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Autore: snow nymph    07/03/2012    2 recensioni
Blaine, un ragazzo che, dopo essere stato vittima di ripetuti atti di violenza e bullismo, decide di negare quello che è pur di smettere di soffrire.
Rachel, la ragazza con la quale Blaine accetta di uscire pur di non far capire che è gay.
Kurt, acido e sarcastico fratellastro di Rachel, più grande e assolutamente odioso. Ma colui che aiuterà Blaine ad accettarsi, in tutta la sua debolezza.
Eppure anche Kurt ha bisogno di aiuto. Perché sotto il carattere gelido e menefreghista, sono nascosti antichi dolori e sofferenze.
Kurt e Blaine sono così simili e bisognosi che non riescono a sopportarsi. Ma si aiuteranno a vicenda, per rimettere a posto il loro cuore.
Dal testo.
-Pensi che tutto questo non ti riguardi?- Kurt urlava, come impazzito. -Pensi che siccome non ti tocca direttamente, tu possa semplicemente rimanere qui a guardare?-
Blaine continuava a evitare il suo sguardo, perché sapeva che se l'avesse incontrato avrebbe ceduto. Girò la testa da un lato. Kurt prese quel gesto come la conferma del suo disinteresse e lasciò la presa sulle sue spalle, allontanandosi disgustato da lui, indietreggiando.
-Sei solo un vigliacco.- sibilò con disprezzo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Let me fix your heart

Una sistemata ai capelli, una spruzzatina di profumo e un'aggiustata al papillon; Blaine Anderson era pronto per il suo primo giorno.
Uscì dal bagno e tornò in camera per prendere la borsa, passando davanti a uno specchio. Blaine gettò un'occhiata veloce al suo riflesso e passò avanti. Poi, ripensandoci, tornò davanti alla superficie riflettente. Lo sguardo gli cadde sul papillon a pois. Eh no caro, si disse. Questo è tremendamente da gay.
Blaine guardò con rammarico il suo farfallino preferito, per poi sospirare e toglierselo con un gesto, sconfitto. Doveva assolutamente evitare qualsiasi cosa potesse anche solo attirare una battuta pericolosa; in effetti, guardandosi meglio nello specchio, anche i capelli impomatati potevano costituire un problema. No, un cambiamento alla volta. Già togliersi il papillon era qualcosa che ancora non riusciva ad accettare, non poteva aggiungere anche quello.

Blaine fece un sospiro e si arrese a un esame completo del suo aspetto, cercando di ricordare quello che i suoi vecchi compagni definivano “tremendamente da gay”: i farfallini, prima di tutto, poi i chili di gel nei capelli, la camminata col culo stretto...

Blaine si accigliò e provò a camminare con le gambe larghe come un camionista. Smise subito, sentendosi estremamente stupido, e decise che per quel primo giorno poteva andare anche togliere solo il farfallino.

Prese la borsa e uscì, scese le scale, gridò un “io vado” alla casa vuota e raggiunse nel garage la sua costosa auto nero metallizzata. Nonostante lui avesse di gran lunga preferito una moto, non si poteva lamentare. Mise in moto e, in retromarcia, uscì dal garage per poi arrivare nel vialetto.
Accese la radio e si avviò verso la scuola.

La sua nuova, temibile scuola.

Dopo essere stato costretto a lasciare il suo vecchio liceo, il signor Anderson, il padre di Blaine, aveva insistito per iscriverlo in un istituto privato, ma Blaine l'aveva pregato di lasciarlo andare in un'altra scuola pubblica. Il ragazzo odiava quegli ambienti dove tutti erano perfetti e dove non poteva fare altro che sentirsi costantemente in trappola e controllato. Il signor Anderson, non particolarmente interessato alla fine del figlio e solleticato dall'idea di risparmiarsi una costosissima scuola privata, aveva infine accettato. Aveva però messo in chiaro che “non avrebbe tollerato una storia come quella capitata in passato”, e che quindi Blaine doveva darsi una regolata.

E Blaine se la diede. Lui e la sua famiglia si erano trasferiti a Lima, dove nessuno lo conosceva e dove avrebbe potuto ricominciare una nuova vita.

Per quanto odiasse rinnegare quello che era, aveva deciso che non avrebbe più sofferto come in passato, anche a costo di dover uscire con delle ragazze. Doveva quindi evitare come la peste qualunque atteggiamento, qualunque cosa che potesse portare qualcuno ad affermare che fosse gay.

