tutto ciò di cui Mike ha bisogno per scordare, per la prima volta nella sua vita, l’esistenza di Trevor. Anche se è solo per il breve istante in cui le sue labbra sfiorano quelle di Harvey. Non è neanche definibile come bacio, a dirla tutta, ma Mike non vuole azzardare troppo: sa che Harvey prova qualcosa per lui, ma non sa quanto sia forte quel sentimento.
“Ed ecco l’unica cosa buona che Trevor abbia mai fatto nella sua vita.” Sentenzia Harvey soddisfatto e quando vede Mike tornare a sorridere, sa che baciarlo di nuovo è la cosa giusta da fare.
E una vocina nella sua mente gli ripete che forse Mike l’aveva detto e capito prima di lui: senza Trevor non si sarebbero mai conosciuti.
Ma quella vocina tace immediatamente perché in quel momento Trevor non ha più importanza, perché conta solo Mike.
Per una volta, sia Harvey che Mike si scordano completamente di Trevor.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Suits / Vai alla pagina dell'autore: Sacchan