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Autore: BlackKay97    06/03/2012    2 recensioni
Sei stato invitato a partecipare al World Congress in Germania.
Scopri che l’anima di tuo fratello è stata rapita e che, uno dopo l’altro, in una lenta agonia, sta succedendo la stessa cosa anche a tutti gli altri.
Sei disposto anche a collaborare con Ivan Braginski, il tuo nuovo collega, pur di vendicarti e, poco a poco, ti accorgi di essere solo la pedina di un gioco mortale perfettamente architettato, anche troppo per essere un caso come gli altri.
Siete bloccati in una residenza labirintica e piena di angoli angusti con uno spietato “ladro di anime” che progetta solo la tua distruzione.
Sai che qualunque cosa tu faccia Lui l’aveva già intuita e che qualsiasi cosa dirai Lui l’ascolterà, perché Lui è proprio come te e cela la sua identità agli occhi degli altri giocatori.
Il tuo nome è Arthur Kirkland e sei destinato ad affrontare le tenebre più oscure dell’anima.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo 2°: Sherlock Holmes & Watson 
Un grido da oltretomba percorse i corridoi. Un urlo disperato e straziante. Arthur si svegliò di soprassalto, balzando a sedere sul letto, confuso. Per un attimo credette di averlo sognato, ma poi il lamento si ripeté e lui non poté più ignorare la cosa. In preda alla preoccupazione si vestì come un razzo e uscì dalla stanza mentre finiva di abbottonarsi la giacca. Corse a perdifiato giù dalle scale, seguendo quel rumore, quando, svoltato l'angolo di un corridoio, si trovò davanti una scena che mai avrebbe voluto vedere.
Inginocchiato a terra, scosso da un pianto disperato, stava suo fratello, America. Appoggiato sulle sue ginocchia c'era il corpo inerte di Matthew, immobile e pallido come la morte. Gli occhi chiusi e gli occhiali di traverso e sul viso impressa un'espressione sofferente e terrorizzata. Ad Inghilterra mancò il respiro e corse in avanti accanto all'altro che mormorava piano: - Matt... Matt per favore svegliati... -
Gli mise una mano sulla spalla, non riuscendo ad evitare di unirsi al suo singhiozzare disperato e inconsolabile. Inghilterra abbassò leggermente il capo per oscurare i propri occhi, strinse i denti ed arricciò il naso: - Ti prometto, Matt... che scoprirò chi è quel maledetto... - la frase terminò in un rantolo rabbioso.
Dall'ombra, lontano da loro, si levò una voce che disse tra sé e sé: - Allora... comincia ora il gioco?! - quindi rise malignamente e così com'era apparso, scomparve lasciando dietro di sé solo l'eco della propria crudeltà.
- Chi può essere stato Iggy? CHI?! - urlò Alfred, guardandolo.
- Non lo so, non ha mai fatto torti a nessuno, mai una volta... Non capisco perché proprio lui e non me o te. - mormorò piano Arthur, strofinandosi gli occhi verdi e umidi di lacrime.
- Questa cosa sarà fatta presente domani: tra di noi c'è qualcuno con pensieri omicida e... -
Facendosi coraggio, si alzarono e si mossero per portarlo in infermeria.
 
