Anime & Manga > Sousei no Aquarion
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Autore: AriaNR    05/03/2012    2 recensioni
Le sue braccia non sono così forti e le spalle non così larghe.
I capelli sconvolti sono corti, ma non eccessivamente folti. lisci.
Il viso, assonnato, è sereno.
Nessuna cicatrice a segnare il suo volto.
La pelle è pallida e non abbronzata.
Nessun graffio o taglio a ricordare la caccia selvaggia nei boschi.
No.
Non è Apollo.
Lui è morto...circa 15 anni fa.
Ancora mi sveglio convinta di essere tra le sue di braccia.
Ma non è così.

[Accenni a SiviaxApollo]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Silvia de Alisia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Costruendo la vita'
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Lo scambio



-è freddo- mormora una voce tremante, facendomi svegliare di soprassalto.
-Oddio, Siria, che ci fai qui?- Mi aveva spaventato a morte, anche perchè stavo sognando di nuovo.
Il mio sogno ricorrente.
Apollo.
La lunga corsa attraverso la terra.
Il vector dove l'aria era inrespirabile.
E poi...il suo corpo morto.
Io che urlavo e piangevo.
Mai nei miei sogni è tornato in vita.

Sollevo la coperta e faccio salire la piccola Siria nel lettone. Le accarezzo i capelli biondi per tranquillizzarla.
Un mormorio alle mie spalle mi fa capire che si è svegliato.
-mmm...tutto bene, Silvia?- Mi domanda con voce impastata, mentre a tentoni cerca il mio corpo nel letto.
-Siria ha freddo- Rispondo sottovoce per evitare che si sveglino i ragazzi.
Quindi si solleva, assonnato, nella sua canottiera sgualcita per il sonno.
-Vieni da papà- e tendendo una mano verso la bambina la aiuta a scavalcarmi.
Si ristende tenendo tra le braccia la piccola. Chiude nuovamente gli occhi.
Sento il suo respiro lento che pian piano lo riporta nel mondo dei sogni.
Siria si accoccola al suo petto e vedo i muscoli rilassarsi in un abbraccio protettivo.

Le sue braccia non sono così forti e le spalle non così larghe.
I capelli sconvolti sono corti, ma non eccessivamente folti. Lisci.
Il viso, assonnato, è sereno.

Nessuna cicatrice a segnare il suo volto.
La pelle è pallida e non abbronzata.
Nessun graffio o taglio a ricordare la caccia selvaggia nei boschi.
No.
Non è Apollo.
Lui è morto...circa 15 anni fa.
Ancora mi sveglio convinta di essere tra le sue di braccia.
Ma non è così.

Torno a stendermi vicino alla piccola per concederle in questa notte gelida un po' di calore e di coccole.
Le accarezzo i capelli e lascio che lei giochi con i miei, arrotolandoseli tra le dita, fino a quando, stanca non si addormenta.


Sono così beati nel loro sonno, mentre non riesco proprio a dormire.
I sogni mi uccidono, mi squarciano l'anima, per quanto mi sfori di mettere da parte la malinconia per concedermi ad una nuova vita, il ricordo di lui, Apollo, non mi abbandona.

I sogni, i sogni, malefici che mi costringono alla fuga dalla realtà.
Alcune notti immagino, anzi sogno, di condividere questa vita con Apollo, immagino i litigi e le discussioni. Chissà quante volte nella notte ho urlato il suo nome.
Come sarebbe se ci fosse davvero Apollo al suo posto?

Con delicatezza ripercorro il braccio che trattiene e protegge la nostra piccola.
Seguo le falangi con gli occhi e quando raggiungo il viso troco i suoi occhi turchesi socchiusi, che lentamente si aprono a guardarmi.
Lo so. Le sue labbra sono ripiegate all'insù, leggermente, quasi impercettibilmente, in un sorriso innamorato.
Lo so, nonostante la sua bocca sia nascosta dai folti capelli biondi di Siria.

