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Autore: Rika Chidori    07/03/2012    5 recensioni
Kisa si sporse su un lato, cercando di individuare la fonte di quel bagliore; sotto sotto auspicava fosse una moneta persa da qualche avventore distratto, ma la sua speranza sfumò quando si ritrovò a fissare un block notes sul pavimento. Il luccichio proveniva dai cerchietti di metallo che tenevano insieme i fogli. [...]
Con sua enorme sorpresa, si ritrovò a leggere un insieme di poesie, ma soprattutto di descrizioni vivissime. Sembrava quasi un racconto a metà tra un diario e una bozza di un romanzo romantico. L’oggetto di tutte queste elucubrazioni mentali era chiaramente un ragazzo, “il più dolce, incredibile, il più prezioso”.
[Partecipante al Contest "Junjou Romantica & Sekai-ichi Hatsukoi" con la coppia Kisa/Yukina]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Your words just make me happy

Fandom e Pairing: Kisa/Yukina di Sekai-ichi Hatsukoi
Rating: Arancione
Genere: Romantico, Sentimentale, Fluff
Avvertimenti: Yaoi (ovvio XD), One-shot
Pacchetto scelto: A-4-Rosso
Note dell'autore/autrice: Nonostante il bar fosse scontato per questa coppia, è stato doppiamente difficile, perché rischiavo di cadere nel banale. Quindi ho cercato di mantenere in una one-shot (sarebbe stata meglio una long-fic,ma era vietata ;P) tutte le emozioni che volevo che questa fic trasmettesse. Spero di essere stata fedele ai personaggi e alle loro storie. A proposito, è la prima volta che descrivo una scena yaoi, per cui faccio abbastanza pena... abbiate pietà! Ç_ç






Vincitrice del 1° Posto al Contest "Junjou Romantica e Sekaiichi Hatsukoi Contest"




