Serie TV > Stargate
Ricorda la storia  |      
Autore: Feel Good Inc    03/03/2012    0 recensioni
[ Stargate Universe ]
È sempre stato così, anche a miliardi di anni luce da qui.
Forse mi rendo conto soltanto adesso di quanto tu mi sia mancato, Eli.

[ Eli&Chloe friendship ~ post-series ]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chloe Armstrong, Eli Wallace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le calende di marzo

 

 

 

 

 

 

Vorrei stringerti forte, dirti che non è niente

Posso solo ripeterti ancora: sono solo parole

 

 

 

 

 

 

È il primo di marzo. È una bella giornata, inaspettatamente calda dopo la neve delle ultime settimane. Eppure la parte più remota di me, quella che si vergogna di star qui di fronte a una casa piena di sconosciuti e di silenzio, in mano un mazzo di giunchiglie avvolto da un nastro viola, forse desidera di vedere il cielo annuvolarsi e gonfiarsi di pioggia. La pioggia nasconde, la pioggia cancella.

È triste venire a trovarti dopo così tanto tempo, e in questa maledetta circostanza. E per un tempo che mi sembra infinito me ne sto qui a vergognarmi, a macerarmi nell’imbarazzo di aver perduto ogni contatto con te, a rimpiangere gli anni che sono passati senza che ci vedessimo o ci sentissimo mai. Abbiamo vissuto così tante cose insieme. E tu sei sempre stato così speciale... Il miglior amico che abbia mai avuto.

Ti guardo da lontano: chino con le spalle curve e le mani strette alla balaustra, mentre parli con una persona che non conosco. Nel silenzio alcune parole viaggiano fino a me e mi corrodono ancora un po’. Cinque del mattino. Pelle fredda. Non respirava più. Ma la tua voce non si rompe mai, ha la stessa sfumatura allegra che mi ricordo. Ai miei occhi sei forte, bello. Unico.

Com’è successo, Eli? Quand’è che ci siamo allontanati?

Quand’è che siamo cresciuti?

Mi stringo nel cappotto nero che non riesce a scaldarmi – neanche il sole può farlo – e salgo lentamente quei gradini che portano alla tua veranda. Mi vedi arrivare, e mi riconosci, e la sorpresa nel tuo sguardo mi stringe il cuore.

« Chloe...? »

Tento un sorriso, ma non ce la faccio. Probabilmente non ce l’ho mai fatta a ingannarti.

Mi odio mentre ti abbraccio, perché è da troppo tempo che non lo facevo più.

« Mi dispiace. Davvero. »

La tua stretta è familiare e tranquilla. Non mi rispondi e so che rispetti il mio dolore, prima ancora che il tuo. Sei un uomo ormai, ma non sei cambiato. Difatti, scostandomi, vedo che il tuo è un sorriso vero, pur se incredulo.

« Come... Come l’hai saputo? »

Abbasso lo sguardo, concentrandomi sui fiori. « Rush. Mi ha... contattata lui. Lo sai, da quando siamo tornati ti ha sempre tenuto d’occhio. »

Sorridi ancora, ridacchi addirittura. Ma come fai?

« Non deve aver digerito il mio rifiuto di specializzarmi nel settore. »

« Beh, lassù tu ci hai salvati tutti. La sua era una richiesta legittima. »

« Lo so. Ma non avrei sopportato di lasciare di nuovo la mamma. »

Alzo gli occhi. Non riesco a impedirmelo. Mi aspetto di trovare nei tuoi la pena, anche solo un millesimo della tristezza che sento io per te – e invece, se c’è, è così ben nascosta da farmi ammutolire.

Mi sfili le giunchiglie dalle dita e vedo la donna con cui parlavi poco fa allontanarsi con discrezione, rientrare in casa. Chissà se ha capito da quanto tempo non ci vediamo, noi due. Chissà se ha visto la mia vergogna.

