Nick
autore (sul forum e su EFP): RaspberryLad
Titolo: Trusting
my soul to the ice
cream assassin
Personaggi: Severus
Piton, Harry Potter,
Lily Evans, Cedric Diggory, Albus Silente.
Pairing: Severus
Piton/Lily Evans, Cedric Diggory/Harry Potter
Genere: Angst,
Drammatico, Introspettivo
Avvertimenti: Slash,
One-shot, What if?
Prompt
scelti (se
utilizzati): Aborto,
bambino, vaso,
mistero, paura, incubo, visioni, freddo, acqua, immersione, forza,
amore,
pioggia, lacrime, crudeltà, sogni, benzina, bomba, urlo,
lamento, coraggio.
NdA:
Angst a volontà. Facciamoci forza. Rating medio
(Giallo/Arancione).
Faccio
una premessa: è la prima cosetta che scrivo su Harry
Potter e soprattutto su questi pairing – ringraziamenti a
fine capitolo -, per
cui non so come sia venuta. La shot partecipa al magnifico contest che
abbina
HP a Tori Amos (che io amo) indetto da Blankette_Girl, per il quale
sono in –
trepidante – attesa di giudizio. Spero vi piaccia, e per il
resto a fine
capitolo! (Ah, avviso: le frasi finali in corsivo potete saltarle, ma
per me
danno spessore ulteriore alla shot.)
Trusting my soul to the ice
cream assassin
She’s convinced she could
hold back a glacier
But she couldn’t keep Baby alive.
Please remember that for a glimpse of your
smile I’d
give
My everything:
Smiles and secrets, hopes and fears,
Tears and wishes, words and dreams.
Hogwarts, 25 giugno 1995
-
Voldemort è tornato.
Solo
così poteva iniziare il suo rapporto a Silente,
Harry Potter. Sapeva di doverlo fare, era necessario per se stesso, per
l’intera comunità magica, per non parlare di
Cedric Diggory, quel ragazzo che
era morto quella sera per mano di Peter Minus, che era stato nascosto
in casa
di Ron per anni…
La
testa di Harry scoppiava: la situazione lo aveva
pesantemente destabilizzato. Per quanto lui cercasse di essere forte,
sapendo
che un suo cedimento avrebbe potuto addirittura creare scompiglio nel
fronte
contro il Signore Oscuro, non riusciva a non essere abbattuto. Era
consapevole
del pesantissimo ruolo che portava, ma era pur sempre un ragazzino sui
quattordici
anni, non poteva sopportare a vita questo ruolo. Magari con Silente
poteva
lasciarsi andare, in fondo, lui era forse la persona più
potente e influente
nel mondo magico, o quanto meno l’esponente la cui presenza e
forza era una
pura e semplice certezza. Aveva un nodo alla gola dal giorno prima, un
nodo che
non avrebbe mai potuto esprimere con nessuno, perché non
avrebbe potuto
mostrare al mondo il dolore che sentiva, si sarebbe visto cedere
persino il
Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, e serviva forza al mondo magico. In
più, avrebbe
reso facili prede del Signore Oscuro anche persone a cui teneva, come
Ron, o
Hermione, o Cho…
Già,
Cho. Non era stato bello dirle che il ragazzo
che amava era morto, ucciso dal ritorno di Lord Voldemort. Come poteva
lei
sapere che lui si sentiva nello stesso modo?
-
Sa, professore, è successa una cosa
particolarmente strana, mentre lottavo con Lord Voldemort.
-
Spiegati, Harry. – disse Silente, accomodante. –
Cos’è successo?
-
Sa, a un certo punto dalla bacchetta di Voldemort
sono usciti degli spiriti, mentre lottavamo. Erano anime di alcune
persone,
c’era un vecchio, una signora. E poi… -
improvvisamente tacque, al ricordo
doloroso che lo stava toccando, quasi una presa in giro per tutta
quella
storia, la popolare beffa che si aggiungeva al danno.
-
C’erano i tuoi genitori, vero? – lo
osservò
Silente, chiedendogli in maniera quieta quello che presumibilmente
Harry non
voleva dire. Anzi, in realtà, Harry temeva più di
dirgli l’altra persona che
aveva visto. Non poteva dire il suo nome senza sentire la sua voce
tremare, era
più forte di lui.
-
Sì, professore. – annuì il ragazzo,
deglutendo
rumorosamente.
-
Ed anche Cedric Diggory. – proseguì il preside,
osservandolo dai suoi occhiali a mezzaluna.
