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Autore: cullen92bella    04/03/2012    1 recensioni
Tutte voi ricorderete l'episodio in cui Damon fa visita ad Elena,sorprendendola nel sonno,mentre le sfiora il viso.Il suo gesto tradiva le parole di Stefan,il quale era convinto che nel fratello non ci fosse più nulla di umano.La storia è tratta proprio da quel frangente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'odio altrui ferisce.L'odio di sé distrugge.
 
 
Mi meravigliai dinanzi al vacuo scenario della mia mente.Vi frugai meticolosamente,alla ricerca di un cavillo a cui appigliarmi,di un'ancora che mi fissasse al suolo.Il suolo da cui fuggivo.Ero un esule.Il ruolo mi calzava a pennello.Ero stato io stesso ad affibbiarmelo.La sorte del prossimo,non era più affar mio.Non mi curai più di nulla e di nessuno.Oggetti animati e non,furono risucchiati e catturati,trasferiti laddove sfuggissero alla mia coscienza.Ciò che mi circondava,cessò d'esistere nell'istante stesso in cui lo decisi.Misi a tacere quel frammento di umanità,che avido si divincolava,spingeva,affinchè lo lasciassi emergere.Lo ricacciai indietro.Aver sé stessi come sola risorsa,era possibile.Era sufficiente servirsi delle proprie forze come unico strumento.Mi circondai di persone che smisero di credere in me.Smisero di rincorrermi,ed io non feci nulla per trattenerle.Immaginai lo ritenessero un inutile dispendio di energia,insistere su qualcuno che ha da tempo mollato la presa.Non diedi loro torto.Dai loro sforzi,non avrebbero tratto alcuna ricompensa.La piega che aveva assunto la mia vita da ormai più di un secolo,non mi arrecava disturbo.Al contrario,trovai il mio modo di condurre l'esistenza piuttosto soddisfacente.Tutto diveniva estremamente semplice,se distorto dalle lente di un vampiro.Essere incondizionatamente apatici,può costituire una valida via di fuga.Specie quando ci si ritrova estranei rispetto ad una realtà che non ci appartiene.Guardarsi allo specchio,scrutare a fondo la figura in sé riflessa,non riconoscervisi,può essere motivo di sconforto per qualsiasi altro,ma non per me.Appresi l'arte del farsi scudo dinanzi alle avversità,interponendo ad esse,il mio più totale disinteresse.Ma tutto ciò ha un prezzo.Prima o poi,si torna a fare i conti con il peggiore degli incubi,quello di cui credevamo d'esserci liberati.A quanto pare,la sorte decise che per me,era giunta l'ora.Riposi la maschera.Appesi al chiodo la mia facciata imperturbabile.Diedi sfoggio del mio vero viso.Quello che a lungo mantenni ben custodito.Quello a cui negai l'accesso a tutti,me compreso.Ecco cosa si ottiene a fingere di essere qualcuno che non si è.Quel che ne rimane,è un uomo che si fa beffe di se stesso.
 La fiducia può tramutarsi in un'arma a doppio taglio.Antidoto e veleno al tempo stesso.Tutte le nostre fatiche convergono in un'unica direzione.La sua concquista.La vita ci trae tuttavia in inganno,sferrandoci uno scacco,infergendoci colpi letali.Uno dopo l'altro.E poi sopraggiunge l'amara consapevolezza.Giunge a noi quando si vanificano tutti gli sforzi.La conseguenza è la sua perdita.Fu esattamente ciò che successe a me.Persi la fiducia.La persero gli altri,e la persi io.Qualsiasi cosa io avessi fatto,si sarebbe rivelata priva di senso.Qualsiasi cosa io fossi,qualsiasi cosa sarei diventato,perse d'importanza.Era il riflesso del mio lato più oscuro ad aver lasciato il segno.Un segno indelebile.Un'impronta incancellabile.Mi seguiva come un'ombra.Oltrepassai perciò quella soglia.Quella in cui l'altro perde la fiducia che riponeva in te.Di conseguenza,perdi quella per te stesso.Quando ciò avviene,è la fine.Ma ecco che,a nostra insaputa,accade qualcosa.E così,crollano quelle che credevamo certezze.Caduto il velo dell'apparenza,ci si riscopre capaci di provare sensazioni che pensavamo assopite.Esse riaffiorano.Determinate come non mai.Lottai con esse,ma finii per soccombere.Mi ritrovai ad intraprendere un viaggio,del quale smarrii la meta.Persi il controllo di me stesso.Il mio corpo,tradusse in gesti repentini i miei pensieri.I miei passi mi condussero laddove la mia mente non intendeva approdare.Conobbero un solo sentiero.Lo stesso di sempre.Non lo scelsi.Non lo programmai.Ma ero li.
Ecco lei.Nella penombra della sua stanza.L'incubo meraviglioso dal quale non riuscivo a liberarmi,era a pochi centimetri da me.Ne intravidi il volto,illuminato dal riflesso della luce sul suo comodino.Mi avvicinai appena.Non volevo si svegliasse.Il suo respiro inebriava la stanza della sua essenza,riattivando i miei sensi.Udii il suo cuore.Tamburellava.Mi fissai sulle sue labbra dischiuse.Si levò una brezza leggera.La finestra era aperta.Le tende presero a danzare,cullate dalla folata di vento improvvisa.Mi affrettai a richiuderla.Mi voltai,e tornai ad immergermi in quella visione.Le sue labbra emisero un sussulto appena percepibile.I miei sensi lo colsero.Notai l'insolita piega che avevano assunto i suoi capelli.La sua lunga chioma riposava sul guanciale.Alcune ciocche isolate,però,le cosparsero il viso.Mi accostai a lei.Tesi la mano,intento a catturarle.Le mie dita sfiorarono il suo viso.Il suo calore mi incendiò.Scossa elettriche mi percorsero,fin dietro la schiena.Fu una scarica di puro piacere.Chiusi gli occhi,per assoporare l'aria densa del suo profumo.Ispirai con cautela.L'aroma mi pervase completamente.Riuscii a sentirne il gusto in bocca.La contemplai a lungo.I miei gesti non erano mai stati tanto incerti.Sentii che il controllo di me,mi stava abbandonando.I muscoli si contrassero.Erano rigidi.Volevano scattare.Volevano lei.Il richiamo era incessante.Era lì.Avrei potuto prenderla.Un turbinio di emozioni invase i miei pensieri.Non seppi districarmene.Rimasi immobile.Mi sentii divorato dalle fiamme.L'avrei preferito.La desideravo.La amavo.Avevo dissimulato abbastanza.Quando la razionalità mente,il cuore tradisce.Ma io vestivo i panni del fratello cattivo.
La finestra si spalancò nuovamente,e le tende ripreso la loro sinuosa armonia.
  
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