È un grande
giorno per Rose Kirkland. O meglio, sarà una grande notte. Ha tutto programmato
già da un anno e, sebbene sia molto ansiosa ed emozionata -non che abbia
intenzione di farlo notare a qualcuno- non ha intenzione di cambiare idea tanto
presto. È una famiglia testarda quella dei Kirkland e anche lei, unica femmina
nella casa, ha ereditato questo tratto, forse anche grazie all’essere cresciuta
con tre fratelli maggiori e un padre che ha dato e dà ancora tutto ciò che può
per loro per controllarli. Rose chiama i suoi fratelli “i tre bastardi” e
sicuramente non ha avuto fino ad oggi un rapporto sereno con loro, ma sa, anche
se non lo ammetterà mai, che un po’ gli mancheranno. Gli scherzi e le prese in
giro continui hanno rafforzato il suo carattere e questa cosa adesso che ha
sedici anni la aiuterà molto. Rose osserva la sua stanza –essere nata femmina
le ha portato il vantaggio di avere una camera personale- seduta sul pavimento,
accarezzando distrattamente il suo amico Flying Mint Bunny, un coniglietto
color menta dotato di ali che solo le streghe e la sua famiglia riescono a
vedere, che sonnecchia sulle sue gambe incrociate. Ha intimato ai suoi fratelli
di non disturbarla per una volta e per una volta loro hanno deciso di esaudire
il suo desiderio. Ad un angolo è appoggiata la scopa di sua madre, ricevuta il
giorno che ha compiuto sedici anni. Ricorda bene la commozione e l’orgoglio del
padre -che ha cercato inutilmente di nascondere: dopotutto, è anche lui un
fiero Kirkland- nel lasciarle il dono, un’eredità di sua madre, morta nel farla
nascere. Non l’unica eredità che Rose possiede però. Come Kirkland ha anche
ereditato i poteri magici che si rivelano solo nelle donne e ancora di più in
lei dato che è figlia di un Kirkland -famiglia di streghe piuttosto famosa- e
di una strega. Però Rose non è una strega a tutti gli effetti, non ancora
almeno: prima di diventarlo deve partire una notte di luna piena dal suo paese
e risiedere in un altro come strega indipendente per un anno intero. Questa è
la notte, Rose se lo sente. Non può essere più pronta di così: ha un sacco di
risparmi, messi previdentemente da parte facendo economia sui regali che ha
dovuto fare ai fratelli -non è mica scema!- per le varie festività. Purtroppo i
suoi poteri non sono stati molto utili in questo frangente: la sua abilità nel
far nascere e crescere fiori di ogni tipo non è molto apprezzata dalla tua
famiglia -soprattutto riguardo ai fiori- se sono tutti maschi e mancano di
pollice verde.
"Rose
preparati a scendere, sta arrivando il resto della famiglia" dice la voce
di suo fratello Scott, il più grande, dall'altra parte della porta di legno
chiaro "Se non sei giù quando sono arrivati tutti ti ci porto io che tu
sia pronta o no"
"Sì, ho
capito" risponde Rose, svegliando Mint.
La famiglia
Kirkland ha una regola che viene rispettata prontamente da tutti i suoi membri:
ogni occasione deve essere festeggiata, magari invitando anche i
propropro-cugini che vivono all'altro capo del mondo -o meglio in qualche
freddo paese del nord Europa, come ad esempio quel lontano zio svedese che ha
un volto terrificante ma è una brava persona- e la partenza di Rose non è da
meno. I fratelli Kirkland si trovano per una volta d'accordo nel dire che
odiano la tradizione del ritrovarsi con tutto il cuore, soprattutto a causa di
zii che spuntano dal nulla e che passano il tempo a tirargli le guance ed
esclamare ogni volta qualcosa simile a un 'quanto sei cresciuto!'. Per fortuna,
pensa Rose è l'ultima volta che le tocca: per un anno intero sarà libera da
fratelli rumorosi e parenti irritanti!
Mint si alza in
volo per girare intorno ad Rose, che si alza in piedi. "Fra poco si parte,
eh?" chiede.
Rose osserva
per un attimo il panorama fuori dalla finestra: manca poco al tramonto del Sole
e sul vialetto di casa, circondato dal loro piccolo giardino verde, iniziano a
farsi strada i primi ospiti. Si volta verso il letto, dove è poggiato il
vestito nero da strega che dovrà indossare durante tutto il suo noviziato, che
guarda in cagnesco. Rose è un tipo che ama vestirsi semplicemente, ma quel
vestito è fin troppo semplice; è solo un vestito nero. Odia doverlo ammettere,
ma Rose vorrebbe davvero sembrare più carina e quel vestito nero, unito poi
agli indomabili capelli color sabbia che deve raccogliere in lunghi codini che
la fanno sembrare più piccola di quanto non lo sia già, non aiuta. L'unica cosa
che le piace del suo aspetto sono gli occhi color foresta. Le hanno detto che
sono cosi espressivi -un altro tratto tipico dei Kirkland- che potrebbero
trasformare in pietra le persone. Le regole sono le regole, cosi Rose si mette
malvolentieri il vestito.
"Manca
solo qualche ora" risponde intanto.
Afferra il
borsone con tutto ciò che le potrà servire -più un pupazzetto a forma di
unicorno, il regalo dei suoi fratelli che più ha gradito- e la scopa e scende
per raggiungere il resto della sua famiglia. Solo qualche ora e sarà libera nel
cielo a cavallo della sua scopa. Nel frattempo, eccola lì pronta a farsi
torturare dai parenti!
È partita. Come
al solito, per il suo completo imbarazzo, per di più di fronte all'intera
famiglia, la partenza è stata piuttosto animata. Per quanto ci provi e riprovi,
non riesce a governare perfettamente la scopa di sua madre, così è finita più
volte tra gli alberi. Non si è fatta male, ma adesso i suoi capelli sono pieni
di aghi di pino.
"I tuoi
fratelli sono stati gentili" dice Mint, appoggiato sulla sua testa mentre
gli toglie i resti della fallimentare partenza di capelli. È molto gentile da
parte sua farlo.
"Solo
perché c'era il resto della famiglia e papà li aveva minacciati" risponde,
ma non ha nemmeno bisogno che Mint glielo dica per sapere che è falso. Suo
padre li ha minacciati, è vero, ma in un modo o nell'altro sa che i loro saluti
borbottati e le loro imbarazzate pacche sulla spalle sono sinceri. È tipico dei Kirkland avere problemi ad esprimere
chiaramente il loro affetto. Con l'irritazione o addirittura l'odio invece sono
dei campioni.
La notte è
piacevolmente fresca e la luna piena illumina il paesaggio sotto di lei. Il
vento le passa tra i capelli, scompigliandoli, ma Rose non se ne preoccupa,
troppo occupata a godere della moltitudine di sensazioni che la invadono. Il
mare su cui si affaccia la cittadina in cui ha vissuto fino ad ora è calmo e
riflette perfettamente la luna. Da quassù sembra un po' più vicina. Il caos di casa
sua è lontano e Rose è meravigliata dalla pace che invece regna qui. Non le è
stato mai permesso prima di volare così in alto, quindi tutte queste sensazioni
per lei sono nuove.
"Dove vuoi
andare?" le chiede Mint. Rose ci ha pensato a lungo, ma adesso conosce la
risposta.
"In un
paese piccolo, vicino a una foresta. Voglio vedere gli unicorni" dice,
sicura.
Mint emette un
verso di appezzamento. Il volo continua tranquillo.
Purtroppo
l'atterraggio non è stato cosi tranquillo come il volo. A un certo punto ha
trovato una vecchia stalla in cui riposarsi e lì ha passato il resto della
notte per riprendere il viaggio di mattina. La città in cui ha deciso di
fermarsi non è tanto piccola quanto desidera, ma è vicina ad una foresta
verdeggiante ed è anche piuttosto graziosa. Peccato che Rose non sia riuscita a
fare fin da subito una buona figura. È riuscita ad andare a battere contro un
muro di un palazzo del centro, facendo ridere a crepapelle un maleducato
ragazzino biondo con gli occhiali che probabilmente ha la sua stessa età. Con
il volto tanto caldo da ribollire -è sicura di essere rossa come un pomodoro,
maledizione- si allontana a piedi, scopa in mano, con espressione sdegnata,
ignorando le scuse del ragazzino.
È ora di
cercare un posto dove stare. Rose cammina per le strade, ignorando le occhiate
curiose dei passanti. Chiede di qua e di là, ma per stare in un hotel ha
bisogno di essere accompagnata da un tutore perché lei é minorenne e nessuno
vuole affittare una stanza ad una ragazzina. Rose è stanca e sfiduciata, ma è
troppo testarda per rinunciare alla sua ricerca. È mezzogiorno però e anche
Mint è affamato, perciò Rose decide di fermarsi un po' per pranzare. Il
delizioso odore di pane appena sfornato si spande per la piccola piazza in cui
si è fermata da un forno che si affaccia su di essa. La vetrina del negozio è
tanto invitante quanto l'odore del pane stesso: fiori ben curati -e già questo
è da apprezzare- fanno la loro bella figura accanto a pagnotte dorate e dolci
dall'aria succulenta che le fanno venire l'acquolina in bocca. L'interno del
negozio che riesce a scorgere dalla vetrina appare all'altezza delle meraviglie
che mostra all'esterno. Rose sa che deve entrare.
Dei
campanellini tintinnano allegramente quando entra. Al bancone di legno non c'è nessuno
ma non appena Rose apre bocca per chiedere se c'è qualcuno, una voce che
probabilmente viene da un magazzino sul retro la interrompe.
"Un attimo
e sono lì!" esclama. Rose non è di queste parti, ma conosce la zona e sa
per certo che chi lavora nel negozio è straniero, un po' come lei. Rose non è
lasciata molto tempo ad attendere; non più di due minuti dopo infatti un
bell'uomo, non più grande di lei di una decina d'anni, fa la sua comparsa con
un vassoio di focaccette. È davvero bello, non può fare altro che pensare Rose
mentre lui sistema il vassoio e lei può osservare i capelli biondi legati in un
codino e gli occhi azzurri, affascinata. È cosi bello che non può che sentirsi
a disagio nel suo vestitino nero. L'uomo pare accorgersi di lei -e sicuramente
non sta arrossendo di nuovo, sarebbe imbarazzante- e le sorride.
"Ohoh non
vedo una ragazzina nuova, per giunta così carina da un po'" dice l'uomo
"Io sono Francis, come posso aiutarti?"
Dopo un
balbettio incoerente, che sembra divertire Francis, -non c'è niente di
divertente, pensa lei intanto disperata- riesce a dire di volere una focaccetta
e a chiedere quanto costa.
"La tua
storia" risponde Francis, offrendole con un gesto elegante ciò che lei ha
chiesto. Rose lo accetta, ma guarda perplessa Francis. Non capisce cosa lui
voglia da lei. L'uomo la guarda sorridente. “Mi piace conoscere le storie delle
persone” le spiega “A volte mi basta solo osservare per capirle, a volte no. La
tua storia mi interessa molto di più di un paio di monetine. Cosa ci fa una
ragazzina così carina da sola qui?”
Lo sa, lo sa
che sta arrossendo di nuovo e questo la fa imbarazzare ancora di più e di
conseguenza la fa ancora arrossire. È un maledetto circolo vizioso, che Rose
cerca di ignorare raccontando brevemente a Francis che cosa ci fa lì, aiutata
da Mint che le ricorda dei particolari. Rose non fa il nome del suo amico
fatato, perché sa che Francis non può vederlo, come non lo possono vedere
alcuni dei suoi compaesani, che di tanto in tanto hanno persino chiesto a suo
padre se ha qualche problema al cervello. Di tanto in tanto si ferma per dare
un morso alla focaccetta prima che si raffreddi; è la cosa più buona che abbia
mai mangiato -non che sia così difficile ottenere un tale primato, dato che
nessuno della sua famiglia sa cucinare- ma non intende dirlo. Lo sguardo di
Francis, interessato, non si distoglie da lei, se non quando arriva un cliente
e Rose approfitta dell’occasione per mangiare e cerca di ignorare le occhiate
curiose.
“Questo sì che
è interessante! Non avevamo streghe in città da un bel po’ di tempo” dice
Francis quando Rose ha finito di parlare. “Potrei ospitarti io! Ho una stanza
vuota che prima usavo come magazzino, potresti stare lì finché ne hai bisogno”
“Cosa ci
guadagni tu?” chiede Rose sospettosa. Avrà solo sedici anni, ma non è una
stupida. “Non ho molti soldi, non so quanto a lungo potrei pagarti l’affitto”
“Potresti stare
qui al bancone mentre io preparo il pane o altro se non sai come ripagarmi.
Avrei proprio bisogno di un assistente e così quella stanza vuota non è
sprecata. Ti va bene?”
A mio padre, Scott, Rys e Owen
Il volo è andato bene, non ho
causato nessun incidente come Rys diceva che avrei fatto -non sai nemmeno come
si vola!- e mi sono fermata in una città vicino ad una foresta, proprio come
volevo.
Ho trovato anche un posto dove
stare. Un panettiere, Francis, mi ha
offerto una stanza che non usa più come magazzino proprio dietro al negozio,
dove mi ha offerto di lavorare nel frattempo. Non sono stupida, ho chiuso bene
la porta in modo che non entri mentre dormo e se scopro che è un maniaco me ne
andrò subito. Secondo Mint, Francis è una brava persona, anche se tende a flirtare
con ogni persona che entra in negozio. Per me è irritante. Oh, è anche
francese, ma è abbastanza sopportabile. NON PROVATE A VENIRE QUI A MINACCIARLO.
Vi conosco bene.
Alla prossima lettera.
Rose Kirkland.
È passata una
settimana da quando Rose si è sistemata da Francis. Mentre pensava a cosa
potrebbe fare, lo ha aiutato al negozio. Dopo che ha rischiato di far esplodere
la sua stanza provando a cucinare qualcosa per cena, Francis ha deciso che
mangeranno insieme. Rose ha accettato solo perché spende di meno se sono in due
a fare la spesa. Con il passare dei giorni Francis le appare sempre meno
affascinante e sempre più irritante per fortuna, così non deve più avere a che
fare con l’improvviso arrossire del suo volto, anche se a volte le capita ancora
quando Francis fa qualche battuta sulle sue capacità culinarie o sul suo amico
invisibile del quale ha eventualmente scoperto l’esistenza.
Il tempo è
sereno oggi e questo l’aiuterà con la sua attività, pensa soddisfatta Rose
guardando dal bancone dove è seduta il cielo dalle finestre della vetrina. Mint
è appoggiato su un suo braccio, con gli occhi socchiusi, mentre Rose lo
accarezza. È caldo e morbido, piacevole al tatto.
“Hai pensato a
cosa fare?” le chiede Mint. L’attenzione di Rose si sposta dalla vetrina al suo
amico.
“Sì, e spero
che-“
Il suono dei
campanellini del negozio la interrompono. Rose si volta verso la porta del
negozio, imbarazzata. Non si è accorta che mentre parlava è arrivato qualcuno!
Adesso è stata vista parlare con il nulla. Se potesse, scaverebbe una buca nel
terreno e si nasconderebbe lì.
“Stavi parlando
da sola?” Ecco, appunto.
Solo adesso si
accorge che il cliente appena entrato e che ha appena iniziato a ridacchiare e
parlare a vanvera -“Davvero? Non è per niente figo! E io ne so molto di
fighezza perché sono un eroe ahahah!”- è lo stesso ragazzino che l’ha vista
quando ha sbattuto contro quel maledetto muro e non le ha nemmeno offerto di
aiutarla -non che avrebbe accettato, ha un orgoglio da difendere lei- e gli
rifila un’occhiataccia. Lui tace, intimidito.
“Cosa
desidera?” chiede stizzita.
“Ehi ma tu sei
la strega di cui si parla! Quella che ha battuto contro al muro! Come hai fatto
a fare quel trucco?”
“Quale trucco?”
chiede Rose, ed è così irritata che è sicura che dovrebbe essere scritto a
chiare lettere sul suo volto. Il problema è che il ragazzino non se ne accorge.
“Quello della
scopa, ovviamente!”
“Non era un
trucco, quella è magia”
“Non esiste la
magia!”
“Esiste
eccome!” esclama Rose.
“Allora
provamelo!”
“Non pratico la
magia solo per idioti ottusi e maleducati come te!”
Il ragazzino
scoppia a ridere e Rose lo osserva perplessa. È davvero tanto stupido quanto
lei immagina, o ha qualche problema all’udito? L’ha appena insultato!
“No, io sono
Alfred!” esclama. Non ha capito quello che ha detto, decide Rose.
“Non mi
interessa” risponde Rose dopo un attimo. È stata presa di sorpresa. “Cosa
desidera?”
“Non mi dici il
tuo nome?”
“Non do il mio
nome a tutte le persone che incontro. Adesso, mi dici che cosa vuoi?”
“Ma io ti ho dato
il mio!”
“E allora? Non
mi sembra di avertelo chiesto!”
“Ma non è
giusto!”
“Non è giusto
nemmeno che tu sia qui a dare fastidio a me, dato che non penso di aver fatto
niente di male per meritarlo.” ribatte Rose senza perdere un colpo. Deve
davvero ringraziare le lunghe litigate con i suoi fratelli per questo. Non che
lo farà, né di persona, né per lettera. Sarebbe troppo imbarazzante. Alfred, di
fronte a lei, sembra essere senza parole. O sta cercando di capire ciò che ha
detto? Rose si schiarisce la voce. “Allora, cosa diamine vuoi?”
Alfred indica
dei dolcetti che per quanto piccoli riescono a riempire lo stomaco con un solo
morso. “Ne voglio tre!”
Rose,
incuriosita, vorrebbe chiedere se ha davvero intenzione di mangiarli da solo
tutti quanti, ma se c’è una cosa che ha imparato in casa, è quella di farsi gli
affari suoi, perciò si morde delicatamente il labbro mentre imbusta il primo e
il secondo dolcetto. Al terzo, viene interrotta di nuovo da Alfred, che intanto
ha appoggiato sul bancone la cifra esatta che le deve. Deve essere un cliente
abituale qui, realizza Rose, e ciò significa che lo incontrerà spesso,
purtroppo per lei.
“Aspetta, non
imbustare l’altro!” esclama.
Rose non fa
domande e gli passa la busta di carta e il terzo dolcetto. Alfred prende la
busta, ma rifiuta il dolcetto. Rose lo osserva perplessa. Alfred ha dei begli
occhi azzurri, nota.
“No, quello è
per te!”
“C- cosa?”
balbetta Rose. Ancora una volta Alfred l’ha sorpresa.
“Quello è per
te” ripete Alfred pazientemente.
“Ho capito
quello che hai detto!”
“E allora qual
è il problema?”
“I- io non lo
voglio! È tuo!”
“E io lo voglio
dare a te”
“E perché
vorresti?”
“Perché sei
carina!”
Rose è senza
parole. Arrossisce lentamente, immobile con il dolcetto incriminato ancora in
mano, mentre Alfred approfitta della situazione per uscire dal negozio ridendo
piuttosto sguaiatamente.
“Ci vediamo!”
esclama.
“Ah, l’amour”
sospira Francis alle sue spalle non appena Alfred scompare dalla vista. Rose
letteralmente salta sul posto, ora sbloccata ma ancora più rossa in volto.
“Hai sentito
tutto?” chiede Rose cercando di sembrare tranquilla e sicura di sé. Ma a chi la
dà a bere, del resto. Francis annuisce con aria saputa. Rose vorrebbe davvero
tirargli un pugno per cancellarla, quell’espressione “Perché diamine non sei
venuto? E cosa stai cercando di dire?”
“Non potevo
interrompere lo sbocciare dell’amore”
“Amore? Come mi
potrei innamorare di un ragazzino così irritante! È stupido e continua a
prendermi in giro!”
“Hai presente i
bambini che tirano i capelli alle bambine che gli piacciono?” Rose annuisce:
l’ha visto accadere ai suoi fratelli che non sono campioni nell’esprimersi in
questo tipo di occasioni, né all’interessata né tra di loro. “Alfred è quel
tipo di persona. Voleva solo cercare di impressionarti”
“C’è riuscito
benissimo” borbotta Rose “E non riuscirò a dimenticarlo tanto presto purtroppo”
Francis
ridacchia e Rose decide di andare nel cortile ora che non deve più stare al
bancone. Mint, che si è alzato dal bancone, la segue volando. Il cortile che separa
la casa di Francis e il negozio dalla stanza di Rose e il magazzino ha un
piccolo giardino da una parte del quale vengono i fiori che il panettiere usa
per decorare il negozio. Il resto però di esso è inutilizzato. Rose ha qualche
idea al riguardo. Si riaffaccia un attimo nel negozio, solo per parlare a
Francis.
“Posso
affittarti la parte inutilizzata del giardino?”
“Anche tutto se
vuoi” le risponde “Con il lavoro qui non riesco proprio a curarlo e mi dispiace
tenerlo… selvaggio. È così antiestetico! Se ci fai qualcosa mi fai solo un
piacere” Un raro sorriso affiora sincero e spontaneo sul volto di Rose, che
sussurra un ‘grazie’ e si allontana. “Ma cosa ci vuoi fare?” sente Francis
chiedere.
“Lo saprai
presto!” esclama. Ora che sa cosa vuole fare e come lo vuole fare, il suo anno
di noviziato si prospetta davvero interessante.
A mio padre, Scott, Rys e Owen
Francis mi ha convinta a scrivere
questa lettera, quindi non provate nemmeno a pensare che mi mancate, perché non
è vero.
Qui va tutto bene. Dopo averci
pensato un po’, ho capito cosa voglio fare durante quest’anno -o un anno meno
un mese, LO SO, non iniziate impuntarvi su cose stupide e no, non sto tenendo
il conto- e Francis mi è stato molto di aiuto. Grazie al giardino che mi
permette di usare e alla pubblicità che fa con le sue clienti, sembra che il
mio noviziato sia iniziato solo adesso. Con i miei poteri coltivo fiori e
piante particolari e nuove spezie che vendo. Con qualcuna di queste piante si
possono anche fare infusi con diverse proprietà, che sperimento di volta in
volta. È inutile che ti preoccupi, papà, sono attenta a quello che faccio!
Alla prossima lettera.
Rose Kirkland.
Luglio si
avvicina e fa sempre più caldo. Stare dentro alla panetteria è davvero una pena
e Rose compatisce un po’ Francis, che deve lavorare vicino ad un forno. Invece
lei, nel curare le sue piante, sebbene sia sotto al sole -e chissà perché non
si abbronza ma si ustiona direttamente- con il suo vestito nero, può sempre
rinfrescarsi con la vicinissima fonte d’acqua, che teoricamente sarebbe per le
piante. Rientra nel negozio solo quando Francis ha bisogno di aiuto o arriva
qualche cliente per lei. Gli affari vanno bene per lei.
Sono già tre
mesi che è partita da casa e ne mancano dieci al suo ritorno a casa. Non che la
sua famiglia le manchi, ma sente che un anno è davvero lungo.
In questo lasso
di tempo intanto ha spesso incontrato Alfred, come minimo una volta alla
settimana ed è irritante come sempre, anche se le frequenti visite hanno creato
tra loro amicizia. Insomma, sono abbastanza amici da potersi -o meglio Rose ha
deciso che ora va bene- chiamarsi per nome. Di Alfred ha scoperto che è gentile
e, quando vuole, sa anche essere serio. Rose è sorpresa nello scoprire che è
praticamente un genio nelle materie scientifiche, un po' meno invece quando le
hanno detto che è anche bravo negli sport: Alfred ha un corpo piuttosto
muscoloso -non che l'abbia osservato con attenzione o che le piaccia- ed è
evidente che faccia allenamento. Inoltre è il tipo a cui non mancano mai le
energie, quindi le sembra piuttosto coerente. Una volta l'ha anche invitata ad
una sua partita di baseball -e sicuramente non arrossisce quando ci pensa- ma
lei ha rifiutato: lo sport non le piace e deve lavorare. Non può stare un anno
da sola stando con le mani in mano! Francis non ha approvato la sua risposta,
ma non gliene importa di cosa pensa in situazioni cosi; non le piace Alfred,
checché Francis ne abbia da ridire. Solo perché adesso è più gentile con lui,
non deve per forza significare che provi qualcosa!
Rose è
impegnata a far fiorire una rosa che, giudicando dal piccolo bocciolo, crescerà
color blu notte quando Francis la chiama dal negozio.
"Rose, c'è
Alfred!"
Il caldo che
prova al volto è causato dal clima estivo, ne è sicura. Farsi vedere con le
mani e i capelli sporchi di terreno non sarebbe consono, decide, e se vuole che
la rosa sbocci al meglio non può interrompere il flusso verde dei suoi poteri,
perciò risponde di essere occupata. Francis non replica, per cui è sicura che
Alfred se ne sia andato e la sua concentrazione torna alla pianta. Il boccolo
cresce piano e Rose decide che è abbastanza grande quando raggiunge l'altezza
del suo pollice. È tempo per la rosa di sbocciare. Le sue mani si chiudono a coppa
sul bocciolo, l'intensità dei suoi poteri aumenta facendo levitare i suoi
capelli. Lentamente la rosa prende forma e quando interrompe i suoi poteri la
forma definitiva è anche migliore di come se la sarebbe aspettata. È
bellissima, non ci sono dubbi. Mentre si scosta i capelli dal volto, dove sono
disordinatamente caduti una volta che ha interrotto i poteri, sente un'ondata
di orgoglio sommergerla per aver creato qualcosa di così bello. Un lungo
fischio di apprezzamento la avvisa che non è l’unica ad ammirare la sua nuova
creatura. Alice, sorpresa, si volta. Alfred è vicino a lei ed osserva con occhi
sgranati lei e la rosa a turno.
“Caspita”
commenta.
“Di tutte le
parole esistenti hai deciso di usare ‘caspita’? Dovresti fare l’oratore” dice
sarcasticamente Rose. La sua espressione si acciglia “Avresti dovuto avvisarmi”
“E perdermi lo
spettacolo? Eri bellissima” ribatte Alfred. Rose inizia ad arrossire, mentre
Alfred sembra accorgersi di quello che ha detto ed inizia a balbettare parole
sconnesse. “C-cioè intendevo, la rosa è bellissima, la rosa! Non pensavo la
magia esistesse e- insomma. La rosa è bella!”
Rose si sente
imbarazzata. Cioè non dovrebbe esserlo. È imbarazzante. Decide di dare ragione
ad Alfred, dato che non crede che il primo complimento sia vero, non quando sa
benissimo che sua cugina Chloe, ad esempio, con i capelli rossi perfettamente
ricci, alta ed atletica, e non ha bisogno degli occhiali, è decisamente più
bella di lei -non ha intenzione di ammetterlo davanti a lei o a qualsiasi
essere vivente che non sia Mint comunque.
“Vaglielo a
dire ai miei fratelli” borbotta sottovoce e Alfred non la sente. Subito dopo,
mentre cerca di pulirsi le mani dal terreno evitando di sporcare il suo
vestito, riprende a voce più alta "Allora, cosa sei venuto a fare qui? Non
penso che tu voglia qualche fiore, o mi sbaglio?"
“No! No!”
esclama Alfred e le si avvicina. Solo ora Rose nota che ha un cartoncino
colorato in mano. In ogni caso non deve far notare ad Alfred che è interessata,
decide, ma il cartoncino le viene praticamente gettato in faccia. “È un invito
per il mio compleanno il 4 luglio! Sarà fighissimo! Ci sarà un sacco di gente,
tantissimo cibo e i fuochi d’artificio!”
Il flusso della
voce di Alfred per Rose è diventato un borbottio di sottofondo alle sue
orecchie subito dopo che ha pronunciato la data. Prende con delicatezza il
biglietto, che non è tanto diverso da altri inviti che ha visto, anche se c'è
qualcosa di nuovo e diverso, forse nella disordinata ed enorme scritta che
diventa sempre più piccola man mano che si avvicina alla fine del libretto fino
ad essere illeggibile o forse nel fatto che, nonostante sia un invito per un
compleanno di un diciassettenne, è la cosa più colorata che abbia mai visto.
Rose è piacevolmente sorpresa di aver ricevuto l’invito, addirittura felice
-non che Alfred debba saperlo- e non si sa spiegare il perché. È pur sempre un
semplice invito, insomma!
“Rose?” Alfred
la scuote con delicatezza -di tutte le cose che Alfred è capace di fare, essere
delicato è una cosa che Rose non si era proprio aspettata-, e Rose ritorna
improvvisamente alla realtà “Ti sei persa per un momento… Allora, verrai?”
Senza dubbio
Rose è felice, ma è titubante. La festa, lo sa, sarà piena di persone che non
conosce e si sentirà sicuramente di impiccio. Però non conosce molti in città a
parte Francis, Alfred e i clienti della panetteria, e davvero cercare di
socializzare! Passare un anno senza nemmeno provare ad aprirsi un po’ sarebbe
uno spreco, anche se l’idea non le va molto giù. Alfred, di fronte a lei, si
sta agitando, incapace di attendere fermo per qualche minuto. I suoi occhi sono
leggermente più larghi e più lucidi, come se potesse mettersi a piangere da un
momento all’altro se lei rifiutasse e gli angoli della sua bocca sono piegati
all’ingiù. È una visione così pietosa -e no, il suo cuore non ha fatto alcuna
capriola- che Rose sa di non poter più rifiutare. Piccolo bastardo
manipolatore.
“Mh, va bene.
Ma non lo faccio per te! Lo faccio solo perché voglio… voglio prendere un po’
d’aria!” risponde Rose. È la scusa più stupida che abbia mai inventato, dato
che prende benissimo tutta l’aria di cui ha bisogno dal giardino. Prima che
Alfred possa capirlo, continua velocemente “A che ora inizia e dov’è?”
Il sorriso di
Alfred si allarga sempre di più fino a quando Rose deve scostare gli occhi
perché sente il suo volto accaldarsi.
“È scritto
tutto sul biglietto!” le risponde lui. “Ora devo andare, ma ci vediamo lì!”
continua e corre via. Rose non crede di averlo mai visto completamente fermo.
Rose osserva
ancora una volta il biglietto, ancora meravigliata. Nella sua mente inizia già
ad immaginare la festa, le persone, la musica, la giornata di sole -perché il
tempo non può che essere soleggiato il giorno del compleanno di Alfred, che è
sempre così solare- e presto inizia a immaginare se stessa durante la festa.
Dovrà portare un regalo, e darsi una sistemata. Deve fare un sacco di cose in
effetti e deve darsi una mossa. Sa già a chi rivolgersi per farsi aiutare,
anche se davvero non vuole.
“Ehi Francis!”
esclama, alzandosi in piedi ed entrando nel negozio.
“Hai finito con
i miei capelli?” chiede Rose. Sono già tre quarti d’ora che Francis glieli sta
sistemando e, sebbene le piaccia la sensazione dei suoi capelli accarezzati
delicatamente, si sente troppo emozionata per stare ferma, seduta su una sedia.
“Siamo
impazienti, eh?” Certo non può vedere Francis, ma dal tono della sua voce sa
benissimo che il francese sta sorridendo.
“No, non lo
sono! Soltanto mi irrita il fatto che è un’ora che mi stai toccando i capelli!”
“Solo un attimo
ancora…” Rose sente i suoi capelli venire nuovamente spazzolati “Ho finito”
Rose si alza in
piedi e prende lo specchio che Francis le sta porgendo. Le ha fatto una coda
alta, lasciando però ricadere qualche ciuffo sul viso. Sta molto bene, nota con
piacere. A quanto pare Francis è molto più bravo di quanto si è aspettata
quando lui l’ha costretta a sedersi per ‘darle una sistemata’. Peccato solo per
il vestito nero. Francis sembra pensare la stessa cosa.
“Davvero non
hai nient’altro da metterti?” chiede, spostandosi di fronte a lei, osservandola
dalla testa ai piedi.
Rose sbuffa. È
inutile che anche Francis si lamenti di una cosa di cui nemmeno lei è contenta.
“Te l’ho detto, è tutto quello che ho. E anche se volessi, non potrei mettermi
altro durante il periodo del noviziato. Sono una strega e devo essere
riconosciuta come tale”
“Però possiamo
dargli una sistemata”
“Basta che
questa ‘sistemata’ non prenda un quarto d’ora, sarei in ritardo.”
“Le feste di
compleanno iniziano sempre in ritardo” replica Francis, allontanandosi da lei.
“non ti muovere da lì!”
Mint, seduto
sul tavolo in cortile -perché è lì che si trovano- messo non molto tempo fa da
Rose per facilitarsi il lavoro -una superficie d'appoggio è sempre utile- la
osserva. "Stai molto bene così"
Rose
arrossisce. "Forse è meglio che tu non venga alla festa con me" dice
dopo un attimo di silenzio.
Il musetto del
suo compagno si intristisce. "Ma voglio vedere com'è!"
"Mi
potresti accompagnare" offre Rose, che si sente un po' in colpa. "Ma
non puoi stare con me lì. Già molti mi evitano perché sono una strega,
figuriamoci che farebbero se mi vedessero parlare al nulla!"
"Francis
non ha detto niente"
"Francis è
strano"
"Chi è
strano, mia cara?" Rose salta dalla sedia, spaventata dall'improvviso
commento di Francis che deve essere arrivato alle loro spalle.
"Parli del
diavolo..." commenta Rose. "Come mai ci hai messo così tanto?"
Francis le
mostra una cintura bianca. Rose la trova molto bella, anche se semplice. “Non
riuscivo a trovarla”
“Tieni
accessori femminili in casa”
“È una lunga
storia e tu non vuoi fare ritardo, giusto? Forza mettitela.” dice Francis. Ha
un’espressione piuttosto malinconica, per cui Rose decide di non fare domande.
La cintura è semplice tanto quanto il suo vestito nero, ma insieme stanno molto
bene e Rose si sente meno in imbarazzo per il suo abbigliamento. Francis, che
intanto sembra stia apprezzando il risultato del suo lavoro, per quanto Rose
odi ammetterlo, è veramente bravo in quello che fa.
Rose prende il
regalo già impacchettato con cura che ha scelto qualche giorno fa con Francis -
se fosse stato per lei avrebbe preso un libro, ma lui ha insistito per un
videogioco che sa che sicuramente piacerà ad Alfred- e, stando molto attenta a
non rovinarla, la rosa celeste che ha fatto. Dato che ad Alfred è piaciuta
molto quella che ha fatto quando le ha dato l’invito, Rose ha pensato di
fargliene una del colore dei suoi occhi -e no, non li ricorda perfettamente, né
li ha osservati con attenzione-. Francis le ha detto che non c’è regalo
migliore che lei possa fare e la frase l’ha fatta stranamente arrossire. È
pronta ad andare, adesso.
“Io vado,
ricordati di lasciare qualcosa per Mint!” gli dice, prima di allontanarsi.
“Sì, lo so”
replica Francis al quale ora è di spalle. “Voglio sapere tutti i particolari
dopo!”
“Francis, sei
un panettiere, non una portinaia” gli ricorda mentre esce dal cortile.
La strada per
arrivare a casa di Alfred, dove si terrà la festa, non è molto lunga, perciò
Rose ha deciso di andare a piedi, soprattutto per evitare di fare brutte figure
senza essere nemmeno arrivata. Il ritmo dei passi le permette di perdersi nella
nuvola nera di pensieri e immaginazione, che le fa vedere come reale tutto ciò
che potrebbe andare male. Se Rose non fosse una Kirkland e non avesse di
conseguenza ereditato la loro testardaggine, tornerebbe indietro. Ma no, ha un
orgoglio da difendere. La casa di Alfred è di fronte a lei.
“Rose, che è
successo?” La voce di Francis è smorzata dalla porta chiusa della camera di
Rose.
La ragazza si
volta nel letto, ma non può ignorare ancora una volta Francis. “Non è successo
niente, adesso vattene” dice senza aprire gli occhi. Il buio e il silenzio
della sua stanza sono confortanti, soprattutto subito dopo quella dannatissima
festa.
Gente che la osserva di
sottecchi.
“Non dire
stupidaggini. Piombi qui come una furia e ti chiudi qui senza una parola, che
cosa devo pensare? È ovvio che ti sia successo qualcosa!”
“… Non voglio
parlarne”
La rosa abbandonata in un angolo
del tavolo dei regali, senza che nessuno abbia pensato di metterla nell’acqua.
Molto probabilmente Alfred non sa come mantenere un fiore, ma la signora che le
ha aperto la porta e che l’ha guardata con diffidenza sicuramente ne è a
conoscenza. Rose non può sopportare la vista del fiore soffrire così, con i
petali un po’ più secchi, così ci pensa lei a riempire uno dei bicchieri di
plastica d’acqua e immergerci il fiore.
“Non ti fa bene
tenerti tutto dentro” risponde Francis con un tono più delicato ma non meno
preoccupato.
Rose si chiede
distrattamente dove sia Mint. Con lui parlerebbe: lo conosce da quando era
piccola ed è il suo migliore amico.
Tutte le ragazze indossano
bellissimi vestiti, corti e coloratissimi. Lei è un pugno nell’occhio in
confronto.
“Posso
entrare?” le chiede Francis.
Rose non
risponde. Sa che se non nega, lui capirà subito che è un sì. Infatti, la porta
lentamente si apre. Rose si mette a sedere in modo composto, mentre Francis le
si avvicina e si siede accanto a lei.
“Dimmi che è
successo”
Alfred ha parlato con lei solo
una volta, quando l’ha salutata. Non pensa si sia accorto che se ne è andata,
troppo occupato a divertirsi con i suoi amici.
Rose esita ad
iniziare. Non le piace molto confidarsi, né è abituata. “Io… Era pieno di gente
che non conosco” inizia, debolmente. Di solito è molto più brava con le parole.
“Questo però lo
sapevi” dice Francis in un modo confortante. Sarebbe potuto essere sua madre,
pensa per un veloce momento Rose, dopodiché le viene da ridere. Francis la
guarda perplesso.
“Niente… Sì, lo
sapevo, ma ho pensato che avrei potuto fare amicizia. Invece, erano tutti
raggruppati e alcuni mi guardavano in un modo… Sembravano voler ridere di me. E
altri invece mi guardavano come se avrei potuto far esplodere la casa. Solo una
ragazza mi si è avvicinata un attimo e abbiamo scambiato due parole.”
“Normalmente
non ti importa cosa la gente pensa di te”
“Prova a
passare in questo modo più di tre ore e vedi come ti importa” borbotta Rose.
“E Alfred?”
La rabbia
inizia a montare, ma Rose la tiene a bada. “Ci siamo parlati solo quando sono
arrivata”
Un braccio di
Francis le cinge le spalle e le accarezza delicatamente il braccio, non per
flirtare, capisce subito, ma per confortarla. Rose si sente così giù di morale
che glielo lascia fare. Almeno l’abbraccio fa il suo effetto.
“Capita a tutti
una brutta serata”
“Lo so”
“È tardi” dice
Francis. Le accarezza un’ultima volta il braccio e si alza in piedi “Sono
sicuro che dopo una buona dormita ti sentirai meglio. Buonanotte”
Francis è quasi
alla porta, ma c’è ancora qualcosa che manca e Rose sa benissimo cosa è.
“Francis” sussurra molto piano. L’uomo si volta verso di lei “Grazie”
“Non c‘è di
che” risponde lui.
La porta è
chiusa, e Rose si stende sul letto. Si volta un paio di volte ed è
addormentata.
Francis può
essere molto bravo quando ci si mette, ma non è sempre nel giusto. Questa volta
ha sbagliato alla grande, pensa Rose disperata.
Ha dormito
molto bene e non appena si è svegliata ha cercato con lo sguardo Mint per
potergli parlare degli avvenimenti completi della sera prima. Però non ha
trovato il suo amico. Lo ha cercato per tutta la casa, ma niente. Rose ha
rinunciato alla sua ricerca, dato che Mint può andare dovunque voglia -non è
legato mica a lei!- e forse poteva essere andato a fare un giro mattutino. Il
colpo peggiore è arrivato dopo.
È andata ad
occuparsi delle sue piante, come fa tutti i giorni. Le ha dato l’acqua, ha strappato
le erbacce e potato i cespugli. Quando però ha provato ad usare i suoi poteri,
niente. Quando uno stelo verde è iniziato a spuntare dal terreno, non è
successo più niente. Rose non è più riuscita a richiamare i suoi poteri.
Ha provato a
volare con la sua scopa, ma niente ancora.
Non si sente
per niente meglio. Anzi, sta peggio di prima. Non ha più i poteri e non sa se è
una cosa temporanea o no. Sa solo che se per la fine del noviziato una strega
non ha i suoi poteri, non lo è più. Rose non vuole non essere una strega.
Ha detto a
Francis che temporaneamente non può seguire clienti, ma non gli ha detto altro.
Deve capire come sta, cosa le sta succedendo, prima di parlarne con altri. A
pranzo lo stomaco è così chiuso che non riesce che a dare due morsi a ciò che
Francis a cucinato. All’ora di cena nemmeno se la sente di scendere, ma lo fa
comunque.
“Rose, che
succede?” le chiede Francis dopo che lei ha rinunciato a continuare a mangiare
la zuppa che ha preparato dopo due sole cucchiaiate “Non è per quello che è
successo ieri, vero?”
Rose scuote
leggermente la testa. “Ho perso i miei poteri. Non vedo più Mint, non riesco a
far crescere le piante, la mia scopa non vola più.” Dritta al dunque. Magari fa
meno male.
“Può
succedere?” Francis è sorpreso.
“Non ne sono
certa”
“È a causa di
quello che è successo ieri sera?”
“Forse”
Cala in
silenzio nella piccola sala da pranzo adiacente alla cucina. Rose osserva
distrattamente la parete dietro Francis, ma è come se non la stesse guardando.
È altro quello a cui sta pensando.
“Una volta mi è
capitato”
“Che non sei
riuscito a fare magie?” replica Rose, scettica.
“Non riuscivo a
cucinare più.” Il silenzio di Rose sembra incalzarlo a continuare. “La cintura
che hai indossato era della mia fidanzata Jeanne. Vivevamo qui insieme, ma un
giorno c’è stato un incendio e lei… non ce l’ha fatta. Ero distrutto. Non avevo
fame e quando ne avevo e provavo a cucinare, bruciavo tutto. Per un po’ non
seppi cosa fare. Poi piano piano mi sono ripreso e insieme a questo sono
tornato a cucinare. Jeanne amava i miei piatti. Quando ho ripreso, ho capito
quanto fosse importante per me e quanto amassi cucinare. Quello che sapevo
prima era ormai niente al confronto di quello che ho imparato.”
“Mi dispiace
per Jeanne.”
“Dispiace anche
a me. Le saresti stata simpatica.”
“Cosa dovrei
fare allora?”
“Prenditi una
pausa. Hai lavorato duramente per tre mesi con le tue piante. Adesso vai, fatti
una passeggiata, comprati qualcosa. Presto i tuoi poteri torneranno. Potresti
andare verso la foresta! Mi dicesti che è per quella che sei venuta a stare
qui”
“Non ha senso
adesso” ribatte Rose.
“Perché?”
“Lascia stare”
“Voglio sapere
il perché”
“Perché volevo
vedere gli unicorni!” esclama Rose prima di arrossire fino alla punta dei
capelli. Non l’ha detto a nessuno tranne che Mint! Poi la sua famiglia ha
scoperto la sua passione per gli unicorni più indirettamente, grazie ai disegni
di Rose, su grandi fogli quando era piccola e piccoli schizzi adesso sui lati
delle pagine.
“Ah davvero?”
Francis sembra sul punto di ridere.
“Non provare a
prendermi in giro!”
“E come potrei?
La Rose Kirkland che cerca di fare la dura, vuole vedere gli Unicorni!”
“Taci!”
“Magari ti
aspetti di trovarli rosa!”
“Non è vero!”
“Invece sì!”
“Invece no!”
Nel bisticcio
con Francis, Rose per un po’ si dimentica dei suoi problemi.
Novembre è
arrivato.
I suoi poteri
no.
Rose si è
rassegnata ad attendere mentre aiuta Francis in negozio. Prova e riprova quando
ha del tempo libero, ma niente.
È venuta a
scoprire che Alfred il giorno dopo della festa si è presentato in negozio
chiedendo di lei, ma Francis gli ha detto che aveva bisogno di stare da sola
per un po’. Quando poi ha ripreso lei a lavorare al bancone, lo scontro con il
ragazzo è stato inevitabile. Pare che non si sia nemmeno reso conto di che
serataccia Rose ha passato e lei gli ha fatto una lunga sgridata -è sicura che
Francis abbia sentito ogni singola parola di ciò che ha detto- ovviamente
esagerando un po’ e senza rivelare ciò che veramente non le è piaciuto, fino a
quando lui si è dovuto scusare. Detto ciò, anche se un po’ di irritazione
rimasta, i suoi rapporti con Alfred sono tornati alla normalità per poi
evolversi piano. Inutile descrivere lo shock evidente sul volto del ragazzo
quando ha saputo che Rose non ha più poteri.
“Come non hai
più poteri?!” ha esclamato "Come fai? Li hai persi per sempre? Non sei più
una strega?"
Ci è voluto un
po' per farlo calmare e spiegargli tutto. L'ha invitata ad uscire lui un paio
di volte e lei ha accettato. Sia chiaro, l'ha fatto solo per i suoi poteri:
magari uscendo in compagnia può farle dimenticare i suoi problemi. È stato
molto piacevole e si è anche divertita tra una litigata ed un'altra. Alfred è
un tipo che sa divertirsi e ci tiene alle persone a cui è legato. Non ha alcun
problema a dire quello che pensa, è fin troppo diretto e anche troppo idealista
a volte. Le sembra anche parecchio stupido a volte, per poi farle cambiare idea. È imprevedibile
perciò è la persona ideale con cui passare il tempo per distrarsi.
È una fredda
mattina di Novembre e, come tutti i
giorni, prima di colazione prova a volare sulla sua scopa, ma non succede
niente. Si spazzola i lunghi capelli biondi un po' -quando si sveglia sono un
disastro- e si prepara ad andare in cucina. Tutto è normale nei corridoi della
casa di Francis, a parte un vocio indistinto. Si chiede se Francis abbia degli
ospiti, ma l'avrebbe avvisata in tal caso. Si avvicina incuriosita ed entra
nella sala da pranzo, luogo da cui proviene il vocio.... Per trovarsi di fronte Francis e la sua
famiglia. Nessuno si accorge di lei: Scott è impegnato a litigare a bassa voce
-questa è nuova, dato che il suo fratello maggiore è sempre stato un tipo che
ama farsi sentire: forse vogliono farle davvero una sorpresa- con Francis,
mentre suo padre, Rys e Owen si godono la scena divertiti. Solo adesso, fatti
un paio di calcoli, Rose ricorda che è il 5 Novembre, il suo compleanno e sa di
chi è la colpa della presenza della sua famiglia.
"Francis,
io ti ucciderò" dice con il tono più velenoso che sa fare, con la migliore
delle sue occhiatacce. È il suo compleanno, se lo può permettere.
Tutti si volto verso di lei. Francis e Scott
sono particolarmente comici, dato che il collo del primo è tra le mani del
secondo.
"Sorpresa"
dice Owen senza alcun entusiasmo.
Sicuramente non
è un compleanno perfetto, ma a Rose va bene così. Come ogni anno, mangiano
tutti insieme -più Francis, ma, Rose non lo dirà mai, ormai per lei è parte
della sua famiglia- la colazione, stavolta preparata da Francis. Si litiga e
discute, ma per Rose va bene. Sono una massa di idioti, ma sono la sua
famiglia, che non vede da mesi. Si arrabbia e manda Rys in un posto che non è
consono ad una signorina nominare e si sente a casa. Mentre i suoi fratelli
vagano per la casa commentando in che razza di topaia vive, suo padre le parla
del noviziato di sua madre. Verso le undici, un canpanello suona. Il negozio è
chiuso, quindi Rose va al portone ad aprire. Alfred è di fronte a lei, regalo e
fiori in mano -rose rosse-, e un'espressione indecisa che non è da lui stampata
sul volto. Dopo un attimo si riprende e il suo sorriso tanto sicuro da essere
quasi arrogante torna.
"Francis
mi ha detto che oggi è il tuo compleanno!" esclama. "Così sono venuto
a portarti il regalo e..."
Con la stessa
delicatezza di un elefante il mazzo di fiori le viene praticamente gettato un
faccia come è successo a luglio con il biglietto. Rose lo accetta e aspetta che
Alfred se ne vada: non può farlo entrare, soprattutto quando la sua famiglia è
dentro. Ce l'ha quasi fatta, lottando contro l'impulso di dire qualcosa per
rompere l'imbarazzante silenzio, ma ovviamente Owen deve rovinare tutto: Rose
non sa che è alle sue spalle fino a quando lo sguardo di Alfred si sposta da
lei a punto più alto della sua spalla e sente la voce di suo fratello.
"Ohi,
venite a vedere! Rosie ha un ragazzo di cui non ci ha scritto!"
È l'inizio
della fine. Un braccio afferra Alfred e lo fa entrare in casa, e prima che Rose
possa dire ‘A’, Alfred è seduto in sala da pranzo, osservato attentamente dalla
sua famiglia. Sembra un interrogatorio a cui manca solo la lampada accecante e
uno dei suoi fratelli ci penserà presto se lei non fa qualcosa.
“Non è il mio
ragazzo!” esclama. “È un amico!”
Alfred non
perde tempo ad affermare che è vero. Il padre di Rose lo guarda un’ultima volta
sospettosamente, per poi rilassarsi. Ci mancava un padre preoccupato, davvero. Se
suo padre è più tranquillo, non è detto però che i suoi fratelli decidano di
lasciare perdere l’occasione di divertirsi alle sue spalle. Rose ha ancora le
rose in mano e le metterebbe subito nell’acqua se non fosse così agitata per
ciò che Scott Rys e Owen potrebbero fare.
“Come vi siete
conosciuti?” chiede Scott.
Alfred,
intimidito, inizia a rispondere. Rose è fatta uscire a forza dalla stanza da
Owen, nonostante le sue proteste. Visto che non può fare altro, mette le rose
nell’acqua e le porta nella sua camera. Sono bellissime.
Il suo
compleanno è finito come un normale compleanno, o quanto normale può essere con
la sua famiglia, Francis e un impacciato Alfred. Hanno mangiato una bellissima
torta fatta da Francis -Rose può giurare di aver visto Alfred mangiarsene una
buona metà-, ha aperto i suoi regali -la sua famiglia le ha regalato dei soldi,
regalo utile e pratico e Alfred le ha preso un romanzo- e ha cacciato via la
sua famiglia al termine della giornata. La cosa che la fa ancora imbarazzare è
il ricordo di quanto è successo dopo. Francis era sparito, forse per ripulire
la cucina e Rose e Alfred si sono trovati da soli sull’uscio. Non è importante
quello che si sono detti, normali convenevoli anche se un tantino poco
ortodossi grazie all’intervento del ragazzo. È stato prima di andarsene che
Alfred le ha baciato la guancia.
Sia chiaro,
Rose non vuole essere paragonata ad una ragazzina innamorata, soprattutto
perche NON è innamorata, ma ogni volta che le viene in mente quel momento -fin
troppe volte-, sente il bisogno di nascondersi da qualche parte. È troppo
imbarazzante.
È dicembre. Fa
così freddo che un giorno o l’altro potrebbe nevicare. Rose è preoccupata
perché non manca moltissimo alla fine del suo noviziato -solo quattro mesi- e
ancora non ha recuperato i suoi poteri. Il tutto è peggiorato dal fatto che
sono settimane che Alfred non passa dalla pasticceria. Non dovrebbe e non le
interessa, si ripete. Alfred le manca solo perché è un’ottima compagnia. Le
tiene la mente libera.
E sicuramente
non è preoccupata quando decide di andarlo a trovare. Francis le sorride come se
sa qualcosa che lei ancora ignora e lei prima di uscire lo insulta con tutto il
cuore. A Francis non importa un granché però degli epiteti con cui lo chiama e
questa cosa la irrita ancora di più.
Di fronte a
casa di Alfred, non vuole suonare il campanello. L’esperienza poco piacevole
del compleanno del ragazzo le viene di nuovo in mente ed è sinceramente tentata
di scapparsene via, ma è una orgogliosa Kirkland e nessun Kirkland scappa. Le
sue dita sicuramente non stanno tremando mentre suona ed aspetta che la porta
venga aperta. Spera avvenga presto, perché si gela. È la signora della volta
scorsa che le apre la porta.
“Buon
pomeriggio” la saluta Rose. Non sarà stata molto amichevole l’ultima volta che
l’ha vista, ma è bene essere comunque educati. “Sono venuta a trovare Alfred”
La signora la
occhieggia sospettosa, ma non la caccia. Anzi, la fa entrare e chiama Alfred.
“Hai visite” esclama.
“Fallo salire,
ma!” risponde Alfred.
La signora, che
solo adesso Rose ha scoperto che è la madre di Alfred -non si somigliano un
granché- le dice come arrivarci. Rose segue le indicazioni, e si ritrova in una
stanza talmente disordinata che non sa nemmeno dove mettere i piedi. Sembra un
campo minato. Alfred, al centro del caos, è seduto sul pavimento con un
joystick in mano e ha il volto incollato al televisore.
“Come diamine
fai a vivere qui dentro?” esclama Rose.
Alfred salta
sul posto. “Rose, che ci fai qui?”
“Non venivi in
pasticceria da un pezzo, così sono venu… Sono passata a trovarti” Forse non è
stata un’ottima idea, pensa Rose.
“Ti mancavo!”
esclama Alfred con un sorriso vittorioso.
“Non è vero!”
risponde Rose.
“Invece sì!”
“Invece no, e
me ne vado!” Rose cerca un passaggio tra i vestiti per arrivare alla porta e
inizia a percorrere. Alfred ha tutto il tempo per bloccarla.
“Aspetta!”
esclama, afferrando il suo polso.
Nel voltarsi,
Rose vede una rosa, azzurra, la stessa che ha fatto per il compleanno di
Alfred, appoggiata dentro un bicchiere d’acqua sul davanzale. Qualcosa in Rose
si scioglie a quella vista. Un sorriso inizia a spuntare sul suo volto.
“Non dovresti
tenerla qui” dice. Il suo tono è più leggero e morbido. Rose se ne accorge
subito e, imbarazzata, si acciglia.
“Perché no? L’hai
fatta tu per il mio compleanno!”
“Questo che
c’entra?” chiede Rose.
Alfred non le
risponde.
Rose si
avvicina alla rosa e ne accarezza un petalo. È secca. “Non durerà ancora a
lungo”
“Non puoi fare
niente?”
“Se avessi i
miei poteri sì… Ma non ce li ho.” replica Rose. Le manca sentire la magia
fluire dentro di sé. Quasi ha dimenticato la sensazione ed è ciò che la
spaventa di più; dimenticare la magia e Mint, non poter più creare nuove piante
come la bellissima rosa davanti a sé. Alfred, davanti a lei, ha un’espressione
speranzosa.
“Prova!”
esclama.
“Alfred non-”
“Forza, prova!”
Rose sospira e
chiude le mani a calice sopra il fiore. Vuole riuscirci davvero. Lo desidera
come non mai. Chiude gli occhi e ignora la presenza di Alfred accanto a lei.
Deve concentrarsi. Fa un respiro profondo e prova a richiamare i suoi poteri.
Una scintilla, e Rose si sente rianimare dalla speranza. Poi, niente, non
importa quanto duramente ci provi.
“Ho visto
qualcosa!” esclama Alfred quando Rose riapre gli occhi. “Riprova ancora una
volta!”
“Alfred,
provarci una sola volta è già stato abbastanza stancante”
“Solo un’altra
volta!” dice Alfred con l’espressione a cui non riesce a dire di no.
Rose sospira
nuovamente e ripete le stesse azioni. Quando però scatta la scintilla e Rose si
concentra, sente come se qualcosa che faceva pressione dentro di lei si sia
finalmente liberato. Sente la magia correrle nelle vene, uscire dalle sue mani
e poco dopo sente i petali ora freschi della rosa accarezzarle le mani. Quando
riapre gli occhi e vede che c’è riuscita non può trattenere una risata.
“Ce l’hai
fatta! Visto? Lo sapevo!” esclama Alfred abbracciandola. Rose è così felice che
persino ricambia l’abbraccio.
Sono tornati, i
suoi poteri sono tornati! Sarà una strega!
“Sei
fantastica” le dice Alfred.
Rose si
allontana e lo osserva. “È perché mi sono tornati i poteri?” chiede,
sospettosa. Potrebbe rimanerci veramente male se la risposta è affermativa. Non
sa nemmeno se la vuole una risposta.
“No no no no!”
esclama lui “Certo che no! Mi- mi piaci dal primo momento che ti ho vista, in
quella strada, quando sei andata a sbattere contro quel palazzo…” Rose lo
guarda male, rossa per l’imbarazzo, ma lui non sembra accorgersene. “Nonostante
fosse stato un brutto colpo, ti sei rialzata subito, in quella maniera così…
sicura! Poi, con il tempo mi sei iniziata a piacere sempre di più”
“È per questo
che tieni la rosa in camera tua? Sei uno stupido.”
“Perché?”
l’espressione di Alfred crolla “Non ti piaccio?”
“In camera tua
non c’è abbastanza luce per una pianta, stupido” dice Rose.
“Ti piace
chiamarmi così, eh? Ancora non hai risposto alla mia domanda però.”
“Ti chiamo
stupido perché sei uno stupido” replica Rose nella speranza che Alfred, pronto
a contestare i suoi insulti, dimentichi l’argomento più importante. È troppo
imbarazzante. Alfred però non replica. Rose sospira e, guardando una parete,
sussurra “Mi piaci anche tu.”
“Cosa? Non ho
sentito!” Dal tono eccessivamente allegro con cui Alfred pronuncia la frase, sa
che lui sta mentendo.
“Non lo
ripeterò di nuovo!”
“Perché?”
“È
imbarazzante!”
“E daiiii”
È arrivata la
fine del noviziato. Rose si è trovata un amico, un ragazzo e non ha ancora
visto un unicorno. Ha deciso di non andarsene dalla città, sebbene non sia
vicinissima al luogo in cui è cresciuta e alla sua famiglia. Non c’è problema
però, dato che può sempre prendere la sua scopa e andare a trovarli.
È stato un anno
ricco di nuove esperienze, belle e brutte. Rose è felice di poterne viverne di
nuove come strega.