Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: xjonaswhore    05/03/2012    8 recensioni
Era giusto? Non lo sapevo.
Sapevo solo che, mentre le mani di Nick percorrevano le mie gambe, mi era ben difficile concentrarmi su qualcosa che non fosse lui.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{6 mesi prima
 






Leslie mi stava aspettando, come al solito, appoggiata al muretto davanti a scuola.
Quella mattina i suoi capelli rossi erano stranamente in ordine, ma la calzamaglia bucata che portava era inconfondibile.
< ciao Lesl > la salutai, muovendo appena la mano e schioccandole un bacio sulla guancia
< allie! La sai la novità? > probabilmente Leslie era la ragazza più pettegola che avessi mai conosciuto
 < hanno trovato una supplente per la signorina Maddelson! Chissà chi sarà! >
Io alzai le spalle < probabilmente non potrà essere peggio di lei >
La signorina Maddelson era la donna più meschina e distaccata che avessi mai avuto la sfortuna d’incontrare. Era vecchia, e sfogava le sue frustrazioni sessuali su noi poveri studenti.
< oh dai, è una supplente al! Possiamo gestircela come vogliamo! > il luccichio nei suoi occhi non prometteva nulla di buono, e io scoppiai a ridere mentre lei mi tirava a forza verso la classe di storia.
Aprì la porta, ma con sua grande delusione l’insegnante non era ancora entrata in classe. Io e Lesl puntammo i nostri soliti bachi in fondo all’aula, e facemmo appena in tempo a sederci che la porta si chiuse, e una persona ben diversa da quella che la mia mente aveva elaborato fino a quel momento prese posto dietro alla cattedra.
Prima di tutto era un uomo. Anzi meglio, un ragazzo.
Non doveva avere poi molti più anni di noi.
Secondo, era fottutamente figo.
La camicia bianca, risvoltata fino ai gomiti e leggermente aderente metteva in mostra il fisico scolpito del ragazzo; i capelli ricci erano tenuti fermi dal gel e sembravano finti tanto erano perfetti, e le labbra a cuoricino, dischiuse in un leggero sorriso, erano una delle cose più belle che avessi mai visto.
A bocca a aperta, mi girai verso Leslie, che aveva la mia stessa espressione.
Mi strizzò l’occhio e sussurrò un < altro che la signorina Maddelson! > che mi fece ridere.
Il ragazzo-professore ci dedicò una breve occhiata prima di parlare.
La sua voce era bassa e pulita < Salve a tutti, io sono il professor Nicholas Jonas, e sarò il vostro supplente fino alla fine dell’anno >
Leslie, al mio fianco tossicchiò < ma lei quanti anni ha scusi? >
Io ridacchiai.
Io e Leslie non eravamo esattamente quelle che si potevano definire ‘ studentesse modello’. Raggiungevamo le sufficienze per miracolo e l’educazione in classe non era certo la nostra priorità.
Il professore la guardò per alcuni secondi, prima di aprirsi in un sorriso < ho 26 anni >
Leslie lo guardò sbigottita < ma ha solo 8 anni più di noi! >
Lui rise < so che siete abituati a vedere professori decrepiti, ma sono stati giovani anche loro, sapete? Ho avuto fortuna a trovare un posto di lavoro così presto, ma d’altra parte, credo che essere il nipote della professoressa Maddelson abbia aiutato.>
Lasciò che la classe si scambiasse ancora qualche commento stupefatto, prima di battere le mani e assumere un tono spaventosamente pratico < allora, la professoressa mi ha lasciato il programma che avete svolto fin ora, mi ha indicato gli alunni da cui stare alla larga > fui praticamente certa che il suo sguardo si posasse su me e Lesl < e io non vedo perché non passare il nostro primo giorno insieme provando a conoscerci un po’! allora, chi vuole cominciare? >
Senza alcuna sorpresa, vidi la mano di janette, l’oca più oca del mondo, scattare in alto prima di tutte le altre. Il professore le rivolse un breve cenno con la testa < prego..? >
La biondina si alzò, rivolgendogli un grande sorriso < Janette Benson, signore >

E, mentre Janette si lanciava nella dettagliata descrizione del suo enorme guardaroba, fui più che certa di aver visto il sorriso del professore attenuarsi leggermente, come se si stesse pentendo di aver dato carta bianca ad una tale oca.
< ehm ehm > tossii leggermente, ma tutti; chiaramente disinteressati al monologo di janette, mi prestarono attenzione.
< professore, non credevo che l’avrei mai detto, ma potremmo che so, studiare storia? So per esperienza che mancano almeno altre duecento paia di scarpe alla sua lista, e perfino le 360 pagine da studiare sulla scoperta dell’America sono una prospettiva migliore >
Dalla classe si levò una sonora risata, e per un attimo anche il professore sorrise. Si scusò poi con un’offesa janette, convenendo che forse una lezione di storia sarebbe stata meglio.
Passai così le due ore successive a fissare un punto indeterminato fuori dalla finestra, e, al suono della campanella, infilai il più in fretta possibile le mie cose nella borsa.
Fui costretta però ad aspettare Leslie, che aveva sparso le sue cose ad un raggio di distanza spaventoso, e alla fine fui l’ultima ad uscire dalla classe.
Il professor Jonas, in piedi di fianco alla porta, salutava tutti con un cenno del capo.
All’improvviso però, tese una mano come per fermarmi il passaggio.
< si? > chiesi, con una finta voce d’angelo.
Lui fece un sorriso sghembo, e mi invitò a sedermi al primo banco, proprio davanti alla cattedra dietro alla quale si era appena seduto.
Vidi Leslie lanciarmi una strana occhiata e poi sparire tra il mare di studenti.
< Sanderson, ha passato l’intera lezione a guardare fuori dalla finestra. Quando parlo, io pretendo attenzione >
Se la sua voce era passata da gentile a pratica, adesso era fredda e asciutta, e dovetti sforzarmi per trattenere una smorfia.
< vede professore, storia non è una materia che mi interessa particolarmente >
< questo non le da il diritto di ignorarmi quando parlo >
Roteai gli occhi e mi morsi la lingua per impedirmi di rispondere in un modo che, lo sapevo, mi avrebbe fatto guadagnare un biglietto di sola andata per la presidenza.
< ad ogni modo > continuò il professore < so che il suo rendimento non è del migliori, e che lei è l’unica della classe ad avere un insufficienza >
< quindi? > sbottai, arrossendo leggermente
< quindi, io ho ancora gli ultimi compiti che avete fatto con la professoressa; stasera li correggerò, e se il suo non sarà sufficiente temo che sarò costretto ad affiancarle un tutor >
E, senza lasciarmi il tempo di rispondere, si alzò; dirigendosi fuori dalla classe.
Feci mente locale sull’ultimo compito di storia: quello che avevo scritto lo avevo imparato grazie ad uno di quei cartoni animati interattivi di mio fratello Jonah, un bambino di sei anni.
Sospirai buttando la testa sul banco: ero fottuta.
 

 
 
  
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