-Sì.
– Il preside vide una lacrima, ancora
solitaria, scendere sulla guancia di Harry. La ferita era fin troppo
fresca per
non mostrare reazioni.
-
Harry, è un antico fenomeno magico chiamato Prior
Incantatem. Avviene quando due bacchette dalla stessa anima, come la
tua e
quella di Lord Voldemort, ambedue fatte con piume di fenice, si
scontrano. Si
vedono, quindi, gli ultimi incantesimi fatti da quella bacchetta.
Infatti, son
comparsi il signor Diggory, un vecchio, Bertha Jonkins e infine i tuoi
genitori, a ritroso.
Harry
scoppiò a piangere. Aveva perso alcune delle
persone più importanti della sua vita e quelli che aveva
visto, forse, non
erano neanche fantasmi, ma più ologrammi, immagini
fantastiche. Strinse i pugni
dalla frustrazione.
-
Tranquillo, Harry. Ti hanno detto qualcosa in
particolare, le anime?
-
Sì, professore. – rispose Harry, recuperando
momentaneamente il pieno della sua lucidità. Non poteva
lasciarsi andare così.
– Mi hanno spiegato come riuscire a fuggire da quel luogo,
come salvarmi. Mi
hanno sostenuto, allora ho capito veramente che vegliano sempre su di
me. E
Cedric mi ha chiesto di riportare il corpo ai suoi genitori.
– Il ragazzo
represse un singhiozzo, assolutamente fuori luogo in quella situazione.
-
Harry, puoi sfogarti. Nessuno ti sentirà, qui.
Posso capire che sia destabilizzante rivedere i propri genitori dopo
tutto
questo tempo. – gli venne gentilmente incontro
l’anziano Preside. Lui tendeva a
usare per le sue battaglie anche ragazzi particolarmente giovani, ma
sapeva che
avevano le loro difficoltà anche loro, in quella fase. Era
meglio sfogarle, in
modo da poter affrontare con nuova linfa le asperità della
vita. Probabilmente,
se fosse nato Babbano, sarebbe stato uno psichiatra.
-
No, non capisce. Per me è stato terribile rivedere
Cedric lì, perché avevo quasi creduto che fosse
ancora vivo, professore! –
sbottò improvvisamente il ragazzo, iniziando a piangere con
fare isterico. Aveva
tirato fuori il nodo che lo stava opprimendo, ma non subito ci si
può sentire
meglio, a parlarne. C’è sempre un percorso
lunghissimo di autocatarsi tra
l’ammettere e il lasciar passare, soprattutto se la morte
aveva stroncato un
ragazzo innocente all’improvviso. – Io lo amavo,
professore! Lo amavo con tutto
me stesso ed è morto!
Harry
singhiozzò, tra le lacrime, balbettando
qualche parola che stentava a fuoriuscire chiara dalle sue labbra,
perché
sapeva che quelle parole erano frutto di egoismo, di puro e semplice
egoismo
che anche lui, che si batteva per la salvezza del mondo magico, non
poteva non
avere.
-
Harry, se ti fa sentir meglio, puoi raccontare. –
disse Silente. La grandezza di un capo era anche in quello, nel capire
i
bisogni immediati dei suoi collaboratori e aiutarli. Il senso di
gratitudine
spesso era più forte del senso di colpa.
-
È iniziato tutto pochi mesi fa, quando stavamo
preparando la prova del lago. – tirò su col naso,
della speranza di rendersi
più comprensibile. – Mi aveva invitato ad andare
nel bagno dei prefetti, al
quinto piano, anche se non dovrei dirglielo, visto che sarebbe vietato.
Ma
tanto che importa, ormai è morto! –
ricominciò a singhiozzare più forte di
prima, alla sola idea della parola “morte”,
quell’amica che ormai lo braccava
da anni, uccidendo tutte le persone a lui più care.
– Comunque, non pensavo
volesse sedurmi, io l’avevo notato un po’ di tempo
prima ed ero rimasto colpito
dalla sua forza e dal suo coraggio. Alla fine ho accettato che portasse
avanti
due storie, una con me e una con la signorina Chang di Corvonero.