Quella era stata una delle decisioni più difficili della sua vita; lui era sempre stato fiero di quello che era, ma dopo quello che era successo aveva cominciato a pensare che forse in lui c'era davvero qualcosa di sbagliato. Blaine scosse la testa, per cacciare quei pensieri. Dopotutto, doveva solo fingere per un ultimo anno, dopodiché se ne sarebbe andato a New York e avrebbe vissuto come -e con chi- gli pareva.

Preso dai suoi pensieri, sbagliò strada non poche volte e arrivò a scuola appena prima l'inizio delle lezioni. Si fece dare in fretta il programma e cercò disperatamente l'aula della sua prima lezione, inglese. Nei corridoi non c'era quasi nessuno, e Blaine non aveva la più pallida idea di dove andare.

-Scusa!- disse, col fiatone, fermando una ragazza bruna, -scusami, potresti dirmi dov'è l'aula del professor Murphie?-

La ragazza si girò appena, continuando a camminare. Blaine la inseguì. -Ci sto proprio andando. Muoviti, siamo in super ritardo!-

L'aula era praticamente dall'altra parte del mondo, e il passo della ragazza era davvero troppo sostenuto; Blaine si ritrovò davanti alla porta a corto di fiato.

La ragazza entrò, constatò che il professore non era ancora arrivato e si rilassò notevolmente, quindi si girò verso Blaine.

-Ciao, scusami se sono stata un po' brusca ma questo professore è un puntualomane...-
Blaine sorrise. -Non fa niente, anzi, ti ringrazio.-
La ragazza gli porse la mano. -Comunque, io sono Rachel, Rachel Berry.-
-Blaine-
-Piacere, Blaine. Non mi sembra di averti mai visto qui.-
-Mi sono appena trasferito- disse Blaine. Il professore era entrato e i due ragazzi si erano diretti verso le file vicino alla finestra. Rachel si impossessò di una sedia e posò la borsa sopra il tavolo. Blaine esitò.
-Puoi sederti- disse la ragazza con un sorriso. Blaine annuì riconoscente.
-Allora, da dove vieni?-
-Westerville-
-E perché hai deciso di trasferirti in questo concentrato di banalità?-
A Blaine sfuggì un sorriso. -Beh, anche la gente comune ha bisogno di vedere una star di tanto in tanto, e mi sono sentito in dovere di far loro questo piccolo favore.-
Rachel lo guardò scettica. -Non ne hanno bisogno, dolcezza, ci sono già io che brillo più della penna di Brittany.-
Blaine capì che si riferiva alla penna della ragazza bionda seduta davanti a loro, che aveva una pallina sul tappo a forma di stella, ricoperta di brillantini e che si illuminava a intermittenza. Scoppiò a ridere, e Rachel si unì brevemente.

