Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: yllel    03/03/2012    2 recensioni
John e Lestrade entrano in azione, ma ancora non sanno chi o cosa incontreranno! spoiler sul finale della seconda stagione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MEGLIO DI PRIMA CAPITOLO 1: A PARIGI Ciao! La mia prima fanfic sulla serie di Sherlock… spero vi piaccia!
Sono tre capitoli ma ho gia’ un’idea su come proseguire… se ci riesco. scusate sono nuova da queste parti e un po'... emozionata?

E spero anche di non uscire troppo dal carattere dei personaggi. Trovo che siano splendidi!

Disclaimers: no, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Pero’ mi piacciono molto!
Attenzione! Spoiler (un sacco) sul finale della seconda stagione…


“Maledizione, ci e’ sfuggito per un soffio!” John Watson si passo’ frustrato una mano fra i capelli e si guardo’ intorno, cercando di capire da che parte andare.
L’ispettore capo di Scotland Yard Greg Lestrade gli tocco’ lievemente un braccio e lo invito’ con un cenno della testa a girare a destra. “la prossima volta non ci sfuggira’” disse con tono sicuro incamminandosi sul marciapiede “non se ne andra’ prima di aver fatto quello per cui e’ qui”.
John lo seguiva con lo sguardo cupo e non si accorse dell’uomo che arrivava dalla parte opposta, urtandolo con un braccio. “Excusez-moi, mounsieur” cerco’ di dire, ma quello brontolo’ qualcosa veloce, che dal tono era sicuro non fosse a sua volta una scusa, anche se naturalmente non aveva capito nulla.
“Ho sempre odiato il francese” si giro’ e continuo’ a seguire il suo compagno.
“Anche io” sospiro’ Lestrade cercando di ricordare in quale Rue parigina dovessero adesso recarsi.
Nessuno dei due noto’ che l’uomo che aveva urtato John si era fermato in fondo all’angolo a fissarli.
***
A volte, John Watson considerava i mesi successivi alla morte di Sherlock come una specie di limbo, un qualche astruso loop temporale nel qualche gli sembrava di vivere e rivivere sempre le solite inutili giornate, senza riuscire ad andare avanti. Finche’ non lo aveva perso, non si era mai veramente soffermato a pensare a quanto il suo amico gli avesse cambiato la vita, a quanto le avesse dato un significato, uno scopo.
Poi Lestrade tre settimane prima era arrivato a Baker Street, la barba lunga e lo sguardo perso e aveva realizzato che non era l’unico a sentirsi in quel modo. Non era l’unico a cui Sherlock mancava. E non era l’unico che aveva sete di vendetta.
Non aveva pensato molto alle possibili conseguenze di cio’ che gli era stato proposto: le informazioni erano attendibili e lui si sentiva cosi’ impotente, cosi’ arrabbiato e frustrato che partire con l’ispettore era stata l’unica cosa da possibile da fare. Avevano abbandonato tutto, prendendo un’aspettativa dal lavoro.
Perche’ avevano bisogno di farlo, entrambi.
Erano andati a Vienna e avevano contribuito a catturare uno dei complici di Moriarty, passando intere ore e giornate in appostamento e rischiando grosso in piu’ di un’occasione, seguendo con pazienza ogni piu’ inutile e insignificante pista. Cercando con tenacia chi aveva contribuito alla morte del loro amico, perche’ entrambi sapevano che Sherlock non si sarebbe mai buttato se non fosse stato costretto, se per qualche stupido e razionale motivo non avesse ritenuto di salvare cosi’ delle vite. Le loro prima di tutto.
Sherlock Holmes non era una truffa. Non lo era mai stato.
Due giorni prima, erano arrivati a Parigi, alla caccia di un altro uomo, ma quella mattina erano arrivati tardi per un soffio all’albergo dove stava soggiornando, scoprendo che se ne era appena andato.