L’ho
accettato perché in fondo speravo che un giorno si sarebbe
allontanato da lei,
per poter stare definitivamente con me. Il tempo non è
bastato, però, ed è
stato orribile vedere il suo corpo cadere, ucciso da una Maledizione
senza
Perdono. Ho capito cosa vuol dire perdere una persona cara per una
magia. Non
ricordo la morte dei miei genitori, ma è come se avesse
ucciso anche loro, in
quel momento, davanti ai miei occhi. Ho rischiato anche la mia vita per
prendere il suo corpo e tornare a Hogwarts incolume, rispettando anche
la sua
richiesta di riportarlo ai suoi genitori. Non ha però detto
nulla né su di Cho,
né su di me. Speravo che mi potesse dare il segno tangibile
del suo amore, una
dichiarazione in extremis. Nulla, non mi ha pensato, speravo in un
abbraccio,
una carezza, un qualcosa per credere che fosse ancora vivo. –
continuò a
piangere a dirotto, sotto lo sguardo vigile di Silente, il quale gli
accarezzava i capelli, con un affetto quasi paterno. – Invece
nulla, è andato
via, in una nube di polvere. Non mi resta nulla di lui, solo ricordi
che
finiranno per andarsene.
Harry
smise di parlare, ormai sopraffatto dai
singhiozzi: se fosse stato in piedi, sarebbe sicuramente caduto a terra
per la
tristezza e la frustrazione. Il dolore che lo stava colpendo non
apparteneva,
però, solo a lui.
Severus
aveva udito l’intera conversazione, suo
malgrado. Si era recato lì dal Preside per chiedergli
informazioni sul da
farsi, sia all’interno della sua Casa, che, si sa, era
sicuramente ben propensa
a un ritorno del Signore Oscuro, ma anche più in generale se
dovesse riprendere
la sua attività di doppiogiochista. In realtà
aveva la risposta quasi certa,
relativamente a quest’ultima domanda, ma aveva imparato come
il quasi non fosse
una certezza, tanto più se è necessaria una
risposta da un terzo. Era quasi
sicuro che Lily avesse capito quanto Sev la amasse, ma si sbagliava di
grosso.
Non poteva entrare nella mente delle persone per capire cosa pensassero
veramente. Avrebbe potuto usare il Veritaserum e chiedere, ma Lily non
glielo
avrebbe mai perdonato, ed in realtà lui per primo non era
intenzionato a cercare
di controllare Lily, non era neanche nella sua indole il controllo
sulla
persona amata.
Non
poteva però dire di capirla in pieno, o meglio,
di non averla capita in pieno negli ultimi anni, quando ormai il loro
rapporto
si era incrinato. Ma cosa pretendeva? Che dopo che le aveva dato della
SangueSporco,
lei tornasse a volergli bene? Ci aveva sperato, ma non gli era dato
sapere se
lo odiasse davvero o no. Di una cosa era certo: continuava a mostrarsi
a quel
figlio degenere di Potter, ma a lui neanche un segno di aver ricevuto
un
perdono, di essere stato compreso, di essere anche lui amato. In fondo
pensava
che Lily lo amasse, per quanto cercasse di reprimerlo a causa della
rabbia. Continuava
solamente per quello non farsi vedere? Perché a Potter
sì? Quel Potter che,
preso dalla morte di Diggory, non aveva quasi benedetto la
possibilità di poter
rivedere sua madre, quella donna che invece si negava
all’uomo che la amava,
silenziosamente, ogni giorno e ogni notte, reprimendo il dolore ancora
fortissimo nella sua battaglia al Signore Oscuro.
Si
era recato sotto la Quercia Magica, quasi senza
accorgersene. Era più forte di lui, quando le fitte di
sofferenza tornavano a
ripresentarsi, cioè molto raramente, si nascondeva
regolarmente sotto le fronde
di quell’albero magico. Non lo faceva perché si
sentiva protetto, ma perché
quel posto gli ricordava molti pomeriggi, spesi a giocare a Scacchi
Magici lì
con Lily, quando ancora poteva cogliere il tepore nei suoi confronti,
quando il
vento smuoveva le fronde e le nuvole, modificando continuamente
l’immagine del
cielo, mostrando forme buffe. Non era mai stato un grande sognatore, ma
quelle
immagini sapevano di lei. Si chiese se forse il suo fantasma stesse
aleggiando
ancora per quel cielo che la ragazza tanto amava, se stesse facendosi
spostare
dal vento, come un palloncino, che si allontana sempre di
più dal suolo. Sempre
più lontana da lui.