La porta della sala si spalancò di botto, facendo trasalire tutti i presenti, che iniziavano a chiedersi dove fossero finiti i tre. America sbatté le ante di legno scuro e  urlò: - Allora?! Chi è stato?! -
Fu guardato come se fosse ammattito.
- A fare cosa? - chiese Germania
- A far in modo che Matthew sia come morto. Immobile e inerte come un cadavere. - spiegò tetramente Inghilterra, sedendosi con le braccia conserte e lo sguardo accusatorio.
- Chiii? - chiese con il solito fare angelico Russia. Arthur iniziò a spazientirsi: perché mai in quel posto nessuno gli dava retta? America intervenne prima che potesse parlare e la sua voce era acuta e alterata come un graffio sul vetro: - Mio fratello! Canada! Sai quello tranquillo e un po' noioso, che ieri sera sedeva accanto a te..? -
Ivan rimase a fissarlo immobile: non ricordava fosse presente anche Canada... ma lo avevano invitato davvero? - Certo, chiaro. – mentì tuttavia.
- Bene. Si da il caso che qualcuno questa notte l'abbia aggredito e che adesso si trovi in uno Stato molto somigliante al coma, praticamente spacciato!  - riprese a spiegare Inghilterra.
- Kaput – ribadì Germania.
- Chi può essere stato?! - scattò in piedi Cina
- È quello che stiamo chiedendo a voi. –
- Perché l'assassino dovrebbe risponderti? L'unico ad essere così imbecille da farlo potrebbe essere solo America! Per colpa dei famosi personaggi di Edgar Allan Poe! – Russia fissò la coppia. Alfred divenne rosso come un pomodoro, e prese fiato per insultarlo con tutto il fiato che aveva in corpo, quando suo fratello gli diede una gomitata al fianco tanto forte da svuotargli i polmoni. Il tutto mantenendo il suo classico aplomb da inglese.
- Ah-ha! - esclamò Francia saltando sulla sedia e additando Inghilterra con un sorriso trionfante sul viso - Lo sapevo! E voi tutti siete testimoni! Questo tizio in realtà è un teppista!! E della peggior specie!!! –
- Vero! - confermò Italia.
- Cooosa?!?!?!?!?!?!? - Inghilterra saltò subito sull'attenti - Ma lui è posseduto dal demonio eppure non fate una piega! Non vale!!! - disse indicando Russia.
- Vuoi litigare? - gli chiese angelicamente quest'ultimo.
- Ehm... - Arthur impallidì - La prossima volta magari! –
- Se questa non è una piena confessione mi chiedo cosa sia. - sorrise Francia e l'altro rispose con un ringhio: - Stai zitto brutto cretino mangia rane! –
- Allora? - li interruppe Germania - Che proponete di fare?-
Silenzio. Ludwig si concesse il sorriso di chi la sa lunga. Si avvicinò ad una parete, spostò un quadro, mostrando un sofisticato pannello di controllo. Prese una chiave, appena ad una catenina che portava al collo e la inserì nella serratura. La girò con uno scatto secco e, con un fragore infernale, pesanti inferriate metalliche chiusero ermeticamente le finestre e le porte che davano all'esterno.
- Per fortuna sono sempre preparato. Ora l'assassino non può più abbandonare la scena del crimine. -  Bravo! Chiudi la stalla dopo che i buoi sono scappati, bella mossa!!! -  disse Italia
- Ma dovremmo anche scoprirlo, no? -
- Fai tu l'investigatore, Francia? -
- Giappone! Che razza di idee! Io non sono un barbaro come altri di voi! -
- Bene ma chi farà l'investigatore, allora? Io sono il padrone di casa: non posso occuparmi pure di questo. Inghilterra, lo farai tu? -
- Assolutamente no! -
- Lo faccio io! -
- America, con la testa che hai come minimo ti faresti ammazzare! -
- Allora fallo tu, Arthur! -
- Ho già detto no! -
- Ma se non sbaglio sei l'erede di "Sherlock Holmes". -
- Ludwig! Non ti ci mettere pure tu! E poi chi me lo fa fare di andare alla ricerca di un assassino da solo, tra parentesi, sapendo che ci sta ascoltando?! -
Silenzio.
- Andrai con qualcun'altro! -
- Buon'idea Russia! -
- Ivan! Feliciano! Zitti! No! -
- Perché no? -
- Devi nascondere qualcosa? -
- Kiku, Wang: anche voi? Sentite, va bene, ma il mio compagno dovrà essere abile... quindi non America! -. Quello tirato in questione abbassò la mano e mise su un'espressione triste.
- Allora? Chi si offre? A parte Feliciano magari, non voglio ritrovarmi a fare il baby-sitter. -  rincarò Arthur. Altra mano abbassata ed espressione triste.
- Direi dovrà essere qualcuno con esperienza, ossia Inghilterra, accompagnato da un abile stratega del macabro... – fece Germania
Russia si guardò intorno: - Perché mi guardate tutti? Io? -
Arthur impallidì ancora di più, ma visto che nessun altro si offriva abbassò le spalle e sospirò: - Va bene. Vada per Ivan. Sempre che lui acconsenta. –
- Non ho scelta vero? Ma va bene... per la giustizia, perché posso capire sia una situazione complicata, specie per America e Inghilterra... -
Francia sorrise: - Capisco. -
- E poi, adoro vedere il dolore stampato sui volti inermi! -
Francia impallidì: - Lo sapevo! -
- Ehm... Ok... - fece a disagio Inghilterra, per via delle inquietanti frasi del suo nuovo collega - Quindi, direi che dobbiamo esaminare la scena del crimine adesso. Poi sentiremo gli alibi. -
- Avete visto tutto, no? O meglio. Quando tu ed America avete visto il corpo? Com'era? Descrizione dettagliata del volto, pozhaluĭsta o, come diresti tu, please! -
- Volto terrorizzato e immobile, come se fosse in rigor mortis . Era in pigiama, come se fosse stato sorpreso di notte, in corridoio. -
- Era riverso su un fianco e sulla spalla ha una ferita simile ad un colpo d'arma da fuoco, solo che ha i bordi iridescenti senza perdita di sangue. - intervenne America
- Per fortuna respira autonomamente ma è in stato di coma profondo - concluse nuovamente Inghilterra.
- Due ipotesi. - segnò il due con la mano.
- Russia! Non tenerci sulle spine! Sputa il rospo. -
Appoggiò l'indice sulle labbra: - O l'assassino e scappato perché vi ha sentito arrivare oppure il suo obiettivo non era l’omicidio. Come mai siete passati entrambi dalla stessa parte che, guarda caso, era la zona del crimine? -
- Io stavo andando a fare colazione ma mi sono perso... - mormorò America
- Io sono arrivato perché ho sentito lui urlare, la mia stanza era lì vicino e mi ha svegliato. –
- Arthur, il tempo di reazione? Tra quando hai sentito l'urlo e quando sei arrivato da Canada quanto tempo era passato? -
- Direi circa cinque minuti... Tempo di scendere dal letto e vestirsi. - ragionò Inghilterra
Lo stato dagli occhi azzurri e viola si fermò a pensare. Il silenzio calò nella sala.
- Russia-san... - bisbigliò Giappone.
Lui aprì gli occhi con decisione: - Allora possiamo scartare la seconda ipotesi! -
- Che sarebbe...? - lo guardò interrogativamente il suo collega.
- Kolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkolkol... -
- MA TI SEMBRA IL MOMENTO?! - sbraitò il suo interlocutore alzandosi di scatto e rovesciando la sedia.
- Attento Inghilterra! - tremò Veneziano: - Meglio non farlo arrabbiare di più! Chiedigli scusa... TASKETE!!! -
- Taci mollaccione!! - gli urlarono dietro Romano e Germania
Russia si calmò ma un alone violaceo lo circondò: - Ossia quella che scartava l'omicidio. -. L'alone scomparve come una sfumatura: - Se davvero sono il tuo "Watson" dovresti ascoltarmi quando parlo.-
- E va bene... Comunque se vuoi dare un'occhiata a Matthew è in infermeria. Immobile come una statua. –
- Bene, vediamo il cadavere - di nuovo quell'alone...
- Si... Vieni, da questa parte. - fece strada Arthur, tenendosi tuttavia a debita distanza dal suo inquietante accompagnatore.
 
