Oggi:
Alvin…Alvin Seville. E’ questo il mio nome,
è questo il nome del mio gruppo, è
questo il nome che il pubblico sta gridando e applaudendo.
Questo dovrebbe essere il più bel giorno della mia vita,
essere qui, agli
“International Music Awards”, con i miei fratelli,
con le Chipettes, con
Brittany. Dovrei essere al settimo cielo, perché abbiamo
appena concluso con
successo una delle più difficili esibizioni della nostra
vita. I nostri fan
gridano, invocano il nostro nome, ci vogliono, non ne avrebbero mai
abbastanza
delle nostre esibizioni, e come ciliegina sulla torta per questo magico
momento
che da mesi aspettavo con trepidazione, Brittany mi è vicino
e mi abbraccia
mentre saluta il pubblico in platea. Anch’io sorrido, e
mentre la tengo
abbracciata, saluto il pubblico insieme ai miei amici e fratelli. Ma
allora
perché ho questa sensazione di inquietudine?
Ma che domande, Al…lo sai bene perché.
Sposto lo sguardo dalla platea a Brittany, lei non si accorge che in
quel
momento la sto guardando. Nonostante quello che abbiamo passato, lei
non sembra
inquieta come me, come non lo sembrano Simon, Theodore, le altre
Chipettes e
Dave. Ma è comprensibile. Loro non sono stati partecipi di
quella vicenda, non
hanno vissuto le paure che ho vissuto io, non hanno visto con i propri
occhi
quello che in quel momento vedevo io, e non hanno dovuto prendere
quelle
decisioni che invece io sono stato costretto a
prendere…
Dave, da dietro le quinte mi sta fissando. Ha un espressione seria. Non
il tipo
di espressione furibonda che ha di solito, quando ne combino una delle
mie, ma
di sincera comprensione. E’ come se con quello sguardo
cercasse di comunicarmi
che ormai tutto è passato, che ora siamo tutti qui, e che
stiamo coronando il
nostro sogno da Rock Star. Voleva farmi capire che, per quanto
drammatica fosse
stata quella vicenda, dovevo passarci oltre come hanno fatto tutti gli
altri e
andare avanti.
Se Dave ha notato questa mia inquietudine, chi sa se la noteranno i
giornalisti. Chi sa se sospetteranno qualcosa? No, impossibile, lo sai
bene
Alvin.
Quando siamo volati via dalla nave su quell’aquilone (per
colpa mia), è stato
rilasciato un comunicato stampa che ha comunicato al mondo della nostra
scomparsa. Quindi tutti sanno di quel pezzo della storia, ma per quanto
riguarda quel che è successo durante il nostro salvataggio,
Dave ha deciso che
per il bene di tutti forse sarebbe stato meglio tacere con i
giornalisti. Se
l’avessimo raccontato, saremo stati costretti a spiegare
tutto nei
dettagli...se avessimo spiegato tutto nei dettagli, probabilmente i
nostri fan
si sarebbero preoccupati a morte.
Nonostante in cuor mio sento che Dave ha ragione, che dovrei passare
oltre, non
posso fare a meno di rievocare quel ricordo, quei drammatici momenti
nei quali
stavo per perdere Brittany, nonostante fosse a pochi centimetri da me,
così
vicina, ma allo stesso tempo, lontana. La guardo ancora una volta, e
stavolta
lei se ne accorge. Mi sorride, è felice. Vedere quel suo
sorriso così dolce mi
tira su di morale, e ricambio a mia volta con un altro
sorriso.
Dave aveva ragione, ora Brittany sta bene, ma durante il
salvataggio….
Qualche giorno prima:
Che avventura ragazzi.
Non capita tutti i giorni di sfuggire ad un’eruzione
vulcanica dopo essere
naufragati su un’isola sconosciuta.
Lo devo ammettere, questi ultimi giorni ero davvero a pezzi. Come se la
fame e
la sete non fossero sufficienti, tutti mi davano contro per averli
fatti finire
nell’isola, Zoe si era rivelata una pazza scatenata avida
peggio di Ian, e
Simon, che era l’unico che poteva riportarci sulla retta via,
era diventato un
damerino francese che aveva occhi e cervello (quel poco che ne aveva)
solo per
Jeanette.
Mi è sempre piaciuto il ruolo del combina guai. Mi divertiva
sempre un mondo
far impazzire Dave e Simon, ma in una situazione come questa, col
timore che
nostro padre non sarebbe mai arrivato a salvarci, mi dissi che forse
era
arrivato il momento di crescere e di prendermi le mie
responsabilità.