Perché,
si chiese. Perché Lily rifiutava di farsi
vedere? Lei si faceva presente solo a Harry, che era esattamente il
simbolo
dell’aborto di quell’amore, che non era mai
riuscito a nascere a causa di
Potter senior e junior. In realtà, incolpare i due Potter
era da sciocchi, e
lui il cervello lo sapeva usare fin troppo bene, per quanto potesse
nascondere
agli altri i suoi veri pensieri. Sapeva che la colpa era in parte sua,
ma
d'altro canto era anche di Lily. Lui le era fedele, lui non si
rivoltava mai a
lei, al suo ricordo. In quei momenti di dannata e tragica
lucidità, però, sapeva
che non erano incubi quelli che lo perseguitavano, bensì la
più dura e cruda
realtà. Lily lo odiava, ma lo faceva anche per suoi errori.
Se aveva lasciato,
per un’uscita sicuramente infelice, che quel bambino, che
poteva crescere tra
loro, oppure anche una bellissima amicizia, finisse dimenticato in un
cassetto,
sicuramente non era solo per colpa di Severus. Anche Lily aveva delle
responsabilità, e solo in momenti di crisi come quello
l’uomo lo ricordava. Era
Lily che aveva deciso di non accettare più le sue scuse. Lui
aveva sbagliato all’origine,
lei continuava a scoperchiare quel vaso di Pandora, accecandosi con
mali reali
o presunti. Lei lo rimproverava di essere diventato un Mangiamorte. Ma
era mai
possibile che non si fosse accorta, dopo la morte, che era tutto un
doppiogioco? Era così accecata da non comprenderlo?
Non
era giusto. In un altro momento si sarebbe
sentito egoista, ma anche lui aveva bisogno delle sue certezze. Aveva
paura,
sostanzialmente, terrore di aver perso per sempre anche
l’ultimo spiraglio di
luce della sua vita, quello spiraglio per cui aveva deciso di mettersi,
forse
per senso di colpa, al servizio di Silente, rischiando la sua vita ogni
giorno.
Probabilmente lo stava continuando a fare anche nella speranza che, se
fosse
morto lottando per un mondo migliore, si sarebbe potuto ricongiungere a
lei.
Eppure, Lily stentava a farsi vedere. Era forse diventato cieco tutto
insieme?
Lui, che aveva iniziato a leggere i dettagli negli occhi della gente,
che
riusciva a osservare, non notato, le mosse più intime del
Signore Oscuro, era
accecato dall’amore, e dall’odio furioso, che stava
provando per Lily in quel
momento, come in qualsiasi altro. Si era sempre accontentato dei
piccoli gesti
che la sua Lil, affettuosamente, e forse in maniera inconscia, gli
riservava.
Erano stati una bomba per il giovane Sev, all’epoca, la
benzina che aveva
infiammato dolcemente il cuore del ragazzo. Non era però
stupido. Non poteva
dimenticare l’odio che lei gli rivolgeva, non poteva
dimenticare che lui stava
amando Lily per come l’aveva conosciuta e non per come fosse
in quel momento.
La amava per la verve che l’aveva contraddistinta in una
delle solite battaglie
contro i Malandrini, che le avevano cercato di rubare quel diario a cui
era
tanto affezionata, lì, vicino al castello. Non stava amando
la Lily che si
rifiutava di farsi vedere, o meglio, la amava nella misura in cui era
ancora
quella di una volta. Severus iniziò a dubitare anche che
Silente l’avesse
visto, prima, dal suo ufficio, e l’avesse torturato,
facendolo macerare in
sufficiente senso di colpa da renderlo ancora più duro e
pronto alla guerra che
oramai si stava prospettando all’orizzonte. In fondo, Severus
avrebbe potuto
cedere in qualsiasi momento, a causa del suo amore per la donna, per
cui meglio
risolvere tutto prima, no?
Non
era così semplice, perché Severus sapeva che
comunque il suo amore per Lily era indiscutibile, nonostante fosse
quasi giunto
al punto di urlare di odiarla, perché lei non capiva come si
sentisse. Non
avrebbe pianto, perché non c’era bisogno, non era
necessario piangere per lei,
poiché, in fondo, sperava sempre di riaverla vicino. Sarebbe
scomparso
volentieri dalla Terra, dopo aver adempiuto la sua missione, per
poterla
riabbracciare. Sapeva, però, che le teorie sulla
reincarnazione, sull’incontro
delle anime erano fondate quasi sul nulla, più su giochi di
pensiero metafisici
che su reali possibilità dell’essere umano,
soprattutto all’interno del suo
inconscio. Aveva divorato, in quegli anni, libri sulla metempsicosi,
sulle anime,
per sapere come avrebbe potuto ricongiungersi a Lily. Uno
però, lo aveva
sconvolto: era un vecchio libricino, trovato in un mercato, di cui non
ricordava nemmeno l’autore. Era rimasto colpito,
però, dal contenuto: le anime
restano sulla Terra, sotto forma di fantasmi, se hanno legami
particolarmente
vicini con una persona viva. Dopodiché, avrebbero potuto
tranquillamente
lasciarsi la Terra alle spalle, per un’eventuale nuova vita.
