Agli
occhi di una bambina
Grandi
occhi neri fissavano i miei; grandi abbastanza da occupare la metà del suo
viso, erano molto più espressivi di tutti gli altri occhi che avevo potuto
vedere nel corso della mia vita. Avevano ereditato la bellezza di quelli della
madre, bordati da lunghe ciglia perfette e scintillanti di fascino, ma anche
l’innocenza e l’espressione altruista che mi sono proprie.
Ed è
proprio questo che lei è. Una minuscola, perfetta combinazione di me e di mia
moglie, le caratteristiche migliori sue e mie riunite in nostra figlia. Lei un
giorno sarebbe diventata più di quanto sua madre ed io avremmo potuto sognare
di diventare, perché in quei suoi meravigliosi occhi vi era uno spirito che
aveva il potere di realizzare qualunque cosa. Lei era giovane, forse troppo
giovane per mostrare già una differenza, ma potevo già vedere la forza e il
potenziale sfavillare dentro di lei.
I suoi
occhi si rivolsero veloci a terra e si attaccarono alle fessure del marciapiede
e ai fili d’erba di un verde intenso che ne sbucavano. Le sue labbra sulla sua
boccuccia imbronciata si strinsero in un’espressione confusa. Indicò un filo
d’erba col suo dito paffuto con evidente eccitazione e diede uno strattone
alla mia mano per segnalarmi che dovevo accovacciarmi accanto a lei per
esaminare il marciapiede.
“Co-ssi-nne-lla.” mi informò, facendo cadere
delicatamente l’insetto dal filo d’erba nel palmo della sua mano. Esso
dapprima si dimenò spaventato, sbattendo brevemente le sue ali rosse prima di
giacere immobile sulla sua mano sudaticcia. Un sorriso radioso si dipinse sul
suo faccino rotondo mentre osservava in estasi il piccolo insetto, protendendo
la mano verso di me affinché potessi vedere.
Io sorrisi in risposta alla sua espressione felice e
delicatamente la presi da terra e la tenni in braccio, mettendomi in marcia
verso la nostra destinazione di oggi: il parco giochi. “Hai,
Marron-chan. Una
coccinella.”
Sua madre aveva ritenuto che sarebbe stato meglio se
oggi non l’avessimo accompagnata a fare shopping. Marron non era esattamente
pronta per camminare un’intera giornata dentro un centro commerciale a
guardare sua madre provarsi dei vestiti. Sebbene lei tenga molto a nostra
figlia, Juuhachi si lascia prendere dalla febbre dello shopping e molto
probabilmente ad un certo punto dimenticherebbe la presenza della piccolina. Per
quel che mi riguarda, anch’io preferisco non accompagnare mia moglie a fare
compere, sebbene mi piaccia enormemente vederla sfilare nei suoi abiti nuovi. Ci
ha spinti fuori della porta questa mattina con un bacio sulla guancia di Marron
e una pacca affettuosa sui miei capelli da poco ricresciuti. Non più di questo,
ma neanche meno. Juuhachi non è una donna molto affettuosa, che lasci
trasparire le sue emozioni, sebbene alle volte mi sorprenda con atteggiamenti
che non sono da lei. A dire il vero, la sto ancora scoprendo, perché nasconde
gran parte di sé dietro quella barriera inespressiva. So per certo che c’è
più in lei di un meraviglioso volto; dietro il suo squisito bell’aspetto vi
è un cuore che è altrettanto attraente. Quando apparve per la prima volta
nella mia vita, non potevo certo credere che fossi io che lei voleva. Dopo
tutto, non sono l’uomo più bello del mondo --- chiunque potrebbe vederlo. Il
più delle volte, mi sento come se avessi vinto la lotteria. Non scambierei mia
moglie per nulla al mondo, ma talvolta mi chiedo se non sia cieca.
