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Autore: Mitsuki91    04/03/2012    2 recensioni
Sono passati anni e anni dal lieto fine dei Cullen, Renesmee è crescitua e ha assaggiato una parvenza di vita felice.
Poi tutto è cambiato.
Ma cosa è successo? Perchè Nessie non vuole più aver alcun contatto con la sua famiglia, soprattutto con Jacob? Perchè è in fuga, da cosa è in fuga?
E soprattutto, troverà prima o poi un posto dove sconfiggere i fantasmi del passato, lasciar tutto da parte e ricominciare a vivere veramente?
Le risposte a tutte queste domande le troverete in questa ff ;)
Spero di non deludervi!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Buona domenica a tutti! =D
Questa è la prima ff su Twilight u.u Dato che ultimamente mi sono messa a scrivere un’altra ff, mi è venuta voglia di provare anche qui… E come tutte le storie che scrivo o che ho in mente e basta, questa ff nasce esattamente il giorno stesso che ho chiuso Breaking Dawn XD
Vi invito a leggere e recensire!
Piccola noticina: la storia si svolge circa 135 anni dopo che Nessie è nata, però ho mantenuto il mondo a livello di oggi (come tecnologie, abitudini, ecc…) per comodità (sarebbe stato troppo problematico creare un contesto sconosciuto =..= anche per voi che leggete, penso vi troviate meglio in un ambiente ‘familiare’…).
Inoltre, dato che mi piace ‘l’alone di mistero’, le cose si sveleranno piano piano XD intanto mi divertirò a vedere le vostre congetture XD (un motivo in più per recensire! XD)


