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Autore: Flami Destrangis    07/03/2012    19 recensioni
Ai ha finalmente completato l'antidoto contro l'APTX. Ma, come tutti i farmaci, quella piccola pillola, all'apparenza innocua, potrebbe rivelarsi una medicina o un veleno. Che fare, dunque? Provarla significa due cose: morire o tornare ad essere Shiho. E' davvero ciò che vuole?
Ma ben presto, quando gli Uomini in Nero torneranno a farsi vivi, non ci sarà più tempo per riflettere, e i dubbi lasceranno spazio ad un'unica certezza: non c'è vita senza libertà. Ed è per essa che bisogna lottare, ad ogni costo.
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gocce di Sherry

FIABA

Morire come qualcun altro per rinascere se stessi non è una cosa che capita a tutti. Shinichi sapeva come ci si sentiva. Lui aveva abbandonato la vita da Conan, per rigettarsi a tutto gas nella sua esistenza da detective adolescente.

Erano passate due settimane ormai, e lui era appena stato dimesso. Due settimane. Da quindici giorni Shiho non c’era più.

In quelle ore solitarie su un letto d’ospedale su cui il sonno faticava a poggiarsi, aveva ripensato molto a ciò che Shiho gli aveva detto nei suoi ultimi giorni di vita. In particolare, si era ricordato di quando la ragazza gli aveva parlato di Ayumi, confessandogli di sentirsi in colpa per non averla nemmeno salutata.

Ai aveva espresso molti desideri in quei giorni. Desideri che aveva tenuto nascosti per tanto tempo, e che aveva lasciato venir fuori in sole settantadue ore. Forse, sentiva che la fine era vicina. Forse, lei sapeva già tutto.

Forse, anche Shinichi sapeva che sarebbe finita così. Solo che, a differenza di Shiho, lui non aveva avuto abbastanza forza per ammetterlo. Già, Ai era sempre stata più forte di lui.

Uno dei suoi desideri l’aveva già realizzato. Era tornato da Ran, come lei gli aveva chiesto. E, finalmente, le aveva raccontato tutta la verità.

Ma  Ran sapeva. Ran aveva sempre saputo. Nonostante avesse fatto finta di niente, Shinichi non aveva letto stupore negli occhi di lei.

Ora, si apprestava a realizzare un altro dei desideri di Ai.

Guardò l’ora. Era quasi il momento. Presto la strada sarebbe stata invasa da bambini alti più o meno come la sua gamba. Proprio come Conan, proprio come lui fino a meno di un mese prima.

Suonò la campanella. Ci siamo, pensò.

Era appoggiato al cancello della scuola elementare di Beika, senza pensare a nulla in particolare, quando li vide. Una bambina con i capelli a caschetto, un bambino con le lentiggini e un altro un po’ troppo cicciottello. Erano loro.

“Ehi, scusate!” li chiamò, seguendoli.

I tre si girarono stupiti.

“E quel tipo cosa vuole?” chiese Genta, non preoccupandosi che Shinichi potesse sentirlo.

“Somiglia a Conan.” Replicò Ayumi, “Magari è un suo parente.”

“Mi chiamo Shinichi Kudo, sono un amico di Conan e Ai.”

Quei tre ragazzini gli facevano una gran tenerezza. Era piccoli e innocenti, nonostante si credessero dei grandi detective. E lui stava per raccontare loro un’ultima bugia. Una fiaba a cui loro dovevano credere. Perché a sette anni non ti chiedi se Hansel e Gretel siano esistiti o meno. Ci credi e basta. Così, loro avrebbero creduto per sempre all’esistenza di Conan Edogawa e Ai Haibara, i due protagonisti della fiaba che Shinichi si apprestava a raccontare.

“Sai quando torneranno?” chiedeva intanto con impazienza Ayumi.

Shinichi sorrise.

“Ecco, vedete.. si sono trasferiti entrambi molto lontano. Non torneranno più. Mi hanno chiesto di salutarvi di persona. Soprattutto tu, Ayumi.. Ai mi ha chiesto di dirti che non ti dimenticherà mai. E ti vuole anche ringraziare per tutto ciò che hai fatto per lei.”