Capiva così perché
Harry potesse vedere Lily, anche a prescindere dal fenomeno magico in
sé.
Bertha Jonkins e il vecchio, a quanto aveva capito, non gli avevano
parlato.
Lily sì, perché lei era attaccata a lui, ed era
lì con lui a combattere, anche
se non fisicamente. Severus, dopo la morte, cosa avrebbe fatto? Nessuno
aveva
una connessione così potente con lui da mantenere la sua
anima legata alla
terra, forse così facendo avrebbe perso addirittura
nell’aldilà la sua Lily,
ammesso e non concesso che si sarebbe riavvicinata a lui.
Severus
iniziò a credere che non fosse ancora impazzito
proprio in virtù del suo amore incondizionato per Lily: non
era il sangue
freddo a portarlo avanti, era il suo sogno a tenerlo ancorato alla
realtà e a
permettergli il suo giusto lavoro. Se fosse stato veramente ancorato
solo alla
realtà, senza spazio ai sogni, alle idee, anche alla
possibilità di una
reincarnazione, sarebbe morto, e sarebbe stato impossibile resistere.
Paradossalmente, i realisti erano i più grandi idealisti.
In
quel momento, l’uomo aveva, comunque, bisogno di
non pensare troppo a Lily e, soprattutto, alla situazione che si
prospettava
fosca. Avrebbe senza dubbio preferito che piovesse, perché
dentro di sé stava
crescendo la consapevolezza che questa volta era l’atto
finale a essere
combattuto, si sarebbe sentito meno solo. Lo sentiva sotto la sua
pelle,
avrebbe preferito abbandonarsi nell’acqua, rifugiarsi in
essa, immergercisi, come
se essa lo potesse proteggere. Un vecchio filosofo Babbano, tale Talete
di Mileto,
diceva che “L'acqua
è il principio di tutte le
cose; le piante e gli animali non sono che acqua condensata e in acqua
si
risolveranno dopo la morte". Anche l’uomo era un animale, per
cui perché
non sarebbe dovuto tornare a essere acqua? Perché, allora,
l’acqua non potrebbe
proteggerci, se a lei dovessimo ricongiungerci? Era assurdo il punto di
base,
Severus lo sapeva bene, ma non poteva non lasciarsi andare a quei
pensieri,
mentre, incurante, entrava nel Lago Nero, fino a che l’acqua
non avesse raggiunto
le caviglie. Sentiva le forze rigenerarsi, iniziava quasi a pensare che
non
fosse così negativo il ritorno di Lord Voldemort. In fondo,
avrebbe dato a
Severus la possibilità di continuare a ricostruire la
propria vita, come un
novello Faust, avrebbe potuto riscattarsi davanti ai suoi stessi occhi,
e,
soprattutto, avrebbe potuto dimostrare a Lily che si sbagliasse, e che
nonostante l’errore madornale della ragazza lui avrebbe
continuato ad amarla.
Sempre.
Severus
iniziò a sentire freddo ai
piedi, ma non quello fastidioso che fa pensare alla propria solitudine,
bensì
quel piacevole brivido che aiuta a ricordare che non tutto è
finito, che aiuta
a ricordare che non si è morti, e solo in quel momento si
può rimpiangere la
propria vita. Bisognava farsi forza, era ora di combattere. Forse era
anche ora
di rivedere la propria idea su Talete, forse, con qualche adattamento,
aveva le
sue ottime ragioni. L’uomo rientrò nel castello,
ormai pronto. L’atto finale
sarebbe calato quando sarebbe giunta l’ora, ma non era ancora
quella. Non
sarebbe mai stato compreso da nessuno, probabilmente, ma non importava.
Era per
lui stesso che doveva combattere.