Your words just make me happy


Kisa stava fissando la folla con aria assente. Dopo il lavoro, si era deciso ad andare al solito bar, nella segreta speranza di trovare anche Yukina. Non gli aveva chiesto di trovarsi; no, lo imbarazzava da morire.
Era sempre così, attorno a Yukina: il suo volto bellissimo, la sua voce calda e suadente; tutto di lui lo agitava, e ogni volta si vergognava come un ladro. Ormai aveva trent’anni, eppure si comportava come un ragazzino alla sua prima cotta.
“In realtà, questo è davvero il mio primo amore.” pensò, sconsolato. Yukina riusciva sempre a tirare fuori il suo lato più nascosto, quello più profondo e... più imbarazzante.
Ma l’ultima volta era stato così dolce... aspirare il profumo fresco dei suoi capelli, percorrere la sua pelle, abbandonarsi nel suo caldo abbraccio...
Kisa si ritrovò a rabbrividire, e attribuì quella reazione a uno spiffero della finestra accanto al tavolo. Ignorò il rossore sulle guance finché non lo sentì fluire via, e cercò di concentrarsi sul suo lavoro.
Sotto il suo sguardo, aveva il solito, enorme pacco di tavole disegnate. L’autrice, di solito molto puntuale, aveva ritardato di una settimana a causa di una forte influenza, e lui era dovuto passare da casa sua per poter finire il lavoro. Aveva trovato la sensei molto provata; in quel momento, non se l’era sentita di rimproverarla per il ritardo.
Il leggero brusio della clientela non lo disturbava: era talmente abituato a lavorare in quel minuscolo bar che si accorgeva a malapena della cameriera che lo serviva. All’improvviso, uno strano luccicore metallico attirò il suo sguardo.
Kisa si sporse su un lato, cercando di individuare la fonte di quel bagliore; sotto sotto auspicava fosse una moneta persa da qualche avventore distratto, ma la sua speranza sfumò quando si ritrovò a fissare un block notes sul pavimento. Il luccichio proveniva dai cerchietti di metallo che tenevano insieme i fogli.
Il ragazzo lo raccolse, lentamente. Era un banalissimo blocchetto per appunti, dalla copertina rigida color crema. “Qualcuno deve averlo perso” pensò, rigirandolo tra le mani.
Rimase a fissarlo per alcuni, infiniti istanti. La curiosità lo stava divorando, anche se la sua coscienza gli imponeva di non sbirciare qualcosa che non gli apparteneva.
“Che male c’è anche se gli do un’occhiata? Tanto l’avrebbe raccolto un cameriere, e poi l’avrebbe buttato. Insomma, non è mica un portafoglio!” si disse, cercando di giustificare a sé stesso ciò che stava per fare.
Travolto dalla curiosità, aprì il block notes.
Lo sfogliò con attenzione, lanciando qualche occhiata ai clienti più vicini; non voleva essere osservato.
I primi fogli erano bianchi, ma andando avanti vi si scorgevano i soliti scarabocchi che si fanno quando si è distratti, oppure quando si è al telefono. Ma dopo cinque o sei pagine individuò quella che era una scrittura fitta e ordinata.
Con sua enorme sorpresa, si ritrovò a leggere un insieme di poesie, ma soprattutto di descrizioni vivissime. Sembrava quasi un racconto a metà tra un diario e una bozza di un romanzo romantico. L’oggetto di tutte queste elucubrazioni mentali era chiaramente un ragazzo, “il più dolce, incredibile, il più prezioso”.
Profondamente colpito, iniziò a leggere fin dall’inizio. Non c’era una data, né dei nomi o una firma, ma dalle parole traspariva una passione tale da riuscire ad emozionare Kisa.
“Oggi ci siamo visti ancora. No, a dir la verità io ho visto lui, ma questo non è sufficiente a dire che ci siamo davvero incontrati. Quando lo vedo il mondo si sconvolge davanti a me; non c’è più certezza, non c’è più realtà, fino a che non lascia la stanza. I suoi occhi sono così profondi, eppure sembra mancargli qualcosa: è in quei momenti che vorrei abbracciarlo, e riempire quel suo vuoto immenso. Più di ogni altra cosa mi ritrovo a desiderare quell’esile corpo, anche contro la mia volontà. Non avrei mai pensato di volere un altro uomo; ma lui è diverso: ogni volta che mi passa vicino, il cuore batte più forte, e non sono più padrone di me stesso.
Ormai mi sono arreso: lo voglio, e farei qualsiasi cosa per vederlo sorridere.”
Kisa leggeva febbrile, e una strana sensazione di imbarazzo misto a qualcosa di più caldo e indefinito lo prese allo stomaco. L’autore era chiaramente un uomo, si riferiva a sé stesso al maschile; ma anche l’oggetto del suo desiderio era un altro uomo. “Tutti io, me li becco...” si ritrovò a pensare, sarcastico.
- Signore, ha ordinato lei un altro caffè? – chiese una voce accanto a lui. Kisa sussultò, ritrovandosi vicino la cameriera.
- Ah... sì, grazie. – rispose, e, involontariamente, nascose il blocchetto sulle ginocchia, sotto al tavolo. “Stupido, nessuno può sapere che il block notes non è tuo!” si rimproverò l’attimo dopo. Lo tirò fuori, ricominciando a leggere mentre sorseggiava il caffè bollente. Era talmente preso che non si accorse di essersi quasi ustionato la lingua.
Quelle parole erano così profonde, così vivide. Iniziò a pensare che avrebbe voluto incontrare quell’uomo, dall’animo così gentile, appassionato, intelligente.

"Sei tu,
quello che penso al mattino.
Sei tu,
quello che immagino al mio fianco sempre.
Sei tu,
che rincorro costantemente con il mio pensiero.
Sei tu,
il centro del mio Universo.