Quando la campana suonò Rachel si alzò subito e Blaine rimase solo. Passò il resto della giornata ad annaspare cercando le aule giuste. Nessuno gli aveva rivolto più la parola. Da un lato era un bene, dall'altro stava cominciando ad essere deprimente, soprattutto perché i primi anni di liceo, prima che i bulli cominciassero a tormentarlo, era stato abbastanza popolare. Ma ancora c'era tempo, non doveva preoccuparsi. Tuttavia fu sollevato di rivedere Rachel alla fine della giornata, durante storia. Anche lei sembrava contenta, e si sedette accanto a lui. Parlarono un po' del più e del meno e quando la lezione terminò si diressero insieme al parcheggio.
Aveva cominciato a piovigginare.
-Oh no!- si lamentò Rachel, facendo una smorfia esagerata e mettendosi la borsa sulla testa nel tentativo di proteggersi, - non ho l'ombrello! Mi si rovinerà la piega!-
-Ce l'ho io!- disse Blaine, trafficando con le cinghie della sua borsa. -Aspetta... ecco!-
Aprì l'ombrello blu e vi si riparò sotto insieme a Rachel.
-Grazie- disse lei, -ti dispiacerebbe accompagnarmi fino all'entrata? Mi aspettano lì-
-Certo che no- disse Blaine. -Muoviamoci però, sta cominciando a piovere forte.-
Mentre si avviavano, passarono davanti al campo di football. I giocatori avevano interrotto gli allenamenti per via della pioggia e alcuni di loro si erano tolti la maglietta e il casco per frustarsi scherzosamente tra di loro.
Rachel si arrestò di colpo per guardarli e anche Blaine fu costretto a fermarsi suo malgrado. Insomma, era interessante vedere tutti quei pettorali bagnati dalla pioggia, ma aveva deciso di evitare tutti i comportamenti che potevano essere etichettati e di sicuro sbavare sui musculi dei giocatori era una di quelle cose da evitare.
-Rachel, per favore, possiamo andare? Sto congelando-
Blaine notò che la ragazza stava guardando un particolare giocatore, alto come una cattedrale, che in quel momento stava sistemando una ciocca dietro l'orecchio di una cheerleader bionda. Rachel si riscosse.
-Sì, sì, andiamo. Muoviti, Blaine, se mi viene il mal di gola la mia vita è finita.-
Blaine alzò gli occhi al cielo e cercò di starle dietro per coprirla con l'ombrello. Arrivati all'ingresso Blaine vide un fuoristrada bianco fermo ldall'altra parte della strada, in attesa.
-E' quello- disse Rachel indicando il fuoristrada. -Cose da pazzi, non viene neanche a prendermi con un ombrello. Probabilmente non vuole bagnarsi. Che faccia tosta!-
Blaine pensò che si riferisse a chi stava al volante. -Non preoccuparti, ti accompagno io.-
Detto questo attraversarono e Blaine scortò Rachel fino alla portiera del passeggero. Rachel l'aprì ed entrò, per poi rivolgersi a Blaine.
-Grazie mille. A domani!-. E gli stampò un energico bacio sulla guancia.
Uno sbuffo sonoro provenne dal lato del guidatore. Blaine si chinò un po' per poterlo vedere in faccia, ma quello si girò e mise in moto. Poté solo vedere il profilo di un ragazzo e una chioma castana perfettamente acconciata, e nient'altrol.
Ah si, anche un dito medio alzato nella sua direzione. Blaine si allontanò velocemente.
-A domani.- disse a Rachel, che non si era accorta di nulla. Lei sorrise e chiuse la portiera.
Blaine si diresse nuovamente verso il parcheggio della scuola, sotto la pioggia, per recuperare la sua, di auto. Era rimasto indispettito dall'atteggiamento del guidatore accanto a Rachel e non capiva il motivo del suo gesto. Si girò verso il fuoristrada bianco e vide al suo interno Rachel sporsi per dare un bacio all'altro ragazzo.
Ma certo, si disse Blaine. Probabilmente quello è il suo ragazzo e si è ingelosito quando lei mi ha baciato sulla guancia. Blaine scosse la testa, e tornò alla sua macchina.

*

La settimana passò quasi tranquillamente. Blaine si accorse che anche lì -come ovunque, d'altronde- c'erano alcuni giocatori di football che si divertivano a tormentare i più deboli o chiunque considerassero “sfigato”. Aveva deciso di stargli alla larga, quando un giorno per sbaglio urtò uno di loro per i corridoi (probabilmente, data la bassa statura di Blaine, quel colosso neanche l'aveva notato) e quello si era rovesciato addosso il caffè. Furente e dolorante per il contatto con il caffè bollente, aveva dato uno spintone a Blaine che finì malamente per terra.

-Ehi, guarda dove vai, signorino “mi-metto-la-maglietta-dentro-ai-pantaloni”!-

Blaine si era rialzato ed era corso via. Bene, di togliersi la maglietta dai pantaloni era fuori discussione; faceva terribilmente stile trasandato. Ma non poteva permettersi neanche un solo accenno di bullismo, perché, come ben sapeva, le cose ci mettevano poco a degenerare.

Aveva bisogno di protezione. Lo sguardo di Blaine cadde sul poster che sponsorizzava la squadra di football, e sorrise.
Perfetto.
Venne preso come kicker, con gioia di Blaine. La coach non sembrava molto convinta, ma Blaine sapeva essere molto persuasivo e riuscì ad ottenere il suo posto in squadra, cercando di non offendersi troppo all'ipotesi che la coach potesse ritenerlo troppo basso anche per il ruolo di kicker. Nella squadra c'erano dei ragazzi simpatici, e Blaine prese a frequentarli.

