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Autore: Aerith1992    04/03/2012    0 recensioni
Rose Kirkland è una strega. O meglio, sarà una strega a tutti gli effetti solo dopo un anno di noviziato in un'altra città, lontana dalla sua famiglia.
Questo è ciò che le è successo.
[Kiki delivery service!AU (non serve averlo visto!)]
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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L'anno del noviziato

È un grande giorno per Rose Kirkland. O meglio, sarà una grande notte. Ha tutto programmato già da un anno e, sebbene sia molto ansiosa ed emozionata -non che abbia intenzione di farlo notare a qualcuno- non ha intenzione di cambiare idea tanto presto. È una famiglia testarda quella dei Kirkland e anche lei, unica femmina nella casa, ha ereditato questo tratto, forse anche grazie all’essere cresciuta con tre fratelli maggiori e un padre che ha dato e dà ancora tutto ciò che può per loro per controllarli. Rose chiama i suoi fratelli “i tre bastardi” e sicuramente non ha avuto fino ad oggi un rapporto sereno con loro, ma sa, anche se non lo ammetterà mai, che un po’ gli mancheranno. Gli scherzi e le prese in giro continui hanno rafforzato il suo carattere e questa cosa adesso che ha sedici anni la aiuterà molto. Rose osserva la sua stanza –essere nata femmina le ha portato il vantaggio di avere una camera personale- seduta sul pavimento, accarezzando distrattamente il suo amico Flying Mint Bunny, un coniglietto color menta dotato di ali che solo le streghe e la sua famiglia riescono a vedere, che sonnecchia sulle sue gambe incrociate. Ha intimato ai suoi fratelli di non disturbarla per una volta e per una volta loro hanno deciso di esaudire il suo desiderio. Ad un angolo è appoggiata la scopa di sua madre, ricevuta il giorno che ha compiuto sedici anni. Ricorda bene la commozione e l’orgoglio del padre -che ha cercato inutilmente di nascondere: dopotutto, è anche lui un fiero Kirkland- nel lasciarle il dono, un’eredità di sua madre, morta nel farla nascere. Non l’unica eredità che Rose possiede però. Come Kirkland ha anche ereditato i poteri magici che si rivelano solo nelle donne e ancora di più in lei dato che è figlia di un Kirkland -famiglia di streghe piuttosto famosa- e di una strega. Però Rose non è una strega a tutti gli effetti, non ancora almeno: prima di diventarlo deve partire una notte di luna piena dal suo paese e risiedere in un altro come strega indipendente per un anno intero. Questa è la notte, Rose se lo sente. Non può essere più pronta di così: ha un sacco di risparmi, messi previdentemente da parte facendo economia sui regali che ha dovuto fare ai fratelli -non è mica scema!- per le varie festività. Purtroppo i suoi poteri non sono stati molto utili in questo frangente: la sua abilità nel far nascere e crescere fiori di ogni tipo non è molto apprezzata dalla tua famiglia -soprattutto riguardo ai fiori- se sono tutti maschi e mancano di pollice verde.

"Rose preparati a scendere, sta arrivando il resto della famiglia" dice la voce di suo fratello Scott, il più grande, dall'altra parte della porta di legno chiaro "Se non sei giù quando sono arrivati tutti ti ci porto io che tu sia pronta o no"

"Sì, ho capito" risponde Rose, svegliando Mint.

La famiglia Kirkland ha una regola che viene rispettata prontamente da tutti i suoi membri: ogni occasione deve essere festeggiata, magari invitando anche i propropro-cugini che vivono all'altro capo del mondo -o meglio in qualche freddo paese del nord Europa, come ad esempio quel lontano zio svedese che ha un volto terrificante ma è una brava persona- e la partenza di Rose non è da meno. I fratelli Kirkland si trovano per una volta d'accordo nel dire che odiano la tradizione del ritrovarsi con tutto il cuore, soprattutto a causa di zii che spuntano dal nulla e che passano il tempo a tirargli le guance ed esclamare ogni volta qualcosa simile a un 'quanto sei cresciuto!'. Per fortuna, pensa Rose è l'ultima volta che le tocca: per un anno intero sarà libera da fratelli rumorosi e parenti irritanti!

Mint si alza in volo per girare intorno ad Rose, che si alza in piedi. "Fra poco si parte, eh?" chiede.

Rose osserva per un attimo il panorama fuori dalla finestra: manca poco al tramonto del Sole e sul vialetto di casa, circondato dal loro piccolo giardino verde, iniziano a farsi strada i primi ospiti. Si volta verso il letto, dove è poggiato il vestito nero da strega che dovrà indossare durante tutto il suo noviziato, che guarda in cagnesco. Rose è un tipo che ama vestirsi semplicemente, ma quel vestito è fin troppo semplice; è solo un vestito nero. Odia doverlo ammettere, ma Rose vorrebbe davvero sembrare più carina e quel vestito nero, unito poi agli indomabili capelli color sabbia che deve raccogliere in lunghi codini che la fanno sembrare più piccola di quanto non lo sia già, non aiuta. L'unica cosa che le piace del suo aspetto sono gli occhi color foresta. Le hanno detto che sono cosi espressivi -un altro tratto tipico dei Kirkland- che potrebbero trasformare in pietra le persone. Le regole sono le regole, cosi Rose si mette malvolentieri il vestito.

"Manca solo qualche ora" risponde intanto.

Afferra il borsone con tutto ciò che le potrà servire -più un pupazzetto a forma di unicorno, il regalo dei suoi fratelli che più ha gradito- e la scopa e scende per raggiungere il resto della sua famiglia. Solo qualche ora e sarà libera nel cielo a cavallo della sua scopa. Nel frattempo, eccola lì pronta a farsi torturare dai parenti!

 

È partita. Come al solito, per il suo completo imbarazzo, per di più di fronte all'intera famiglia, la partenza è stata piuttosto animata. Per quanto ci provi e riprovi, non riesce a governare perfettamente la scopa di sua madre, così è finita più volte tra gli alberi. Non si è fatta male, ma adesso i suoi capelli sono pieni di aghi di pino.

"I tuoi fratelli sono stati gentili" dice Mint, appoggiato sulla sua testa mentre gli toglie i resti della fallimentare partenza di capelli. È molto gentile da parte sua farlo.

"Solo perché c'era il resto della famiglia e papà li aveva minacciati" risponde, ma non ha nemmeno bisogno che Mint glielo dica per sapere che è falso. Suo padre li ha minacciati, è vero, ma in un modo o nell'altro sa che i loro saluti borbottati e le loro imbarazzate pacche sulla spalle sono sinceri. È tipico dei  Kirkland avere problemi ad esprimere chiaramente il loro affetto. Con l'irritazione o addirittura l'odio invece sono dei campioni.

La notte è piacevolmente fresca e la luna piena illumina il paesaggio sotto di lei. Il vento le passa tra i capelli, scompigliandoli, ma Rose non se ne preoccupa, troppo occupata a godere della moltitudine di sensazioni che la invadono. Il mare su cui si affaccia la cittadina in cui ha vissuto fino ad ora è calmo e riflette perfettamente la luna. Da quassù sembra un po' più vicina. Il caos di casa sua è lontano e Rose è meravigliata dalla pace che invece regna qui. Non le è stato mai permesso prima di volare così in alto, quindi tutte queste sensazioni per lei sono nuove.