Tu, solo tu, sempre e ...
per sempre tu,
amore mio"*

Lesse la poesia tutto d’un fiato, col cuore che gli batteva forte. Era stato lui a scriverla, oppure era di un autore famoso? Kisa non era certo esperto in poesie, ma gli piaceva pensare – a torto – che fosse stato il misterioso autore del block notes a scrivere parole tanto semplici quanto accorate. In quel momento, desiderò ardentemente di incontrarlo, di parlargli, di capire chi fosse tanto fortunato da avere al suo fianco (forse inconsciamente, dato che lo scrittore non aveva ancora accennato a un vero incontro tra i due) un uomo così romantico.
Era così preso dalla lettura che iniziò a girargli la testa. Portò una mano alla fronte, e, sorpreso, si accorse che era sudaticcia. Decise di lasciare subito il bar e andare a darsi una rinfrescata a casa.
- Il conto, per favore. – chiese al primo cameriere che passava; quello annuì, e nel giro di pochi minuti aveva già pagato ed era sulla strada di casa.
Non si era accorto che, pochi istanti dopo, Yukina era entrato nello stesso bar, cercando con lo sguardo il loro solito tavolo.


Kisa lanciò la giacca e la sciarpa su una sedia, e si lasciò andare sul divano, mollemente. A causa del block notes, non aveva ancora finito di correggere la storyboard del suo manga, e così si ritrovò a lavorare ferocemente sulle ultime pagine rimaste. La sensazione di malessere non voleva lasciarlo, ma lui la ignorò, convinto che la dormita che avrebbe fatto quella notte lo avrebbe rimesso in sesto.
Poco prima di dormire, però, ritirò fuori il blocchetto. Lo sfogliò ancora, leggendo alcune righe scritte velocemente e senza cura. Era chiaro che l’autore era agitato o nervoso.
“Perché mi ignora? Perché continua a tormentarmi? Lo sogno ogni notte, ormai, non riesco a levarmi dalla testa la sua pelle candida, tanto vorrei toccarla. Ieri mi baciava nei miei sogni; correva da me, senza fiato, e facevamo l’amore nel ripostiglio, quasi fossimo entrambi stanchi di aspettare. È stato così vivido che, al mio risveglio, ero tanto sconvolto da aver preso la mia decisione.”
A quelle parole Kisa arrossì, memore delle notti d’amore passate con Yukina. Si chiese come doveva essere fare l’amore con un uomo tanto appassionato; subito, però, si vergognò di quella riflessione. Era quasi come tradire Yukina, anche se solo col pensiero.
- Basta, basta. Questa cosa mi sta dando alla testa. – disse, a voce alta. Ma continuò a leggere ancora a lungo, cercando di immaginare questo fantomatico uomo innamorato. Che cosa aveva deciso? Si era allontanato o aveva fatto il primo passo? Chissà perché, ma se lo figurava alto, con un bel viso e mani eleganti, come la sua scrittura ordinata. Non si rese conto che si stava addormentando, e lentamente scivolò nel sonno con il blocchetto ancora aperto sul petto.

