Pensò che sia doverosa una piccola introduzione a “A short
holiday”, prima cosa perché è la prima fanfiction che scrivo su Captain
Tsubasa, forte solo della lettura di altri racconti e della mia, ormai,
annebbiata memoria dell’anime; perciò perdonate se sarò vaga o lacunosa.
Credo che sia inutile dire che mi
interessano più i personaggi delle partite di calcio (anche perché, in vita
mia, ne ho viste pure troppe).
Questa storia era cominciata come
una cosa goliardica, visti i primi due capitoli, ma poi pian piano si è
leggermente trasformata, anche se spero che sia rimasto un racconto simpatico e
leggero; qualche battuta un po’ volgare, diciamo da spogliatoio, c’è (bisogna
sempre vedere quanto uno è sensibile alla volgarità!).
In questo racconto sono presenti
alcune citazioni cinematografiche; i capolavori citati (dai, almeno uno lo è!)
appartengono ai loro legittimi autori. Leo Di Caprio appartiene solo a se
stesso, ed è dunque responsabile di ogni sua interpretazione…
Veniamo all’unico personaggio
creato da me. Miky Thompson è una mia creatura, quasi un mio alter ego, anche
se io non possiedo il suo fisico né la sua faccia tosta, né tanto meno ho mai
avuto i suoi voti a scuola. Avevo bisogno di una figura forte e, in un certo
senso, anomala; diciamolo chiaramente: una che un calciatore non si sarebbe mai
sognato di filare, nonostante fosse carina. Forse le dedicherò un racconto
tutto suo… forse racconterò il suo incontro con quel famigerato calciatore…
vedremo.
La canzone canticchiata da Miky è
“Captain Crash and the Beauty Queen from Mars” di Jon Bon Jovi e Richie Sambora
(che ne detengono ogni diritto) ed è contenuta nell’album “Crush”.
Per il resto, probabilmente,
questo racconto risulterà un po’ noioso, non succede quasi nulla! Beh… forse
due o tre cosine succedono… Ma dovete leggere, sennò non se ne fa di nulla!
*****
I ragazzi della nazionale giovanile
giapponese hanno appena vinto un’amichevole e la loro federazione ha deciso di
concedergli una vacanza, lasciando che trascorressero alcuni altri giorni nello
splendido albergo che ha ospitato il loro ritiro, in una ridente località
termale del Giappone.
Le ragazze, che come
sempre li hanno seguiti per fare il tifo, decidono di restare anche loro.
Vediamo che cosa stanno facendo…
IL METODO CALLAGHAN-ROSS
(OVVERO: COME AMMORBIDIRE MENTI
PARTICOLARMENTE ROCCIOSE)
Il corridoio era silenzioso e deserto;
Mark lo percorse a passi lenti, fino all’unica porta aperta, da cui provenivano
delle voci e la luce di un televisore acceso. Il ragazzo ficcò la testa nella
stanza: stravaccati sui letti, le poltrone e le sedie c’erano i suoi compagni
di squadra; il capitano era particolarmente concentrato, davanti al video. Mark
si avvicinò a Becker, che era appoggiato alla parete.
“Che state facendo?”
Chiese, senza particolare curiosità.
“Guardiamo Titanic.”
Rispose il compagno con un sorriso divertito.
“E… perché?” Aggiunse
preoccupato Landers, aggrottando le sopracciglia.
“Fa parte del Metodo
Rapido Callaghan-Ross per la Comprensione dell’Universo Femminile…” Spiegò
Becker, sempre col suo sorrisetto.
“E a chi dovrebbe
servire?”
“A Holly.” Mark
sorrise ironico, alla risposta di Tom.
“Tsé… prima che quel
capitello di Hutton comprenda l’universo femminile, gli asini si saranno messi
a volare!” Affermò Landers ridendo, mentre andava a sedersi vicino a Ed Warner;
Tom continuava a sorridere divertito.