"Dove vuoi andare?" le chiede Mint. Rose ci ha pensato a lungo, ma adesso conosce la risposta.

"In un paese piccolo, vicino a una foresta. Voglio vedere gli unicorni" dice, sicura.

Mint emette un verso di appezzamento. Il volo continua tranquillo.

 

Purtroppo l'atterraggio non è stato cosi tranquillo come il volo. A un certo punto ha trovato una vecchia stalla in cui riposarsi e lì ha passato il resto della notte per riprendere il viaggio di mattina. La città in cui ha deciso di fermarsi non è tanto piccola quanto desidera, ma è vicina ad una foresta verdeggiante ed è anche piuttosto graziosa. Peccato che Rose non sia riuscita a fare fin da subito una buona figura. È riuscita ad andare a battere contro un muro di un palazzo del centro, facendo ridere a crepapelle un maleducato ragazzino biondo con gli occhiali che probabilmente ha la sua stessa età. Con il volto tanto caldo da ribollire -è sicura di essere rossa come un pomodoro, maledizione- si allontana a piedi, scopa in mano, con espressione sdegnata, ignorando le scuse del ragazzino.

È ora di cercare un posto dove stare. Rose cammina per le strade, ignorando le occhiate curiose dei passanti. Chiede di qua e di là, ma per stare in un hotel ha bisogno di essere accompagnata da un tutore perché lei é minorenne e nessuno vuole affittare una stanza ad una ragazzina. Rose è stanca e sfiduciata, ma è troppo testarda per rinunciare alla sua ricerca. È mezzogiorno però e anche Mint è affamato, perciò Rose decide di fermarsi un po' per pranzare. Il delizioso odore di pane appena sfornato si spande per la piccola piazza in cui si è fermata da un forno che si affaccia su di essa. La vetrina del negozio è tanto invitante quanto l'odore del pane stesso: fiori ben curati -e già questo è da apprezzare- fanno la loro bella figura accanto a pagnotte dorate e dolci dall'aria succulenta che le fanno venire l'acquolina in bocca. L'interno del negozio che riesce a scorgere dalla vetrina appare all'altezza delle meraviglie che mostra all'esterno. Rose sa che deve entrare.

Dei campanellini tintinnano allegramente quando entra. Al bancone di legno non c'è nessuno ma non appena Rose apre bocca per chiedere se c'è qualcuno, una voce che probabilmente viene da un magazzino sul retro la interrompe.

"Un attimo e sono lì!" esclama. Rose non è di queste parti, ma conosce la zona e sa per certo che chi lavora nel negozio è straniero, un po' come lei. Rose non è lasciata molto tempo ad attendere; non più di due minuti dopo infatti un bell'uomo, non più grande di lei di una decina d'anni, fa la sua comparsa con un vassoio di focaccette. È davvero bello, non può fare altro che pensare Rose mentre lui sistema il vassoio e lei può osservare i capelli biondi legati in un codino e gli occhi azzurri, affascinata. È cosi bello che non può che sentirsi a disagio nel suo vestitino nero. L'uomo pare accorgersi di lei -e sicuramente non sta arrossendo di nuovo, sarebbe imbarazzante- e le sorride.

"Ohoh non vedo una ragazzina nuova, per giunta così carina da un po'" dice l'uomo "Io sono Francis, come posso aiutarti?"

Dopo un balbettio incoerente, che sembra divertire Francis, -non c'è niente di divertente, pensa lei intanto disperata- riesce a dire di volere una focaccetta e a chiedere quanto costa.

"La tua storia" risponde Francis, offrendole con un gesto elegante ciò che lei ha chiesto. Rose lo accetta, ma guarda perplessa Francis. Non capisce cosa lui voglia da lei. L'uomo la guarda sorridente. “Mi piace conoscere le storie delle persone” le spiega “A volte mi basta solo osservare per capirle, a volte no. La tua storia mi interessa molto di più di un paio di monetine. Cosa ci fa una ragazzina così carina da sola qui?”

Lo sa, lo sa che sta arrossendo di nuovo e questo la fa imbarazzare ancora di più e di conseguenza la fa ancora arrossire. È un maledetto circolo vizioso, che Rose cerca di ignorare raccontando brevemente a Francis che cosa ci fa lì, aiutata da Mint che le ricorda dei particolari. Rose non fa il nome del suo amico fatato, perché sa che Francis non può vederlo, come non lo possono vedere alcuni dei suoi compaesani, che di tanto in tanto hanno persino chiesto a suo padre se ha qualche problema al cervello. Di tanto in tanto si ferma per dare un morso alla focaccetta prima che si raffreddi; è la cosa più buona che abbia mai mangiato -non che sia così difficile ottenere un tale primato, dato che nessuno della sua famiglia sa cucinare- ma non intende dirlo. Lo sguardo di Francis, interessato, non si distoglie da lei, se non quando arriva un cliente e Rose approfitta dell’occasione per mangiare e cerca di ignorare le occhiate curiose.

“Questo sì che è interessante! Non avevamo streghe in città da un bel po’ di tempo” dice Francis quando Rose ha finito di parlare. “Potrei ospitarti io! Ho una stanza vuota che prima usavo come magazzino, potresti stare lì finché ne hai bisogno”

“Cosa ci guadagni tu?” chiede Rose sospettosa. Avrà solo sedici anni, ma non è una stupida. “Non ho molti soldi, non so quanto a lungo potrei pagarti l’affitto”

“Potresti stare qui al bancone mentre io preparo il pane o altro se non sai come ripagarmi. Avrei proprio bisogno di un assistente e così quella stanza vuota non è sprecata. Ti va bene?”

 

A mio padre, Scott, Rys e Owen

Il volo è andato bene, non ho causato nessun incidente come Rys diceva che avrei fatto -non sai nemmeno come si vola!- e mi sono fermata in una città vicino ad una foresta, proprio come volevo.

Ho trovato anche un posto dove stare. Un  panettiere, Francis, mi ha offerto una stanza che non usa più come magazzino proprio dietro al negozio, dove mi ha offerto di lavorare nel frattempo. Non sono stupida, ho chiuso bene la porta in modo che non entri mentre dormo e se scopro che è un maniaco me ne andrò subito. Secondo Mint, Francis è una brava persona, anche se tende a flirtare con ogni persona che entra in negozio. Per me è irritante. Oh, è anche francese, ma è abbastanza sopportabile. NON PROVATE A VENIRE QUI A MINACCIARLO. Vi conosco bene.

Alla prossima lettera.

Rose Kirkland.

 

È passata una settimana da quando Rose si è sistemata da Francis. Mentre pensava a cosa potrebbe fare, lo ha aiutato al negozio. Dopo che ha rischiato di far esplodere la sua stanza provando a cucinare qualcosa per cena, Francis ha deciso che mangeranno insieme. Rose ha accettato solo perché spende di meno se sono in due a fare la spesa. Con il passare dei giorni Francis le appare sempre meno affascinante e sempre più irritante per fortuna, così non deve più avere a che fare con l’improvviso arrossire del suo volto, anche se a volte le capita ancora quando Francis fa qualche battuta sulle sue capacità culinarie o sul suo amico invisibile del quale ha eventualmente scoperto l’esistenza.