“Driiin!”
- Mmh... – Kisa si rotolò tra le coperte.
“Driiin!”
- Cos...? – mormorò, aprendo gli occhi. La stanza era immersa nella penombra, la piccola lampada da tavolo in salotto era ancora accesa da quella sera. Era stato così distratto dall’anonimo autore del block notes che si era dimenticato di spegnerla.
“Driiin!”
- Ma chi è? – si chiese Kisa, rendendosi finalmente conto che qualcuno suonava insistentemente alla porta. Guardò l’orologio: erano solo le dieci e mezza di sera; si era addormentato senza nemmeno cenare.
“Driiin!”
- Basta, basta, arrivo! – urlò, scocciato. Si alzò dal divano, e, premurandosi di nascondere il block notes sotto un paio di cuscini, si avviò alla porta.
Quando la aprì, si ritrovò davanti l’angelico volto, tutto sorridente, di Yukina.
- Yu- Yukina-san! – esclamò, stupito. Subito si pentì di essere andato ad aprire così frettolosamente: probabilmente ora aveva un’aria ridicola, con i capelli scompigliati e la camicia stropicciata.
- Alla buon’ora! – rispose l’altro.
- Che ci fai qui? –
- Ma come? Non hai ricevuto il mio messaggio? Non ti ho trovato al bar, e così... – disse lui, confuso. Kisa cercò di fare mente locale, ma l’ultimo ricordo che aveva del suo cellulare era al bar. Una volta entrato in casa l’aveva lasciato nel giaccone, senza premurarsi di controllarlo. Non era proprio da lui trascurare così Yukina.
- Io... ehm... no, ecco... Avevo un sacco di lavoro da fare, e così mi sono dimenticato di tenerlo con me. – si scusò lui, imbarazzato.
- Beh, uhm... posso entrare? Ti avevo scritto che sarei passato da te dopo cena... e... mi dispiace non essere venuto prima, ma ho dovuto fermarmi per finire l’inventario. – rispose Yukina, del tutto a suo agio. Senza farsi nemmeno invitare, varcò la soglia e si tolse scarpe e giacca. Kisa fu investito dal suo piacevole odore di fresco.
- N-non c’è problema! – si affrettò a rispondere. Se gli avesse detto che era per colpa di un block notes di un uomo sconosciuto lo avrebbe preso per pazzo.
Yukina si stiracchiò, avviandosi verso il salotto. Kisa lo seguì, titubante. Si sentiva a disagio per via di tutta quella storia del blocchetto. In più, tanto per peggiorare la situazione, si sentiva debole e stanco.
- Com’è andata la giornata? – chiese Yukina, sedendosi sul divano.
- Così così... Tsukino-sensei si è ammalata, e così anche metà delle sue aiutanti, e così ho dovuto passare il pomeriggio a cercare un modo per finire lo storyboard... a dire la verità mi sono stancato parecchio. – ammise Kisa, sedendosi a sua volta.
- Allora lascia che ti aiuti a rilassarti. – sussurrò Yukina, passando un braccio attorno ai fianchi del ragazzo. Kisa avvampò all’istante.
- E-ehm, io... – balbettò, già preda delle emozioni. Vide il volto di Yukina avvicinarsi sempre di più; era talmente bello da mozzargli il fiato.
- Non ti preoccupare... – rispose Yukina, e posò dolcemente le labbra su quelle di Kisa. Il bacio fu dolce e delicato, ma il corpo di Kisa reagì come se fosse stato un bacio molto più passionale.
Yukina continuò a baciarlo, lentamente, le mani che esploravano carezzevoli il collo, le spalle, la schiena. Kisa era in preda a sentimenti confusi: forse a causa della stanchezza, o del troppo lavoro, ma non riusciva a godersi il momento; la sua mente era ancora corsa al block notes, al suo misterioso autore.
Yukina, nel frattempo, con un gesto abile e veloce lo stese sul divano.
- Yukina-san... – mormorò Kisa, agitato. L’altro sorrise dolcemente.
- Non dire niente... – rispose Yukina, e riprese a dargli dolci baci su tutto il collo, facendolo fremere. Kisa gemette, quando le mani di Yukina corsero a scoprire il suo petto.
- A-aspetta... – cercò di interromperlo Kisa, ma l’altro, insensibile alla richiesta, si avventò sulla pelle nuda del ragazzo, ammirandone la sfumatura nivea. Kisa, preda dei suoi baci, si sentiva girare la testa. Voleva semplicemente lasciarsi andare, ma non ci riusciva, non del tutto. Continuava ad avere strani pensieri; si chiedeva “E come sarebbe con l’uomo del block notes?”, pentendosi l’attimo successivo.
“Stupido che non sono altro... “ si ritrovò a pensare con disperazione “Oltre a innamorarmi della faccia di qualcuno, ora mi prendo una fissa per degli stupidi racconti?”
Ma non ebbe nemmeno il tempo di rispondere alla sua stessa domanda, che Yukina lo aveva già privato della camicia. Con gesti pazienti e seducenti allo stesso tempo, il ragazzo cercava di slacciare la cintura dei pantaloni, mentre con la lingua percorreva il petto dell’amante.
- Yu... Yu... – cercò di interromperlo Kisa, ma inutilmente. La sensazione di calore era aumentata, lasciata, come una scia, dalle labbra di Yukina sul suo corpo. Ma quel calore si stava facendo troppo soffocante, e saliva alla testa di Kisa come una vampata.
- Yu... kina... aspetta... per favore... –
- Kisa-san... – rispose l’altro, sfilandogli i pantaloni. Yukina pareva troppo preso dalla sua passione per accorgersi che c’era qualcosa che non andava. Fu quando sentì come un tonfo provenire da Kisa che si interruppe.
- Kisa-san... cosa...? – mormorò, per poi accorgersi che il tonfo l’aveva fatto la sua testa, mentre cadeva addormentato. Il suo viso era arrossato e sudato.


Morbido. Morbido e tiepido. Avvolto come un pulcino nel suo nido.
Kisa si svegliò avviluppato da quelle sensazioni dolci e confortanti. Tentò di alzare la testa, socchiudendo gli occhi.
- Ahi! – esclamò, portando una mano alla testa che girava. All’improvviso, la sensazione di morbidezza lo lasciò, facendo spazio a delle forti fitte al capo. Si sentiva caldo e febbricitante, e solo allora si accorse che un panno fresco gli era scivolato via dalla fronte.
- Ma cosa è successo? – sussurrò a sé stesso, mettendosi seduto. Cercò di raccapezzarsi, mentre raccoglieva il fazzoletto caduto a terra.
- Ah! – esclamò, subito memore della serata precedente. Doveva finire il lavoro, e poi si era addormentato, e poi c’era Yukina; Yukina sulla soglia di casa, Yukina sul divano, i suoi baci e poi... Poi cosa? Non ricordava più nulla, solo la sensazione di caldo opprimente e gli occhi che si chiudevano.
- Oh no, devo essere svenuto... o addormentato... – disse, preoccupato. Realizzò che Yukina lo aveva portato a letto e perfino cambiato, mettendogli il pigiama. E infine, era sicuramente rimasto a vegliarlo, dato che il panno fresco sulla fronte era evidentemente appena stato sostituito.
Si sentì tremendamente in colpa, tanto che arrossì violentemente. Non solo si era addormentato in un momento come quello, ma aveva fatto di sicuro preoccupare Yukina.
Cercò di alzarsi goffamente dal letto, cercando di non fare movimenti troppo bruschi. Sentì un vago rumore provenire dalla sala, e così si avviò verso quella stanza.
Mentalmente, cercava di mettere insieme un discorso di scuse, che comprendeva quanto duro era lavorare fino a sera e quanto invece gli faceva piacere passare con lui qualche oretta.
Stava per aprire la bocca, prendendo fiato, quando si accorse che Yukina era accovacciato accanto al divano, dandogli la schiena.
“Che sta facendo?” si chiese Kisa, avvicinandosi. Yukina non lo sentì subito, così Kisa fu in grado di vedere in cosa era impegnato.
Con sommo orrore e imbarazzo, si accorse che Yukina stava sfogliando il block notes. Rimase a bocca aperta, farfugliando qualcosa.
- Yu... io... cosa... ? –
Yukina si voltò di scatto verso di lui, con un’espressione furiosa sul volto.
- Kisa-san... dove l’hai preso questo? – chiese, alzandosi lentamente.
- Io... no! Yukina, non è come pensi! – cercò di dire, ma ne uscì un insieme incoerente di parole e borbottii incomprensibili.
- Kisa-san... – rispose lui, e si voltò, irrigidito. Era la prima volta che lo vedeva così. Sembrava arrabbiato, ma, allo stesso tempo, gelido come una pietra. Kisa sentì la confusione e il fraintendimento farsi spazio tra di loro, e cercò di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
- M-mi dispiace, io... Non fraintendere, Yukina-san, ti prego! – rispose l’altro, veemente.
- Devo andare. – disse Yukina, secco. Con un gesto veloce, si mise la giacca e, raccolta la borsa, uscì dall’appartamento, sbattendo la porta. La sua reazione fu così veloce che Kisa non aveva avuto nemmeno il tempo di cercare di fermarlo. Fu quando ormai se n’era andato che crollò sul divano, incredulo.
“Yukina-san... Yukina-san pensa che lo sto tradendo! Ha trovato il block notes e ora crede che un altro uomo scriva per me!” pensò, disperato.
Iniziò a mandargli messaggi, frenetico. Dopo cinque o sei senza risposta, tentò di telefonare.
“Siamo spiacenti, ma il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile. Vi preghiamo...”
- Maledizione! – urlò Kisa, sbattendo un pugno sul tavolino. Si sentiva in colpa. Se solo non avesse raccolto quello stupido blocchetto! Yukina si era preso cura di lui, e ora lo ripagava mettendo in dubbio la sua fedeltà.
Si accorse che Yukina si era portato via il famigerato block notes. Fu in quel momento che maturò la sua decisione: proprio come aveva fatto l’autore misterioso del blocchetto, anche lui aveva ritrovato la sua determinazione. Di solito si limitava a subire ciò che accadeva alla loro relazione; ma non quella volta.
Yukina era troppo importante per lui; non gli importava se era imbarazzante, o se sarebbe arrossito come ogni volta che esponeva troppo i suoi sentimenti.
Non gli importava. Voleva solo Yukina. E al diavolo l’uomo dei block notes!

