LA BATTAGLIA.
Riportami in vita.
La battaglia
infuriava ancora viva.
Hermione si era
voltata appena in tempo per vedere il suo ragazzo che veniva colpito da un
incantesimo.
“Roooon!”
Si ritrovò a
gridare mentre abbandonato il suo avversario si lanciava in corsa nella
direzione in cui era stato scaraventato il suo ragazzo.
Scavalcò un paio
di corpi, ma non poteva distinguere di chi erano. Né in quel momento le
interessava saperlo. Non le importava di nulla... tranne che correre dal
ragazzo che amava, l’unico che abbia mai amato, il ragazzo solo per lei.
Gli occhi
appannati dalle lacrime, e un solo pensiero in testa: raggiungerlo.
Sperava con tutto
il suo cuore di sbagliarsi, che una volta arrivata in fondo alla stanza lui le
sarebbe venuto incontro con la sua solita espressione di colpa, come quando nei
tempi passati, a scuola, dopo aver combinato un piccolo guaio si passava una
mano dietro la testa e si scusava per averla fatta arrabbiare.
Il suo sguardo...
già gli mancava.
E quella corsa
verso di lui sembrò non finire mai.
Una triste
sensazione s’impadronì di lei...: e se fosse arrivata troppo tardi? E se non
sarebbe riuscita a salvarlo? Sarebbe rimasta da sola. Solitudine. Si sentì
spaesata, in un mondo che senza di lui non avrebbe avuto senso, non gli sarebbe
appartenuto più. Non poteva sopportarlo.
Ma durò poco...
infatti, lo trovò. Appoggiato alla parete, aveva tentato di alzarsi ma era
ricaduto giù.
Lei si fermò e lo
guardò, per quello che gli permettevano di vedere gli occhi pieni di lacrime.
Una speranza si fece spazio dentro di lei, e gli s’illuminarono gli occhi.
Rapida s’inginocchiò
a fianco a lui e lo chiamò.
“Ron...” Non
riuscì a dire altro.
Lo guardava ad
occhi spalancati. Era uno spettacolo veramente terribile. Teneva gli occhi
chiusi e aveva smesso di lottare per rimettersi in piedi. Il suo corpo giaceva
lì inerme. Le sue lacrime ripresero a scendere copiose.
Ma sapeva che era
ancora vivo: il suo torace, anche se a fatica, si alzava e si abbassava.
“Ron, ti prego!”
Gli prese la mano
nella sua e gliela strinse forte, mentre con l’altra mano gli accarezzava la
fronte e gli spostava dal viso i capelli madidi di sudore e sangue. Poi con la
manica della camicia gli asciugò un rivolo di sangue che gli colava da un lato
della bocca. Sempre singhiozzando e piangendo forte, avvicinò il volto al suo.
Fronte contro fronte. Gli occhi chiusi. Le sue lacrime bagnavano il suo viso.
Lo chiamò ancora.
“Ron, ti prego,
guardami”
Parlò sottovoce
questa volta perché non aveva più forze per gridare. Lo baciò delicatamente
sulla fronte e poi sulla bocca.
Poi lo sentì. Una
mano le stava accarezzando la guancia. Aprì gli occhi ed il suo sguardo
incrociò quello del ragazzo che amava. Uno sguardo triste che diceva tutto
quello che la ragazza temeva di più in quel momento. Ma lui sorrideva, con un
sorriso sofferente ma sincero. Lei posò una mano su quella di lui, che stava
ricadendo giù, se la portò alla bocca e la baciò. Poi se l’appoggiò alla
guancia.
I suoi occhi erano
fissi su quelli dell’altro.
“Scusa.” Parlò improvvisamente
lui con un filo di voce.
Lei riprese a
piangere più forte.
Non devi
piangere. Devi essere forte...
Tentò in un modo
un po’ impacciato di asciugarsi le lacrime. Ma avendo le mani sporche riuscì
soltanto a sporcarsi il naso. Tornò a guardarlo.
“Come sei bella!”
disse lui con voce sempre più bassa.
Lei espirò
profondamente per non ricadere nel pianto. Come faceva ad essere così
tranquillo in un momento del genere.
“Cosa dici? Non
vedi come sono ridotta?! E tu...” Singhiozzò forte e tirò su col naso.
Ma lui le
sorrideva ancora. Ed i suoi splendidi occhi azzurri risplendevano di una luce,
che soltanto le persone innamorate possono vedere.
Perché? Non capiva
che era in fin di vita?
Oh, Ron! Sii
serio, almeno in un momento come questo!
“Ron, tu non devi
lasciarmi. Hai capito? Mai! Non ci provare! Non riuscirei a vivere senza di
te!”
Le lacrime
ricominciarono a scorrere.
“Me lo hai
promesso! Hai promesso che non mi avresti mai lasciato, che saresti stato
sempre con me!”
Ancora singhiozzi
e lacrime.
“Hermione...”
Era troppo per il
cuore di lei; non riusciva a sostenere il peso di quello sguardo senza fare
niente.
Ci
fu un attimo di pausa.
“...Scusami!”
disse lui.
Non
riuscì a dire altro: tossì, poi rimase immobile, inerme, con gli occhi chiusi.
