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Autore: _hangover    03/03/2012    2 recensioni
Lei, Charlie, una ragazza solitaria, incontra ad una festa il ragazzo che le farà perdere la testa.
Sì, ma come?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A chiara, a lei che mi sostiene sempre, mi segue e
mi fa complimenti anche quando non li merito.
A lei che adoro, e che è un amore.

Mi appoggiai al vaso di fiori che era poggiato con delicatezza sul bordo del balcone di quella villetta, dovendo impiegarci meno forza per non correre il rischio di farlo volare giù.
La musica mi stava assordando ormai da due ore buone e i drink erano diventati i miei migliori amici.
Charlie, 19 anni, alta, non magrissima ma sorvoliamo, sola su una terrazza di un quasi sconosciuto.
Era la notte di Capodanno e Emily mi aveva invitata alla festa di suo cugino.
Io l'avevo pregata di non portarmi. Non conoscevo nessuno, eccetto lei e suo cugino. Ma a lei non importava, tanto aveva Harry, no?
Mi aveva scaricata circa venti minuti dopo il nostro arrivo per ballare col riccio nel centro del salotto al piano terra.
La villetta di suo cugino era enorme, più che villetta avrebbero dovuto chiamarla villa.
Era talmente grande che in tre piani di casa eravamo minimo 500, ma minimo, forse anche di più, ma mica mi ero messa a contarli tutti gli invitati di quella sera.
All'ingresso due bodyguard di colore sorvegliavano l'entrata, con una lista nella mano e degli occhiali da sole scuri, benchè fosse tarda serata.
La gente ballava dappertutto. In giardino, in salotto, nei bagni, nelle camere, nei balconi, dappertutto. Tranne in cucina, quella era zona off-limits per ballare, lì potevi entrare soltanto per prendere da bere e o mangiare. E io in cucina ero già entrata almeno sei volte. Dapprima per azzannare qualche tartina, piccoli panini o stuzzichini, poi assetata dall'aver ballato troppo mi ero gettata sui drink, e infine quando avevano messo un lento, e io ero rimasta -come prevedevo- sola, mi ero agguantata un alcolico e rifugiata su questo balcone.
Mi voltai un poco, guardandomi attorno. Circa tre coppie erano con me sulla terrazza ma, a differenza mia, limonavano allegramente come se fosse la cosa più giusta e ovvia di questo mondo. Bhè, non lo era.
Insomma, mica era San Valentino, per diamine!
Se volevano scambiarsi effusioni, gridolini o Dio solo sa cosa potevano andare nelle svariate camere da letto, non rimanere in piedi in mezzo a una terrazza.
Mi rigirai di scatto, quando una coppia si voltò a fissarmi, come se fossi un idiota che stava guardando un documentario, oppure semplicemente pensavano che fossi una povera depressa, senza una vita sociale e capitata lì per caso, che stava cercando il suicidio.
Cosa alquanto plausibile quella sera.
Guardai il panorama che mi si presentava davanti agli occhi. Londra era al buio, ma illuminata da vari fuochi d'artificio lanciati in anticipo e luci di case e locali accese.
La villetta di Mark, il cugino di Emily, era abbastanza isolata da altre case, ciò significava che poteva mettere musica a tutto volume senza preoccupazioni di vicini burberi o bisbetici che chiamavano la polizia per reclamare. Ma la cosa che mi spaventava di più, era che aveva il permesso di lanciare piccoli fuochi d'artificio, razzi, o come si chiamano.
Ecco un altro dei motivi per il quale non volevo venire.
Da quando ero piccola, non li sopportavo, avevo la fobia, non li potevo vedere.
Certo, quelli da lontano erano belli da guardare, anche romantici sotto un certo punto di vista ma l'idea di potermene trovare uno in testa da un momento all'altro non mi piaceva. Il fatto era che, quando avevo otto anni, ero andata ad una festa di amici dei miei e c'era un bambino della mia età che sparò un razzo.
Quella sera quel bambino perse tre dita di una mano, e da lì io non ne ho più voluto sapere di razzi, micce e robe simili.
Una voce proveniente dal piano di sotto mi fece tornare in me, e ricordai dov'ero effettivamente.
«Allora ragazzi, siete pronti per i botti? Manca poco alla mezzanotte!» Ecco, quello era Mark, il cugino di Emily. Faceva il Dj in una discoteca nel centro di Londra e aveva avuto il permesso di portare gli strumenti a casa quella sera.
Si udirono le varie risposte di persone. «Sii!» un coro di povere persone ormai ubriache fradice, ecco cos'erano.
La coppia che prima mi guardava male, si staccò con mia grande sorpresa e, prendendosi per mano -cosa che mi fece venire il voltastomaco-, scesero anche loro al piano di sotto.
Ero rimasta ormai sola su quella terrazza, e di sicuro lo sarei rimasta. Avrei passato tutto il tempo ad ammirare i grandi fuochi d'artificio che venivano sparati dalla London Eye e a sentire le grida dei miei coetanei ai piani di sotto, sola.