Kisa uscì dall’appartamento senza nemmeno mettersi la giacca. Il freddo pungente dei primi giorni d’inverno gli pungeva le guance, facendole colorire. Aveva portato con sé solo le chiavi e la voglia di cancellare il suo errore.
La corsa verso la sua casa fu come in un sogno: non vide realmente i corridoi bui della metropolitana, né i primi fiocchi di neve dell’anno, troppo in anticipo, che scendevano quieti sulla città. Non vide l’impiegato che spintonò per sbaglio sulle scale, né il barbone che chiedeva qualche spicciolo in un angolo rischiarato dai lampioni.
Affannoso, arrivò alla porta della sua casa.
“Driiin!”
- Yu... Yukina-san! – urlò, con tutta la voce che aveva in corpo. Nessuna risposta.
- Yukina-san! Sono io! – urlò di nuovo, mentre la gola gli bruciava per il freddo e per lo sforzo.
- YUKINAAAAA! – strillò, accasciandosi. Si sentiva così disperato... Yukina se n’era andato? Ora lo odiava? Oppure aveva deciso di finirla?
Senza accorgersene, aveva cominciato a singhiozzare, senza capire se fosse a causa della delusione o del respiro mozzo.
- Kisa... san...? – mormorò una voce sopra di lui. Kisa alzò la testa e vide Yukina sopra di lui, il volto stupefatto.
- Yukina-san! F-fammi spiegare! Io... – iniziò lui, ma Yukina lo zittì con un gesto.
- Entra dentro... stai gelando... – ribatté a mezza voce, e Kisa obbedì. La casa era piacevolmente calda, e Kisa fece un sospiro di sollievo. Yukina lo aveva preceduto fino al soggiorno, mentre Kisa cercava di asciugare frettolosamente le lacrime. Si sentiva un’idiota, ma voleva andare fino in fondo alla faccenda.
- Kisa-san, vedi... –
- No, aspetta! Fammi parlare! Davvero, è stato tutto un equivoco! Non ti ho tradito, né lo farei mai, Yukina-san, ti prego, credimi! Quel coso... quel blocchetto... è stata una fatalità! Yukina... – iniziò Kisa, farfugliando. Yukina aveva un’espressione gelida, le spalle strette e lo sguardo sfuggente.
- Mi devi credere! È tutto un errore, non ho mai pensato... creduto... io... –
- Kisa-san, aspetta. – intervenne Yukina, perentorio.
- Perché non mi credi? Te lo posso giurare, te lo giuro su ciò che vuoi! –
- Shouta! – urlò Yukina, afferrandogli il braccio. Kisa si zittì, la testa che girava. Yukina era serio come lo aveva visto raramente; il suo bel viso era contratto, la mascella serrata. Il suo sguardo era così penetrante che Kisa fu costretto a distogliere gli occhi.
Si preparò al peggio.
- Io. – disse lui, semplicemente.
- Eh...? –
- Io. Sono stato io. – ripeté Yukina, borbottando. Kisa alzò lo sguardo, e si accorse, con somma sorpresa, che Yukina era arrossito. Fino alla punta dei capelli.
- Yukina-san, non capisco... – mormorò Kisa, confuso. Cos’era questa storia?
- Il block notes... ecco... – continuò l’altro, lasciando la presa. Sembrava preda di un imbarazzo sconosciuto.
- Il block notes... cosa? – chiese Kisa, disperato.
- Sono stato io! L’ho scritto io quel block notes! – urlò Yukina, imporporandosi.
- Tu... cosa?! – rispose Kisa, sbalordito. Indietreggiò di qualche passo, cercando di raccapezzarsi.