Lavorai duramente per costruire con le mie sole forze quel rifugio (che
comunque era crollato in mille pezzi pochi minuti dopo averlo
terminano),
cercai di tenere in riga il gruppo e, quando alla fine Dave era
tornato,
finalmente avevo avuto l’occasione di dimostrargli che
anch’io potevo essere
responsabile, coordinando i lavori per la costruzione della zattera che
ora ci
stava portando via dall’isola.
La fuga dall’eruzione vulcanica era stata durissima. Almeno
in 3 occasioni
diverse stavo per essere centrato in pieno da qualche masso infuocato
piovuto
dal cielo, e anche mentre ci allontanavamo con la zattera, remando a
più non
posso (per quanto il contributo che davamo io e Simon con i nostri remi
di
fortuna non era un granché), almeno 5 enormi blocchi di
pietra si schiantarono
in acqua a pochi metri da noi. Sapevamo tutti che se anche uno solo di
quelli
ci avesse centrato, non saremo mai più riusciti ad
andarcene, e questo ci diede
la carica di adrenalina per remare e allontanarci il più
velocemente possibile.
Ora l’isola è lontana. Girandomi verso la sua
direzione ero ancora in grado di
vederla, imponente e maestosa, ma è sufficientemente
distante da impedire al
vulcano di nuocerci.
Io e Simon ce ne stavamo in piedi sopra ad una cassa, mentre di fianco
a noi,
sulla destra, Dave stava ancora remando, con Zoe, dall’altra
parte della
zattera ad aiutarlo con il secondo remo.
Dietro di noi Brittany e Eleanor, accompagnate da Theodore, stavano
cantando
ancora “Vacation”, la canzone che ci eravamo
preparati per festeggiare la
nostra crociera, e che ora, cantata con quel ritmo così
triste, era quasi una
metafora della sventura che avevamo e che stavamo ancora
vivendo.
<< Ora non ci esibiremo mai agli “International
Music Awards! >> si
lamentò Brittany dopo aver terminato la canzone. Qualcosa
nella sua voce mi
colse di sorpresa. Chiunque altro avrebbe semplicemente detto che era
giù di
corda, ma a me non sembrava che fosse solo questo. Mi voltai verso di
lei,
notando che, oltre a essere depressa, come Eleanor, sembrava anche
esausta,
sfinita. Erano segni davvero impercettibili, i suoi, ma in questi due
anni, io,
più degli altri, avevo imparato a
riconoscerli…forse persino meglio di quanto
non ne fossero in grado le sue stesse sorelle.
<< A quanto pare siamo veramente sfigati…
>> le rispose Eleanor,
accompagnando la frase con il gesto di “Loser”,
portandosi la mano destra sulla
fronte e facendo il segno della lettera “L” con il
pollice e l’indice, gesto
che anche Britt, subito dopo, ripeté.
Mentre continuavo a fissarla, davanti a me Zoe iniziò a
parlare con Jeanette,
scusandosi per il suo comportamento nell’isola, e
ciò mi fece temporaneamente
distogliere l’attenzione da Britt. Non durò molto,
perché subito dopo scesi
dalla cassa in cui mi trovavo con Simon e mi diressi rapidamente verso
Brittany. Salì sul barile e le chiesi <<
Va…va tutto bene, Britt?
>>
<< Oh…sì Alvin, non ti preoccupare,
sono solo un po’ stanca >> mi
rispose lei, concludendo con un sorriso. Le cresi.
Tornai da Simon, appena in tempo per vederlo scendere a parlare con
Jeanette.
Eravamo rimasti solo io e mio padre Dave, così mi dissi che
forse avrei dovuto
approfittarne per parlargli…chiedergli scusa per tutto. Lo
chiamai, e lui mi
rispose con quel suo solito tono di voce serio ma comprensivo.
<< Io…volevo dirti che…ora che non
siamo
tutti…insomma…ehm…morti…eheh…scusa…scuusaa…mi
sono comportato da bambino sulla nave…e ho…in un
certo senso, forse…rovinato le
vacanze di famiglia >>.
Non era esattamente il tipo di discorso che avrei voluto che mi
sentisse dire,
ma ormai quel che era fatto era fatto.
<< Avvolte un cavallo di razza ha bisogno di spazio per
correre >>
rispose lui.
Che strana risposta, pensai, ma l’importante è che
alla fine ci eravamo
chiariti.
<< Sì? …Sì, mi piace
questa apertura mentale! Sei molto saggio, David!
>>
Ci scambiammo un gesto di amicizia per consacrare la nostra pace appena
fatta.
<< Ciccio…? >> intervenne Ian,
che fino ad ora se ne era rimasto
tranquillamente sdraiato a poltrire mentre Dave e Zoe
remavano.
Anche lui voleva far scambiare con noi il gesto di pace. Io e Dave ci
fissammo
l’un l’altro come per dirci “E questo che
vuole ora?!”