Dolore

Nessie era in un locale, seduta al bancone del bar, con un cocktail dai colori strani davanti. Lo avvicinò piano alle labbra e lo sorseggiò, pensando che avrebbe dovuto lasciarlo a metà. Era già il terzo, e non poteva esagerare, altrimenti avrebbe perso il controllo.
Non poteva permettersi di perdere il controllo, data la sua natura da mezza vampira. Doveva stare attenta, non superare il limite, quando in realtà voleva solo perdersi.
Ancora una volta maledisse se stessa e la sua essenza. Voleva solo annegare il dolore nel bicchiere, come tanti uomini hanno fatto dall’alba dei tempi, e invece non poteva permetterselo. Il massimo che otteneva era un affievolirsi, un rumore di sottofondo. Eppure sempre presente.
Nessie era in fuga, in fuga ormai da molti anni.
Nessun posto era giusto, nessun bar le offriva il giusto conforto, nessun bosco, mare, montagna, città era abbastanza. Abbastanza per cancellare tutto.
Un gruppetto di tre ragazzi si avvicinò.
“Ehi! Ehi rossa.” disse il ragazzo al centro. Era alto, aveva capelli biondo scuro e occhi verdi penetranti, un sorriso strafottente sulle labbra. Aveva bevuto, ma non sembrava ubriaco marcio.
“Che ne dici di fare un giro in pista con noi?”.
“No grazie.” rispose Nessie. Distolse lentamente lo sguardo annoiato dal tizio e tornò a guardare il bicchiere.
Le era già capitata una situazione simile, molte situazioni simili a dir la verità. Sapeva di essere bella, anche se da molto tempo a quella parte non si curava più del suo aspetto. Non aveva una fissa dimora, quindi non aveva un posto dove tornare, rilassarsi, farsi una doccia. Non aveva un armadio dove mettere i vestiti. Si arrangiava, alloggiando in squallidi hotel e comprando vestiti di volta in volta, donandoli ai poveri quando si cambiava. L’unica cosa che non si faceva mai mancare erano i guanti, per ‘motivi di sicurezza’. Fortunatamente i suoi genitori avevano fatto in modo che potesse attingere da un conto corrente sicuro, così non era costretta a girare con troppi contanti e nello stesso tempo sapeva che non l’avrebbero mai trovata. O meglio, lui non l’avrebbe mai trovata.
Edward e Bella non erano d’accordo, ma lei era l’unica loro figlia e non potevano fare a meno di appoggiarla. Sapevano che questo suo vagabondare l’aiutava un po’, speravano che si riprendesse presto, anche se ormai quel presto durava ormai da circa cinquant’anni.
“Dai, non fare la difficile.”
“Ho detto di no.”
Lo sguardo del ragazzo si fece più sottile per un momento, poi si girò e se ne andò con i suoi amici.
Dopo una mezzoretta Nessie pagò ed uscì. Stava per tornare verso il motel dove alloggiava ormai da una settimana, decisa a cambiare posto, quando una mano sbucò da un piccolo vicolo laterale e l’afferrò. Non sarebbe stato difficile evitare la stretta e continuare ad andare avanti, ma la ragazza era curiosa. Era un evento fuori dall’ordinario, che magari l’avrebbe distratta, e in ogni caso non aveva nulla da temere. Per un secondo, la curiosità uscì dai suoi occhi, poi essi ritornarono come prima, freddi e annoiati. Spenti.
Erano i tre ragazzi di prima, con il biondino che le aveva parlato un po’ più alticcio, che l’aveva presa per il braccio e sbattuta al muro. Forse credeva di stordirla, ma Nessie pensò che probabilmente il muro si era fatto più male di lei.
“Allora.” iniziò “Allora, adesso prova a dirmi di no, puttana.”
I due amici sghignazzarono. Nessie li osservò un secondo: erano due morettini insignificanti, che si misero ai lati per impedirle la fuga.
“Facciamo qualcosa di un po’ più spinto rispetto ad un ballo, eh?” Nel dire ciò iniziò a slacciarsi i pantaloni con una mano, mentre con l’altra armeggiava con i bottoni della camicetta della ragazza. Nessie era impassibile.
“Sai, puttanella rossa, ti conviene farti coinvolgere un po’… Vedrai, così ti divertirai anche tu. Altrimenti farà solo tanto male.”
La guardò, ma Nessie rimaneva ferma, senza nemmeno tentare di fermargli la mano. Dal canto suo, la ragazza si era già annoiata di quello stupido gioco. Stava pensando a come fermarli senza mostrare troppo della sua forza, quando il tipo finì di slacciarsi i pantaloni, che caddero a terra.
“Se rimani così, puttana, ti farò sentire dolore. Tanto, tanto dolore, un dolore che nemmeno immagini.”
A quelle parole Nessie reagì. Un fuoco strano si accese nei suoi occhi, un fuoco tormentato. Si drizzò un attimo, cercando di sovrastare il ragazzo, anche se comunque era sempre più bassa di lui.
“Dolore?” sussurrò, con una strana nota nella voce. “Tu vuoi insegnare a me cosa sia il dolore?”
Il ragazzo si bloccò un attimo, e i tre amici si lanciarono occhiate stupite.
“Che hai intenzione di fare rossa? Siamo tre contro una. Però, mi piace questa passione…”
Nessie alzò un braccio, e con l’altra mano si sfilò un guanto.
I tre iniziarono a ridacchiare.
Si sfilò l’altro guanto.
Ormai i due mori ridevano apertamente.
“Te lo faccio provare io, il dolore.” disse lei.
E gli posò le mani sulle guancie.
Il sorriso si gelò sulla faccia dei due ragazzi, mentre il biondino fece una faccia sconvolta ed iniziò ad urlare.
I mori, perplessi, fecero un passo indietro, mentre il loro amico cadde in ginocchio, sempre continuando urlare, sostenuto solo dalla stretta di Nessie.
Lei gli fece vedere tutto. Tutta la felicità che le era stata brutalmente strappata, tutta l’apatia, la sua fuga, il suo disgusto per sé stessa. Tutti gli anni passati a vagabondare sperando in una risposta che non sarebbe mai arrivata, perché non c’era. Dolore, tutto il dolore.
Il fuoco nei suoi occhi arse per un istante luminossissimo, poi scemò pian piano.
Alla fine, quando i suoi occhi tornarono spenti, lasciò andare il biondino, che continuò ad urlare e a contorcersi per terra. La preoccupazione che qualcuno lo sentisse e andasse a vedere, o che i suoi due amici – che nel frattempo erano rimasti pietrificati – dessero l’allarme la spinsero a voltarsi e ad allontanarsi a passo svelto. Di lì a poco sarebbe arrivata al motel, avrebbe preso le sue poche cose e si sarebbe rimessa in viaggio.
In fuga, di nuovo.
   
 
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