“Se ne sono andati.. per sempre?” chiese di nuovo lei, gli occhi lucidi, i pugni stretti al petto.

“Sì, non torneranno più in Giappone. Ma chissà, magari prima o poi le vostre strade si incontreranno di nuovo.”

Non stava mentendo. Stava semplicemente raccontando una fiaba. E quelle, non importa che siano vere o false.

“Non ci credo! Loro ce l’avrebbero detto!” protestò Mitsuihiko.

“Purtroppo è successo tutto molto in fretta, e hanno saputo all’ultimo della partenza. Non hanno avuto modo di salutarvi di persona.”

“Di’ a Conan.. che non lo dimenticherò mai. E di’ ad Ai che sarà la mia migliore amica, per sempre, qualunque cosa succeda.”

“Non c’è bisogno che glielo dica. Ai lo sa già. E Conan.. nemmeno lui dimenticherà mai l’anno passato con voi. Ve lo posso assicurare. Ci si rivede, ragazzi. Chissà, magari ci ritroveremo ad investigare insieme su qualche caso!” Fece per andarsene, ma una voce lo fermò.

“No.” Aveva risposto secco Genta.

Shinichi sgranò gli occhi. Cosa intendeva dire?

“Ora che Conan e Ai non ci sono più, i Detective Boys non hanno più motivo di esistere. O tutti o nessuno.”

“Ragazzi..”, iniziò Shinichi, “voi siete dei Detectives. E i Detectives non si arrendono di fronte a niente. L’investigatore ha due anime: quella umana e quella del detective. La parte umana è uguale a quella di tutti gli altri: racchiude i sentimenti, le idee, ciò che caratterizza ogni uomo. La parte del detective, invece, è lontana da tutto ciò: lei osserva imperturbabile i fatti, non si lascia condizionare da niente. Vedete, spesso la seconda tende a prevalere sulla prima. E’ per questo che noi detectives tendiamo a sentirci invincibili e tanto sicuri di noi stessi: perché vediamo le cose in maniere distaccata, lasciamo che l’acqua ci bagni e che il vento ci asciughi come se niente fosse. Quando però la parte umana prevale sulla seconda, allora è tutto più difficile. Perché ci si sente sconfitti e delusi da se stessi, ci si sente come se andare avanti fosse impossibile. Ci si sente senza via d’uscita, senza due opzioni tra cui scegliere. Ma c’è sempre una scelta nella vita: e il detective deve trovare un equilibrio tra le due parti della sua anima. Ma mai, per niente al mondo, deve lasciar stare la sua professione: sarebbe come annientare una parte di se stessi. Mi capite?”

I tre ragazzini annuirono. Pendevano letteralmente dalle labbra del giovane.

“Come ho detto, voi siete dei Detectives. Non lasciate che la vostra anima umana prevalga. Trovate un equilibro, continuate a essere quello che siete. Fatelo anche per Conan e Ai. Loro vorrebbero questo.”

Detto questo, si incamminò, lasciando i tre bambini sul ciglio della strada, interdetti come non mai.

Ora, c’era un ultimo posto in cui voleva andare. C’era un’amica che voleva salutare.

Arrivò dopo una decina di minuti al cimitero del quartiere di Beika. Tra le lapidi, incastonate una dietro l’altra come fiori di un giardino di pietra, regnava un silenzio assoluto. Cominciò a camminare lentamente. Aveva intravisto una figura seduta in fondo al sentiero.

Era giovedì. Sapeva di trovarlo.

“Anche tu qui?” gli chiese, sedendo vicino all’amico.

Shuichi Akai annuì. Teneva gli occhi fissi sul cellulare. Davanti a loro c’erano due piccole lapidi gemelle, su cui erano incisi i nomi di Akemi e Shiho Miyano.

“Rileggi sempre l’ultima mail che ti ha mandato?”

Akai chiuse il telefono.