<< Niente amore per lo Zio Ian? >> chiese
lui, dopo aver capito che
non avevamo nessuno intenzione di assecondarlo.
<< Ci hai rinchiuso nelle gabbie!! >> gli
gridarono contro Brittany
ed Eleanor. Britt non aveva più quello strano tono di voce
che aveva prima,
questo mi rassicurò.
<< Ma dai! Stiamo ancora parlando di quello?! Nuovo
argomento: ho salvato
la vita di Dave! >>
<< Va bene, ma ti tengo d’occhio, Ciccio!
>> gli disse Theodore,
che se ne stava di vedetta.
Dopo qualche secondo di silenzio Dave mi chiamò, chiedendomi
se avevo ancora
con me il coltellino svizzero…oh no! Ci siamo! Pensai
io.
<< Il coltellino? ...Oh, giusto! Eheh…scusa,
stavo per ridartelo…
>>
<< No, tienilo tu, è meglio!
>>
<< Davvero? >>
<< Forse puoi usarlo per mandare un segnale a
quell’elicottero! >>
mi disse indicando un punto davanti a se con la mano destra.
Guardando nella direzione del suo indice, vidi volare verso di noi un
elicottero
della guardia costiera.
Nella zattera tutti cessarono le loro attività e iniziarono
a gridare e
dimenarsi per farsi notare dai soccorsi in arrivo. Anch’io mi
unì a loro per
qualche secondo, poi ascoltai il consiglio di Dave e cominciai a
mandare
segnali usando la lama del coltellino per riflettere la luce del
sole.
Dall’elicottero, una voce che parlava con un megafono ci
rassicurò dicendoci
che ora eravamo salvi!
L’elicottero si avvicinò sempre di più,
fino a fermarsi in aria sopra le nostre
teste. Brittany e gli altri esultavano e si scambiavano abbracci di
felicità,
mentre io, insieme a Dave, Zoe e Ian osservavamo attentamente la scena
che si
stava svolgendo sopra le nostre teste .
Uno degli uomini della guardia costiera si calò
giù dall’elicottero assicurato
ad una corda. Con se aveva delle imbragature, che avrebbe usato per
recuperarci
tutti uno alla volta.
<< State tutti bene? Qualche ferito? >> fu
la prima cosa che chiese
quando toccò terra sulla zattera.
<< Eleanor ha una caviglia infortunata, ma per il resto
stiamo bene
>> rispose subito Dave.
Il soccorritore guardò da prima verso di me, e in seguito
Simon e tutti gli
altri. Poi guardò nuovamente Dave.
<< Voi siete i Seville? >>
<< Sì >>
<< Grazie al cielo, sono giorni che vi stiamo cercando,
ormai stavamo
quasi per perdere le speranze >> fece una piccola pausa,
nella quale
guardò ancora me e gli altri chipmunk e poi riprese a
parlare con Dave <<
Purtroppo non abbiamo le attrezzature per assicurare i ragazzi.
Dovranno
reggersi forte a noi mentre vi portiamo su! >>
<< D’accordo, nessun problema! >>
risposi io, facendomi portavoce
del gruppo. Gli altri non obbiettarono, ma del resto non è
che avessimo tanta
scelta.
<< Dovete mettervi d’accordo su chi
andrà per primo, dovremo portarvi su
un gruppo alla volta. >>
Dave ci rifletté su per una manciata di secondi e disse
<< Ian vai tu per
primo, e Eleanor e Theodore andranno con te, poi andrà Zoe
con Brittany e
Jeanette e infine e infine io con Alvin e Simon
>>
<< No, Dave, fai andare prima Simon con Jeanette
>> gli disse
Brittany.
<< Non capisco, Britt…
>>
<< Jeanette soffre di vertigini, quindi penso sia meglio
che vada Simon
con lei >>.
Nel frattempo che Brittany parlava, io e Simon ci scambiavamo un rapido
segno
di intesa.
<< Ha ragione, Dave. >> gli dissi
io.
<< Signori, per me va bene qualsiasi cosa, ma prendete
una decisione al
più presto! Siamo a corto di carburante e da un momento
all’altro potremmo non
averne a sufficienza per rientrare, fate presto! >> ci
avvertì il
soccorritore.
<< Va bene, faremo come dice Brittany. Presto!!
>> decisi io per
tutti.
<< Ok, allora, Ian prima tu…Theo, Ele, andate
con lo Zio Ian! >>
<< Va bene, Dave >> gli rispose
Theodore.
Ian prese in mano mio fratello e Eleanor, e insieme si avvicinarono
rapidamente
al soccorritore in attesa sulla zattera.
Ci volle un po’ per assicurare Ian alle imbragature, a causa
di quello stupido
costume da pellicano, ma alla fine tutto procedette nel verso giusto.