Come fa ogni giorno a vivere così?
Ogni notte a sentirmi urlare disperata il nome di un altro uomo...come fa?
E ogni giorno a convivere con l'idea che non siamo mai completamente soli, ma che Apollo è sempre con me in ogni cosa che faccio...come fa?
Come fa a starmi accanto nonostante sappia che avrei voluto Apollo al suo posto?

Gli sorrido, cercando di mostrare dolcezza per tentare inutilmente di nascondere il disagio.
Ma lui lo so. Lui capisce. Sempre. Lo sa. Sempre. Se lo ricorda. Sempre.

La sua mano lascia andare il corpo della bimba che sembra mugugnare per il cambiamento.
Risale lentamente il mio avambraccio fino alla mano.
La stringe, con delicatezza.
Poi la porta alle sue labbra. Socchiude gli occhi e la bacia dolcemente, più volte.
Lo imito e chiudo gli occhi, finalmente mi addormento.



è là! Lo vedo! Dentro al vector, al centro della terra! Proprio là!
Sta per morire, lo sento, lo vedo.
La mia anima fluttua velocemente attraverso la terra, come tutte le altre volte.
C'è qualcosa di diverso, ma tutto è uguale al sogno di sempre.
Scorro tra i meccanismi del braccio dell'Aquarion che "cuce" la terra.
Apollo è in testa, come sempre.
Scendo più veloce, Ancora di più, posso vedere i minerali pulsare sempre più lentamente, mi sta abbandonando e non voglio.
Tocco il cristallo, in un attimo sono dentro.
Mi guardo intorno, ma non c'è traccia di Apollo.
Il sedile è vuoto, lo sento, un ansimare affaticato.
Abbasso lo sguardo, lo vedo, gli prendo la mano tra le mie e lo sento stringere.
Non è Apollo.
Lui sorride, ma non è il sorriso del rosso.
Spira. Non è Apollo.

-Kurt!- urlo alzandomi di soprassalto con le lacrime a rigarmi gli zigomi.
Tasto il materasso alla mia destra senza trovarlo, è ancora caldo ma Siria e Kurt non ci sono.

E se...e se si fossero davvero scambiati?

Sento l'ansia crescere, non so più se lo volevo. Non lo so. No, non lo volevo più quello scambio. Non lo volevo davvero!
Sento dei passi familiari avvicinarsi rapidamente alla stanza.
E lui spunta dalla porta. Si sta sistemando la cravatta. è vivo.

Balzo giù dal letto a piedi scalzi e gli corro incontro, lo abbraccio.
Le sue mani, titubanti, abbandonano il nodo e trovano la mia schiena tremante, la accarezzano con esperienza, con gesti delicati.
-Tutto bene tesoro?- Domanda in un sussurro preoccupato.
-Sì- sospiro inalando il suo odore, ora so che è vero, non è una illusione.
No, lui non po' morire, non può. Non voglio. Ho già perso una volta la persona che amavo. Non permetterò che accada di nuovo.
-Ti amo- mormoro -ti amo- ancora -ti amo- sempre di più.
Ora lo sento. è stato difficile capirlo. Kurt mi accarezza la testa e poi solleva lentamente il mio viso. Asciuga le lacrime portandole via con le dita.

7 anni per capire, 7 per accettare di dire quelle parole a qualcuno che non fosse Apollo. 7 anni per non volere più lo scambio.

-Anche io- sussurrà con un sorriso caldo, dolce, soddisfatto.
Mi prende una mano. Non voglio che si liberi dall'abbraccio e quindi lo stringo maggiormente.
Ma lui è forte, nonostante la sua corporatura esile. Si libera e scende lentamente lungo il braccio fino a scivolare sul dorso della mano, al dito anulare.
-è da più di 7 anni che ti amo- mormora mentre fa girare con le dita la fede attorno al mio anulare.
   
 
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