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Autore: liena    07/03/2012    4 recensioni
1993 – Winchester, Inghilterra.
Tra le strade della città c’era un bambino che camminava, ad occhio e croce doveva avere cinque anni, con una palla da calcio sotto braccio. Portava un caschetto biondo, troppo naturale per essere inglese, e gli occhi di un color zaffiro leggermente arrossati per il pianto.
Prima classificata al contest "Un cucciolo tutto per me" indetto da faBry94 sul forum di EFP
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Liena
Titolo della storia: Ladybug  ̴Mello’s Destiny
Fandom: Death Note
Rating: Verde
Genere: Slice of life, Malinconico
Avvertimenti: Missing Moments, What if, One-shot
Animale + numero scelto: Coccinella + 61 (fiore)
Note dell'autore: Cosa dire? È da un po’ che non prendo carta e penna, spero solo di non far venir fuori un disastro. La coccinella è sempre stato un animale che mi interessava, e quando ho letto questo contest … non ci ho pensato due volte. Inoltre era da tempo che volevo scrivere qualcosa sull’infanzia di Mello quindi mi sono detta: questa è l’occasione giusta. Ed eccomi qui, nonostante abbia un esame da preparare -non si può dire di no ad una passione come la scrittura, giusto?-. Mi sono sempre immaginata cosa possa essere successo ai genitori del piccolo Mihael e di come sia arrivato alla Wammy’s House. Questa shot rimette insieme un po’ le mie fantasie sull’accaduto. Spero sia di vostro gradimento, grazie per l’attenzione. Buona lettura.
 
Prima classificata al contest “Un cucciolo tutto per me” indetto da faBry94 sul forum di EFP.
 








 

Ladybug - Mello's Destiny

 
 
 
 
 
 
1993 – Winchester, Inghilterra.
 
 
Tra le strade della città c’era un bambino che camminava, ad occhio e croce doveva avere cinque anni, con una palla da calcio sotto braccio. Portava un caschetto biondo, troppo naturale per essere inglese, e gli occhi di un color zaffiro leggermente arrossati per il pianto.
Lasciò cadere a terra il pallone quando alzò gli occhi verso il cielo. La sua attenzione venne catturata da una piccola coccinella che volava veloce sopra la sua testa, facendogli spostare mano a mano lo sguardo.
Raggiunse un palazzo poco distante alla sua posizione, che si ergeva sopra il resto delle abitazioni, e vide del fumo fuoriuscire dalle finestre -ormai in mille pezzi- mentre l’interno dell’appartamento si dipingeva di rosso.
Il piccolo iniziò a piangere a squarciagola attirando l’attenzione dei passanti.
Quella era la sua casa.
Vagò senza sosta per le ore successive, troppo scosso per la perdita improvvisa. La sua casa, la sua mamma, il suo papà… la sua vita. Camminò senza fermarsi fino ad arrivare al parco, situato dall’altra parte della città, e si lasciò cadere sul marciapiede alla sua entrata.
Rimase seduto su di esso e si portò le gambe al petto quando la vide di nuovo.
Una coccinella rossa dai puntini neri si posò sulle sue mani che tenevano salde e strette le ginocchia.
“Tu non dovresti portare fortuna?” domandò ingenuamente il piccolo mentre i suoi occhi si fecero nuovamente lucidi. Poggiò la fronte alle ginocchia ed aspettò. Non sapeva cosa ma sapeva di dover … aspettare.
 
 
 
 
“Come mai tutto solo, bambino?” domandò dopo molti minuti un passante, notandolo.
Il piccolo lo guardò per un paio di secondi con occhi spenti, senza parlare. L’altro gli posò una mano sulla testa, accarezzandolo piano, mentre continuò a parlare.
“Mi chiamo Quillish, Quillish Wammy. Non è il caso che un bambino piccolo come te se ne stia in giro per strada, tutto solo. Coraggio, vieni con me” disse con tono amorevole. Ci sapeva fare, con i bambini.
Prese la mano infreddolita del bambino biondo e lo condusse verso un edificio. Il giovane si guardò attorno e non vide più la coccinella che lo aveva seguito fin lì, quasi a badare a lui.
 
 
 