Il tempo è sereno oggi e questo l’aiuterà con la sua attività, pensa soddisfatta Rose guardando dal bancone dove è seduta il cielo dalle finestre della vetrina. Mint è appoggiato su un suo braccio, con gli occhi socchiusi, mentre Rose lo accarezza. È caldo e morbido, piacevole al tatto.

“Hai pensato a cosa fare?” le chiede Mint. L’attenzione di Rose si sposta dalla vetrina al suo amico.

“Sì, e spero che-“

Il suono dei campanellini del negozio la interrompono. Rose si volta verso la porta del negozio, imbarazzata. Non si è accorta che mentre parlava è arrivato qualcuno! Adesso è stata vista parlare con il nulla. Se potesse, scaverebbe una buca nel terreno e si nasconderebbe lì.

“Stavi parlando da sola?” Ecco, appunto.

Solo adesso si accorge che il cliente appena entrato e che ha appena iniziato a ridacchiare e parlare a vanvera -“Davvero? Non è per niente figo! E io ne so molto di fighezza perché sono un eroe ahahah!”- è lo stesso ragazzino che l’ha vista quando ha sbattuto contro quel maledetto muro e non le ha nemmeno offerto di aiutarla -non che avrebbe accettato, ha un orgoglio da difendere lei- e gli rifila un’occhiataccia. Lui tace, intimidito.

“Cosa desidera?” chiede stizzita.

“Ehi ma tu sei la strega di cui si parla! Quella che ha battuto contro al muro! Come hai fatto a fare quel trucco?”

“Quale trucco?” chiede Rose, ed è così irritata che è sicura che dovrebbe essere scritto a chiare lettere sul suo volto. Il problema è che il ragazzino non se ne accorge.

“Quello della scopa, ovviamente!”

“Non era un trucco, quella è magia”

“Non esiste la magia!”

“Esiste eccome!” esclama Rose.

“Allora provamelo!”

“Non pratico la magia solo per idioti ottusi e maleducati come te!”

Il ragazzino scoppia a ridere e Rose lo osserva perplessa. È davvero tanto stupido quanto lei immagina, o ha qualche problema all’udito? L’ha appena insultato!

“No, io sono Alfred!” esclama. Non ha capito quello che ha detto, decide Rose.

“Non mi interessa” risponde Rose dopo un attimo. È stata presa di sorpresa. “Cosa desidera?”

“Non mi dici il tuo nome?”

“Non do il mio nome a tutte le persone che incontro. Adesso, mi dici che cosa vuoi?”

“Ma io ti ho dato il mio!”

“E allora? Non mi sembra di avertelo chiesto!”

“Ma non è giusto!”

“Non è giusto nemmeno che tu sia qui a dare fastidio a me, dato che non penso di aver fatto niente di male per meritarlo.” ribatte Rose senza perdere un colpo. Deve davvero ringraziare le lunghe litigate con i suoi fratelli per questo. Non che lo farà, né di persona, né per lettera. Sarebbe troppo imbarazzante. Alfred, di fronte a lei, sembra essere senza parole. O sta cercando di capire ciò che ha detto? Rose si schiarisce la voce. “Allora, cosa diamine vuoi?”

Alfred indica dei dolcetti che per quanto piccoli riescono a riempire lo stomaco con un solo morso. “Ne voglio tre!”

Rose, incuriosita, vorrebbe chiedere se ha davvero intenzione di mangiarli da solo tutti quanti, ma se c’è una cosa che ha imparato in casa, è quella di farsi gli affari suoi, perciò si morde delicatamente il labbro mentre imbusta il primo e il secondo dolcetto. Al terzo, viene interrotta di nuovo da Alfred, che intanto ha appoggiato sul bancone la cifra esatta che le deve. Deve essere un cliente abituale qui, realizza Rose, e ciò significa che lo incontrerà spesso, purtroppo per lei.

“Aspetta, non imbustare l’altro!” esclama.

Rose non fa domande e gli passa la busta di carta e il terzo dolcetto. Alfred prende la busta, ma rifiuta il dolcetto. Rose lo osserva perplessa. Alfred ha dei begli occhi azzurri, nota.

“No, quello è per te!”

“C- cosa?” balbetta Rose. Ancora una volta Alfred l’ha sorpresa.

“Quello è per te” ripete Alfred pazientemente.

“Ho capito quello che hai detto!”

“E allora qual è il problema?”

“I- io non lo voglio! È tuo!”

“E io lo voglio dare a te”

“E perché vorresti?”

“Perché sei carina!”

Rose è senza parole. Arrossisce lentamente, immobile con il dolcetto incriminato ancora in mano, mentre Alfred approfitta della situazione per uscire dal negozio ridendo piuttosto sguaiatamente.

“Ci vediamo!” esclama.

“Ah, l’amour” sospira Francis alle sue spalle non appena Alfred scompare dalla vista. Rose letteralmente salta sul posto, ora sbloccata ma ancora più rossa in volto.

“Hai sentito tutto?” chiede Rose cercando di sembrare tranquilla e sicura di sé. Ma a chi la dà a bere, del resto. Francis annuisce con aria saputa. Rose vorrebbe davvero tirargli un pugno per cancellarla, quell’espressione “Perché diamine non sei venuto? E cosa stai cercando di dire?”

“Non potevo interrompere lo sbocciare dell’amore”

“Amore? Come mi potrei innamorare di un ragazzino così irritante! È stupido e continua a prendermi in giro!”

“Hai presente i bambini che tirano i capelli alle bambine che gli piacciono?” Rose annuisce: l’ha visto accadere ai suoi fratelli che non sono campioni nell’esprimersi in questo tipo di occasioni, né all’interessata né tra di loro. “Alfred è quel tipo di persona. Voleva solo cercare di impressionarti”

“C’è riuscito benissimo” borbotta Rose “E non riuscirò a dimenticarlo tanto presto purtroppo”

Francis ridacchia e Rose decide di andare nel cortile ora che non deve più stare al bancone. Mint, che si è alzato dal bancone, la segue volando. Il cortile che separa la casa di Francis e il negozio dalla stanza di Rose e il magazzino ha un piccolo giardino da una parte del quale vengono i fiori che il panettiere usa per decorare il negozio. Il resto però di esso è inutilizzato. Rose ha qualche idea al riguardo. Si riaffaccia un attimo nel negozio, solo per parlare a Francis.

“Posso affittarti la parte inutilizzata del giardino?”

“Anche tutto se vuoi” le risponde “Con il lavoro qui non riesco proprio a curarlo e mi dispiace tenerlo… selvaggio. È così antiestetico! Se ci fai qualcosa mi fai solo un piacere” Un raro sorriso affiora sincero e spontaneo sul volto di Rose, che sussurra un ‘grazie’ e si allontana. “Ma cosa ci vuoi fare?” sente Francis chiedere.

“Lo saprai presto!” esclama. Ora che sa cosa vuole fare e come lo vuole fare, il suo anno di noviziato si prospetta davvero interessante.

 

A mio padre, Scott, Rys e Owen

Francis mi ha convinta a scrivere questa lettera, quindi non provate nemmeno a pensare che mi mancate, perché non è vero.

Qui va tutto bene. Dopo averci pensato un po’, ho capito cosa voglio fare durante quest’anno -o un anno meno un mese, LO SO, non iniziate impuntarvi su cose stupide e no, non sto tenendo il conto- e Francis mi è stato molto di aiuto. Grazie al giardino che mi permette di usare e alla pubblicità che fa con le sue clienti, sembra che il mio noviziato sia iniziato solo adesso. Con i miei poteri coltivo fiori e piante particolari e nuove spezie che vendo. Con qualcuna di queste piante si possono anche fare infusi con diverse proprietà, che sperimento di volta in volta. È inutile che ti preoccupi, papà, sono attenta a quello che faccio!

Alla prossima lettera.

Rose Kirkland.

 

Luglio si avvicina e fa sempre più caldo. Stare dentro alla panetteria è davvero una pena e Rose compatisce un po’ Francis, che deve lavorare vicino ad un forno. Invece lei, nel curare le sue piante, sebbene sia sotto al sole -e chissà perché non si abbronza ma si ustiona direttamente- con il suo vestito nero, può sempre rinfrescarsi con la vicinissima fonte d’acqua, che teoricamente sarebbe per le piante. Rientra nel negozio solo quando Francis ha bisogno di aiuto o arriva qualche cliente per lei. Gli affari vanno bene per lei.

Sono già tre mesi che è partita da casa e ne mancano dieci al suo ritorno a casa. Non che la sua famiglia le manchi, ma sente che un anno è davvero lungo.

In questo lasso di tempo intanto ha spesso incontrato Alfred, come minimo una volta alla settimana ed è irritante come sempre, anche se le frequenti visite hanno creato tra loro amicizia. Insomma, sono abbastanza amici da potersi -o meglio Rose ha deciso che ora va bene- chiamarsi per nome. Di Alfred ha scoperto che è gentile e, quando vuole, sa anche essere serio. Rose è sorpresa nello scoprire che è praticamente un genio nelle materie scientifiche, un po' meno invece quando le hanno detto che è anche bravo negli sport: Alfred ha un corpo piuttosto muscoloso -non che l'abbia osservato con attenzione o che le piaccia- ed è evidente che faccia allenamento. Inoltre è il tipo a cui non mancano mai le energie, quindi le sembra piuttosto coerente. Una volta l'ha anche invitata ad una sua partita di baseball -e sicuramente non arrossisce quando ci pensa- ma lei ha rifiutato: lo sport non le piace e deve lavorare. Non può stare un anno da sola stando con le mani in mano! Francis non ha approvato la sua risposta, ma non gliene importa di cosa pensa in situazioni cosi; non le piace Alfred, checché Francis ne abbia da ridire. Solo perché adesso è più gentile con lui, non deve per forza significare che provi qualcosa!

Rose è impegnata a far fiorire una rosa che, giudicando dal piccolo bocciolo, crescerà color blu notte quando Francis la chiama dal negozio.

"Rose, c'è Alfred!"

Il caldo che prova al volto è causato dal clima estivo, ne è sicura. Farsi vedere con le mani e i capelli sporchi di terreno non sarebbe consono, decide, e se vuole che la rosa sbocci al meglio non può interrompere il flusso verde dei suoi poteri, perciò risponde di essere occupata. Francis non replica, per cui è sicura che Alfred se ne sia andato e la sua concentrazione torna alla pianta. Il boccolo cresce piano e Rose decide che è abbastanza grande quando raggiunge l'altezza del suo pollice. È tempo per la rosa di sbocciare. Le sue mani si chiudono a coppa sul bocciolo, l'intensità dei suoi poteri aumenta facendo levitare i suoi capelli. Lentamente la rosa prende forma e quando interrompe i suoi poteri la forma definitiva è anche migliore di come se la sarebbe aspettata. È bellissima, non ci sono dubbi. Mentre si scosta i capelli dal volto, dove sono disordinatamente caduti una volta che ha interrotto i poteri, sente un'ondata di orgoglio sommergerla per aver creato qualcosa di così bello. Un lungo fischio di apprezzamento la avvisa che non è l’unica ad ammirare la sua nuova creatura. Alice, sorpresa, si volta. Alfred è vicino a lei ed osserva con occhi sgranati lei e la rosa a turno.

“Caspita” commenta.

“Di tutte le parole esistenti hai deciso di usare ‘caspita’? Dovresti fare l’oratore” dice sarcasticamente Rose. La sua espressione si acciglia “Avresti dovuto avvisarmi”

“E perdermi lo spettacolo? Eri bellissima” ribatte Alfred. Rose inizia ad arrossire, mentre Alfred sembra accorgersi di quello che ha detto ed inizia a balbettare parole sconnesse. “C-cioè intendevo, la rosa è bellissima, la rosa! Non pensavo la magia esistesse e- insomma. La rosa è bella!”

Rose si sente imbarazzata. Cioè non dovrebbe esserlo. È imbarazzante. Decide di dare ragione ad Alfred, dato che non crede che il primo complimento sia vero, non quando sa benissimo che sua cugina Chloe, ad esempio, con i capelli rossi perfettamente ricci, alta ed atletica, e non ha bisogno degli occhiali, è decisamente più bella di lei -non ha intenzione di ammetterlo davanti a lei o a qualsiasi essere vivente che non sia Mint comunque.

“Vaglielo a dire ai miei fratelli” borbotta sottovoce e Alfred non la sente. Subito dopo, mentre cerca di pulirsi le mani dal terreno evitando di sporcare il suo vestito, riprende a voce più alta "Allora, cosa sei venuto a fare qui? Non penso che tu voglia qualche fiore, o mi sbaglio?"

“No! No!” esclama Alfred e le si avvicina. Solo ora Rose nota che ha un cartoncino colorato in mano. In ogni caso non deve far notare ad Alfred che è interessata, decide, ma il cartoncino le viene praticamente gettato in faccia. “È un invito per il mio compleanno il 4 luglio! Sarà fighissimo! Ci sarà un sacco di gente, tantissimo cibo e i fuochi d’artificio!”

Il flusso della voce di Alfred per Rose è diventato un borbottio di sottofondo alle sue orecchie subito dopo che ha pronunciato la data. Prende con delicatezza il biglietto, che non è tanto diverso da altri inviti che ha visto, anche se c'è qualcosa di nuovo e diverso, forse nella disordinata ed enorme scritta che diventa sempre più piccola man mano che si avvicina alla fine del libretto fino ad essere illeggibile o forse nel fatto che, nonostante sia un invito per un compleanno di un diciassettenne, è la cosa più colorata che abbia mai visto. Rose è piacevolmente sorpresa di aver ricevuto l’invito, addirittura felice -non che Alfred debba saperlo- e non si sa spiegare il perché. È pur sempre un semplice invito, insomma!

“Rose?” Alfred la scuote con delicatezza -di tutte le cose che Alfred è capace di fare, essere delicato è una cosa che Rose non si era proprio aspettata-, e Rose ritorna improvvisamente alla realtà “Ti sei persa per un momento… Allora, verrai?”

Senza dubbio Rose è felice, ma è titubante. La festa, lo sa, sarà piena di persone che non conosce e si sentirà sicuramente di impiccio. Però non conosce molti in città a parte Francis, Alfred e i clienti della panetteria, e davvero cercare di socializzare! Passare un anno senza nemmeno provare ad aprirsi un po’ sarebbe uno spreco, anche se l’idea non le va molto giù. Alfred, di fronte a lei, si sta agitando, incapace di attendere fermo per qualche minuto. I suoi occhi sono leggermente più larghi e più lucidi, come se potesse mettersi a piangere da un momento all’altro se lei rifiutasse e gli angoli della sua bocca sono piegati all’ingiù. È una visione così pietosa -e no, il suo cuore non ha fatto alcuna capriola- che Rose sa di non poter più rifiutare. Piccolo bastardo manipolatore.

“Mh, va bene. Ma non lo faccio per te! Lo faccio solo perché voglio… voglio prendere un po’ d’aria!” risponde Rose. È la scusa più stupida che abbia mai inventato, dato che prende benissimo tutta l’aria di cui ha bisogno dal giardino. Prima che Alfred possa capirlo, continua velocemente “A che ora inizia e dov’è?”

Il sorriso di Alfred si allarga sempre di più fino a quando Rose deve scostare gli occhi perché sente il suo volto accaldarsi.

“È scritto tutto sul biglietto!” le risponde lui. “Ora devo andare, ma ci vediamo lì!” continua e corre via. Rose non crede di averlo mai visto completamente fermo.

Rose osserva ancora una volta il biglietto, ancora meravigliata. Nella sua mente inizia già ad immaginare la festa, le persone, la musica, la giornata di sole -perché il tempo non può che essere soleggiato il giorno del compleanno di Alfred, che è sempre così solare- e presto inizia a immaginare se stessa durante la festa. Dovrà portare un regalo, e darsi una sistemata. Deve fare un sacco di cose in effetti e deve darsi una mossa. Sa già a chi rivolgersi per farsi aiutare, anche se davvero non vuole.

“Ehi Francis!” esclama, alzandosi in piedi ed entrando nel negozio.

 

“Hai finito con i miei capelli?” chiede Rose. Sono già tre quarti d’ora che Francis glieli sta sistemando e, sebbene le piaccia la sensazione dei suoi capelli accarezzati delicatamente, si sente troppo emozionata per stare ferma, seduta su una sedia.

“Siamo impazienti, eh?” Certo non può vedere Francis, ma dal tono della sua voce sa benissimo che il francese sta sorridendo.

“No, non lo sono! Soltanto mi irrita il fatto che è un’ora che mi stai toccando i capelli!”

“Solo un attimo ancora…” Rose sente i suoi capelli venire nuovamente spazzolati “Ho finito”

Rose si alza in piedi e prende lo specchio che Francis le sta porgendo. Le ha fatto una coda alta, lasciando però ricadere qualche ciuffo sul viso. Sta molto bene, nota con piacere. A quanto pare Francis è molto più bravo di quanto si è aspettata quando lui l’ha costretta a sedersi per ‘darle una sistemata’. Peccato solo per il vestito nero. Francis sembra pensare la stessa cosa.

“Davvero non hai nient’altro da metterti?” chiede, spostandosi di fronte a lei, osservandola dalla testa ai piedi.

Rose sbuffa. È inutile che anche Francis si lamenti di una cosa di cui nemmeno lei è contenta. “Te l’ho detto, è tutto quello che ho. E anche se volessi, non potrei mettermi altro durante il periodo del noviziato. Sono una strega e devo essere riconosciuta come tale”

“Però possiamo dargli una sistemata”

“Basta che questa ‘sistemata’ non prenda un quarto d’ora, sarei in ritardo.”

“Le feste di compleanno iniziano sempre in ritardo” replica Francis, allontanandosi da lei. “non ti muovere da lì!”

Mint, seduto sul tavolo in cortile -perché è lì che si trovano- messo non molto tempo fa da Rose per facilitarsi il lavoro -una superficie d'appoggio è sempre utile- la osserva. "Stai molto bene così"

Rose arrossisce. "Forse è meglio che tu non venga alla festa con me" dice dopo un attimo di silenzio.

Il musetto del suo compagno si intristisce. "Ma voglio vedere com'è!"

"Mi potresti accompagnare" offre Rose, che si sente un po' in colpa. "Ma non puoi stare con me lì. Già molti mi evitano perché sono una strega, figuriamoci che farebbero se mi vedessero parlare al nulla!"

"Francis non ha detto niente"

"Francis è strano"

"Chi è strano, mia cara?" Rose salta dalla sedia, spaventata dall'improvviso commento di Francis che deve essere arrivato alle loro spalle.

"Parli del diavolo..." commenta Rose. "Come mai ci hai messo così tanto?"

Francis le mostra una cintura bianca. Rose la trova molto bella, anche se semplice. “Non riuscivo a trovarla”

“Tieni accessori femminili in casa”

“È una lunga storia e tu non vuoi fare ritardo, giusto? Forza mettitela.” dice Francis. Ha un’espressione piuttosto malinconica, per cui Rose decide di non fare domande. La cintura è semplice tanto quanto il suo vestito nero, ma insieme stanno molto bene e Rose si sente meno in imbarazzo per il suo abbigliamento. Francis, che intanto sembra stia apprezzando il risultato del suo lavoro, per quanto Rose odi ammetterlo, è veramente bravo in quello che fa.

Rose prende il regalo già impacchettato con cura che ha scelto qualche giorno fa con Francis - se fosse stato per lei avrebbe preso un libro, ma lui ha insistito per un videogioco che sa che sicuramente piacerà ad Alfred- e, stando molto attenta a non rovinarla, la rosa celeste che ha fatto. Dato che ad Alfred è piaciuta molto quella che ha fatto quando le ha dato l’invito, Rose ha pensato di fargliene una del colore dei suoi occhi -e no, non li ricorda perfettamente, né li ha osservati con attenzione-. Francis le ha detto che non c’è regalo migliore che lei possa fare e la frase l’ha fatta stranamente arrossire. È pronta ad andare, adesso.

“Io vado, ricordati di lasciare qualcosa per Mint!” gli dice, prima di allontanarsi.

“Sì, lo so” replica Francis al quale ora è di spalle. “Voglio sapere tutti i particolari dopo!”

“Francis, sei un panettiere, non una portinaia” gli ricorda mentre esce dal cortile.

La strada per arrivare a casa di Alfred, dove si terrà la festa, non è molto lunga, perciò Rose ha deciso di andare a piedi, soprattutto per evitare di fare brutte figure senza essere nemmeno arrivata. Il ritmo dei passi le permette di perdersi nella nuvola nera di pensieri e immaginazione, che le fa vedere come reale tutto ciò che potrebbe andare male. Se Rose non fosse una Kirkland e non avesse di conseguenza ereditato la loro testardaggine, tornerebbe indietro. Ma no, ha un orgoglio da difendere. La casa di Alfred è di fronte a lei.

 

“Rose, che è successo?” La voce di Francis è smorzata dalla porta chiusa della camera di Rose.

La ragazza si volta nel letto, ma non può ignorare ancora una volta Francis. “Non è successo niente, adesso vattene” dice senza aprire gli occhi. Il buio e il silenzio della sua stanza sono confortanti, soprattutto subito dopo quella dannatissima festa.

Gente che la osserva di sottecchi.

“Non dire stupidaggini. Piombi qui come una furia e ti chiudi qui senza una parola, che cosa devo pensare? È ovvio che ti sia successo qualcosa!”

“… Non voglio parlarne”

La rosa abbandonata in un angolo del tavolo dei regali, senza che nessuno abbia pensato di metterla nell’acqua. Molto probabilmente Alfred non sa come mantenere un fiore, ma la signora che le ha aperto la porta e che l’ha guardata con diffidenza sicuramente ne è a conoscenza. Rose non può sopportare la vista del fiore soffrire così, con i petali un po’ più secchi, così ci pensa lei a riempire uno dei bicchieri di plastica d’acqua e immergerci il fiore.

“Non ti fa bene tenerti tutto dentro” risponde Francis con un tono più delicato ma non meno preoccupato.

Rose si chiede distrattamente dove sia Mint. Con lui parlerebbe: lo conosce da quando era piccola ed è il suo migliore amico.

Tutte le ragazze indossano bellissimi vestiti, corti e coloratissimi. Lei è un pugno nell’occhio in confronto.

“Posso entrare?” le chiede Francis.

Rose non risponde. Sa che se non nega, lui capirà subito che è un sì. Infatti, la porta lentamente si apre. Rose si mette a sedere in modo composto, mentre Francis le si avvicina e si siede accanto a lei.

“Dimmi che è successo”

Alfred ha parlato con lei solo una volta, quando l’ha salutata. Non pensa si sia accorto che se ne è andata, troppo occupato a divertirsi con i suoi amici.

Rose esita ad iniziare. Non le piace molto confidarsi, né è abituata. “Io… Era pieno di gente che non conosco” inizia, debolmente. Di solito è molto più brava con le parole.

“Questo però lo sapevi” dice Francis in un modo confortante. Sarebbe potuto essere sua madre, pensa per un veloce momento Rose, dopodiché le viene da ridere. Francis la guarda perplesso.

“Niente… Sì, lo sapevo, ma ho pensato che avrei potuto fare amicizia. Invece, erano tutti raggruppati e alcuni mi guardavano in un modo… Sembravano voler ridere di me. E altri invece mi guardavano come se avrei potuto far esplodere la casa. Solo una ragazza mi si è avvicinata un attimo e abbiamo scambiato due parole.”

“Normalmente non ti importa cosa la gente pensa di te”

“Prova a passare in questo modo più di tre ore e vedi come ti importa” borbotta Rose.

“E Alfred?”

La rabbia inizia a montare, ma Rose la tiene a bada. “Ci siamo parlati solo quando sono arrivata”

Un braccio di Francis le cinge le spalle e le accarezza delicatamente il braccio, non per flirtare, capisce subito, ma per confortarla. Rose si sente così giù di morale che glielo lascia fare. Almeno l’abbraccio fa il suo effetto.

“Capita a tutti una brutta serata”

“Lo so”

“È tardi” dice Francis. Le accarezza un’ultima volta il braccio e si alza in piedi “Sono sicuro che dopo una buona dormita ti sentirai meglio. Buonanotte”

Francis è quasi alla porta, ma c’è ancora qualcosa che manca e Rose sa benissimo cosa è. “Francis” sussurra molto piano. L’uomo si volta verso di lei “Grazie”

“Non c‘è di che” risponde lui.

La porta è chiusa, e Rose si stende sul letto. Si volta un paio di volte ed è addormentata.

 

Francis può essere molto bravo quando ci si mette, ma non è sempre nel giusto. Questa volta ha sbagliato alla grande, pensa Rose disperata.

Ha dormito molto bene e non appena si è svegliata ha cercato con lo sguardo Mint per potergli parlare degli avvenimenti completi della sera prima. Però non ha trovato il suo amico. Lo ha cercato per tutta la casa, ma niente. Rose ha rinunciato alla sua ricerca, dato che Mint può andare dovunque voglia -non è legato mica a lei!- e forse poteva essere andato a fare un giro mattutino. Il colpo peggiore è arrivato dopo.

È andata ad occuparsi delle sue piante, come fa tutti i giorni. Le ha dato l’acqua, ha strappato le erbacce e potato i cespugli. Quando però ha provato ad usare i suoi poteri, niente. Quando uno stelo verde è iniziato a spuntare dal terreno, non è successo più niente. Rose non è più riuscita a richiamare i suoi poteri.

Ha provato a volare con la sua scopa, ma niente ancora.

Non si sente per niente meglio. Anzi, sta peggio di prima. Non ha più i poteri e non sa se è una cosa temporanea o no. Sa solo che se per la fine del noviziato una strega non ha i suoi poteri, non lo è più. Rose non vuole non essere una strega.

Ha detto a Francis che temporaneamente non può seguire clienti, ma non gli ha detto altro. Deve capire come sta, cosa le sta succedendo, prima di parlarne con altri. A pranzo lo stomaco è così chiuso che non riesce che a dare due morsi a ciò che Francis a cucinato. All’ora di cena nemmeno se la sente di scendere, ma lo fa comunque.

“Rose, che succede?” le chiede Francis dopo che lei ha rinunciato a continuare a mangiare la zuppa che ha preparato dopo due sole cucchiaiate “Non è per quello che è successo ieri, vero?”

Rose scuote leggermente la testa. “Ho perso i miei poteri. Non vedo più Mint, non riesco a far crescere le piante, la mia scopa non vola più.” Dritta al dunque. Magari fa meno male.

“Può succedere?” Francis è sorpreso.

“Non ne sono certa”

“È a causa di quello che è successo ieri sera?”

“Forse”

Cala in silenzio nella piccola sala da pranzo adiacente alla cucina. Rose osserva distrattamente la parete dietro Francis, ma è come se non la stesse guardando. È altro quello a cui sta pensando.

“Una volta mi è capitato”

“Che non sei riuscito a fare magie?” replica Rose, scettica.

“Non riuscivo a cucinare più.” Il silenzio di Rose sembra incalzarlo a continuare. “La cintura che hai indossato era della mia fidanzata Jeanne. Vivevamo qui insieme, ma un giorno c’è stato un incendio e lei… non ce l’ha fatta. Ero distrutto. Non avevo fame e quando ne avevo e provavo a cucinare, bruciavo tutto. Per un po’ non seppi cosa fare. Poi piano piano mi sono ripreso e insieme a questo sono tornato a cucinare. Jeanne amava i miei piatti. Quando ho ripreso, ho capito quanto fosse importante per me e quanto amassi cucinare. Quello che sapevo prima era ormai niente al confronto di quello che ho imparato.”

“Mi dispiace per Jeanne.”

“Dispiace anche a me. Le saresti stata simpatica.”

“Cosa dovrei fare allora?”

“Prenditi una pausa. Hai lavorato duramente per tre mesi con le tue piante. Adesso vai, fatti una passeggiata, comprati qualcosa. Presto i tuoi poteri torneranno. Potresti andare verso la foresta! Mi dicesti che è per quella che sei venuta a stare qui”

“Non ha senso adesso” ribatte Rose.

“Perché?”

“Lascia stare”

“Voglio sapere il perché”

“Perché volevo vedere gli unicorni!” esclama Rose prima di arrossire fino alla punta dei capelli. Non l’ha detto a nessuno tranne che Mint! Poi la sua famiglia ha scoperto la sua passione per gli unicorni più indirettamente, grazie ai disegni di Rose, su grandi fogli quando era piccola e piccoli schizzi adesso sui lati delle pagine.

“Ah davvero?” Francis sembra sul punto di ridere.

“Non provare a prendermi in giro!”

“E come potrei? La Rose Kirkland che cerca di fare la dura, vuole vedere gli Unicorni!”

“Taci!”

“Magari ti aspetti di trovarli rosa!”

“Non è vero!”

“Invece sì!”

“Invece no!”

Nel bisticcio con Francis, Rose per un po’ si dimentica dei suoi problemi.

 

Novembre è arrivato.

I suoi poteri no.

Rose si è rassegnata ad attendere mentre aiuta Francis in negozio. Prova e riprova quando ha del tempo libero, ma niente.

È venuta a scoprire che Alfred il giorno dopo della festa si è presentato in negozio chiedendo di lei, ma Francis gli ha detto che aveva bisogno di stare da sola per un po’. Quando poi ha ripreso lei a lavorare al bancone, lo scontro con il ragazzo è stato inevitabile. Pare che non si sia nemmeno reso conto di che serataccia Rose ha passato e lei gli ha fatto una lunga sgridata -è sicura che Francis abbia sentito ogni singola parola di ciò che ha detto- ovviamente esagerando un po’ e senza rivelare ciò che veramente non le è piaciuto, fino a quando lui si è dovuto scusare. Detto ciò, anche se un po’ di irritazione rimasta, i suoi rapporti con Alfred sono tornati alla normalità per poi evolversi piano. Inutile descrivere lo shock evidente sul volto del ragazzo quando ha saputo che Rose non ha più poteri.

“Come non hai più poteri?!” ha esclamato "Come fai? Li hai persi per sempre? Non sei più una strega?"

Ci è voluto un po' per farlo calmare e spiegargli tutto. L'ha invitata ad uscire lui un paio di volte e lei ha accettato. Sia chiaro, l'ha fatto solo per i suoi poteri: magari uscendo in compagnia può farle dimenticare i suoi problemi. È stato molto piacevole e si è anche divertita tra una litigata ed un'altra. Alfred è un tipo che sa divertirsi e ci tiene alle persone a cui è legato. Non ha alcun problema a dire quello che pensa, è fin troppo diretto e anche troppo idealista a volte. Le sembra anche parecchio stupido a volte,  per poi farle cambiare idea. È imprevedibile perciò è la persona ideale con cui passare il tempo per distrarsi.

È una fredda mattina di Novembre  e, come tutti i giorni, prima di colazione prova a volare sulla sua scopa, ma non succede niente. Si spazzola i lunghi capelli biondi un po' -quando si sveglia sono un disastro- e si prepara ad andare in cucina. Tutto è normale nei corridoi della casa di Francis, a parte un vocio indistinto. Si chiede se Francis abbia degli ospiti, ma l'avrebbe avvisata in tal caso. Si avvicina incuriosita ed entra nella sala da pranzo, luogo da cui proviene il vocio....  Per trovarsi di fronte Francis e la sua famiglia. Nessuno si accorge di lei: Scott è impegnato a litigare a bassa voce -questa è nuova, dato che il suo fratello maggiore è sempre stato un tipo che ama farsi sentire: forse vogliono farle davvero una sorpresa- con Francis, mentre suo padre, Rys e Owen si godono la scena divertiti. Solo adesso, fatti un paio di calcoli, Rose ricorda che è il 5 Novembre, il suo compleanno e sa di chi è la colpa della presenza della sua famiglia.

"Francis, io ti ucciderò" dice con il tono più velenoso che sa fare, con la migliore delle sue occhiatacce. È il suo compleanno, se lo può permettere.

 Tutti si volto verso di lei. Francis e Scott sono particolarmente comici, dato che il collo del primo è tra le mani del secondo.

"Sorpresa" dice Owen senza alcun entusiasmo.

Sicuramente non è un compleanno perfetto, ma a Rose va bene così. Come ogni anno, mangiano tutti insieme -più Francis, ma, Rose non lo dirà mai, ormai per lei è parte della sua famiglia- la colazione, stavolta preparata da Francis. Si litiga e discute, ma per Rose va bene. Sono una massa di idioti, ma sono la sua famiglia, che non vede da mesi. Si arrabbia e manda Rys in un posto che non è consono ad una signorina nominare e si sente a casa. Mentre i suoi fratelli vagano per la casa commentando in che razza di topaia vive, suo padre le parla del noviziato di sua madre. Verso le undici, un canpanello suona. Il negozio è chiuso, quindi Rose va al portone ad aprire. Alfred è di fronte a lei, regalo e fiori in mano -rose rosse-, e un'espressione indecisa che non è da lui stampata sul volto. Dopo un attimo si riprende e il suo sorriso tanto sicuro da essere quasi arrogante torna.

"Francis mi ha detto che oggi è il tuo compleanno!" esclama. "Così sono venuto a portarti il regalo e..."

Con la stessa delicatezza di un elefante il mazzo di fiori le viene praticamente gettato un faccia come è successo a luglio con il biglietto. Rose lo accetta e aspetta che Alfred se ne vada: non può farlo entrare, soprattutto quando la sua famiglia è dentro. Ce l'ha quasi fatta, lottando contro l'impulso di dire qualcosa per rompere l'imbarazzante silenzio, ma ovviamente Owen deve rovinare tutto: Rose non sa che è alle sue spalle fino a quando lo sguardo di Alfred si sposta da lei a punto più alto della sua spalla e sente la voce di suo fratello.

"Ohi, venite a vedere! Rosie ha un ragazzo di cui non ci ha scritto!"

È l'inizio della fine. Un braccio afferra Alfred e lo fa entrare in casa, e prima che Rose possa dire ‘A’, Alfred è seduto in sala da pranzo, osservato attentamente dalla sua famiglia. Sembra un interrogatorio a cui manca solo la lampada accecante e uno dei suoi fratelli ci penserà presto se lei non fa qualcosa.

“Non è il mio ragazzo!” esclama. “È un amico!”

Alfred non perde tempo ad affermare che è vero. Il padre di Rose lo guarda un’ultima volta sospettosamente, per poi rilassarsi. Ci mancava un padre preoccupato, davvero. Se suo padre è più tranquillo, non è detto però che i suoi fratelli decidano di lasciare perdere l’occasione di divertirsi alle sue spalle. Rose ha ancora le rose in mano e le metterebbe subito nell’acqua se non fosse così agitata per ciò che Scott Rys e Owen potrebbero fare.

“Come vi siete conosciuti?” chiede Scott.

Alfred, intimidito, inizia a rispondere. Rose è fatta uscire a forza dalla stanza da Owen, nonostante le sue proteste. Visto che non può fare altro, mette le rose nell’acqua e le porta nella sua camera. Sono bellissime.

 

Il suo compleanno è finito come un normale compleanno, o quanto normale può essere con la sua famiglia, Francis e un impacciato Alfred. Hanno mangiato una bellissima torta fatta da Francis -Rose può giurare di aver visto Alfred mangiarsene una buona metà-, ha aperto i suoi regali -la sua famiglia le ha regalato dei soldi, regalo utile e pratico e Alfred le ha preso un romanzo- e ha cacciato via la sua famiglia al termine della giornata. La cosa che la fa ancora imbarazzare è il ricordo di quanto è successo dopo. Francis era sparito, forse per ripulire la cucina e Rose e Alfred si sono trovati da soli sull’uscio. Non è importante quello che si sono detti, normali convenevoli anche se un tantino poco ortodossi grazie all’intervento del ragazzo. È stato prima di andarsene che Alfred le ha baciato la guancia.

