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Autore: ChadMyers    02/03/2012    3 recensioni
Chad Myers è uno studente della McKinley High School. Scopre la sua omosessualità durante la sua adolescenza ed inizia un percorso tortuoso in un mondo in cui tutto gli è nemico. Viene adottato all'età di sette anni e da lì inizia a scoprire il suo IO. Inizia il suo percorso di scuola superiore e con il tempo si ritrova diverse controversie che gli impediranno di avere una vita normale. Al suo Junior Year si innamora di un ragazzo, il suo nome è David Karofsky. L'amore tra i due inizia tra i corridoi della scuola in un giorno invernale. Chad non capirà mai come l'amore tra i due abbia cambiato la sua vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hometown Glory










Era uno dei tanti giorni di un inverno qualunque, più precisamente verso la fine di Febbraio. 
L'Ohio era conosciuto per le ottime temperature, ma tutti dimenticavano le tragiche e problematiche pioggie invernali, specialmente quelle di metà stagione. 
Mi svegliai presto quella mattina, morivo dalla voglia di aprire la finestra per vedere le prime luci del giorno.
Le nuvole cariche di pioggia erano stanziate a pochi metri da casa mia, ma le strade erano già piene d'acqua, quasi come ruscelli. I lampioni erano accesi e emanavano una luce fioca per le strade, contornate da uno scenario di desolazione totale per via della pioggia. Ricordo ancora come il piccolo lucernario sotto la veranda di casa smise di funzionare quel giorno. 

 

Indossai i miei blue jeans sbiaditi, seguiti dagli stivaletti marcati Timberland. La t-shirt era pronta lì sul comodino e per seguire il cardigan di cashmere. 
Scesi le scale con un passo pesante, seguito da uno sbadiglio rumoroso. La sala vicino al sottoscala presentava subito una piccola cucina color mogano, seguita da un piccolo tavolo in legno d'Acero quasi rossastro e piccole sedie di ferro dove mi era solito sedere con le ginocchia. I pavimenti erano rossastri, quasi arancio. Era una piccola stanza con le pareti di un verde sbiadito e un intonaco color oro; in poche parole, la solita cucina da diciassette anni a questa parte. 
Mangiai un yogurt molto lentamente e il mio piede sembrava muoversi a tempo con il ticchettio della pioggia sulla finestra e il ticchettio della piccola lancetta rossa nell'orologio da sala. 
Terminai velocemente di prepararmi le ultime cose e infilai velocemente l'impermeabile beige; in seguito, uscii da casa. 

 
La pioggia aveva i suoi aspetti positivi e negativi. Gli aspetti positivi erano l'odore che emanavano i prati e l'aspetto malinconico del paesaggio, quelli negativi che ti bagnavi e probabilmente avresti sentito freddo tutto il giorno.
Tirai fuori l'Ipod verde mela e le cuffie abbinate. Play, la musica partì con la stessa canzone di tutte le mattine, credo fosse Bad Day di Daniel Powter; mai stata così perfettamente azzeccata. 
Il bus giallo limone sbiadito arrivò subito e salii molto lentamente, sedendomi al fianco della signora Jonson, famosa per i suoi monologhi ad alta voce. 
Dopo aver ascoltato circa tre canzoni di Taylor Swift e una di Matthew Perryman Jones arrivai a scuola.

 
La pioggia scrosciante aveva creato minuscoli mulinelli sui tombini e piccole cascate per le scale prima dell'entrata della scuola. 
La scuola aveva sempre lo stesso rivestimento di mattoni rosso sbiadito, quasi sul rosa antico. Sotto, al parcheggio, c’erano poche macchine, ma con l'abitacolo riempito da quattro studenti per ogni macchina. L'uscio della scuola presentava circa quaranta studenti, tutti con i loro ombrelli monocromatici.
Giallo, verde, blu, rosso, giallo limone, bianco vaniglia, marrone terra e.. dannazione! Mi accorsi di aver dimenticato il mio.
Le cascate d’acqua per le scale si alimentarono e i ruscelli per le vie strette che conducono alla scuola contornavano ambedue i lati. 
Il primo richiamo della campanella suonò stridulo, quasi fastidioso.
Entrai.

 
Era uno di quei momenti in cui avresti voluto essere un fantasma, per i corridoi mi capita sempre così, odio sentirmi al centro di un folla inferocita che cammina sullo stesso passaggio e poi si divide in massa da ogni parte.
I corridoi erano larghi, contornati da armadietti grandi di volume, ma con cassetti incisi e stretti. C'erano svariati simboli di riconoscimento su ognuno di questi: scritte di carta, piccole sfumature color giallo, sbavate e altri vari simboli di riconoscimento.
Attraversato il corridoio centrale imboccai su quello di destra, dove c'erano altri armadietti, poi altri armadietti e altri armadietti ancora all'infinito.
Altri armadietti, altre scritte: Quinn Fabray ex Cheerios, Charles Mickelson il migliore, Janet Elizabeth la regina, Santana Lopez la stronza ed altri ancora.
Un altro corridoio, altre scritte su gli armadietti. 
Sul corridoio di estrema sinistra continuavano con scritte difficili da leggere, ma sempre con le proprie caratteristiche. Mi chiedevo chi le facesse con il pennarello indelebile. Giurerei di aver visto Noah Puckerman scriversi: " Puck sei il più figo " sul proprio armadietto, molto modesto da parte sua.

 
Catturò la mia piena attenzione un armadietto pieno di scritte rosa incomprensibili dove avvicinandosi si poteva afferrare il significato che compariva molto chiaro sull'armadietto. 
"Gay" era la parola scritta circa una decina di volte; il mio cuore si rammaricò per il proprietario di quell'armadietto, la testa mi ricordò che ero proprio io. 

 
Presi velocemente le mie cose dall'interno dell'armadietto e mi bastò girarmi per vedere le grandi mani di Nick Laney spingermi a terra, facendo volare tutti i miei libri appena presi dal mio armadietto.
<< Femminuccia, prendi tutto da terra mi raccomando! >> Gridò Jacob Devonne, ridendo verso di me. 
Mi rialzai dolorante, mi abbassai per riprendere la mia roba e lì vidi una grande mano stringere il mio libro di biologia a terra.

 
Quì cominciò il mio sbaglio, lo sbaglio più bello della mia vita. Avete presente le scene da film in cui il protagonista si volge a guardare il volto del suo salvatore e rimane per qualche minuto muto e con gli occhi sbarrati? Bene, credo che sia stato più di questo. 
<< Ti aiuto io! >> sussurrò David Karofsky con un sorrisino sul viso tondo e apparentemente delicato.

 
Ero paralizzato dalla testa ai piedi, tanto che raccolse lui tutti i libri da terra.
David Karofsky era diventato da qualche giorno la barzelletta della scuola, Nick Laney giura di averlo visto dichiarare il suo amore a Kurt Hummel, il ragazzo di Blaine Anderson. 

 
<< Ti senti bene? >> mormorò David, guardandomi spaesato.
Dissi che stavo bene, strappando i miei libri dalle sue braccia grandi. 
Iniziai a camminare per il corridoio, senza voltarmi, lasciandolo lì con la sua faccia stralunata, probabilmente per il mio comportamento. 
Prima di svoltare l'angolo mi voltai, e guardandolo masticai delle parole silenziose che simulavano un GRAZIE, comprensibili solo dal labiale. Lui mi rispose sorridendo, mostrando i denti perfettamente bianchi.

 
Non avrei mai immaginato che da quel momento David Karofsky avrebbe occupato tutti i miei pensieri.

 


  
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