“Com’è?” Domandò Mark
al portiere; il ragazzo si voltò inespressivo e rispose:
“Boh! A me, tutta
quest’acqua, mi mette solo voglia di pisciare…” Poi si alzò, dirigendosi verso
il bagno; il cannoniere spostò lo sguardo sullo schermo: c’era Di Caprio che
disegnava.
Disteso dietro a
Holly si agitava Price, con la faccia di uno che deve dire assolutamente
qualcosa. “Ma quando si decide?” Sparò poi, indicando il biondo attore.
“A fare che?” Chiese
Hutton, senza distogliere gli occhi dallo schermo.
“A portarsela a
letto, che cazzo!” Esclamò il portiere; Ross e Callaghan, seduti a fianco di
Holly, lo guardarono.
“Certo che hai una
delicatezza…” Affermò Philip, mentre Julian sorrideva divertito.
“Tanto è lì che
vogliono andare a parare, no?” Continuò Benji.
“Sentite.” Si levò la
voce di Landers, gli altri si voltarono verso di lui. “Ma quand’è che crepa?”
Chiese.
“Chi?” Domandò
preoccupato Holly, osservando le facce dei compagni.
“Di Caprio.” Risposero
in coro gli altri ragazzi; lui li guardò allibito.
“No! Muore davvero?”
Chiese poi il capitano.
“Holly…” Cominciò
comprensivo Julian, posandogli una mano sulla spalla. “…lo sanno anche i
sassi…”
“Oh, no…” Sussurrò il
ragazzo, tornando a guardare il film.
“Vabbé!” Disse Tom. “Io vado a prendere una boccata d’aria,
chi viene?”
“Io!” Rispose subito
Philip. “Tanto il film l’ho già visto…”
“Ti ci ha trascinato
Jenny, eh?” Gli chiese Tom, sorridendo malizioso; Callaghan chinò la testa.
“Sì.” Rispose.
I due ragazzi
lasciarono la stanza, che, vista la concentrazione di persone, non profumava
certo di campagna in fiore; percorsero il corridoio, fermandosi vicino alle
scale.
“Il metodo funziona?”
Domandò Tom all’amico.
“Bah! Ho dei dubbi…”
Sorrise Philip. “Ma tanto era così, per divertirsi.” Aggiunse allargando le
braccia e sbadigliando.
“Holly, delle volte,
è veramente un testone…”
“E’ solo che non ci
pensa, a certe cose. È troppo concentrato sul calcio, ancora.” Affermò
Callaghan.
“Sì, ma se non si
scuote, arriverà qualcuno più deciso e gliela porterà via.”
“In ogni modo, se non
riesce a conquistare Patty dopo la nostra cura, può sempre tornare al metodo
manuale…” Suggerì Philip.
“Dici che… anche
Holly…” Intervenne Tom, guardando l’amico di sottecchi e cominciando a
ridacchiare.
“E chi è che non l’ha
fatto!”
“Beh, hai ragione.”
Confermò Becker. “…ma, pensi, anche Landers…” Aggiunse ironico il ragazzo.
“Eccome!” Rispose
l’altro, ridendo.
“Mellow?”
“Il campione del
mondo!” Ormai stavano ridendo senza freni, quando udirono una voce dalla stanza
di Holly e si voltarono.
“Lo sapevo!” Gridava
Benji. “Lo sapevo che se la sarebbe fatta! Lo sapevo!” Continuava trionfante,
uscendo dalla camera. “Ora possono pure affogare tutti!” Aggiunse raggiungendo
Beker e Callaghan.
“Solo quelli con la
donna, possono andare a vedere una stronzata simile!” Affermò il portiere
guardando Philip.
“Secondo me…”
Intervenne Tom. “…sei solo invidioso, perché lui ce l’ha… la donna.” Aggiunse
sorridendo.
“Senti bello!” Scattò
Price. “Io sono autosufficiente!” Dichiarò; gli altri due si guardarono
negl’occhi e poi scoppiarono a ridere come matti, allontanandosi lungo il
corridoio, lasciando il povero Benji totalmente spiazzato.