Hogwarts,
2 maggio 1998
Severus
ripensò a quel giorno di quasi tre anni
prima, mentre Lord Voldemort stava recitando il requiem di quello che
credeva
uno dei più fedeli discepoli. Si ricordò, di
quella volta, la consapevolezza
che lo aveva accompagnato verso la chiusura del sipario sulla sua vita.
Sentiva
che non sarebbe sopravvissuto all’ultima battaglia.
Preveggenza o
autoconvinzione? Non lo sapeva, era consapevole solo che era stupito di
come
avesse avuto ragione, eppure era Lily quella ad avere visioni, non lui.
Era
talmente attaccato alla realtà che non aveva potuto evitare
di capire come
sarebbe finita. L’aveva capito allora, e la dolorosa
consapevolezza si stava
ripresentando in quel momento. Sarebbe morto così, senza che
nessuno lo
vedesse, in ombra, come tutta la sua vita. In quel momento,
sentì nuovamente la
tristezza attaccarlo. Era la resa dei conti, non solo per quanto
riguardava la
potenza di Lord Voldemort, ma anche nei confronti di Lily. Si chiese se
la donna,
in quel momento, si sarebbe fatta vedere. In quei tre anni aveva
lottato, aveva
dimostrato che stava aiutando la costruzione di un futuro migliore.
Aveva
ucciso Silente, risparmiando le ritorsioni su Draco Malfoy, aveva
illuminato
Harry con il suo Patronus, o meglio, con il loro Patronus! Aveva
lottato con
tutto se stesso, nascondendo ancora la sua parte umana per lasciar
spazio a una
più bestiale e fredda, per dichiarare la fine di Lord
Voldemort. Non poteva
essere lui a dichiararlo, sapeva che era destino che lo facesse Potter,
ma era
in realtà soddisfatto di avere dato un grosso aiuto alla
causa, per quanto
nessuno lo avesse capito ancora.
Si
chiese come sarebbe stato rivedere Lily, perché
era sicuro che si sarebbe fatta vedere, in quel momento, lo sentiva,
era la
speranza a riuscire e a dargli la possibilità di non morire
con rimpianti o con
rabbia. A ciò pensava, mentre Nagini lo attaccava,
inferendogli il colpo di
grazia, con crudeltà, mentre il Signore Oscuro lo
abbandonava là. Non gli
interessava morire, ma era terrorizzato dall’idea che Lily
non fosse comparsa.
Che cosa sarebbe successo, in quel caso? Era un mistero,
l’apparizione di un morto,
nessuno poteva raccontarla, perché nessuno sopravviveva a
quelle visioni,
perché significava che era la propria, di vita, a essere
finita. Tutto a un tratto,
emerse una dolorosa consapevolezza: se Lily non fosse comparsa, chi lo
avrebbe
ricordato sulla Terra? Sarebbe stato dimenticato, come tanti grandi
eroi
nascosti? In fondo, Severus non voleva scomparire dalla mente di
chiunque. Non
voleva essere acclamato, non era adatto alla sua indole, ma voleva che
qualcuno
sapesse, che lo accompagnasse in quel lungo viaggio. Mai avrebbe
creduto di
vedere Harry Potter, il figlio del tanto odiato James, venire a
cercarlo e
tentare, senza successo, di salvarlo. Intanto, la vita stava scorrendo
via, in
silenzio, com’era stata vissuta, ma allora Severus lo
capì, mentre Harry lo
aiutava, che Lily non sarebbe venuta. Ormai poca vita era rimasta in
quel
corpo, mentre spiegava al ragazzo come sconfiggere definitivamente
Voldemort. Quella
consapevolezza lo avrebbe ucciso, in un altro momento, ma in
quell'attimo
doveva finire il suo scopo. Guardò Harry, piangendo, ormai
consapevole che
aveva tempo per pochissime azioni.
-
Guardami. – disse il professore, nonostante
sembrasse più un lugubre lamento, l’ultima
preghiera di un inetto. Potter alzò
gli occhi, specchiandoli in quelli scuri del tanto odiato professore.
Severus
lo vide trasalire, mentre pronunciò le sue ultime parole,
dopo che Harry aveva
già raccolto le sue lacrime per vederne i ricordi nel
Pensatoio. – Hai gli
occhi di tua madre.
Nonostante
lei non fosse comparsa, lui non avrebbe
mai abbandonato l’amore per quella donna, neanche morente,
nonostante avesse
compreso che lei l’avesse tradito definitivamente.
Perché lui la amava, e
l’avrebbe amata. Sempre.
