Ero estremamente geloso del loro rapporto. Passavano la maggior parte del loro tempo insieme ed erano veri amici, mentre io.. Si, avevo molti amici, ma nessuno di loro sincero. Volevo anche io quella persona speciale a cui puoi dire tutto, con cui passare un’intera giornata insieme e non annoiarci oppure anche poter guardare un film sul divano di casa, magari con una ciotola di pop corn sulle gambe, e ridere degli attori e della loro poca naturalità nell’interpretare un ruolo in particolare. Io, invece, non avevo niente di tutto questo; si, ero un Don Giovanni. A scuola piacevo a tutte, so cantare, sono il quater back della squadra della mia scuola, le cheerleader mi venerano e pur di uscire con me si strapperebbero i capelli, ho il classico fascino del bello irraggiungibile: alto, atletico, moro con gli occhi celesti, simpatico e popolare, cos’altro potevano desiderare le ragazze? Ma nonostante tutto ero solo. Non mi piaceva ammetterlo, infatti ho sempre chiuso gli occhi e sono sempre passato oltre a questo argomento, ma a vedere quei due sempre insieme a divertirsi mi aveva in un certo senso aperto gli occhi. La gente stava con me solo per la mia popolarità, di conseguenza farsi vedere con me comportava diversi vantaggi. A volte durante la notte - se non riuscivo a dormire - pensavo a tutto questo e un senso misto a frustrazione e tristezza mi invadeva provocandomi un nodo alla gola, che difficilmente mi avrebbe abbandonato velocemente, mentre mio fratello non aveva il mio successo a scuola anzi: non era popolare, non faceva parte di nessuno squadra sportiva scolastica, poche persone sapevano che era mio fratello anche per la scarsa somiglianza che ci legava, le cheerleader non se lo filavano ma lui aveva quella ragazza, Selina con cui era stato fidanzato due anni prima, e poi si erano lasciati perché nessuno dei due erano fatti per relazioni a lunga durata. Avevano un rapporto di amicizia talmente forte e consolidato che erano indistruttibili, insieme erano una forza della natura e ancora nessuno dei due sapeva spiegarsi come sono potuti rimanere così amici dopo la loro relazione. Erano una coppia fantastica, li ammiravo per questo.
Anche se Selina girava per casa mia sei giorni su sette non avevamo fatto molta amicizia, il nostro rapporto si fermava a un ’’ciao, come va’’, niente di più, e una volta usciti di casa non ci scambiavamo più neanche quelle due parole di circostanza e cortesia. Succedeva anche che lei stesse a casa nostra per tre, quattro giorni di fila e lo stesso faceva mio fratello a casa sua, e a tutti andava bene così. I rispettivi genitori ormai erano abituati e tutte e due le famiglie si erano attrezzate con un letto matrimoniale nella camera del figlio\a, ormai considerati come figli adottivi. Almeno mia madre era pazza di quella ragazza, l’adorava in tutto e per tutto, da quando si metteva a tavola con noi la domenica mattina a quando si metteva a preparare la cena con  lei, per lei era la figlia mai avuta. Per me invece la sua presenza in casa mi lasciava indifferente; solo quando girava per la casa in shorts allora mi giravo a guardargli le gambe, ma niente di più. L’unica cosa che sapevo di lei è che si chiamava S-E-L-I-N-A- perché i suoi genitori odiavano l’idea che potessero chiamarla selena come si scriveva.