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Autore: yu_gin    07/03/2012    10 recensioni
La vita di Kurt e Finn è molto diversa da come siamo abituati a vederla. Le difficoltà economiche e l'impossibilità di trovare un lavoro migliore spingono Kurt ad accettare un lavoro che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di poter accettare.
Ma se sotto le luci dello Scandals incontrasse un ragazzo che potrebbe cambiargli la vita? Un ragazzo che viene dall'altra parte di Lima, quella economicamente agiata, quella dabbene, quella da cui Blaine vuole fuggire? Se riuscissero a trovarsi, nonostante tutto?
Dal primo capitolo: Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.
Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:
Il più bel culo che abbia mai visto.
[...]
«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»
Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.
«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Rachel Berry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A Lima Side Story





Capitolo 1: I come from the other side, please look at me



Kurt uscì dalla doccia e afferrò un asciugamano. Poi, dopo essersi coperto lo stretto indispensabile, corse fuori in corridoio, lasciando le proprie impronte bagnate sul pavimento.

«Finn! Maledizione, Finn, dove sei?»

Arrivato in salotto vide suo fratello seduto in divano con una birra in mano intento a guardare la partita.

Il ragazzo si voltò verso di lui:

«Sei nudo. E bagnato» constatò.

«Ma bravo.»

«E dovresti essere pronto.»

«Dovresti esserlo anche tu. Sono in supermegaiperultra ritardo e tu non sei d'aiuto» sbraitò.

«Non esagerare, sono solo le-» guardò l'orologio e sbiancò. «Oh porca-»

«Appunto!»

Finn sbuffò: «Infilati un paio di mutande, prendi i vestiti e salta in macchina. Ti vestirai strada facendo.»

Kurt lo guardò, strabuzzando gli occhi: «Stai scherzando?»

«Per nulla. Almeno arriveremo in orario» disse. Era perfettamente serio, cosa che già di per sé era strana da parte di Finn.

Kurt si voltò e se ne andò con una vera camminata da drama queen. Si fiondò nella propria camera e aprì l'armadio. Afferrò dei vestiti a caso e li ficcò nella borsa della palestra di Finn insieme a pettine, lacca per capelli, profumo, qualche trucco e spray al peperoncino.

Si infilò il giubbotto e le scarpe, poi prese la borsa e corse fuori. Scese le scale a tre a tre. Fuori suo fratello lo aspettava in macchina.

Si sedette accanto al guidatore e, prima ancora che avesse il tempo per allacciarsi le cinture, Finn partì. Solo allora si tolse il giubbotto e aprì la borsa, cominciando a vestirsi.

«Oggi le mie gambe sembrano particolarmente fantastiche» disse Kurt, infilandosi i pantaloni.

«Non distrarmi mentre guido con le tue uscite da fotomodello!» protestò Finn.

«E perché non dirlo? In fondo è solo grazie a queste gambe, per questo visetto da angelo e per questo fantastico culetto che mi ritrovo che riusciamo a mangiare.»

«Già, se solo non fossi così stupido da non riuscire a trovarsi un lavoro decente.»

«Ne abbiamo già parlato, Finn. Il lavoro non abbonda e senza un diploma...beh, c'è ben poco che tu possa fare.»

«Già. Il posto da barista sono riuscito ad ottenerlo solo perché riuscivo ad arrivare allo scaffale più alto senza bisogno della scala.»

«E perché ti ho raccomandato io.»

«Anche.»

Kurt aveva finito di vestirsi. Ora indossava un paio di jeans attillati ed una maglietta che lasciava scoperte una spalla e cadeva larga sul suo corpo asciutto e perfetto, così da lasciare alle fantasie perverse degli spettatori immaginare cosa potesse esserci sotto. Pettinò i capelli ancora umidi e li fissò con la lacca.

Finn tossì ripetutamente: «Vacci piano con quella roba! Un giorno ci troveranno morti asfissiati in macchina.»

«Il prezzo da pagare per avere un fratello così meravigliosamente bello» rispose, rimettendo tutto in borsa.

Dopo qualche minuto Finn parcheggiò l'auto nel retro del locale. La scritta Scandals troneggiava alta e luminosa così che anche dalla strada principale fosse possibile vederla.