Mentre ci avviciniamo al parco giochi Marron inizia a
dimenarsi fra le mie braccia, come se non fosse in grado di contenere la
semplice eccitazione e gioia di rotolarsi nella polvere. La misi gentilmente a
terra e la osservai camminare a passi incerti sulla sabbia, allungando le
braccia in avanti come se fosse bramosa di abbracciarla. Mi accorsi, grazie alla
mia più-che-acuta vista, che la coccinella era ancora prigioniera nella sua
mano grassoccia, che lei stava attenta a non stringere troppo. Si lasciò cadere
seduta nella sabbia dorata, creando una nuvoletta di polvere e aprì il palmo
della mano, posando la coccinella nella sabbia con la cura e la gentilezza di
cui solo un bambino sa essere capace. La coccinella vagò in tondo per questo
nuovo vasto deserto solo per un momento prima che Marron la coprisse con un
secchio, proteggendola dal sole e impedendole la fuga. Poi voltò le spalle
all’insetto e iniziò a giocare con la sabbia, spalandola diligentemente con
delle piccole tazzine da tè con cui aveva giocato prima un’altra bambina. La
proprietaria del servizio da tè si voltò trovando Marron che vi giocava e
scoppiò prontamente in lacrime, finché mia figlia restituì con dolcezza le
tazzine da tè, con un tenero sorriso sulla sua faccia paffuta.
Potevo solo sperare che, come genitore, avessi
instillato in lei questi valori. Il valore del condividere, di dare a qualcun
altro senza aspettarsi nulla in cambio. Per anni, ho vissuto la mia vita da
altruista, sempre aiutando chiunque potessi, per la bontà del mio cuore. E
adesso, dopo che sono trascorsi tanti anni, ne ho ricevuto la ricompensa. La più
deliziosa e bella donna dell’intero pianeta dorme accanto a me ogni notte, e
mi ha dato questa bella e deliziosa figlioletta, che in questo momento, sta
giocando a baucette con l’insetto sotto il secchiello.
La osservai sorridendo. Dei molti genitori nel parco,
io ero il solo che stesse fissando la mia bambina con tale amore e adorazione.
Non penso che qualcun altro qui si renda conto di quanto immensamente preziosi
siano i loro bambini. Leggono libri o giornali, lanciando ogni tanto
un’occhiata ai loro figli per assicurarsi che siano ancora lì, ma non
sembrano apprezzare la loro dolce innocenza. Come invidio quei genitori. Non
riesco a guardare Marron senza che il mio cuore si sciolga e provi il desiderio
di abbracciarla tanto finché le braccia non mi facciano male. Anche adesso, con
le sue codine di traverso sulla testa, che ricadono in fiocchi di rosa intenso,
con dei capelli ribelli che le cadono nei grandi occhi. La sua piccola bocca si
dispone in una soddisfatta maschera di gioia mentre spala la sabbia, facendola
scivolare attraverso le sue dita pienotte in una pioggia di scintille dorate.
Con grande attenzione, alzò una mano piena di sabbia e la versò sul suo capo,
formando una piccola duna di sabbia fra i fiocchetti rosa nei suoi capelli.
Mi alzai in fretta dalla mia panchina lì vicino e mi
rivolsi a lei agitando il dito, spiegandole che riempirsi la testa di sabbia era
no-no. Lei mi fece cenno di prenderla in braccio e io l’accontentai con
piacere, prendendola su in una bracciata di sabbia e risolini. Accigliandomi
leggermente, spazzolai la sommità della sua testa, cercando di liberarla dalle
tracce di sabbia nei suoi capelli dorati e lei strillò con gioia, pensando che
la stessi stuzzicando. La cullai nel mio braccio e lei strinse la mia spalla e
il mio collo con le sue minuscole manine in modo che il mio cuore si liquefece
in una pozzanghera sdolcinata nel centro del mio petto. Iniziammo ad
allontanarci dal parco giochi quando, con insistenza, lei iniziò a dare
strattoni alla mia maglietta e potei vedere le lacrime iniziare a sgorgare dai
suoi grandi occhi.
“Co-ssi-nne-lla! Co-ssi-nne-lla!” gridò lei,
indicando dietro di noi il secchiello capovolto sulla sabbia dove era ancora
intrappolata la coccinella. Mi voltai indietro e la rimisi sulla sabbia,
gentilmente, e lei rovesciò il secchiello e raccolse la coccinella nelle sue
piccole mani, sorridendo nel vedere la coccinella procedere incerta su di esse.
La osservò con occhi spalancati, senza battere le palpebre, portando la sua
faccia così vicina che se avesse inspirato troppo forte, l’avrebbe
risucchiata dritta dentro la sua bocca.
I movimenti della coccinella erano adesso lenti e
confusi; forse aveva avuto una giornata troppo movimentata. Tuttavia Marron
sembrava così innamorata di quella coccinella, che pensai le avrebbe spezzato
il cuore il lasciarla andare.