« Non dovevi. »

« Non ci pensare. »

Ci guardiamo per qualche istante in silenzio. Non succedeva mai, un tempo. Sulla Destiny non abbiamo mai smesso di parlare, mai, neppure quando sceglievamo strade diverse, neppure per Rush, neppure per Matt... Non avrei mai immaginato che condividere un silenzio con te potesse fare tanto male.

Per l’ennesima volta, il più forte tra noi sei tu.

« Allora... Come vanno le cose? »

Mi stringo nelle spalle. Odio la sincerità del tuo interesse, la odio e l’adoro insieme. « Avanti. Ho ripreso il mio lavoro, e c’è aria di promozione. »

« Grande! » Fai un cenno di vittoria. « Tuo padre sarebbe fiero di te. »

La tua capacità sempiterna di disarmarmi mi farà sempre sorridere; questo no, non è cambiato. « E tu? »

« Oh... » Minimizzi. « Niente di che. La solita vita. Gioco ai videogame. Cazzeggio. Mi sono laureato. »

Capisco di aver cambiato espressione dal modo nuovo in cui mi sorridi.

« Davvero? »

« Davvero! »

« Ma è... è bellissimo, Eli. »

« Già, e la mia tesi era sul cinema di fantascienza, pensa un po’. »

« Tua madre deve essere stata fiera di te. »

Vorrei mordermi le labbra a sangue, ma tu non mi guardi in modo diverso. E dopotutto è ciò che penso. È la verità.

« Sì. Lo è stata. »

Non sei cambiato, Eli. Abbiamo svoltato in direzioni diverse, quel giorno in cui attraversammo per l’ultima volta uno Stargate, ma il tempo e le cose non ti hanno cambiato: riesci ancora a sorridermi come se non avessi mai sofferto in vita tua. E riesci anche – sempre – a non farmi capire se menti o no.

La tua forza acuisce il mio senso di colpa. Avrei voluto esserci, Eli. Non meritavi di stare solo, non l’hai mai meritato.

Distolgo ancora una volta lo sguardo; è tempo di fare onore alla mia presenza qui. Mi volto, punto verso la porta di casa tua. Mi sarebbe piaciuto venire a trovarti in un giorno in cui il sole fosse caldo per davvero...

Fendo gli sconosciuti, ma il silenzio lo lascio intatto. Sento che mi segui, ti fermi con me.

Tua madre è bella. Ha i tratti distesi come se dormisse, serena, felice di andarsene in un momento in cui ha davvero potuto dire di essere fiera di suo figlio.

Sento la tua presenza. È l’aura di sicurezza, fiducia e forza che ti ha sempre contraddistinto, in tutti i giorni più bui, in cielo o in terra che fosse.

Vorrei prenderti la mano, ma non ne ho il coraggio.

 

 

 

*

 

 

 

Nei film, ai funerali piove sempre. Probabilmente gli autori accarezzano il poetico simbolismo dell’acqua che si mescola alle lacrime e depura il mondo dalla tristezza di una perdita, aggiungendo freddo a freddo e annullandolo. Ma oggi non piove. Oggi il sole è impietoso, anche se io, nel mio cappotto nero, ancora non sento alcun calore.

Sono venuti in tanti, anche dalla Destiny. Matt e Greer: un po’ in disparte, incapaci di mescolarsi ai tuoi conoscenti ignari. Matt mi ha rivolto un cenno di saluto, poi è tornato a fissare il sacerdote. È passato tanto tempo. Non ho avvertito nessun vuoto – nessuno che superasse quello che è calato su di me al rivedere te. Camile: si è battuta così tanto, all’epoca, quando vedeva che non riuscivi più a soffocare la disperazione, che volevi stare accanto a tua madre. Non è una sorpresa vederla piangere oggi ancora una volta, per l’implacabilità della vita. TJ e Young. Lisa. Vanessa. Persino Rush, laggiù, ai margini della scena e del cimitero. Il lupo battuto dall’agnello che viene a condividere una parte del suo dolore.