«Eccoci» disse Finn, uscendo dall'auto. Kurt lo seguì.

Non appena varcarono la porta sul retro, una donna li assalì:

«Kurt! Dove cavolo eri finito? Temevo di doverti sostituire all'ultimo con il ragazzino che consegna le coca-cole e non sarebbe stata una buona cosa. Va' a cambiarti e fiondati in pista. Santana è già lì.»

«Sono già pronto» disse, lasciando il borsone a Finn.

«Ci vediamo dopo» disse il maggiore, salutandolo.

Kurt si voltò verso di lui e accennò ad un saluto. Il suo volto era già stanco. Ed erano solo le nove di sera.


«Dove diavolo eri finito?» sbraitò Santana.

«Mi stavo lavando e Finn non alzava le chiappe dal divano» rispose Kurt, dandosi un'ultima pettinata ai capelli.

«April era così incazzata che sembrava sul punto di licenziarti.»

«Non l'avrebbe mai fatto. Non finché mi ritrovo questo culetto» disse.

Santana sorrise: «Già. Se non fossi lesbica-»

«E se io non fossi gay»

«-penso ci avrei fatto un pensierino.»

«Magari in una vita futura» disse Kurt.

«Una vita in cui io sarò una ricca produttrice discografica e tu una star pronta per essere lanciata. Vivremmo in una villa così grande da dover essere attraversata con la macchina e ci alzeremmo dal letto solo una volta a settimana.»

«Mangeremmo caviale a colazione, pranzo e cena, tanto che ci verrebbe a nausea.»

«E utilizzeremmo la faccia di Finn come poggiapiedi» concluse.

«Non essere cattiva. È pur sempre mio fratello.»

«I misteri della natura» disse. «Ed ora, in pista.»


Blaine aprì la porta della propria camera. Corridoio libero. Uscì, richiudendosela alle spalle, facendo meno rumore possibile. Scese le scale lentamente, facendo attenzione a non farsi sentire.

Arrivò in salotto: completamente deserto. Bene. Ormai era fatta.

Arrivò davanti alla porta di casa e si infilò le scarpe. La aprì e stava già per uscire quando una voce lo fermò.

«Dove stai andando?»

Blaine si bloccò e si voltò.

«Non sono affari tuoi» sibilò.

«Lo sono. Sei mio fratello» protestò la ragazza.

«Non rompere, Rachel» sbottò.

La ragazza sbuffò: «Si può sapere dove vai quando esci la sera?»

«Segreto.»

«A me puoi dirlo.»

«Lo andresti di sicuro a dire a mamma e papà. Tu non sai tenere i segreti.»

Rachel ghignò: «Va bene, allora dirò a mamma che stai uscendo.»

Blaine si catapultò verso di lei, chiudendole la bocca con la mano.

«Ti prego, no!»

«Dimmelo.»

Blaine sbuffò: «E va bene. Sto andando allo Scandals

«Allo Scand-»

«Shhh! Vuoi farti sentire?»

«Allo Scandals? Ma è un locale promiscuo! E poi, dicono che sia un ritrovo gay

Blaine si chiese come avrebbe mai potuto fare coming out con la sua famiglia, o anche solo con sua sorella, ancora tremendamente ingenua. Così disse solo: «Ah sì? Starò attento. Ci vediamo domani mattina!»

«Blaine!» lo chiamò, quando il ragazzo era ormai già prossimo alla macchina.

«Che c'è ancora?»

«Mi porti con te?»

«Non se ne parla!»

«Tipregotipregotiprego!»

«Un'altra volta. Ora va' a dormire. E non dire niente ai vecchi» disse, chiudendo la portella e accendendo il motore. Non appena fu uscito dal vialetto di casa sorrise come un perfetto idiota. Era la prima volta che faceva una cosa del genere. Aveva sentito così tante volte il suo amico Sebastian vantarsi di aver passato serate eccezionali allo Scandals o in altri locali e lo aveva invidiato.

Aveva deciso che doveva farlo anche lui. Insomma, ormai aveva diciotto anni, aveva bisogno di avventure. Aveva preferito aspettare un giorno in cui non avrebbe rischiato di incontrare Seb. Aveva il terrore di fare una figuraccia davanti a lui, che l'avrebbe certamente deriso per il resto della loro amicizia.

E ora era in macchina e guidava verso il locale ascoltando musiche di Kate Perry.

Quella sera poteva essere se stesso.

Nessuno sapeva che era gay. Tranne Sebastian, ma solo perché l'aveva capito nel momento stesso in cui l'aveva beccato a guardargli il culo. La loro amicizia era stata preziosa per lui perché era l'unico gay dichiarato di sua conoscenza ed elargiva spesso e volentieri consigli, che poi si rivelavano scuse per vantarsi delle proprie avventure.

Ad esclusione di qualche bacio di prova col suo amico, lui non aveva mai avuto avventure, se non qualche capatina nei siti porno e un conseguente approccio con la propria mano destra. Voleva recuperare. Avrebbe sicuramente incontrato qualche ragazzo carino e disponibile.

Guidava senza pensare ad altro che non fosse la fantastica serata che lo aspettava.

Si sentiva libero e giovane e sicuro di sé per la prima volta in vita sua.


Parcheggiò l'auto ed entrò nel locale. Mostrò i documenti falsi e, non appena lo lasciarono passare si fiondò al bancone degli alcolici. Non c'erano molte persone. In fondo era solo martedì, era strano che fosse addirittura aperto!

Si rivolse al barista, un ragazzo incredibilmente alto che lo costrinse ad alzare non poco la testa.

«Mi dai una birra?»

«Subito» rispose sorridendo.

Carino, pensò Blaine. Peccato sia tremendamente etero, o almeno così credo.

«Non ti ho mai visto qui» disse il ragazzo, passandogli una birra.

«E' la prima volta.»

«Capisco, sei riuscito solo ora a procurarti i documenti falsi.»

Blaine esitò a rispondere.

«Tranquillo» rise il ragazzo «anch'io non ero esattamente in regola la prima volta che sono venuto qui. Ero venuto per accompagnare mio fratello che all'epoca non aveva neppure diciotto anni. Se ci avessero scoperti sarebbero stati davvero casini.»

Blaine si rilassò: «Dev'essere andato tutto bene se alla fine ti hanno assunto.»

«Merito di mio fratello. A proposito, io sono Finn.»

«Blaine» rispose, tendendogli la mano.

All'improvviso le loro voci furono sovrastate dalla musica.

«Che succede?» gridò Blaine.

«Comincia lo show» rispose.

«Lo show?»

«Va' sotto il palco a godertelo.»

Blaine seguì il suo consiglio un po' a malincuore. Etero o meno quel ragazzo era davvero un bel modo per rifarsi gli occhi.

Questo pensava mentre andava a sedersi sotto il palco improvvisato del locale, sul quale troneggiavano due pali da lap dance.

Sarà uno spettacolino squallido con ragazze seminude che si strusciano sui pali e si fanno infilare banconote nelle mutande. Quasi quasi torno dal barista, che-

Ogni suo pensiero venne interrotto dall'entrata in scena dei protagonisti della scena.

Ogni pensiero su Finn o su qualsiasi altro ragazzo, ogni pensiero in generale venne semplicemente spazzato via dalla sua testa nel momento stesso in cui vide calcare la pista quello che poteva tranquillamente definire:

Il più bel culo che abbia mai visto.


Non poteva credere a quello che aveva davanti ai suoi occhi. Sul palco c'erano due ballerini. Una era una ragazza vestita completamente di rosso, del tutto simile ad una diavolessa e dal colorito latinoamericano. Trasudava sensualità e, se non fosse stato gay fino al midollo, i suoi pantaloni si sarebbero di sicuro fatti troppo stretti.

La sua attenzione però era tutta per il ragazzo che si esibiva assieme a lei. Indossava pantaloni attillati e una maglietta bianca che lasciava scoperta una spalla candida come il latte. I capelli erano perfettamente pettinati ma un ciuffo ribelle gli ricadeva sulla fronte, lasciando una lieve ombra che lo rendeva ancora più bello. Per concludere possedeva il più bel culo che Blaine avesse mai visto.