Potrei affermare dal suo dolce faccino che ha tutta
l’intenzione di portare quella coccinella a casa e tenerla sotto il suo
cuscino o qualcosa altrettanto folle. Ma se voglio insegnarle il valore della
vita, delle cose viventi, allora devo cominciare adesso, con le cose più
semplici. L’insetto chiaramente non sopravvivrebbe se lei lo tenesse. Piegai
le mie ginocchia finché non mi fui abbassato alla sua altezza e mi sedetti sui
miei talloni, tenendomi goffamente in equilibrio sulla sabbia.Voltai il suo
mento affinché mi guardasse.
“Marron-chan. Dobbiamo lasciare libera la
coccinella.” Dichiarai con solennità, desiderando con tutto il cuore che non
mi fossi trovato a dover fare questo. Sarebbe impossibile per lei capirlo
adesso. Non sarebbe in grado adesso
di comprendere perché stessi portando via da lei la sua nuova amica. Il valore
della vita rimane ancora un enigma per lei.
Il suo volto si increspò leggermente, e fissò
l’insetto, con ciocche di capelli chiari ricadenti nei suoi grandi occhi.
“Perché?” domandò con una voce appena udibile, con le lacrime che
iniziavano a formarsi agli angoli dei suoi occhi.
Riflettei per un momento.
“Marron, tu vuoi bene alla mamma, giusto?” le
chiesi dopo essere arrivato alla soluzione perfetta. Lei annuì col capo con
enfasi, e un debole sorriso toccò le sue labbra. “Saresti triste se qualcuno
te la portasse via?”
“Hai.” Mormorò lei sommessamente, con dei
lacrimoni che scendevano giù sulle sue guance rosate mentre fissava
l’insetto, che tracciava percorsi confusi sul suo palmo.
Diedi delicatamente un colpetto alla coccinella nelle
sue mani, ed essa sbatté leggermente le ali, ancora impaurita e confusa.
“Vedi, anche questa coccinella è una mamma, proprio come la tu mamma. E
scommetto che in questo momento, i suoi piccoli stanno piangendo perché sentono
la sua mancanza.”
“Co-ssi-nne-lle bam-bi-ne?”
“Hai. E questa,” puntai il dito verso
l’insetto, “è la loro mamma. Tu vuoi che le piccole coccinelle siano
felici?”
Lei annuì ancora col capo e coraggiosamente si
asciugò le lacrime dalle guance. “Hai.”
“Allora rimetti la coccinella nell’erba dove
l’hai trovata, così può tornare dai suoi piccoli.” Comandai gentilmente, e
le carezzai la testa affettuosamente.
Lei fece come le era stato detto, accovacciandosi con
gli occhi al livello dell’erba e sussurrando un arrivederci alla coccinella
mentre questa se la svignava tanto in fretta quanto glielo potevano permettere
le sue gambette. L’espressione sul suo volto era tragica; dai suoi occhi
zampillavano le lacrime e la sua bocca era contratta in un’espressione di
dispiacere. Sapevo che per i più, sarebbe stato facile lasciare andare
quell’insetto; dopo tutto, esso è solo un insetto. Tuttavia agli occhi
di una bambina, è molto più di questo. Una coccinella può essere una compagna
per la vita e un’amica con cui parlare, anche se non potrà mai rispondere.
Sono situazioni come queste che rendono la vita così difficile per i bambini:
lasciare andare.
Marron la salutò con la mano tristemente finché non
poté più scorgere le sue ali rosso acceso, poi alzò lo sguardo verso di me,
allungando le braccia per essere presa. La raccolsi di nuovi fra le mie braccia,
e l’abbracciai stretta, lieto di avere una figlia così premurosa e
intelligente. Sono veramente fortunato ad averla; e fortunato allo stesso modo di avere sua madre. Sono le cose
migliori della mia vita; le cose migliori che mi siano mai capitate
nell’intero corso della mia semplice esistenza. E so, guardandola adesso, che
non considererò mai questo dono come una cosa scontata, perché ci sono cose
che sono troppo preziose e troppo speciali per poter essere sciupate.
Per
contattare l’autrice: dbzchichi7@yahoo.com
sito
dell’autrice: http://www.angelfire.com/wy/dragonballZ/
Traduzione
di Thomas (giusetomo@libero.it)