Immobile
E te ne stai a guardare il soffitto, immobile.
Non cerchi nemmeno di ingoiare quell’assillante groppo alla gola.
Non t’importa di fermare le lacrime che scendono giù correndo.
Forse perché ti ricordano chi ti ha fatto piangere; forse perché dai suoi occhi sono nate gocce simili, tempo fa.
Tempo fa perché ora lui è felice.
Ti arrivano le voci di bambini che fuori giocano contenti, insensibili -o semplicemente ignari- del tuo dolore.
Lasci la tua posizione per chiudere la finestra e isolare i loro rumori.
O meglio, per estraniarti dal mondo.
E ti distendi di nuovo sul letto, gli occhi umidi chiusi e le mani sul torace, di nuovo immobile.