Diciamo che ero una ragazza molto chiusa, un po' lunatica.
Non andavo a genio a molte persone, forse anche perchè non ero una di quelle barbie tutte rifatte col tacco dodici e il reggiseno palesemente riempito di carta igenica.
Ero solamente.. Io.
E mi accettavo così com'ero. Non esattamente una farfalla nel peso, e non ero alta due stanghe e mezzo.
Quando ero piccola a scuola mi prendevano tutti in giro e ne risentivo molto, ma ormai avevo accettato la cosa.
Indossavo un vestito blu, e mi sentivo alquanto a disagio, diciamo.
Tutte le ragazze che avevo visto quella sera erano magre quanto un chiodo e indossavano abiti che a malapena coprivano qualcosa, e io mi ero sentita per la prima volta dopo tanti anni inferiore.
Una mano sulla spalla mi fece distogliere dai miei pensieri. Un ragazzo che non aveva mai visto, di sicuro ubriaco, stava davanti a me farfugliando cose che non riuscivo a capire. «Hey bellezza, vuoi divertirti? Non mi importa se sei grassa, io mi diverto comunque.»
Rabbrividii alle sue parole, cosa voleva farmi?
Mi prese per un braccio strattonandomi e trascinandomi verso una camera da letto. «Lasciami, ti ho detto lasciami!» cercavo invano di liberarmi da quella presa, che aveva iniziato a bruciare. «Perchè piccola, non vuoi divertirti un po' con me?» strinse ancora di più. «No, non ci tengo!» nessuno mi sentiva, la musica era troppo alta.
Aprii la porta di una delle camere da letto, e mi ci scaraventò dentro. Si avvicinò a me minacciosamente, tenendomi le braccia ferme.
Urlai, ma questa volta venni ascoltata da qualcuno.
La porta della camera si aprì di scatto e ne entrò un altro ragazzo, che per mia fortuna sembrava sobrio. Si scaraventò addosso al ragazzo di prima e gli sferrò un destro in pieno viso, lasciandolo cadere a terra, col naso sanguinante.
Dopodichè mi prese per mano e mi portò su un altra terrazza, ancora più grande di quella dove ero prima. Mi lasciò delicatamente la mano e si appoggiò con le spalle al muro, scivolando lentamente giù.
«Io..non so come ringraziarti, davvero.» avevo le lacrime agli occhi, ma cercai di reprimerle. Il ragazzo del quale non sapevo ancora il nome alzò lo sguardo verso di me, sorridendomi. «Non preoccuparti, dovere.» mi sedetti accanto a lui. «Come ti chiami, mio prode cavaliere?» soffocò una risata prima di rispondermi. «Liam, Liam Payne. E lei mia dolce donzella?» «Charlie Jones, mio bel principe.» scoppiammo in una fragorosa risata comune.
Solo quando mi voltai per guardarlo meglio, mi resi conto di quanto era bello. 
Aveva i capelli corti castani scuri, e gli occhi misti tra il nocciola e l'ambrato. La bocca sottile dalla carnagione rosea si estendeva in un meraviglioso sorriso.
Purtroppo però, notò i miei occhi rossi, reduci dalle lacrime. «Hai pianto?» abbassai la testa, contorcendomi le mani. «Ti ha detto qualcosa che ti ha urtata particolarmente?» annuì flebilmente. «Mi ha detto che sono grassa» ecco, fatta la figura di merda.
Alzai leggermente lo sguardo per vedere la sua reazione. Mi sorrideva. «Ma non devi preoccupartene, tu non sei affatto grassa, anzi sei molto bella, devo dire.» arrossi violentemente a quelle parole. Allora un ragazzo bello, simpatico e gentile esisteva! No, ci doveva essere il tranello da qualche parte.
«Senti, che ne dici se ti accompagno a casa?» gli sorrisi riconoscente, seguendolo verso la sua macchina.
«Perchè non sei anche tu ubriaco? Voglio dire, è la notte di Capodanno!» Liam spostò un attimo lo sguardo dalla strada a me, per poi tornare sulla strada. «Non bevo» corrugai la fronte. «Come mai?» «Non mi funziona un rene, non posso andare oltre il bicchiere.» sprofondai nella vergogna. 
Lo sapevo che avrei sbagliato qualcosa, lo sapevo. «Hey ma stai tranquilla, non fa niente!» gli sorrisi imbarazzata e fissai fuori dal finestrino le case che cambiavano velocemente.
Quando arrivammo davanti a casa mia, scesi dalla macchina. «Bhè, grazie di tutto Liam.» stavo pre chiudere la portiera ma lui mi fermò. «Domani hai programmi?» mi sorrise. «No perchè?» gli sorrisi di rimando, sapevo dove voleva andare a parare.