“Non l’ho protetta. E’ solo colpa mia se Akemi è morta.”

Akemi ti ha amato fino all’ultimo istante. E’ morta con la consapevolezza  che tu eri al sicuro. Sapeva di andare incontro a morte certa, ma non si è fermata. Ha voluto così.”

Gli occhi delle due sorelle Miyano li stavano fissando attraverso la carta di due foto sgualcite. Erano più piccole, ma erano sempre loro. Loro che, nonostante non esistessero più, avrebbero continuato a vivere nel ricordo di chi le aveva amate.

“E Shiho? Non sono riuscito a proteggere nemmeno lei.”

“Non puoi fartene una colpa.” Rispose Shinichi, “Io non ho fatto altro che tormentarmi fino a ieri. Poi, ho capito che non aveva senso continuare così. Shiho si è esposta, quella notte al porto, perché voleva sentirsi libera. Sorrideva l’ultima volta che l’ho vista. Credo che l’ultimo attimo della sua vita sia stato l’unico momento in cui si è sentita davvero se stessa.”

Akai abbassò lo sguardo.

“Io non riesco a smettere di pensarci.”

“Prima di morire, Shiho mi ha chiesto di tornare da Ran. Di vivere anche per lei. Sono sicuro che Akemi avrebbe voluto la stessa cosa per te. Avrebbe voluto chiederti di vivere anche per lei.”

Shinichi aveva la voce rotta dall’emozione. Era passato ancora troppo poco tempo per riuscire a trattenere le lacrime. Forse, di tempo non se sarebbe passato mai abbastanza.

“Mi manca. Mi manca da morire. Ma voglio andare avanti anche per lei. Voglio continuare a vivere con la ragazza che amo, godere al massimo ogni secondo della vita, per riuscire a viverlo anche per lei.”

“Io non ho altri da amare.” Rispose secco l’uomo.

“Ne sei sicuro? Non serve cercare lontano. Credo che la risposta sia vicino a te.”

Akai sorrise. Aveva capito l’allusione dell’amico.

Si sentirono dei passi sul sentiero. Una ragazza dai lunghi capelli castani si stava dirigendo verso di loro. Portava in mano un mazzo di rose rosse.

“E’ Ran. Mi ha detto che mi avrebbe raggiunto qui, con i fiori preferiti di Ai..”

Akai vide la ragazza avvicinarsi a salutarlo. Gli ricordava moltissimo Akemi. Quel sorriso dolce e gentile, quei modi garbati, quella forza d’animo esteriore destinata a rompersi come un vaso di cristallo.

La osservò poggiare dei fiori accanto alle due lapidi, e poi, la vide rivolgere qualche parola silenziosa ad Ai. Quando poi lei e Shinichi si alzarono e si incamminarono, Akai restò di nuovo solo.

Ma forse non lo era. Akemi era lì, dentro il suo cuore. E, sempre accanto a lui, c’era un’altra donna che lo amava.

Sì, forse il ragazzino sveglio aveva ragione. Era tempo di voltare pagina, di lasciarsi dietro un finale vecchio e tormentato, per iniziare a scrivere una nuova fiaba.

Prese in mano il cellulare e compose il numero di Jodie.

La giornata era serena, non c’erano nuvole in cielo. Il telefono dall’altra parte squillava, mentre lui si alzava e si incamminava verso una nuova vita. Era tempo di vivere anche per Akemi. Era tempo di vivere a pieno la vita.

Era tempo di lasciarsi cullare dal dolce sentimento dell’amore, di lasciarsi annegare in un mare di delicatezza lontano dalle fredde montagne dell’insensibilità.

Un mare leggero, dolce. Vellutato come un bicchiere di sherry.

