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Autore: Padmini    05/03/2012    5 recensioni
Questa è una piccola favoletta che ho scritto qualche anno fa. Spero vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia di un seme
C’era una volta, non importa dove, un bel prato. Era uno spazio aperto e incontaminato, dove crescevano fiori e piante perché la terra era fertile e generosa.
In primavera e in estate era un arcobaleno. Mille fiori lo decoravano e spandevano i loro profumi sui freschi venticelli che facevano danzare le foglie degli alberi del boschetto lì vicino.
Spesso passavano di là coppie di innamorati che, ispirati dalla bellezza di quel luogo rischiarato dalla luna, si soffermavano volentieri a guardare i fiori addormentati. Di giorno, scaldato dalla luce del sole, accoglieva i giochi dei bambini che si rincorrevano, facevano le capriole creavano corone con le margherite o giocavano con i soffioni.
 
La nostra storia comincia proprio in estate.
C’era un semino, piccolo piccolo, che stava attaccato da qualche parte. Lui non sapeva dov’era, ma come ci stava bene! Era orgoglioso della lunga chioma bianca che lo copriva e si divertiva quando il vento la faceva muovere di qua e di là. Viveva attaccato ad un bottone, insieme a centinaia di fratelli, tutti uguali a lui, e si sentiva felice di essere protetto da questa numerosa famiglia.
Un mattino il seme si svegliò felice. Una leggera brezza cominciò a scuoterlo, facendogli il solletico fino a farlo ridere. Ben presto, però, quel venticello appena accennato si fece più forte e a ogni soffio aumentava di intensità. Il seme si spaventò. Il suo ciuffo vibrò violentemente e, nonostante i suoi sforzi, il seme sentì un rumore sordo e capì che niente ormai lo legava ai suoi fratelli. Il vento non accennò a diminuire e trascinò via il seme, che fece appena in tempo a rendersi conto che i suoi fratelli stavano subendo la sua stessa sorte.
 
Fu trascinato in alto, fece mille capriole in aria, completamente in balia del vento. Si sentiva perso, disorientato. “Cosa ne sarà di me?” si chiedeva” Cosa ne sarà dei miei fratelli? Dove andrò a finire?” Le domande turbinavano dentro di lui come lui stesso faceva nell’aria, trascinato da quella forza che nemmeno lui riusciva a comprendere.
Pian piano, il vento si calmò e il seme cadde dolcemente a terra.
In quel momento sentì che attorno a lui stava accadendo qualcosa che aveva già vissuto. Cominciarono a cadere grosse gocce d’acqua. Aveva già visto la pioggia, il piccolo seme, ma allora era ben protetto dai suoi fratelli! Come se la sarebbe cavata in quella situazione? Non fece in tempo a pensare alcunché, che si sentì colpire da una goccia, poi un’altra, poi un’altra, poi un’altra…e, man mano che le gocce lo colpivano, si sentiva sprofondare. Si accorse di aver perso la sua bella chioma bianca “Con cosa giocherò adesso?” si chiese sentendosi sempre più solo. La paura fu presto sostituita da una nuova emozione. Il rumore e l’impeto della pioggia non c’erano più, ora il piccolo seme si trovava in un posto nuovo, che non aveva mai visto. Si, era umido e buio, ma era anche caldo, morbido e silenzioso. Come stava bene in quel luogo! Era protetto dai pericoli esterni e sentiva che così sarebbe stato per sempre.
 
Arrivò l’autunno. Il boschetto cominciò a tingersi di giallo, rosso, arancio e marrone e gli alberi lasciavano andare le loro foglie, allegre come figlie che vogliono vedere e vivere il mondo.
Il semino sentiva, dal suo nascondiglio, le foglie che, cadendo sulla terra, diventavano come una calda trapunta, visto che la temperatura si era di molto abbassata.
Il tempo passò lento, mentre il seme si sentiva sempre più a suo agio in quel comodo giaciglio, non lo avrebbe lasciato per nulla al mondo.
 
All’autunno seguì l’inverno. Gli alberi, ormai spogli, si erigevano come coralli in mezzo alle foglie che, consce che la loro fine era vicina, cercavano conforto presso i genitori.
Lentamente, come una carezza, cominciarono a cadere tanti piccoli cristalli di neve. Si posavano sulle foglie, consolandole e sussurrandogli parole dolci e di conforto, per proteggerle dal freddo.
Anche il seme sentiva che qualcosa stava cambiando, ma si trovava in un posto così caldo e protetto, abbracciato dalla Madre Terra, che si abbandonò lievemente al sonno.
 