- Ti ho detto... ti ho detto che sono stato io! Quel block notes è mio! – ribatté l’altro. Poi sospirò, lasciandosi andare mollemente sul divano.
- Quando ho visto il block notes... insomma, mi sono sentito nudo. Io... avevo iniziato a scriverlo dopo poco che ti avevo notato al negozio. – iniziò, mentre un Kisa sempre più sbalordito cercava di dare un senso alle sue parole. – Non so perché l’ho fatto. Non sono quel tipo di persona. Ma... ecco, era la prima volta che sentivo una cosa del genere per un ragazzo, e tu... tu mi avevi ossessionato. – ammise, stringendosi nelle spalle.
- Ma io... allora non sei arrabbiato? – pigolò Kisa, titubante. Yukina scoppiò in una risata.
- Kisa-san, sei davvero incredibile! Ti sto dicendo che per settimane ho scritto le mie speranze e le mie fantasie su di te su un blocchetto e tu ti preoccupi se sono arrabbiato o meno! – esclamò, sorridendo. Kisa arrossì.
- Mi dispiace non avertelo detto prima... è stata una fatalità. Non mi ero nemmeno accorto di averlo perso. – concluse, imbarazzato.
- Però... – aggiunse Yukina - ... sono felice che tu ti sia preoccupato così per me. Kisa-san... mi piaci davvero. – affermò, mentre Kisa arrossiva ancora di più.
- Io sono... beh, un po’ stupito. – rispose Kisa, mentre il cuore gli batteva all’impazzata. Era in preda a un misto di sentimenti, dal sollievo per aver risolto il fraintendimento, allo stupore della confessione, fino all’imbarazzo misto a piacere nello scoprire che Yukina pensava a lui già da prima che si conoscessero.
Yukina si alzò, avvicinandosi all’altro.
- Mi dispiace. Mi trovi strano? Pervertito? – chiese Yukina, ma aveva un’espressione divertita.
- N-no, affatto. Anzi... –
- Anzi...? –
- Io, ehm... ecco... volevo dire che... mi fa piacere. – mormorò Kisa.
- Ne sono felice. – rispose Yukina, e, in un gesto veloce, lo abbracciò. Kisa si sentì avvolgere dal dolce profumo del suo corpo.
Yukina lo strinse più forte, e, senza che nessuno dei due lo avesse premeditato, si baciarono. Un bacio inizialmente delicato, poi sempre più profondo e sensuale.
Kisa sentiva che il gelo e la paura nel suo cuore si scioglievano, mentre Yukina lo conduceva gentilmente in camera da letto. Il calore di Yukina lo avviluppò mentre lo privava prima del maglione e poi dei jeans, e infine di tutto ciò che potesse fare da barriera ai loro corpi.
I due amanti si mossero in gesti già conosciuti dall’istinto, rotolandosi quasi con infantile entusiasmo tra le lenzuola che sapevano di fresco.
Kisa non aveva dubbi mentre Yukina assaporava la sua pelle, marchiandolo a fuoco con la lingua. Non aveva dubbi mentre si abbandonava al piacere delle sue mani e della bocca. Non ebbe dubbi nemmeno mentre fecero l’amore, con una dolcezza e una passione tale da annebbiargli la mente.
Nelle vesti di impiegato in un negozio, o in quelle di scrittore anonimo. Anche se sconosciuto, ciò che faceva battere il cuore di Kisa era Yukina Kou, e sempre lo sarebbe stato.

*La poesia è di Pablo Neruda.
  
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