 

-fine-

 

 

Mettere il punto finale a questa fan fiction non è stato affatto facile. Per tre mesi mi avete tenuto compagnia con le vostre visite, i vostri commenti, i vostri consigli.. pensare che questo è davvero l’ultimo capitolo è un qualcosa che mi fa stringere il cuore! Prima di tutto, ci tengo molto a ringraziarvi, perché è solo per voi che ho trovato man mano la voglia di aggiornare, di rivedere ogni singolo capitolo, di provare a dare sempre il meglio. Mi avete stimolata e incoraggiata, e credo che davvero siate i migliori lettori che avrei mai potuto desiderare. Avete recensito con costanza, non stufandovi mai di dirmi cosa ne pensavate di ogni singolo capitolo. Penso che sapere i pareri di chi legge sia la cosa più importante, perché aiuta a capire quanto si è davvero riusciti a comunicare e, quindi, quanto si può ancora migliorare. E’ per questo che, giunti alla fine, vorrei chiedervi il piccolo favore di lasciare un commento.. mi piacerebbe sapere davvero come avete trovato la storia in sé, magari precisando cosa secondo voi non andava bene o cosa viceversa condividete! Ovviamente questa è solo una richiesta, capisco che non tutti amano recensire =) Quindi, in ogni caso, grazie lo stesso a tutti!

Vorrei spendere qualche parola sulla storia in sé. Spero che, ora che avete finito di leggerla, vi sia rimasto qualcosa. Mi spiego meglio! Ho provato a scrivere qualcosa di più di una semplice fan fiction su Detective Conan. Attraverso i vari personaggi, ho cercato di rendere tutte le varie sfumature e sfaccettature degli esseri umani.

Prendiamo Shiho, per esempio. Lei rappresenta un po’ il desiderio di libertà di tutti noi, quello che abbiamo dentro, anche se forse spesso non ce ne accorgiamo. E lei rappresenta anche la forza di lottare per la libertà VERA, che le è stata sempre negata. Il tema della libertà è uno dei principali, attorno a cui ruota tutta la fan fiction: mi sono resa conto di quanto spesso io mi lamenti per motivi del tutto futili, quando invece ho la cosa più importante che un essere umano deve avere, e cioè la libertà.

C’è una domanda che vorrei farvi.. qual è secondo voi il personaggio meglio riuscito? Insomma, quello che vi ha comunicato un qualcosa in più degli altri. Mi piacerebbe davvero saperlo.. =)

Scusate se mi sono lasciata andare con le parole, ma dato che è la fine mi sono concessa un po’ più di spazio=)

Ringrazio intanto:

-chi ha recensito: Alexia_Chan floravik Aya_Brea Yume98 Dony_chan  izumi_  Alesaphi24  Crystal Mizuki Dolores1992 shinichi e ran amore e trunks94_cs!

-chi ha la storia tra le preferite: Aya_Brea cardcaptorvincy chyo floravik infernapenergy I_Am_She kurap Kuroshiro shinichi e ran amore Yume98 Alexia_Chan  Dony_chan Sherry Myano YukariKudo200 KonanKohai  Dolores1992!

-chi ha la storia tra le ricordate: Lilla95 Aya_Brea shaula

- chi ha la storia tra le seguite: Alesaphi24 Alexia_Chan Aya_Brea  BlackFeath ciachan CrystalMizuki Helen Black infernapenergy izumi_ kaze90 kurap Kuroshiro Leak_kaeL Lilla95 Scorpyon Sweet96 YukariKudo200 _kid_ jennelyn12  ismile  giadi!

Spero davvero di non aver dimenticato nessuno!

Per rispondere ad una domanda che qualcuno di voi mi ha fatto, non so quando pubblicherò un’altra fan fiction. Le idee non mancano, ma purtroppo tra scuola e impegni vari, manca il tempo per mettere tutto nero su bianco! Inoltre, ho l’abitudine di scrivere completamente una fic prima di pubblicarla.. conoscendomi, so già che altrimenti rischierei di aggiornare una volta ogni tre settimane!

Infine, mi scuso per il ritardo con cui ho postato questo capitolo! Ho avuto una settimana davvero difficile!

Ok, penso di aver davvero finito.. scusate per queste lunghissime note finali!

Grazie ancora a tutti! =)

Un bacione e ci si risente presto su EFP!

_Flami_

 

  
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