Tutto corrispondeva alla descrizione: vivo ma immobile con un taglio opalescente sulla spalla.
- Allora? - fece impaziente Inghilterra.
- Ma sei tu il primo agente qui o mi sto sbagliando? - fece l'altro di rimando.
- Si ma... - si afflosciò mollemente su una sedia, abbassando la testa e tenendo le braccia appoggiate alle ginocchia. Sembrava aver perso tutta la sua forza d'animo. - Non so cosa dire o fare... - ammise in un sussurro.
- Ma dai! Vedrai, ne verremo a capo! - fece amichevolmente.
- Ceeerrrrtooo! - rispose Arthur riprendendosi inquietato dal bizzarro comportamento dell'altro.
- Intanto... hai sospettati plausibili Inghilterra? –
- No, insomma pensaci: chi potrebbe avere interesse a far fuori uno tipo come Canada? Non ha mia fatto male a nessuno... L'unica possibilità è che il nostro uomo abbia in mente piani più grandi e che Matt è solo un tassello del puzzle. -
Russia tacque per qualche istante: - Cosa farebbe Sherlock adesso?-
- Non saprei... - sorrise debolmente Arthur - Probabilmente interrogherebbe i sospetti. Facciamo così? -
Ivan annuì ed i due si recarono nelle camere degli ospiti.
 
