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Autore: belongtomusic    02/03/2012    14 recensioni
-Forse non mi stai ascoltando, o forse si, mi stai ascoltando. Ma sappi che se ti ricorderai di questo che ti ho appena detto, io lo negherò fino all’ultimo.- rise tra sé malinconico. Lasciò la sua mano.
Rinunciò a toccarla, perché in qualche modo lei lo sentiva.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mentre tu continui a lottare, io non posso far altro che scriverti. Ti scriverò di quanto sia brutto star senza di te, scriverò di come ci si sente a essere innamorato di una persona che è in coma da quasi un anno. Ma non ti prometto che lo scriverò ogni giorno, sai, è frustrante ricordarmi che tu non ci sei. E' frustrante scrivere il proprio dolore, perchè per quanto possa impegnarmi, le parole non riusciranno mai a descrivere la tua assenza. Ma ci proverò. Ora ti racconto la giornata di oggi:
Questa mattina mi sono alzato presto e c’era il temporale, ho aspettato con pazienza che finisse, mi sono seduto, ho calmato la rabbia, perché infondo dovrei essere arrabbiato? Ho sospirato ben 49 volte, ma poi il temporale è finito e, finalmente è uscito un timido sole, che mi ha permesso di uscire da quella casa.
Sai, per la strada ho incontrato un signore anziano, aveva su per giù settanta anni, camminava a testa bassa, alzava lo sguardo solo per vedere quanta gente c‘era in giro. Ma sai qual è il bello… anche se non credo che si possa definire bello? Che credo di aver molte cose in comune con quell‘uomo. Primo: entrambi camminavamo e cercavamo di occupare il nostro tempo, tanto per non pensare alla malinconia che ci seguiva. E due, entrambi avevamo perso la donna che amiamo. Dovrei usare il passato, ma io ti amo ancora Angie. 
Ma forse non ti ho ancora perso.” 
E mentre scriveva, i pensieri di Louis tornavano a quella sera. 
 
 

 
Continuava a fare zapping alla TV, non dando ascolto a quello che i suoi amici gli stavano dicendo.
La sua mente continuava a portare le immagini di quell’idiota con la sua Angie, sua migliore amica, sua amata.. Solo che lei non lo sapeva.
Quando finalmente Louis aveva deciso di dichiararsi, arriva questo ragazzo dall’America che fa palpitare il cuore d’ amore alla sua Angie. E infondo cosa può fare un povero innamorato? Si fa da parte e cerca di farsene una ragione. Louis ancora ricorda il giorno in cui vide la sua Angie baciare l’idiota.
Una stilettata nel cuore gli avrebbe fatto meno male. 
E anche solo a pensare all’immagine di quei due, gli salivano i nervi, che poi la malinconia e la voglia di vedere Angie sorridere, fece tornare tutto normale.
Sospirò. Chissà cosa stanno facendo, pensò.
Ad un tratto il cellulare vibrò. -Pronto?- Rispose, i suoi amici si azzittirono.
-Si, sono io. Che è successo?- Deglutì Louis.
Perché la madre di Angie lo stava chiamando e soprattutto perché stava piangendo?
-Angie…- Singhiozzò la madre.
-Raggiungimi all’ospedale.- Finì, chiudendo la chiamata in quel modo. 
Louis si appoggiò al muro, tanto per elaborare la notizia e correre in macchina, lasciando i suoi amici senza parole e con uno sguardo preoccupato.
Loro non possono capire. Si ripeté nella testa.
Guidava sempre più veloce, e più premeva l’accelleratore e più sembrava lontano quel maledetto ospedale.
Arrivò, parcheggiò la macchina e cominciò a correre verso l’entrata. 
Si guardò intorno, cercando di trovare il viso della madre di Angie, ma ancora niente.
-Cerca qualcuno?- Un’infermiera incuriosita attirò l’attenzione a Louis. Il ragazzo annuì frettoloso.
-Angie Haze.- L’infermiera lo guardò, -Terzo piano.- Rispose. 
-Come sta?- Domandò Louis. -I dottori ancora non possono dire nulla sullo stato della paziente, devi aspettare, purtroppo, vorrei dirti di più, ma ancora non è sicuro niente.-  Louis odiava il tono delle infermiere, ne era certo.
-Almeno che gli è successo?- Domandò ancora. -Incidente d’auto, mentre guidava una macchina in contro mano era apparsa, ma se ne era accorta troppo tardi..- Il tono dell’infermiera si abbassava sempre di più.
Louis corse via, arrivò al terzo piano, dove poi trovò la madre di Angie disperata.
 