-Ehi, Blaine!-
Il ragazzo si voltò e vide che Rachel correva nella sua direzione. Le lezioni quel giorno erano terminate e lui stava riponendo le sue cose nell'armadietto.
-Rachel- la salutò, sorridendo.
-Scusami, dopo quella volta non ho avuto più modo di ripescarti... sei diventato impegnato, eh?-
Blaine capì il riferimento all'ammissione in squadra e fece un sorriso stanco.
-Non penso durerà molto. Abbiamo fatto solo tre allenamenti e già non ce la faccio più. A me piace lo sport, solo che lo trovo più divertente quando gli altri sudano e io sono spaparanzato sul divano-
Rachel rise. -Ma allora, perché sei entrato?-. Senza aspettare risposta, riprese a parlare. -Senti, ho visto che sei diventato amico con Finn Hudson...-
Finn era il quaterback della squadra di football, il ragazzo che Rachel si era mangiata letteralmente con gli occhi quel giorno sotto la pioggia. Blaine fece un sorrisetto.
-Mi sembrava strano che mi tornassi a rivolgere la parola dopo una settimana solo per il piacere di sentire la mia voce...-
Le guance di Rachel si infiammarono. -Non è per quello! A me non interessa!-
In quel momento una ragazza bruna ispanica con la divisa da cheerleader passò accanto a loro.
-Muoviti, naso-da-pellicano, Schuester ci voleva in aula dieci minuti fa-
-Grazie Santana, arrivo!-
Rachel si rivolse a Blaine. -Devo proprio andare, il Glee Club è un branco di animali famelici pronti a rubarsi tutti i miei pezzi non appena giro lo sguardo. Ci vediamo domani?-
-A domani- assicurò Blaine. Rachel sorrise e si affrettò a seguire la cheerleader ispanica.

Blaine era uscito dal parcheggio della scuola e stava percorrendo la strada principale, quando decise di fermarsi in un bar e prendere qualcosa. Si fece confezionare una brioche e qualche ciambella, con l'intenzione di consumarle nel pomeriggio, quando la sua attenzione fu catturata da un grido soffocato proveniente da dietro il bar. Blaine raggiunse la fonte del rumore e si ritrovò in una stretta stradina dove era parcheggiata alla buona una grossa auto bianca. Il cofano era alzato e qualcuno c'era chinato sopra, praticamente infilato dentro.

Lo sguardo di Blaine cadde sul didietro che sporgeva, fasciato da dei pantaloni bianchi. Imbarazzato, fece un colpo di tosse per richiamare l'attenzione. L'altro sobbalzò e sbatté la testa contro il cofano aperto, gettando un lamento identico a quello di prima.

-Tutto bene?- chiese Blaine.

L'altro si girò, massaggiandosi la testa, e a Blaine mancò il fiato. Era un giovane abbastanza alto, con dei pantaloni bianchi particolarmente aderenti infilati in degli stivali scuri e una maglietta a maniche corte grigia. Blaine si costrinse a togliere lo sguardo dal suo corpo e lo fissò sul suo volto, rimanendo doppiamente senza fiato alla vista di due occhi azzurri come il mare.
Il ragazzo lo guardò male. -Cosa vuoi? Mi hai fatto quasi spaccare la testa-
-Mi dispiace. Pensavo ti servisse una mano-
-A meno che tu non sappia riparare questo affare, cosa che dubito tu possa fare, non mi servi-

Blaine lo fissò risentito. Poteva essere bello quanto gli pareva, ma la gentilezza non era il suo forte. Nonostante in effetti non se ne intendesse granché, provava un enorme desiderio di fargli vedere che si sbagliava, quindi senza pensarci troppo si avvicinò all'auto e cominciò a studiare il problema, cercando di non farsi mettere in soggezione. Ora che era accanto a lui Blaine poteva appurare che il tipo era almeno dieci centimetri buoni più alto, ma sembrava fossero venti. Blaine cercò di raddrizzarsi il più possibile.
Fortunatamente il problema della macchina non era niente di complicato.

-Vedi, qui si è bruciato questo pezzo. Ora dovrei poter fare qualcosa, vediamo...-

Sperava davvero che tutto funzionasse; voleva dimostrare a quel tipo che si sbagliava a giudicarlo un incapace e nello stesso tempo voleva fare bella figura.