Le informazioni pero’ parlavano chiaro, qualcosa bolliva in pentola a Parigi, qualcosa stava per succedere e loro avevano tutta l’intenzione di impedirlo. Il telefono di John squillo’ e lui si affretto’ a rispondere.
“Mycroft” “
"John. Ho saputo che la vostra piccola caccia personale ha avuto una battuta d’arresto”
“Chiamiamola cosi’, se proprio dobbiamo darle una definizione. A che devo l’onore della telefonata?”
“Ho delle nuove informazioni per voi, le sto inviando in questo momento sull’account sicuro che abbiamo creato. Mi vedo tuttavia costretto a ricordarvi per l’ennesima volta che state agendo a titolo personale e se dovesse succedere qualcosa il governo inglese”
“Si si… lo so. Il nostro caro governo da te rappresentato neghera’ di avere mai concesso l’autorizzazione. Non capisco proprio… se la cosa ti preoccupa cosi’ tanto, perche’ continui ad aiutarci?”
Lestrade era uscito dalla doccia e ascoltava interessato.
“Sono interessato ad ogni possibilita’ di fermare quella rete criminale e devo ammettere che a Vienna avete fatto un buon lavoro”
“Abbiamo avuto un buon maestro” disse piano John.
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte del ricevitore, poi Mycroft si appresto’ a chiudere la conversazione “Le informazioni dovrebbero essere complete. Ci aggiorniamo fra ventiquattro ore. E John…”
“Si?”
“Fate attenzione”
John appoggio’ il telefono con sguardo pensoso e prese il computer. Lestrade si sedette accanto a lui.
“il caro fratellone e’ preoccupato?”
“A quanto pare si. Ma ci ha mandato nuovi dati, per cui stiamo a vedere. Una pianta di una banca ritrovata nel telefono di un uomo ripescato nella Senna… diversi nomi da controllare e verificare. I programmi delle visite di due capi di stato…”
“Mycroft sta tentando di depistarci?”
John si volto’ verso di lui con sguardo sorpreso “perche’ dici cosi?” “Beh, credo che l’organizzazione sia a un punto di stallo… hanno perso Moriarty e un altro dei loro uomini. L’ultima cosa che vogliono in questo momento e’ attirare l’attenzione, non credo che vogliano colpire un personaggio importante. Hanno bisogno di ricostruirsi, darsi una nuova base…”
“Si, lo penso anche io”
“E figurati se Holmes non lo sa… allora perche’ ci ha mandato quei dati?”
John si stiracchio’. Era stata una giornata lunga “non lo so, ma ora non voglio neanche pensarci. Ho bisogno di dormirci su” e spero’ in cuor suo di non avere il solito incubo in cui vedeva Sherlock saltare da quel palazzo.
****
“E’ un tentativo miserabile. Se questo e’ tutto quello che riesci a fare per tenerli fuori gioco, credo di poter dire di essere alquanto deluso”
Mycroft Holmes si limito’ ad osservare l’uomo che aveva appena parlato, poi si volto’ per andarsene
“quei due non sono stupidi. E soprattutto sono determinati. Se dovro’ fare in modo che non si impiccino piu’ lo faro’, ma dovrei essere costretto a usare maniere piu’ forti”
Aspetto’ una risposta che pero’ non arrivo’… sapeva che l’uomo se ne era gia’ andato. La macchina che doveva riportarlo al suo hotel si avvicino’ e lui scivolo’ lentamente sul sedile, annuendo alla sua assistente che stava digitando al computer e aveva appena sollevato lo sguardo.
Fuori, le luci e la luna piena illuminavano una splendida Parigi di notte.
***
Il the aveva un sapore schifoso.
John Watson fece una smorfia e appoggio’ la tazza, rinunciando alla sua colazione. D’altronde da quando quella storia era cominciata non aveva mai molta fame. Era ironico come stesse inconsapevolmente acquisendo alcuni comportamenti di Sherlock.
“Notizie da casa?”
Lestrade appoggio’ il giornale e scosse la testa.