Stava solo nella stanza, dondolando distrattamente il piede destro, che teneva appoggiato sulla sedia vuota di fronte a lui. Ad un certo punto la porta sia aprì piano e suo fratello entrò, con calma. Come suo solito aveva fatto le cose con stile.
Russia lo seguiva tranquillamente, ma come al solito America aveva frainteso ogni cosa: - Ragazzi! Che fate qui? Avete trovato il colpevole o volete un hamburger? -
- Sei stato tu, vero? Lo abbiamo capito! - lo accusò Ivan:- I tuoi falsi modi gentili non attaccano.-
L'interrogato, che non si aspettava niente di simile, si ritrasse bruscamente, facendo ondeggiare pericolosamente la sedia, che sarebbe certo caduta se Arthur non l'avesse sorretta al volo.
- Ma che diavolo sta blaterando? - esclamò America
- Siete tutti sospetti, ma mettiamola così: potresti darci una dinamica dei fatti che si sono svolti da quando ti sei svegliato a quando hai trovato Matthew? - chiese Inghilterra
Russia puntò gli occhi, che balenavano di viola, sul primo indiziato il quale cominciò a sudare freddo.
- Mi sono alzato, e Canada non c'era. Ho pensato si fosse andato a preparare la colazione e ho deciso di raggiungerlo... Ho girato l'angolo in un corridoio e ci sono quasi inciampato sopra... Altro non è successo... - fece, a disagio per essere al centro dell'attenzione
Ivan gli strinse un braccio guardandolo in modo ancora più spietato di prima: - Menti! Nessuno può essere stupido come dici di essere! -
L'altro trattenne il fiato e Inghilterra si chiese se si sarebbe arrabbiato o i suoi nervi avrebbero ceduto.
- Era mio fratello!! Come avrei potuto fargli del male?! COME?! -
- Sei stato tu! Abbiamo trovato tracce di hamburger sul corpo! -
- Oh, ma smettila! Non sono così stupido! - si arrabbiò America incrociando le braccia con aria offesa.
- Dicono tutti così... -
- Ma che vuoi saperne tu? -
Un alone violaceo avvolse il russo ed Alfred impallidì.
- Ne sai molto, eh! Scusascusascusa!!! Ma non ho fatto fuori io Canada! -
- Proporrei di passare oltre, prima che gli venga un infarto... - commentò a mezza voce Inghilterra.
 