Così
si spense il professor Severus Piton, tra le
braccia dello studente che forse lo aveva disprezzato più di
tutti. Moriva
solo, senza sapere se Potter l’avrebbe mai stimato, non
avrebbe mai visto la
fine definitiva di Lord Voldemort. Si spense senza sapere di essere
compreso.
La
consapevolezza di ciò è più amara,
poiché per
soli tre giorni non riuscì a sentire come una cantautrice,
rossa di capelli e
con gli occhi chiari come la sua amata Lily, avesse compreso ed
espresso tutti
i suoi sentimenti più reconditi, senza potergli dire che,
nonostante non si
conoscessero, lei lo capiva.
How many fates turn around in the overtime
Ballerinas that have fins that you’ll never find.
She was a January girl
She never let on how insane
it was
In that tiny kinda scary house
- Black Dove (January Girl), Tori Amos -
Guessed anyone but you
You were wild
Where are you now?
You sign Prince of Darkness
Try squire of dimness
Please don’t help me with this
- She's Your
Cocaine, Tori Amos -
I don’t aim so high
In my heart I did no crime.
- Raspberry
Swirl, Tori Amos -
Even the rain is sharp like
today
As you sh-sh-shock me sane.
Then the baby came
Before I found
The magic how
To keep her happy
Almost brave, almost
pregnant
Almost in love
Vanilla.
Why can’t it be beautiful
Why does there
Gotta be a sacrifice?
Line me up in single file
With all your grievances.
-
Pandora’s Aquarium, Tori Amos -
Surrender then starts your
engines
You’ll know quite soon what
my mistake was.
-
Liquid Diamonds, Tori Amos -
God, who painted that?
First, he loved my accent.
Guess they did in Camelot
Mama’s waiting on my front lawn
I pray, I pray, I pray,
For Jackie’s Strength.
-
Jackie’s Strength, Tori Amos -
So then Love walked up to
like
She said I know that you
don’t like me much.
Wishes it could be as loved
as she can be.
These gifts are here.
For her, for you, for me.
-
Purple People (Christmas In Space), Tori Amos -
And I’ve never seen blue
Like the blues he drives
In and around
And through me again
-
Never Seen Blue, Tori Amos -
Bachelorette
You fly alone and you cry
sometimes
There’s nothing like it in
the world
You’ll go to Paris on your
own.
Got some candy
And sweet saying
Give me religion
And a lobotomy.
Don’t judge me so harsh little girl,
So, you got a playboy mommy
But when you tell em my name
You want to cross that bridge all on your own.
Then Lily white matricide
From vicious words.
-
Purple People (Christmas In Space), Tori Amos -
If you understand,
Understand the way,
Well, then why?
Then, why?
She’s addicted to nicotine
patches
She’s afraid of the light in
the dark
6.58, are you sure where my
spark is?
Here. Here. Here.
Note
di fine capitolo.
No,
scusatemi, sappiate che sono in lacrime anch’io.
Il finale mi ha massacrato, per quanto ne sia molto soddisfatto.
Sono
legatissimo a questa shot per tanti motivi. Il
primo è che è la prima su Harry Potter, in
assoluto, per cui essere riuscito a
finirla per me è già abbastanza. Secondo,
è la prima shot veramente angst da
anni, e sinceramente la prima così matura (almeno, io la
vedo così.). Terzo, è
la prima coppia etero che shippo (sì, sono uno slashista
della madonna).
Quarto, è la prima fanfiction che riesco a fare (abbastanza)
canon e IC. Quinto,
è la prima volta che scrivo su una canzone cui sono
così legato come Spark, per
cui ho combattuto con tantissime emozioni che questa canzone mi evoca,
e come
potrete immaginare, ben poche felici.
Data
questa doverosa premessa, voglio spiegarvi
com’è nata. La cara Blankette_Girl mi annunciava,
il giorno prima di averlo
messo su Internet, che stava lavorando a un contest su HP e Tori Amos.
Io, che
sono fan girl per Tori quasi quanto la suddetta, e sottolineo il quasi,
ero in
brodo di giuggiole e mi sono iniziato a chiedere cosa avrei scritto,
dando per
scontato che avrei partecipato. Non ricordo ora se mi disse che avrebbe
usato
Spark, senza dirmi i prompt, s’intende, o se io, sentendola,
le dissi “Mazza,
calcola che una Sev/Lily ci starebbe proprio bene su Spark!”.