Io ti sono accanto, ma non mi sei mai parso più lontano. Hai ancora quello sguardo sereno, asciutto. Non sei cambiato. Magari stanotte, quando resterai solo nella tua casa vuota e silenziosa, allora scoprirai che non puoi più continuare a ingannarti e scoppierai in lacrime – ma adesso no. Forse perché ti sta più a cuore rassicurare gli altri che te stesso. Non sei cambiato.

Ti ho perso, Eli?

È per questo che non riesco a toccarti? È per questo che non riesco a dirti che mi dispiace da morire, che so cosa significhi perdere un genitore, un punto di riferimento, che sono imperdonabile per essermi concentrata così tanto sulla mia vita dopo la Destiny e aver quasi dimenticato la persona meravigliosa che sei sempre stata per me? Ti ho perso davvero, così?

Ma tu mi guardi e mi sorridi, e io mi dico che, no, è solo che sono una stupida. Una fottuta stupida. Una cui ci è voluta una tragedia silenziosa per ricordarsi di fare una visita al suo migliore amico, a quello che tante volte, in tanti modi, l’ha salvata. Una debole.

Potrei dire a me stessa che a volte la vita è così, ma non mi farebbe sentire meno in colpa.

Il sacerdote recita le ultime preghiere. La bara viene calata nella terra. Tu ti fai avanti, getti delle rose rosse sul legno scuro, ti ritrai ancora. La lasci andare.

Il funerale è finito.

La gente si accalca, viene da te a offrire una parola, una stretta di mano, un abbraccio fugace. Povero ragazzo. Devi andare avanti. Non lasciarti abbattere. Non esitare a chiamarmi, se hai bisogno di me. Sii forte. Devo reprimere il riso, una risata sprezzante e disperata, perché mi chiedo: ma tutti questi esseri umani ce l’avranno un’idea di quanto tu sia forte? No. Non ti conoscono neanche. Ti buttano addosso parole di cui non hai bisogno. Non vedono che, col tuo solo viso asciutto, sei tu a far forza a tutti noi.

È sempre stato così, anche a miliardi di anni luce da qui.

Forse mi rendo conto soltanto adesso di quanto tu mi sia mancato, Eli.

Quando ti volti un’ultima volta verso di me, e io trovo da qualche parte la forza di chiederti scusa con un abbraccio senza parole, di colpo vedo le tue lacrime. Ma non sono ancora in bella vista. Ce le hai dentro, al buio, nel posto che hai scelto di seppellire insieme al corpo di tua madre.

Mi abbracci forte, come non hai mai fatto. Hai visto che le ho viste?

« Sono felice che tu sia venuta, Chloe. Davvero. »

Era un singhiozzo, ne sono sicura. E mi viene in mente che allora non avevi problemi a mostrare le tue debolezze a chiunque non fossi io, mentre oggi è stato sul mio nome che hai singhiozzato. Era un singhiozzo, ne sono sicura.

Ti prego, ti prego, lascia la porta aperta. Perdonami.

Mi sei mancato, Eli.

 

 

 

 

 

 

___________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

(La lyric in incipit è tratta da Sono solo parole di Noemi. Il contesto è successivo alla serie Stargate Universe e riprende il tema della malattia della signora Wallace affrontata nell’episodio 2x04.)

 

Non c’è molto da dire.

È brutto, è orrendo quando senza un vero motivo ti allontani dal tuo migliore amico, e poi riesci a riavvicinarti a lui solo nel giorno del suo lutto più grande.

Ho scelto i volti di Eli e di Chloe perché erano quelli che maggiormente ci avrebbero rappresentato, un po’ per carattere e un po’ per contesto – ma... se stai leggendo... anche se non sono riuscita a dirtelo... avrei voluto tenerti per mano. Avrei voluto esserci sempre. Davvero.

Fabi ~

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Stargate / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc