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Autore: Alyce_Maya    05/03/2012    2 recensioni
[Personaggi: Amun, Kebi, Tia e Benjamin]
Nel Clan Egizio, tutti sono convinti che a comandare siano gli uomini, ma si sbagliano di grosso.
Kebi e Tia hanno idee decisamente differenti in proposito.
Insomma i capi, seppur nell'ombra, sono senza alcun dubbio loro, le donne.
Ed ora, hanno una gran voglia di andare in Messico.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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DONNE AL COMANDO


 

Era una giornata come le altre nel lontano Egitto: da poco era calata la sera permettendo al Clan di vampiri di passaggio, di uscire allo scoperto per continuare il loro viaggio verso mete più sicure, al riparo dal sole e da altri inconvegnenti.
Stavano attraversando le rovine di una vecchia città quando l'urlo di Amun ruppe il silenzio: < Sei davvero un ingrato: dopo tutto
quello che ho fatto per te, continui a parlare di viaggi al di fuori dall'Egitto. Noi non andremo fuori dall'Egitto e lo sai bene per cui smettila di parlarne. E non pensare neanche di abbandonarci: ti ho salvato la vita, ti ho reso immortale e questo è il tuo ringraziamento? >.
Le parole a volte suonavano distorte.
Nessuno lo ascoltava realmente: la moglie, Kebi, fissava la luna assorta in chissà quale pensiero; Benjamin si limitava a fissare il capo
Clan con sguardo insofferente: quante volte aveva già fatto scenate del genere?
Ed, infine, c'era Tia che, tenendo per mano il compagno, si sforzava di non scoppiare a ridere.
Trovava sempre molto esileranti le sfuriate di Amun: sembrava che più urlasse, più una piccola vena sulla fronte gli si gonfiasse,
facendolo somigliare ad un palloncino o ad una specie di frutto esotico.
Per di più sapeva benissimo che, a breve, Ben si sarebbe stufato e avrebbe cominciato a giocare con gli elementi per far tacere il
vampiro.
A quel punto, lei si sarebbe ritirata in disparte ad assistere allo spettacolo accanto ad una spazientita Kebi.

Non servì aspettare molto.
Dopo un paio di minuti, il compagno della dolce Tia, si animò: < Adesso basta! Quante volte te lo devo dire?! Io faccio quello che
voglio e quando mi pare. Voglio andarmene? Me ne vado! Voglio divertirmi con la mia compagna nella stanza accanto alla tua? Lo faccio... >.
< Non mettetemi in mezzo >, si affrettò a dire la giovane.
< Ed inoltre non capisco perchè ti ostini a non voler lasciare l'Egitto: ci sono un sacco di altri bei posti >, continuò Benjamin
ignorandola.
< Se ti dico che non voglio, non voglio >, urlò l'altro.
< Cos'è hai paura di soffrire di nostalgia? Hai paura che ti manchi la sabbia? Beh, ti do' una notizia: esisitono le spiaggie! >, si
intestardì Ben cominciando ad avvicinarsi al capo Clan.
Arrivati a quel punto, Tia, nel modo più discreto possibile, si allontanò per raggiungere Kebi che si trovava vicino ad un muro ormai
quasi del tutto distrutto.
Entrambe sospirarono pesantemente.
< La finiranno mai? >, chiese la più piccola mentre guardava il suo compagno lanciare una bolla d'acqua in faccia ad Amun.
Kebi scosse la testa.
< Ne dubito fortemente >, disse mesta arcuando un sopracciglio nel momento in cui il marito lanciò una palla di sabbia in faccia al
rivale.
Per quanto tutti pensassero a Kebi e ad Amun come una di quelle coppie vecchio stampo (marito al comando, donna sottomessa) la
realtà era ben diversa dall'immaginario: lei, semplicemente, accettava e condivideva le idee del marito e, quindi, il più delle volte preferiva non sprecar fiato per ripetere le medesime cose del compagno.
Ma, se a Kebi qualcosa non andava, non si faceva certo problemi a farlo notare: era più che capace di tenere testa all'intero Clan.
Forse, sotto sotto, era lei a comandare.
Una specie di Capo nell'Ombra.
Era capace di manipolare il marito a suo piacimento con parole convincenti e qualche moina.
E, pian piano, Tia stava imparando da lei: dopotutto, non era nelle sue intenzioni diventare una brava moglie sottomessa e, con un
compagno così particolare e fin troppo attivo come Benjamin, doveva pur imparare a regolarsi.
Per cui, da brava allieva, ascoltava i consigli di Kebi e, senza dare troppo nell'occhio, esercitava quelle piccole pressioni sul
compagno in modo da farlo cedere fino a convincerlo a fare ciò che lei più gradiva.
Insomma, che gli altri ci credessero o meno, in quel Clan erano le donne a comandare.