Non seppe quanto tempo era passato dal momento in cui si era addormentato, ma all’improvviso su attraversato da un’onda di vita che lo svegliò completamente.
Sentiva che faceva freddo ma, improvvisamente, sentì che la sua nicchia non era abbastanza grande per lui. Un forte bisogno di cambiamento lo pervase, un necessità di crescita, si sentiva scoppiare! Qualcosa stava crescendo dentro di lui e non vedeva l’ora di uscire. Il seme non sapeva cosa fare, aveva un po’ di paura di fronte a questa energia così potente che, per la prima volta, non veniva dall’esterno, come il vento o la pioggia, ma da dentro di lui!
Capì che la paura non era una soluzione, così lasciò uscire tutto quello che aveva dentro, abbandonandosi alle sue emozioni, che non erano impetuose e violente come il vento, ma dolci e serene come una foglia che cade. Fu amorevole testimone di quello che accadde.
Il seme, disfattosi della sua scorza, capì che era il momento di cambiare. Si trasformò in un piccolo germoglio, che cominciò a spuntare e, timidamente, a farsi strada, prima attraverso la morbida terra e poi, sempre più sorpreso e curioso, anche all’aria aperta. Com’era bello vedere di nuovo la luce! Riconobbe il mondo che aveva conosciuto insieme ai tanti semi, tutti uguali a lui, attaccati al bottone. Fu in quel momento che capì. Stava diventando lui stesso quel bottone! Quali responsabilità lo avrebbero legato ai suoi figli?
Non fu preoccupato di questo, perché una gioia profonda e sincera lo invase. Gioì per il calore del sole, per il luminosità della luna, per il giallo dei suoi figli che, pian piano, crescevano grazie all’amore al nutrimento che lui gli dava.
I petali crebbero, divennero forti e si aprirono al mondo, grati al loro genitore. Di giorno si aprivano, per illuminarlo della luce del sole e per fargli vedere il cielo accarezzato dalle nuvole. Di notte si rannicchiavano attorno a lui, per scaldarlo e scaldarsi.
Finalmente, dopo tanto tempo, non era più solo!
 
 
 
 
 
Il tempo passava. Il fiore vedeva attorno a sé i bambini che ridevano e giocavano e, insieme a i suoi petali, si beava di quella vista. Un dolce venticello, ogni tanto, lo scuoteva, così i petali danzavano allegri e festosi. Se pioveva, il fiore accoglieva con amore e gratitudine l’acqua che lo nutriva e lo dissetava. Che bella vita faceva!
Ben presto il fiore fu assalito da un dubbio. Cosa ne sarebbe stato dei suoi figli? Avrebbero seguito la sua stessa sorte?
Il tempo gli rispose.
 
I petali, infatti, stavano cambiando. Non erano più forti, grandi e gialli, stavano diventando sempre più magri e bianchi. Si riconobbe in quei nuovi esseri che, nonostante il cambiamento, continuavano a giocare spensierati con i venti.
Il fiore, però, era inquieto, spaventato per il destino dei suoi figli.
Ripercorse la sua vita. Come era stata dopo il traumatico distacco dai suoi fratelli?
Aveva dovuto accettare molti cambiamenti, spesso anche violenti. Aveva sempre che anche se le trasformazioni della sua vita erano lievi o poco degne di nota, doveva accettarle con amore perché, se si fosse lasciato trascinare passivamente dagli eventi, non sarebbe arrivato da nessuna parte. Il vero cambiamento, infatti, avveniva solo quando lui si era completamente immedesimato in esso, accogliendolo con tutto se stesso. Solo così aveva potuto provare le gioie che gli aveva regalato la vita! Era dunque questo il destino che attendeva i suoi figli?
Un vento impetuoso e benigno confermò i suoi pensieri: era l’ora. Doveva lasciar andare quei tanti semini che avrebbero avuto paura, avrebbero sofferto e avrebbero gioito.
Gli diede una piccola spinta amorevole e restò a guardarli mentre volavano via, ognuno verso il proprio destino.
Quando non li vide più, pensò a tutto quello che lui aveva fatto per loro e tutto quello che loro gli avevano donato e, serenamente, si piegò su sé stesso.

   
 
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