Germania, a differenza del precedente sospettato, sedeva composto. Teneva le braccia conserte e attendeva i due detective.
Russia superò Inghilterra: - Ci stavi aspettando, eh?! –
Germania lo squadrò: dopotutto quella era casa sua.
- Il colpevole sei tu! -
- E mi sarei intrappolato qui dentro da solo con voi? – commentò Ludwig alzando scetticamente un sopracciglio.
- Certo! Stai provando a deviare i sospetti su di te! Ti abbiamo scoperto! -
- Per merito di quali prove? -
Ivan si bloccò e rimase a boccheggiare per alcuni istanti. Si ricompose e si rivolse al collega: - Sai, l'idea di farmi fare il poliziotto cattivo non sta funzionando... -
- Beh, magari con lui no, ma con gli altri fai paura più di me... -
- Chi? Io? Comunque al prossimo ci scambiamo le parti. -
- Se il prossimo è Francia ci sto! - concordò Arthur con un inquietante brillio negli occhi.
- Ehi, voi due: se avete finito chiamo il prossimo. - fece Germania
Gocciolina sui detective. Russia prese parola: - Scordatelo! - quindi gli si avvicinò con un sorriso freddo e crudele dal quale potevano benissimo comparire due canini da vampiro e gli occhi viola che attiravano la luce come due buchi neri che la inghiottono senza darle speranza:- Non abbiamo ancora finito con te. -
- Non credere di farmi paura, Russland. Io non ho nulla da nascondere, non ho niente a che fare con questa storia. - rispose glaciale il tedesco, sostenendo lo sguardo dell'altro senza fare una piega.
Ivan rimase a guardarlo per alcuni secondi poi, vista l'impassibilità dell'altro, si spostò per far parlare il collega. Tuttavia Ludwig intuì non fosse finita: il russo pianificava qualcosa e c'era poco da stare tranquilli!
- Hai sentito per caso rumori insoliti la scorsa notte? - chiese l'inglese, con calma.
- Nein. - scosse la testa - Non ho udito niente d'insolito, né ieri sera dopo la riunione né durante la notte. -
Abbassò lo sguardo e vide l'ombra dell'altro investigatore: stava in piedi dietro la sua sedia con quella che sospettava una corda in mano. - Ma che...?!- fece per scattare in posizione di combattimento, ma venne anticipato. Russia gli assestò un calcio circolare agli stinchi facendolo ricadere a sedere e gli passò il lungo laccio intorno immobilizzandolo. - Che fai russo?! -
- Ti tengo fermo... mi pare ovvio! - disse annodando saldamente la corda tra lo schienale e le gambe della sedia e per pure gli arti inferiori dell'indiziato.
- Ma cosa ti salta in mente?! - esclamò il suo collega sorpreso quanto il sospettato dagli improvvisi sviluppi dell'interrogatorio.
-  Non ho mai detto che il nostro sarebbe stato un semplice colloquio!- rispose afferrando con la mano il collo del tedesco e stringendo: - Perché pensi sia stato ucciso Canada? Non ti pare strano? - parlava in modo calmo, come se non stesse accadendo nulla di particolare. Non badava minimamente al lamentarsi di Germania mentre cercava di respirare. Gli occhi viola scuro non avevano alcun riflesso eppure sfumavano nel nero. L'alone malvagio che in genere lo avvolgeva stava nascondendosi ma gli occhi sono lo specchio dell'anima!
- Ivan fermati! - esclamò Arthur prendendolo per il braccio. Il russo allentò la presa. Forse potevano pensare fosse per quell'ordine, ma la verità era che le torture peggiori sono le più lente e durature. Gli sguardi dei detective si incrociarono e quegli occhi scuri diedero al volto del russo un'ombreggiatura inquietante: - Non t'intromettere Inghilterra. -
- Invece mi intrometto eccome! Ho accettato di lavorare con te, ma mi aspetto che segui almeno lontanamente la mia maniera! - ringhiò l'inglese.
Piccole scariche elettriche attraversarono gli occhi del russo: - Invece io esigo tu ti attenga strettamente ai miei ordini! - con l'espressione arrabbiata che aveva messo su poteva benissimo ruggire come un leone da un momento all'altro.
- Puoi scordartelo. Dovrai passare sul mio cadavere. - Inghilterra sostenne lo sguardo con aria di sfida. Sapeva benissimo di aver usato una pessima scelta di parole, ma non intendeva darlo a vedere neanche lontanamente.
Come volevasi dimostrare...: -  E sia! - Ivan mosse fulmineo il braccio libero e tirò uno schiaffo in faccia all'inglese: - Un soldato che non obbedisce ad un superiore va punito! - si voltò portando il proprio naso quasi a toccare quello del tedesco: - Non è vero Germania? - strinse di nuovo il collo di Ludwig.
Arthur si passò una mano sul punto colpito chiudendo un attimo gli occhi con una smorfia sofferente: - Io non sono un tuo sottoposto. E ti assicuro che mai lo sarò. - disse piano. Poi rialzò lo sguardo, gli occhi che mandavano lampi - E adesso ti dico che hai cinque secondi per lasciarlo andare, o te ne farò pentire amaramente. –
Ivan lo guardò senza mollare: - 5... 4... 3... - schernì l'altro, un po' troppo sicuro di sé. Non era un tipo presuntuoso, ma sapeva bene che se il tuo avversario ti crede più forte di quello che sei, allora avrà difficoltà a combatterti. Inghilterra era comunque famoso per la testardaggine, ma non poteva certo competere con Ivan! Era più forte il russo!
- Ho detto di lasciarlo. - Arthur avanzò di un passo mentre una luce inquietante entrava nei suoi occhi color foresta, rendendoli improvvisamente cupi e minacciosi.
- ... 2... 1... e ora? - sorrise, con lo sguardo sempre ombreggiato, per nulla intimorito e anzi, dimostrando una certa spavalderia.
- Fai come ti pare. - replicò, e con uno scatto fulmineo gli assestò un calcio agli stinchi, proprio come lui aveva fatto con Ludwig. Ivan perse l'equilibrio e cadde di schiena. Germania, con la gola finalmente libera riprese fiato tossendo.
Ivan lo fulminò con lo sguardo dagli occhi scuri nei quali passavano fulmini, come se vi si stesse scatenando una vera e propria tempesta. Arthur ricambiò quell'occhiata: - Piantala! Sei violento! Devo forse prenderti come sospettato?! -. Non ne era certo, ma gli parve di veder trasalire Russia. Gli occhi del collega tornarono viola-azzurro, si alzò e come non fosse accaduto nulla, andò a prendersi un bicchiere d'acqua.
- Stai bene? - chiese Inghilterra a Germania, slacciando i nodi che costringevano il tedesco sulla sedia.
Quello tossicchiò un po': - Si, ho passato di peggio. Grazie. -
- Di nulla. Puoi andare, quest'interrogatorio è durato anche troppo. -
 