< Sai, sto pensando al Messico >, sussurrò Kebi d'un tratto.
Era sempre stata affascinata dai luoghi come quello: mare e lingua spagnola, la adorava!
< E' ora di cambiare aria: siamo da troppo tempo qui in Egitto >, continuò per poi spostare lo sguardo sull'altra vampira.
< Piacerebbe molto anche a me andarci >, disse allegra.
Era stufa di quel continente: anche lei, come l'altra, aveva bisogno di spostarsi da quel luogo. E, l'America, era decisamente un ottimo
posto per cambiare aria.
Le due si lanciarono uno sguardo ammiccante e, lentamente, si diressero verso i rispettivi compagni ancora intenti a scagliarsi contro
sabbia, acqua e altre cose trovate in giro.
A Kebi bastò un gesto della mano per fermare Ben. Gli lanciò, poi, uno sguardo minaccioso e raggiunse Amun, prendendogli una
mano e cominciando a giocare con le sue dita.
Si alzò in punta di piedi e sfiorò con la punta del naso la parte sinistra del collo dell'uomo per poi baciare dolcemente l'angolo delle
sue labbra.
< Amore >, sussurrò suadente facendo scontrare i suoi seni contro il torace dell'uomo che deglutì preso alla sprovvista. < Sai, pensavo al Messico >, continuò mordendogli il lobo dell'orecchio.
< C'è il mare... >, e scese ad accarezzargli un fianco.
< Ci sono le palme... >, una mano si infilò sotto la sua t-shirt color caramello.
< E, anche li, c'è la sabbia >, le labbra di lei si chiusero sulle sue e, con la lingua, ne tracciò il contorno.
Amun, intanto, stava cercando di riprendere l'uso della parola mentre qualcosa ai piani bassi, gli consigliava di fare ciò che la moglie
voleva in modo da avere anche lui ciò che desiderava in quel momento: lei nuda sotto di lui.
< Il Messico è un bel posto >, disse quindi guardando gli occhi della moglie che sorrise maliziosa.

Benjamin, d'altro canto, avrebbe davvero voluto scoppiare a ridere in faccia a quel povero vecchio ma era decisamente distratto. Quando Kebi si era diretta verso il marito lanciandogli uno sguardo di fuoco, Tia gli si era avvicinato e, da qualche minuto a quella parte, non faceva che lanciargli occhiatine languide, girandogli attorno come uno squalo.
< Benji >, sussurrò la vampira facendo scendere una mano lungo la schiena del giovane.
< Mh? >, fu tutto ciò che riuscì a dire.
< Sai, dovresti smetterla di litigare con Amun: se vuoi qualcosa è sufficiente che tu la chieda a Kebi >, continuò facendo passare due dita attravero i passanti dei suoi jeans.
< Mh-mh >.
Tia sorrise attirandolo a se: in fin dei conti, era fin troppo facile prendersi gioco degli uomini. Si lasciavano abbindolare come
niente.
C'è poco da fare: sono decisamente le donne a mandare avanti il mondo.

< Tia >, la richiamò Kebi.
La vampira si staccò dal compagno, lasciandolo ribollire nel suo languore, per avvicinarsi all'amica.
< Messico? >, chiese eccitata.
< Messico! >.

   
 
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