-Ecco, prova a mettere in moto.-

Il tipo in pantaloni bianchi sollevò un sopracciglio, scettico. Poi si mise alla guida e mise in moto. Un rombo soffuso indicò che la macchina partiva.
Blaine si strofinò soddisfatto le mani per ripulirle e chiuse il cofano.
Il ragazzo non si era mosso dal suo posto, anzi aveva chiuso la portiera e si stava allacciando la cintura. Blaine si affacciò al finestrino in punta di piedi, per quanto era alto il fuoristrada.
-Non vorrei essere presuntuoso, ma potresti almeno ringraziare.-
Il tizio lo fissò con i suoi occhi azzurri che mandarono in confusione Blaine.
-Non te l'ho chiesto io di aiutarmi-
Detto questo, ingranò e partì, lasciando Blaine a bocca aperta con una espressione poco sveglia sul viso, dovuta sia all'atteggiamento del ragazzo sia ai suoi incantevoli occhi.

*

-Sono nei guai-
Blaine e Rachel si stavano dirigendo insieme verso l'aula di storia, quel lunedì.
-E perché mai?- chiese Blaine.
Rachel sbuffò. -Matematica. Non l'ho mai capita e continuo a non farlo. Il problema è che la nuova professoressa sembra avermi preso di mira, e ho bisogno di voti perfetti per entrare al college! Il mio futuro verrà rovinato per degli stupidi numeri!-
Blaine la guardò divertito, dandole delle pacche sulla spalla mentre lei continuava a disperarsi drammaticamente. -Su,su. Non è così grave.-
-Lo è invece!-. Rachel tirò su col naso, poi gli gettò un'occhiata.
-No- disse Blaine, fermo. -Non se ne parla nemmeno.-
-Ti prego!-
-No.-
-Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego...
-Per l'amor di Dio Rachel spegniti!- disse Blaine tappandosi le orecchie e ridendo. Rachel continuò a saltellargli attorno strillando e pregandolo e Blaine fu costretto a cedere.
-D'accordo, d'accordo. Ti darò ripetizioni.-
-Evviva!- strillò Rachel. -Allora ci vediamo da me oggi alle quattro e mezza?-
-Va bene-
-Sei la mia salvezza. E senti...- Rachel sorrise. -Mi chiedevo se ti andava... di uscire, un giorno di questi.-
-Ho già detto che te le do le ripetizioni...-
-Non per studiare. Un appuntamento, ecco-
A Blaine cadde quasi la mascella, ma cercò di riprendersi in fretta. -E il tuo ragazzo? Quello della macchina?-
-Quello non è il mio ragazzo.- rise Rachel, -è il mio fratellastro. Allora?-
Blaine non sapeva come dirle che non era esattamente il suo tipo. Ma neanche lontanamente.
-Rachel!-
Una ragazza bionda salvò Blaine attirando l'attenzione di Rachel e immergendola in una discussione su chissà cosa. Blaine cercò di svignarsela silenziosamente, ma finì dritto contro Noah “Puck” Puckerman e altri componenti della squadra di football.
-Abbiamo sentito, furbacchione,- disse Puck, mettendogli un braccio attorno alle spalle, -la Berry eh? Bel bocconcino, per essere uno arrivato solo da una settimana!-
E gli diede un pugno giocoso sul bicipite. Anche gli altri, passando, fecero lo stesso, per congratularsi con lui. La mente di Blaine ragionava veloce. Certo, dal voler solo nascondere il fatto di essere gay a uscire con una ragazza ne correva, ma in quel modo avrebbe per sempre stroncato qualsiasi possibile diceria sul suo conto. E quello più la sua ammissione nella squadra dovevano riuscire a tenerlo lontano dai guai per tutto l'anno, che in effetti era lo scopo di Blaine.
Certo che però uscire con una ragazza...
Blaine aveva deciso. Raggiunse nuovamente Rachel, che aveva finito di parlare, e riprese il discorso.

-Certo che possiamo uscire. Mi piacerebbe davvero.-







Note dell'autrice: Bene, eccomi qui. Questo è un inizio insolitamente lungo anche per i miei gusti, ma dividerlo non mi sembrava il caso! Ho ideato la storia per farla concludere a non più di una decina (forse dodici) capitoli. Anche se chi lo sa, potrei farmi prendere la mano, cosa che succede abbastanza spesso!
Se la storia vi incuriosisce o interessa, per favore lasciate un commento. Mi fa sempre tanto piacere sapere cosa ne pensate!
See you soon.
Nel prossimo capitolo, un interessante incontro a casa Berry.

  
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