“Solita roba. Finito?”
John annui’ e si alzarono per uscire di nuovo a caccia. Era una giornata uggiosa, un precoce segno di autunno a fine agosto. Il cielo era grigio e la temperatura fresca. Minacciava pioggia e l’umore dei due amici era perfettamente intonato alle condizioni metereologiche.
Erano a Parigi da una settimana ormai, e tutte le piste e le informazioni si erano rivelate inutili. Un vicolo cieco che era diventato sempre piu’ frustrante, come se qualcosa stesse loro sfuggendo e nonostante ne fossero consapevoli, continuasse a rimanere oscuro.
Si rialzo’ il bavero della giacca per proteggersi dal vento freddo e colse con lo sguardo una figura dietro di loro. No, non una figura. Due.
“Lestrade…”
“Si. Ho visto. Vediamo di capire se davvero sono qui per noi” Girarono improvvisamente in un vicolo a sinistra e cominciarono a correre, subito inseguiti da passi affrettati. Aumentarono la corsa girando a caso per le stradine interne in cui si erano cacciati. I passi si fecero piu’ vicini mentre si ritrovavano di fronte a un muro.
“non c’e’ via di scampo, signori.”
La voce proveniva da un uomo che impugnava un’arma e li guardava sogghignando.
Beh, per lo meno ci abbiamo provato si ritrovo’ a pensare John, stringendo i pugni nell’attesa del colpo di pistola che l’avrebbe ucciso.
Ma il viso dell’uomo che stava per sparare si contorse in una smorfia e con un gemito si accascio’ a terra.
“Che diavolo?”
Lestrade fu veloce a disarmare l’altro e lo butto’ a terra. John alzo’ lo sguardo dal cadavere e lo rivolse alla fine del vicolo, dove una figura stava nell’ombra con una pistola in mano.
Mycroft deve averci fatti seguire, per evitare spiacevoli spiegazioni nel caso fossimo morti.
Ma c’era qualcosa in quella figura… nella postura e nel modo di tenere la pistola… John comincio’ ad avvicinarsi piano, sperando che l’ombra non si voltasse e sparisse. Ma l’uomo nell’ombra avanzo’ a passi lenti e finalmente il suo viso fu chiaro.
Aveva il solito sguardo strafottente, come quando spiegava loro cose che erano assolutamente lampanti… ma nei suoi occhi c’era un accenno di incertezza, come se non fosse ben sicuro della reazione che stava per suscitare.
“John, Lestrade…dovremmo andarcene alla svelta da qua, prima di attirare attenzioni che naturalmente non ci interessano. La signora alla finestra del quarto piano ha gia’ chiamato la polizia”
John si avvicino’ sempre piu’, fissando Sherlock Holmes con occhi spalancati.
“Dico sul serio, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento e’ l’intervento delle autorita’. Ovviamente poi vi daro’ qualche spiegazione, se lo riterrete necessario”
Necessario??
Fu quell’ultima parola a far scattare John in avanti, le braccia protese verso Sherlock. Sotto lo sguardo ancora attonito di Greg Lestrade, John Watson mollo’ un pugno al suo piu’ caro e, a quanto pareva, non piu’ tanto morto amico.
***
Sherlock fini’ a terra dopo aver ricevuto il colpo, troppo stupito per poter anche solo tentare di tenere l’equilibrio.
John era in piedi sopra di lui con i pugni ancora alzati, il respiro affannoso. Una macchina si fermo’ e Mycroft apri’ la portiera, mentre uno dei suoi uomini aiutava Lestrade con il criminale ancora a terra.
“Presto salite”
Nessuno dei due fece segno di muoversi.
“Signori! Risolverete dopo i vostri bisticci. ORA dobbiamo andare”
Le sirene della polizia si stavano facendo sempre piu’ vicine e John si riscosse, seguendo Lestrade dentro alla macchina. Sherlock li segui’ per ultimo e il mezzo si inoltro’ nel traffico parigino.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: yllel