I due ragazzi, in
preda ad una irrefrenabile crisi di riso, si gettarono nella stanza di Holly,
dove erano rimasti solo lui e Julian a guardare il film. Philip, già col mal di
pancia dalle risa, si appoggiò alla parete, mentre Tom si gettò sul letto,
nascondendo il viso tra le braccia, il tutto sotto lo sguardo allibito degli
altri due.
“Ma che succede?” Domandò Holly.
“Oddio…
hm… Devo
mettere la testa sotto il rubinetto…” Riuscì soltanto a mormorare Philip,
dirigendosi in bagno.
“Questa me la dovete
spiegare.” Invitò Julian, alzandosi dalla poltrona.
“Ah, ah!” Continuava a
ridere Callaghan in bagno. “Tom, io non ci riesco… ah, ah, ah!”
“Oddio! Ah, ah, ah!” Anche
Becker, però, non riusciva a smettere di ridere. “Scusatemi ragazzi, uh, uh,
uh!” Aggiunse battendo il pugno sul materasso.
“Sono impazziti tutti
e due…” Affermò Holly, tornando a seguire il film.
“Via, che cosa è
successo?” Domandò Ross, sorridendo. “Muoio dalla curiosità!”
“Upf… forse ce la
faccio… hm.” Callaghan sembrava aver recuperato una parvenza di controllo, dopo
essersi bagnato la faccia; ora, asciugandosi il viso si sedeva sul letto vicino
a Beker.
“Eravamo fuori a
parlare…” Iniziò Philip, ravviandosi i capelli bagnati.
“Hm, hm!” Rise Tom;
Holly e Julian li guardavano, ancora basiti.
“…e siamo entrati in
un argomento un po’… insomma… un po’…”
“Oh, insomma!”
Protestò Hutton. “Si può sapere di che cosa parlavate?!”
“Sì, dicevamo che
tutti i ragazzi prima o poi si sono… insomma…” Philip era un po’ imbarazzato,
ma non poteva togliersi il sorriso dalle labbra. “Che si sono fatti le…
insomma…”
“Cosa?!” Intervenne Holly
spazientito, guardando gli altri tre e soffermandosi poi su Julian. “Ross, ma
che cosa sta cercando di dire?”
“Che si sono…” Cercò
di finire Philip.
“Masturbati.” Affermò
Julian, accompagnando la parola con un inequivocabile gesto della mano stretta a
pugno, sempre senza perdere la sua proverbiale calma.
“Ah…” Commentò
Hutton, cui finalmente si rivelava il significato delle parole di Callaghan.
“Questo vuol dire
avere proprietà di linguaggio, Ross!” Disse invece Tom, ancora disteso sul
letto; e giù, lui e Philip, di nuovo a ridere.
“Ora basta, finite di
raccontare, così possiamo ridere anche io e Holly!” Ordinò Julian.
“Beh, è arrivato
Price, che, come al solito, ha fatto una battutaccia su quelli che hanno la
ragazza…” Raccontò Callaghan, sempre ridendo.
“E io gli ho detto
che era invidioso, perché lui non ce l’ha…” Aggiunse Becker, trattenendo a
stento le risate.
“E… e Benji ha detto
di essere… autosufficiente! Ah, ah, ah!”
“Capite! Ah, ah, ah!” Julian cominciò a
ridere anche lui, mentre Holly pareva non aver del tutto afferrato che, il suo
amico portiere, aveva appena dichiarato di essere un estimatore
dell’autoerotismo; gli ci volle qualche secondo, ed un’ulteriore spiegazione,
per riuscire a ridere come i suoi compagni.
“Ma che succede qui
dentro? Avete tolto Titanic e vi state guardando un film comico?” Chiese
Everett entrando in camera di Holly; i quattro ragazzi ridevano all’impazzata:
Tom sul letto, rannicchiato, Philip ai piedi dell’altro letto, si reggeva la
pancia, Holly sulla sedia, si tappava la bocca e Julian, carponi sulla
moquette, batteva il pugno a terra, tutti con le lacrime agl’occhi.
CONTINUA...