 
Rimase, per i primi mesi passati in quella specie di orfanotrofio, nella stanza che gli avevano assegnato cercando di avere il minor numero possibile di relazioni con gli altri ragazzi. Non gli piaceva quel luogo così spento, non gli piaceva la continua insistenza di certi ragazzi nel voler attaccare bottone, non gli piaceva essere spiato -perché sì, aveva la netta sensazione di essere tenuto costantemente d’occhio, anche quando si trovava in camera da solo- , non gli piaceva la sua fredda stanza.
Voleva tornare a casa. Quello sì, gli sarebbe piaciuto.
E, proprio con quei pensieri felici che gli suscitava tornare indietro di alcuni giorni con la fantasia, prese sonno quella sera con un sorriso stranamente compiaciuto.
Ed ecco che ricomparve.
“Posso sapere perché continui a seguirmi?” domandò innocentemente a quel piccolo animaletto a pois. “Certo che parlare con un animale…” scosse la testa sorridendo amaramente “Vorrei proprio sapere perché continui a venire da me” mormorò mettendosi a braccia conserte fissando la coccinella volargli attorno finché non si decise a volare in avanti, verso una porta.
Il biondo la fissò esitante per poi decidere di seguirla -poteva giurare di aver sentito il suo nome provenire da essa, come un richiamo-.
Avanzò oltre la soglia e venne abbagliato da una forte luce che lo costrinse a chiudere gli occhi per poco più di un minuto prima di riuscire a focalizzare dove si trovasse. Una gigantesca distesa di fiori dai mille colori lo accolse calorosamente.
Si guardò attorno un po’ confuso alzando un sopracciglio “Dove mi hai portato?” continuò a rivolgersi all’animaletto notando soltanto in quell’istante che si era addentrata sotto alcuni di quei fiori.
Si abbassò e si fece spazio tra essi, spostandoli delicatamente con le mani, fino a trovarla posizionata su un piccolo fiore completamente bianco.
“Cosa significa?” domandò dando in realtà poca importanza alla sua amica, rimanendo rapito dal candore che sprizzava quel fiore. Così strano quanto affascinante. Era in grado di colpirgli direttamente il cuore con un’ondata di caldo e serenità mai provata.
Inclinò di poco la testa, senza giungere al perché di tutto quello, e socchiuse gli occhi per un secondo. Quando li riaprì si ritrovò sotto le lenzuola, su di un fianco, con una mano tra il viso ed il guanciale. Si portò a sedere sul letto grattandosi svogliatamente i capelli e sbadigliando, finché non sentì un rumore provenire da qualche stanza in quell’edificio che doveva iniziare a considerare casa.
Decise di alzarsi, estremamente curioso nel sentirlo una seconda volta, costatando che fuori prevaleva ancora il buio e che tutti i ragazzi dovevano essere ancora addormentati. Almeno, così credeva.
Raggiunse la sala comune, dove i ragazzi erano soliti trascorrere il proprio tempo libero giocando, e fu allora che lo vide per la prima volta.
Un ragazzo, poco più piccolo di lui, stava rannicchiato sul pavimento gelido mentre incastrava meccanicamente i pezzi del lego uno sopra l’altro. Avanzò di qualche passo con curiosità. Sembrava un angelo.
I raggi ancora vivi della luna illuminavano la sua figura facendolo sembrare bianco, etereo. Assottigliò gli occhi mentre piano si avvicinava in silenzio, costatando che non era per l’effetto della luna quel candore: portava un pigiama completamente bianco, aveva dei capelli argentei e una pelle sorprendentemente diafana.
Rimase a fissarlo provando una sensazione provata poco prima di svegliarsi da quel sogno, quando incrociò il suo sguardo.
Azzurro e nero. Cristallo e pece.
“Piacere, Near” disse con voce terribilmente inespressiva e distaccata, simile ad un robot meccanico, mentre tornò a dare attenzione alla costruzione sulla quale stava lavorando. Eppure, quel breve contatto, bastò a far nascere qualcosa di nuovo nel ragazzo biondo.
Sentiva di aver trovato ciò di cui era disperatamente alla ricerca, un nuovo inizio, un nuovo stimolo per continuare a vivere.
“Mello, piacere” sussurrò in risposta sedendosi accanto a quel bizzarro ragazzo, ignaro di ciò che lo stava aspettando.
Nel frattempo la piccola coccinella, appostata sul davanzale di una delle finestre della stanza, si alzò in volo e scomparì. Aveva portato a termine il suo compito, aveva indicato a Mello la strada da seguire.
Ora doveva iniziare a camminare da solo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 






Prima classificata
LADYBUG – MELLO’S DESTINY - LIENA



Grammatica, sintassi e punteggiatura: 10/10
Non ci sono errori di alcun tipo. Il tutto è corretto e ben organizzato.
Lessico e stile: 10/10
Il tuo stile mi è piaciuto molto, anche perché si avvicina un po’ al mio. Ho apprezzato la divisione in blocchi e la scorrevolezza del testo. Brava!
Originalità: 10/10
Posso dirlo senza alcun dubbio: la tua è stata la storia più originale di tutte! Sei partita da un momento solitamente non preso tanto in considerazione nelle fan fiction di questo fandom (il motivo per cui Mello è diventato orfano) e grazie alla coccinella sei riuscita a delineare quella che sarà poi la sua vita, ovvero l’arrivo alla Wammy’s House e l’incontro con Near.
Caratterizzazione dei personaggi: 5/5
Inizialmente avevo un dubbio su Mello. Lo trovavo un po’ troppo ben disposto nei confronti di Near, ma poi ho pensato: è appena arrivato alla Wammy’s House ed è ancora piccola… Probabilmente non ha ancora capito con chi ha a che fare. Su Near invece sono sicurissima: è lui. E’ freddo, quasi apatico, ma allo stesso tempo risulta tenero nel suo modo di fare da bambino.
Uso dell’oggetto: 5/5
Il modo in cui hai utilizzato l’oggetto è stato sublime! Non avrei mai pensato che saresti riuscita ad attribuirgli un significato così bello. Mello aveva bisogno di un nuovo inizio, di qualcosa che lo spingesse a vivere di nuovo… E dove lo ha portato la coccinella? Proprio vicino ad un fiore bianco. Bianco come Near.
Gradimento personale: 10/10
La tua storia mi ha emozionata davvero tanto e sono rimasta affascinata, come già avrai capito, dal momento in cui Mello si avvicina al fiore. Il significato che gli hai attribuito è azzeccato e quasi commovente, perché io quando ho capito che il colore del fiore rimandava a Near mi sono davvero emozionata. Poi l’inizio della storia è davvero triste e colpisce per la sincerità del dolore provato da Mello. Complimenti. Davvero.
Totale: 50/50




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