«Ti va di uscire?» «Certo che sì, mio salvatore.» gli feci l'occhiolino. «Bene, allora domani ti passo a prendere alle due, va bene?» annuì intanto che cercavo un pezzo di carta e una penna nella borsetta. Quando li trovai, scrissi velocemente il mio numero di telefono su quel pezzo di carta e glielo porsi, prima di scomparire dietro la porta di casa mia.
 
 
Era l'una meno un quarto e mi ero appena svegliata, il suono del mio telefono mi rimbombava nelle orecchie.
Guardai distrattamente lo schermo. La scritta gigante 'Emily' lampeggiava sul display, e schiacciai di malavoglia il tasto verde.
«Charlie! Dov'eri finita ieri sera? Ti ho cercata!» alzai gli occhi al cielo. «Per tua informazione, sono quasi stata stuprata da un idiota amico di tuo cugino, ma un ragazzo mi ha salvata in tempo.» «Ah, ma almeno era carino quello che ti ha salvata? Cioè, più del mio Harry?» «Sì, ma a differenza del tuo Harry era gentile, garbato e simpatico.» gli risposi scocciata, dal tono della sua voce. «Comunque ora devo andare, usciamo questo pomeriggio?» la sua voce squillante a volte mi dava sui nervi. «No, esco con Liam.» non le diedi il tempo di rispondere che le chiusi in faccia, buttando la testa sul cuscino.
Il mio telefono suonò per la seconda volta, e mi voltai per vedere. Due nuovi messaggi. Emily e un numero sconosciuto.
Lasciai da parte quello di Emily e aprii quello dallo sconosciuto. "Ciao Charlie, ehm, sono Liam, il ragazzo di ieri sera, ricordi? Ecco, bhè volevo dirti che mi sono divertito ieri, grazie, a dopo (: " sorrisi a quel messaggio. Liam era davvero un bel ragazzo. "Ciao Liam! Si che mi ricordo, principe :) Anche io, grazie ancora di avermi salvata! A dopo :) " buttai il telefono sul letto e mi infilai sotto la doccia calda.
Dopo esserne uscita ed essermi preparata, scesi a fare colazione, trovando i miei parenti seduti a tavola a pranzare.
«Buongiorno famiglia» mi diressi verso il frigo e ne tirai fuori del latte fresco, prendendo una tazza e sedendomi accanto a mio fratello Alan.
«La solita ritardataria» mio fratello Alan era di due anni più grande di me e viveva ancora a casa con noi, che demente.
Lo ignorai e finii la mia colazione, risalendo in camera mia e aspettando l'ora designata per l'appuntamento.
Alle due meno cinque infilai la giacca e presi la borsa, fiondandomi giù per le scale e spalancando la porta, notando con piacere che Liam era già lì.
Arrivata a lui gli diedi un piccolo bacio sulla guancia e lo tirai verso il centro di Londra.
Ci sedemmo in un bar non molto conosciuto e ordinammo due caffè caldi. «Allora, come va?» sorseggiava la sua tazza di caffè caldo e continuava a sorridere.
«Bene, tu?» «Bene, adesso. Ti sei ripresa da ieri sera?» annuii soltanto, prima di bere il mio caffè.
Lo sguardo di Liam s'incupì dun tratto, mentre guardava qualcosa che era alle mie spalle. Mi girai, e vidi una cameriera alquanto maldestra dirigersi verso di me con tre macedonie sul vassoio, pericolante dato che la ragazza si era messa dei tacchi esagerati.
Quando era a pochi centimetri da me inciampò, buttando il vassoio in avanti. Le macedonie si scaraventarono contro di me, chiusi gli occhi, ma invece di sentire qualcosa di bagnato sentii un peso su di me e qualcosa di freddo sotto di me.
Aprii gli occhi e mi ritrovai Liam sopra, e io stesa a terra. Aveva le macedonie sparse sul viso e un pezzo di fragola sulla guancia sinistra.
«Liam, mi hai 'salvata' dalle macedonie volanti!» gli dissi ridendo. «Penso proprio di sì» sorrideva come un bambino.
Mi sporsi un po' per addentare la fragola che aveva sulla guancia. Ci ritrovammo a pochi centimetri l'uno dall'altra.
«Sei proprio il mio principe salvatore, Liam.» «E ne vado fiero.» disse, prima di posare le sue labbra sulle mie.
L'amore mi aveva travolta.
 
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Bella cccccente!
Allora, avevo voglia di scrivere una One-Shot e ne è venuto fuori 'sto schifo, AHAHAHAHAHA.
Spero che vi piaccia perchè a me sinceramente un po' piace alla fine:3
Eeeeh niente, non so che dirvi.
Scusate se è un po' lungo, ma avevo ispirazione :3
Recensite se vi va :)
Adesso scappo che sto guardando Harry Potter e l'Ordine della Fenice su Italia Uno *^*
Un bacione, grazie.
allh (:
   
 
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