 


 
-Louis, guarda che ho qua!- Urlò quasi Angie, sventolando un foglietto davanti al ragazzo. 
-Cazzo, hai preso la patente?- Domandò lui incredulo. La ragazza annuì, fiera.
-Grazie per avermelo detto. Farò una conferenza stampa nazionale dove consiglierò a tutti i cittadini di questa povera nazione di non uscire mai più di casa.- Scherzò lui. Angie si finse offesa.
-Scherzavo, però tu fai veramente schifo a guidare.- Disse Louis.

 


Rigirava le chiavi della sua auto, mentre la sua mente rigirava quei pensieri.
La amava, la ama, troppo, tantissimo, non poteva andarsene così.
Come stava? Doveva saperlo.
Dopo due ore, un dottore uscì da una stanza, dirigendosi verso la madre della ragazza. 
L’ unica parola che Louis riuscì a decifrare fu “coma”, poi il resto non aveva importanza.
 
 
 
-Entra.- Gli intimò sua madre, cercando di sorridere.
Louis entrò, era solo con Angie. Ma lei dormiva, era in coma, forse poteva sentirlo, ma non poteva rispondere. -Hey…- Parlava. Forse gli avrebbe risposto. 
-Lo sai che sei buffa con questi tubicini?- Tentò di scherzare, ma qualche lacrima birichina spense la sua voglia di ironizzare quel momento. -Dovresti vederti.- Aggiunse.
-Ma sei comunque bellissima, lo sai?- gli prese la mano fredda e delicata, intrecciandola.
-Lo sai che ti amo?- Continuava Louis. -Si, da tanto tempo, ma non te l’ho mai detto. Sono stato stupido vero? Ma si, ti amo. Amo i tuoi occhi verdi, i tuoi capelli scuri, quella piccola voglia che hai sui fianchi.. Continuerei in eterno, ma entrambi sappiamo che non si può.- Continuava a torturare delicatamente la mano di lei, attento a non fargli male ma.. Infondo lei non poteva sentire il dolore.
 -Forse non mi stai ascoltando, o forse si, mi stai ascoltando. Ma sappi che se ti ricorderai di questo che ti ho appena detto, io lo negherò fino all’ultimo.- rise tra sé malinconico. Lasciò la sua mano. 
Rinunciò a toccarla, perché in qualche modo lei lo sentiva.
Non voleva tornare a casa proprio in questo momento, continuò a guardarla, mentre camminava tra la vita e la morte. Poteva solo assaporare quel momento e tutto ciò che lui poteva respirare era la vita di lei, o meglio ciò che ne era rimasto, perché prima o poi sarebbe finita.
Lei aveva bisogno di lui, non poteva mancargli proprio quella sera.
Lei non poteva combattere le lacrime che non stavano arrivando, o il momento della verità nelle sue bugie. 
Quando tutto sembra come nei film. 
Tutto è stato fatto per essere distrutto. 
Un dottore lo fece uscire, sospirando si incamminò verso la porta e quando stava per uscire, si girò, per dare ancora un’occhiata alla ragazza che amava.
La guardò, sperando che in quel momento aprisse gli occhi. 
-Infondo, te lo avevo detto che eri proprio uno schifo a guidare, Angie.- Sussurrò sorridendo tristemente.




 
***********

Mmh... non ho molto da dire, diciamo che ultimamente
ho molte idee per MINUSCOLE os, infatti ne sto già scrivendo un'altra :o
ad ogni modo, questa aveva lo scopo 
di farvi deprimere, e se ci sono riuscita...
*applaude* :'')
No a parte gli scherzi, spero che vi sia veramente piaciuta.. palesemente ispirata da quella meravigliosa canzone di Iris dei Goo Goo Dolls <3
Un bacione a tutte <3
   
 
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