Sia chiaro, Rose non vuole essere paragonata ad una ragazzina innamorata, soprattutto perche NON è innamorata, ma ogni volta che le viene in mente quel momento -fin troppe volte-, sente il bisogno di nascondersi da qualche parte. È troppo imbarazzante.

È dicembre. Fa così freddo che un giorno o l’altro potrebbe nevicare. Rose è preoccupata perché non manca moltissimo alla fine del suo noviziato -solo quattro mesi- e ancora non ha recuperato i suoi poteri. Il tutto è peggiorato dal fatto che sono settimane che Alfred non passa dalla pasticceria. Non dovrebbe e non le interessa, si ripete. Alfred le manca solo perché è un’ottima compagnia. Le tiene la mente libera.

E sicuramente non è preoccupata quando decide di andarlo a trovare. Francis le sorride come se sa qualcosa che lei ancora ignora e lei prima di uscire lo insulta con tutto il cuore. A Francis non importa un granché però degli epiteti con cui lo chiama e questa cosa la irrita ancora di più.

Di fronte a casa di Alfred, non vuole suonare il campanello. L’esperienza poco piacevole del compleanno del ragazzo le viene di nuovo in mente ed è sinceramente tentata di scapparsene via, ma è una orgogliosa Kirkland e nessun Kirkland scappa. Le sue dita sicuramente non stanno tremando mentre suona ed aspetta che la porta venga aperta. Spera avvenga presto, perché si gela. È la signora della volta scorsa che le apre la porta.

“Buon pomeriggio” la saluta Rose. Non sarà stata molto amichevole l’ultima volta che l’ha vista, ma è bene essere comunque educati. “Sono venuta a trovare Alfred”

La signora la occhieggia sospettosa, ma non la caccia. Anzi, la fa entrare e chiama Alfred. “Hai visite” esclama.

“Fallo salire, ma!” risponde Alfred.

La signora, che solo adesso Rose ha scoperto che è la madre di Alfred -non si somigliano un granché- le dice come arrivarci. Rose segue le indicazioni, e si ritrova in una stanza talmente disordinata che non sa nemmeno dove mettere i piedi. Sembra un campo minato. Alfred, al centro del caos, è seduto sul pavimento con un joystick in mano e ha il volto incollato al televisore.

“Come diamine fai a vivere qui dentro?” esclama Rose.

Alfred salta sul posto. “Rose, che ci fai qui?”

“Non venivi in pasticceria da un pezzo, così sono venu… Sono passata a trovarti” Forse non è stata un’ottima idea, pensa Rose.

“Ti mancavo!” esclama Alfred con un sorriso vittorioso.

“Non è vero!” risponde Rose.

“Invece sì!”

“Invece no, e me ne vado!” Rose cerca un passaggio tra i vestiti per arrivare alla porta e inizia a percorrere. Alfred ha tutto il tempo per bloccarla.

“Aspetta!” esclama, afferrando il suo polso.

Nel voltarsi, Rose vede una rosa, azzurra, la stessa che ha fatto per il compleanno di Alfred, appoggiata dentro un bicchiere d’acqua sul davanzale. Qualcosa in Rose si scioglie a quella vista. Un sorriso inizia a spuntare sul suo volto.

“Non dovresti tenerla qui” dice. Il suo tono è più leggero e morbido. Rose se ne accorge subito e, imbarazzata, si acciglia.

“Perché no? L’hai fatta tu per il mio compleanno!”

“Questo che c’entra?” chiede Rose.

Alfred non le risponde.

Rose si avvicina alla rosa e ne accarezza un petalo. È secca. “Non durerà ancora a lungo”

“Non puoi fare niente?”

“Se avessi i miei poteri sì… Ma non ce li ho.” replica Rose. Le manca sentire la magia fluire dentro di sé. Quasi ha dimenticato la sensazione ed è ciò che la spaventa di più; dimenticare la magia e Mint, non poter più creare nuove piante come la bellissima rosa davanti a sé. Alfred, davanti a lei, ha un’espressione speranzosa.

“Prova!” esclama.

“Alfred non-”

“Forza, prova!”

Rose sospira e chiude le mani a calice sopra il fiore. Vuole riuscirci davvero. Lo desidera come non mai. Chiude gli occhi e ignora la presenza di Alfred accanto a lei. Deve concentrarsi. Fa un respiro profondo e prova a richiamare i suoi poteri. Una scintilla, e Rose si sente rianimare dalla speranza. Poi, niente, non importa quanto duramente ci provi.

“Ho visto qualcosa!” esclama Alfred quando Rose riapre gli occhi. “Riprova ancora una volta!”

“Alfred, provarci una sola volta è già stato abbastanza stancante”

“Solo un’altra volta!” dice Alfred con l’espressione a cui non riesce a dire di no.

Rose sospira nuovamente e ripete le stesse azioni. Quando però scatta la scintilla e Rose si concentra, sente come se qualcosa che faceva pressione dentro di lei si sia finalmente liberato. Sente la magia correrle nelle vene, uscire dalle sue mani e poco dopo sente i petali ora freschi della rosa accarezzarle le mani. Quando riapre gli occhi e vede che c’è riuscita non può trattenere una risata.

“Ce l’hai fatta! Visto? Lo sapevo!” esclama Alfred abbracciandola. Rose è così felice che persino ricambia l’abbraccio.

Sono tornati, i suoi poteri sono tornati! Sarà una strega!

“Sei fantastica” le dice Alfred.

Rose si allontana e lo osserva. “È perché mi sono tornati i poteri?” chiede, sospettosa. Potrebbe rimanerci veramente male se la risposta è affermativa. Non sa nemmeno se la vuole una risposta.

“No no no no!” esclama lui “Certo che no! Mi- mi piaci dal primo momento che ti ho vista, in quella strada, quando sei andata a sbattere contro quel palazzo…” Rose lo guarda male, rossa per l’imbarazzo, ma lui non sembra accorgersene. “Nonostante fosse stato un brutto colpo, ti sei rialzata subito, in quella maniera così… sicura! Poi, con il tempo mi sei iniziata a piacere sempre di più”

“È per questo che tieni la rosa in camera tua? Sei uno stupido.”

“Perché?” l’espressione di Alfred crolla “Non ti piaccio?”

“In camera tua non c’è abbastanza luce per una pianta, stupido” dice Rose.

“Ti piace chiamarmi così, eh? Ancora non hai risposto alla mia domanda però.”

“Ti chiamo stupido perché sei uno stupido” replica Rose nella speranza che Alfred, pronto a contestare i suoi insulti, dimentichi l’argomento più importante. È troppo imbarazzante. Alfred però non replica. Rose sospira e, guardando una parete, sussurra “Mi piaci anche tu.”

“Cosa? Non ho sentito!” Dal tono eccessivamente allegro con cui Alfred pronuncia la frase, sa che lui sta mentendo.

“Non lo ripeterò di nuovo!”

“Perché?”

“È imbarazzante!”

“E daiiii”

 

È arrivata la fine del noviziato. Rose si è trovata un amico, un ragazzo e non ha ancora visto un unicorno. Ha deciso di non andarsene dalla città, sebbene non sia vicinissima al luogo in cui è cresciuta e alla sua famiglia. Non c’è problema però, dato che può sempre prendere la sua scopa e andare a trovarli.

È stato un anno ricco di nuove esperienze, belle e brutte. Rose è felice di poterne viverne di nuove come strega.

  
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