- Cosa ti è saltato in mente? E voglio una risposta sincera, sia chiaro. - fece una voce alle sue spalle. Ivan si voltò e appoggiò il bicchiere al tavolo della cucina. Sulla porta c'era Inghilterra, a braccia conserte e con uno sguardo che pareva poter incenerirlo.
- Vuoi la verità? Ti dirò la verità! - incrociò le mani dietro la schiena e sostenne quell'occhiataccia senza nessuna difficoltà. Si mosse in avanti di qualche passo per arrivargli più vicino: - Non approvo i tuoi metodi. Se quello che ipotizzi è vero, e cioè il nostro colpevole ha piani più grandi, allora dobbiamo fermarlo il prima possibile! Metterlo sotto pressione: ecco il miglior sistema! In certe condizioni persino io potrei avere qualche difficoltà a mascherare la mia colpevolezza. Ovviamente io sono una mente criminale superiore... - si girò e si riavvicinò al tavolo: - Non ti va bene? Credevo avessi intenzione di vendicarti per Canada... -
- Si, ma per un criminale che catturiamo con questo metodo, quanti innocenti ci vanno di mezzo ingiustamente? -
- È irrilevante. Comunque... il detective principale sei tu, no? Io devo solo obbedirti. Sono solo il tuo "psicologo da criminale" privato. - accennò un tocco d'ironia: - Ma io sono più forte di tutti voi. E più intelligente di America. Se mi trovassi in difficoltà probabilmente saprei cavarmela. Quindi, faremo come vuoi. Dopotutto... quelli in pericolo siete voi, non io. Io sono una cosa a parte e sono diverso... da tutti voi.- prese in mano il bicchiere e l'osservò. Dentro doveva probabilmente esserci della Vodka ma il colorito pallidi della pelle ed il modo di parlare smentivano la possibilità fosse in stato di ebbrezza.
- Se sei così  tanto diverso da noi, perché hai accettato di aiutarmi? Perché hai ascoltato coloro che ritieni inferiori a te? - chiese Arthur, fissandolo con una leggera punta di sfida.
Ivan rimase alcuni istanti a rifletterci poi rispose con voce sorpresa, il che sorprese Inghilterra. - Non lo so... - tornò la voce normale: - Forse volevo giocare un po' a questa "partita" di "poliziotti e ladri". Forse ero curioso di incontrare questo, dal punto di vista psicologico, ... mio "simile". Non lo so. Ho accettato e basta. - chinò il capo verso il basso senza bere un sorso.
Inghilterra rimase zitto, riflettendo sulla risposta. Gli era sembrata sincera, e sul volto di Russia era sparito il ghigno presuntuoso di poco prima.
- Capisco. Che farai adesso? Lavorerai lo stesso con qualcuno di cui non approvi il modo di fare? -
Ivan rialzò la testa e si voltò di novanta gradi per guardare con la coda dell'occhio l'inglese: - Non mi conosci ancora perfettamente. Non sono il tipo che si tira indietro e non sono il tipo di cui ci si libera facilmente! Per cui, se speravi di continuare le indagini da solo, dovrai aspettare! - un piccole e debole sorriso prese forma sulla sua faccia. Gli occhi gli brillavano un po': buon segno. Inghilterra non poteva comunque essere certo di potersi fidare di quel sorriso, poteva essere il solito falso sorriso da colpevole di molti crimini passati.
- Quindi... colleghi fino a prova contraria? - disse l'inglese con tono leggermente esitante, che tentò di mascherare schiarendosi la voce.
- Non riaccadrà più. Ti prometto che, se non per tuo ordine o per necessità, non aggredirò più un indiziato nel corso delle indagini. - sembrava un sì.
- Va bene. E... - ci pensò un attimo, come se non fosse sicuro di quel che stava per dire - ... grazie per volermi dare retta. Ora andiamo a finire il lavoro, che è meglio. -



L'ANGOLO DELLE AUTRICI

DK97:- Lo avrete notato. Ivan non è esattamente l' "Ivan" che ci si aspetta... è un po' OOC penserete! Ecco... in realtà ho solo marcato un po' certi caratteri in genere passati per secondari! Per domande... chiedete o nelle recensioni o via messaggio privato...

Arthur: - Recensite in tanti, se no tiro fuori la Sedia di Busby! -
BO97: - Tu si che sei diplomatico!! Se per colpa tua i lettori si spaventano te la faccio rimpiangere la Sedia di Busby! *alone malvagio*
Arthur: *piuttosti terrorizzato*
BO97: - *torna normale e sfodera il suo sorriso migliore* Comunque, se la storia vi piace e/o avete dei consigli da darci fate pure, perché a noi fa piacere! :)

ALLA PROSSIMA!


   
 
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