Senza che mi
dicesse se c’avessi preso o meno, mi son messo là,
la sera, a pensare a cosa
avrei scritto. Nacque lì la scena del Prior Incantatio,
Harry racconta a
Silente la situazione, Piton ascolta e si strugge.
Il
giorno dopo, leggo i prompt. A parte che non so
come abbia preso quella cara ragazza della Ale il fatto che avessi
azzeccato
coppia e canzone abbinata – o conosco troppo bene lei, o
Tori, vedete voi -, io
resto di sasso. Perché mi esce come altra coppia la
Harry/Cedric che si innestava
benissimo sulla scena di base. Successivamente, penso
all’idea dell’amore che
non nacque mai, dell’aborto dell’affetto tra Lily e
Severus, che è strettamente
legato a Spark (si parla di aborti), che poi qui è uscita in
maniera diversa
dall’idea iniziale. Oltre a questo è nato il
finale, che si doveva chiudere
necessariamente così, con le citazioni (all’inizio
doveva essere una, poi sono
diventati i DICIOTTO pezzi tra canzoni dell’album e b-sides
originali, più
quattro ripetizioni dei pezzi che parlano di aborto. Allegro, eh?)
Il
resto mi è venuto quasi di getto, avevo l’idea di
base e i prompt, ma
poi è andato così. È nato
così quel pezzetto di ripresa di
Sev che non doveva esserci, ma mi rifiutavo di dargli solo amarezza. Ne
avrebbe
avuta tanta dopo, per colpa di altri, non potevo togliergli la sua, di
forza,
impensabile. Mi è uscita così, alla fine, e non
ho avuto cuore di modificarla,
a parte gli aggiustamenti grammaticali e ortografici, perché
gli avrei tolto
forza e impatto espressivo, a mio parere.
Bene,
ora è giunto il momento delle citazioni. Per la storia,
probabilmente sotto l’influenza dell’unica autrice
che leggo che scrive
Snevans, ho usato dei pezzetti delle varie fanfiction della suddetta
Blankette_Girl.
A parte la scena degli scacchi, che mica mi ricordo se
c’è nel
libro (e che in ogni caso, ho ripreso dal capitolo dodici di Irish
Rain,
Springtime), ho ripreso anche la Lily visionaria (sempre da Irish Rain,
ma non
ricordo il capitolo, chiedo venia), e la famosa litigata per il diario,
riadattata
per l’occasione, calcolando che Lily e Sev non stavano
insieme, dal
quattordicesimo capitolo della stessa Irish Rain, A Prince in Disguise.
Al
momento non ricordo altro, ma senza la bellissima long di Ale non avrei
mai
avuto tutte queste idee geniali. <3 (il primo che dice che mi
sto
allecchinando moriràH tra le fauci della Waitress di Tori.)
Ed
ora passiamo ai ringraziamenti e alle dediche.
Uno
va a Blankette_Girl per il magnifico contest, che mi ha
fatto buttare in un mondo – leggere sopra – che mai
avrei pensato di esplorare.
L’altro
va a Lady
Aika, perché, nella lettura della sua
bellissima e angstissima Stelle
Perdute, ho avuto modo di avere molti spunti di
riflessione e di entrare nella mentalità angst. Non mi ci
trovo a mio agio, mi
mette di cattivo umore, per cui onore a lei che mi ha messo di umore
sufficientemente pessimo per scrivere questa shot, nonché
per la bellissima
storia che mi tiene attaccato allo schermo. :)
Il
terzo va a Tori Amos, senza la musica della quale chi ce
l’avrebbe mai fatta. (Ne approfitto per dire che non sono
state usate a scopo
di lucro le sue canzoni, come l’omonima Spark degli Stream of
Passion, e come i
personaggi di HP che son tutti della Rowling.)
Ma
è anche ora di dediche. La dedica va alle ragazze del
fandom che ho avuto modo di conoscere un po’ di tempo fa,
quasi per caso, con
menzione speciale per la suddetta Blankette (Alessà, non ti
montar la testa!
:P), DiraReal e Unbreakable_Vow (di cui consiglio la shot
partecipante al
contest che è MAGNIFICA. Se non avete letto, filate.)
Vabbè,
basta, ho finito le note, anche perché mi sto
dilungando. Quando sarà, saprete i risultati ;) Nel
frattempo, se volete,
recensite, mi farebbe piacere sapere che ne pensate di questo
esperimento!
A
presto!
-RaspberryLad-