Quando
finalmente l’operazione terminò, il soccorritore
diede dei segnali ai colleghi
sull’elicottero affinché iniziassero a portarli
su.
Theodore e Eleanor avevano non poca paura, a giudicare dalle loro
espressioni,
ma se si sarebbero retti forte sul costume di Ian, tutto sarebbe andato
a
gonfie vele. Così è stato. Ian, mio fratello e
Eleanor raggiunsero
l’elicottero, e il soccorritore scese per il secondo
gruppo.
<< Simon…ho paura… >>
sentii dire da Jeanette.
<< Non temere, ricorda di tenerti forte e di guardarmi
negli occhi mentre
saliamo, ok? >>
<< …sì >>
<< Bene ragazzi, ci siamo! Tocca a noi! >>
disse Zoe. Assicurare
lei fu, ovviamente, molto più facile e rapido. La ragazza
propose loro di
entrare nelle tasche della sua giacca, in modo che potessero essere
sollevati
con maggiore si sicurezza, e così fecero.
Anche Simon e Jeanette, insieme a Zoe, riuscirono a raggiungere
l’elicottero
senza imprevisti di alcun tipo.
<< Coraggio ragazzi, è quasi
finita…mi raccomando, reggetevi forte a me!
>>
<< Sì, Dave >> gli rispose
Brittany. Nell’emozione del momento non mi
resi conto che le era tornata quella voce malinconica e
stanca.
D’un tratto, mentre nell’elicottero probabilmente
il soccorritore stava
liberando Zoe dalle imbragature, sotto i nostri piedi si
sentì uno strano
Crack.
Ci guardammo intorno e tra di noi, cercando di capire cosa
fosse.
<< Ma…cos’è stato?
>> tentò di chiedere Dave, ma quasi non fece
in
tempo a finire che alcuni pezzi della zattera alla sua destra si
staccarono e
finirono in acqua. Le liane e le corde che abbiamo usato per legare la
legna con
cui l’avevamo costruita si ruppero, e ciò
provocò il distacco di quei pezzi.
<< E’ la zattera! Si sta rompendo!
>> gridò Brittany.
Vorrei poter dire che quei pezzi furono gli unici a distaccarsi, invece
non fu
così! Per dirla alla Simon, la rottura di quei pezzi aveva
causato una reazione
a catena che aveva provocato rapidamente l’indebolimento di
tutta la struttura
della zattera, che ora si stava scomponendo sotto di noi.
<< Hey, lassù! Fate presto, la zattera sta
cedendo!! >> urlò a
squarciagola Dave, e nonostante le pale dell’elicottero
provocassero un rumore
assordante, sembrò che funzionasse, perché subito
dopo il soccorritore che
aveva tratto in salvo gli altri, si rituffò in fretta e
furia per tornare da
noi.
Atterrando sulla sempre più debole struttura della zattera,
a causa del suo
peso si staccò un altro pezzo proprio a pochi centimetri dai
suoi piedi. Se non
fosse stato legato alla corda con la quale si era calato
dall’elicottero,
probabilmente sarebbe caduto anche lui in acqua.
<< Coraggio, sbrighiamoci, questa bagnarola non
reggerà ancora a lungo!
>> ci incitò il soccorritore, e solo un mezzo
minuto dopo ci trovavamo
tutti e tre in aria, in ascesa verso l’elicottero che di
lì a poco ci avrebbe
finalmente riportato a casa.
Io e Brittany ci reggevamo forte alla camicia di Dave, stando sdraiati
sulle
sue spalle. Guardai verso il basso (ci trovavamo già a 6
metri di altezza) e
notai che della zattera ormai non restava più niente, solo
dei frammenti di qua
e di la che ormai si stavano allontanando, trascinati via dalla
corrente.
Mi chiesi quanto ancora avrebbe retto la zattera se non fossero venuti
a
soccorrerci in tempo. Probabilmente poco. Che fortuna! Pensai in quel
momento.
Non so perché lo feci, forse era istinto animale, forse
semplice coincidenza,
fatto sta che subito dopo guardai Brittany, di fianco a me. Stava
ansimando,
come non aveva mai fatto in due anni da quando l’ho
conosciuta.
<< Britt! Che succede?! >> le chiesi
preoccupato. Lei mugugno
qualcosa che non compresi.
<< Dave…DAVE!! C’è un
problema! Brittany sta male!! >> gli gridai
all’orecchio, facendolo sussultare.
<< Cosa?! >> mi chiese lui.
<<
Alvin…scusami…prima…sulla
zattera…ti ho mentito… >>
cercò di
dirmi lei.
<< Non capisco, Britt…di che parli?
>>
<< Io…non era…non era vero che sto
bene…io non…sto bene >>
Quando finì di farfugliare la frase, mollò la
presa sulla camicia di Dave e si
lasciò cadere.