Lei
sgranò gli occhi pieni di panico. Le mancò il fiato. Sentiva la mano di lui,
che ancora teneva stretta con forza nella sua, rilassarsi di colpo. Quella
mano, che prima era stata così forte e vigorosa, non l’avrebbe lasciata più.
Gli
posò l’altra mano sulla fronte.
Non
poteva essere quello il momento, non ora, non così.
Avvicinò
l’orecchio alla sua bocca.
Sentiva
ancora il suo respiro lento, debole e irregolare.
Era
ancora vivo. Ma per quanto avrebbe resistito così.
Si
guardò intorno, ma lei era sola lì. Sola senza nessuno ad aiutarla. E tanti
anni passati sui libri a cosa sarebbero serviti? Lei, che aveva sempre riposto
la sua fiducia nei libri, adesso pensava che quelle innumerevoli montagne di
carte non avrebbero potuto riportare in vita Ron.
“Scusa,
Ron; scusa!” Le sussurrò all’orecchio. “Sono stata schiocca ed egoista. Ma non
voglio perderti. Non voglio separarmi da te. E... non so come aiutarti... E
questo mi fa impazzire di dolore! Ma ti sarò vicina, sempre. Non ti lascerò
mai. Mai! Ma ti amo, Ron! Ti amo!”. Sospirò. “Così poco tempo abbiamo avuto. E
solo perché siamo stati così timidi da non rivelarci subito i nostri
sentimenti. E ora che i nostri cuori finalmente sono vicini e innamorati devono
dividersi.”.
Si
sdraiò a fianco a lui, gli posò una mano sul petto mentre l’altra ancora
stringeva quella di lui. Sentiva il battito del suo cuore. Continuò a guardarlo
ancora, e ancora.
Mentre
intorno a loro la battaglia infuriava, viva.
Continuò
a guardare quel volto, continuò a sperare dentro di sé che non sarebbe finita,
mentre con la mente ripercorreva gli attimi indimenticabili della loro
vita. Attimi che rivedeva nei lineamenti del suo viso; nelle sue labbra, che un
tempo lasciavano baci intensi e appassionati, ora spaccate e insanguinate; nel
suo mento e le sue guance, sui quali qualche pelo corto lasciava intuire una
barba non fatta da un po’ di tempo; e dietro quelle palpebre chiuse, si
nascondevano i due occhi azzurri che avevano colpito il cuore della ragazza.
Ron,
da anni il suo migliore amico, e soltanto dall’ultimo il suo ragazzo... solo
adesso capiva quanto l’amava, e quanto lui l’aveva sempre amata.
Mi
sento ghiacciata dentro, senza il tuo tocco, senza il tuo sguardo, senza il tuo
amore, caro.
Solo tu sei la vita in mezzo a questa morte.
Per tutto questo tempo non ci ho potuto credere, non riuscivo a vedere, chiusa
in me stessa; ma tu eri lì di fronte a me. Tu eri sempre con me.
Mi sembra di aver dormito un migliaio d’anni. Devo aprire i miei occhi di
fronte a tutto quest’amore.
Senza un pensiero, senza una voce. Non posso lasciarti morire qui. Ci deve
essere qualcos'altro da fare.
Riportarti
in vita.
Ed
ora eccolo lì. A fianco a lei. Mano nella mano. Con gli occhi chiusi, e con il
dubbio ed il timore che forse non li avrebbe più aperti.
Quando
Hermione si risvegliò si trovava su un comodo letto d’ospedale. Era al San
Mungo. Aprì la mano e la richiuse nel vuoto. Quando capì che la mano di Ron non
era più tra le sue dita, scattò subito a sedere e si guardò intorno. In un
letto a fianco al suo c’era un ragazzo con i capelli nerissimi e gli occhi
verde smeraldo, che la stava guardando. Lo riconobbe
subito.
“Harry!”,
esclamò, “Sei vivo! Meno male; e la battaglia? Come si è conclusa?”
“Bene,
se così si può dire.” La sua voce era grave anche se sorrise al vedere che la
sua amica era finalmente sveglia. “Ci sono state delle vittime da entrambi le
parti. Ma almeno è finita!”
Queste
parole riportarono Hermione a quanto era successo ed esclamò:
“Ron!
Dov’è? Non sarà mica...?”. Gli occhi gli si riempirono già di lacrime, quando
Harry gli rispose:
“No,
Hermione! Non so cosa gli hai fatto... Quando vi abbiamo trovato, entrambi
eravate privi di sensi e lui era in pessime condizioni, ma era ancora vivo. Ci
siamo stupiti che avesse resistito così a lungo. Ora è fuori pericolo.”
“E’
vivo!” Mentre lacrime di gioia le scivolavano sulle guance.
Harry
le indicò il letto di fronte al suo. Poteva riconoscerlo tra mille; con i suoi
capelli rosso fuoco e le lentiggini. Era coperto di bende ed era profondamente
addormentato, sicuramente sotto l’effetto di qualche pozione.
Ma
era vivo. L’importante era questo.
Lei
si alzò, anche se con fatica, e si avvicinò a lui. Gli prese la mano e gliela
strinse forte. Poi la baciò delicatamente e si sedette su una sedia a fianco al
suo letto. Lo guardò con amore.
Aveva
mantenuto la promessa. Non l’aveva abbandonata.
Sarebbe
rimasto ancora con lei.
Avrebbe
continuato a vivere, e lei gli sarebbe rimasta accanto.
THE END