Non che ne avesse visti tanti – anzi, quasi nessuno dal vero, se non in palestra e mai con molta attenzione. Ma diamine, quei pantaloni sembravano gridare: “guardami!” e lui obbediva.

E' un angelo, pensò. Non può esistere in terra un ragazzo così bello. Dev'essere addirittura illegale.

Eppure, dai movimenti che faceva, dagli sguardi penetranti che lanciava, dal modo in cui si strusciava contro il palo, non sembrava proprio un angelo.

Quando poi si tolse la maglietta, rivelando degli addominali davvero niente male, Blaine cominciò a chiedersi chi avesse improvvisamente alzato il riscaldamento del locale.

Si girò e vide uomini ben più vecchi di lui – avrebbero potuto essere suoi padri – allungare banconote e infilarle nei pantaloni del ragazzo che ballava e che, chinandosi in modo estremamente sensuale, offriva il suo fantastico posteriore alla visione del pubblico. Lo stesso facevano altri con la ragazza.

Ad un certo punto il ballerino gli si avvicinò e lui sentì il suo cuore cominciare a battere a mille. Frugò nelle tasche alla disperata ricerca di una banconota. 10 dollari. Poco male, ne valeva la pena. Non appena il ragazzo fu abbastanza vicino allungò la mano per toccarlo e in quel momento si sentì estremamente ridicolo.

Che diavolo stava facendo? Dava delle banconote ad uno spogliarellista che non aveva mia visto in vita sua e che era appena stato toccato da vecchi pervertiti? Si sentì uno schifo e stava per ritirare la mano quando sentì qualcuno afferrargliela.

Era lui, il ballerino, che in quel momento lo fissava con degli stupendi occhi verdi.

La sua mano era morbida come sembrava fosse e la cosa non sorprese Blaine.

Quel contatto fisico cancellò tutti i pensieri che lo avevano assillato ed improvvisamente non gli sembrò di star toccando uno spogliarellista, ma un ragazzo bellissimo che gli porgeva la mano.

Quando il loro contatto cessò si rese conto di avergli dato in mano i 10 dollari che prima voleva infilargli nei pantaloni.

La musica stava giungendo al termine e il ragazzo stava rientrando dietro le quinte. Prima di oltrepassare la tenda si voltò un'ultima volta versi di lui e gli sorrise.

Non solo gli sorrise.

Con le labbra gli mandò un bacio.


«Ehi, Kurt, vieni un po' qua» disse Santana.

«Che c'è?»

«La zietta deve farti qualche domanda» disse, accarezzandogli le spalle e avvicinando i loro visi. Kurt si stava fissando allo specchio e fingeva di ignorare Santana.

«Sbaglio o l'ha fuori c'era qualcuno che ti mangiava con gli occhi.»

«Dici? Tipo, metà sala.»

«Qualcuno in particolare. Qualcuno sotto i sessant'anni, per intenderci. Anzi, se tutto va bene sotto i ventuno.»

Kurt si voltò stizzito: «Sì, l'ho notato anch'io. E allora?»

«E allora? Era carino, o sbaglio?»

Carino? Mio Dio, toglieva il fiato! Quei riccioli neri, quegli occhioni che trasudavano desiderio e imbarazzo insieme, quelle labbra...

«Che ne vuoi sapere tu? Pensavo avessi altri interessi.»

«Infatti. Ma so riconoscere un bel ragazzo. Per esempio, tuo fratello sembra un ameba con le rughe, come la metà degli uomini nel locale. Quel ragazzo no.»

«E' solo un cliente. Sarà venuto una volta sola e non lo rivedremo mai più.»

«A giudicare da come ti guardava, credo tornerà.»

«Non lo farà. Nessuno lo fa mai» disse, abbassando lo sguardo.

Santana guardò il suo viso riflesso nello specchio, improvvisamente triste.

«Non fare così. Se qualcuno oserà fare del male al mio angioletto, giuro che gli spacco la faccia. Quant'è vero che vengo da Lima Heights.»

Kurt si voltò e le sorrise, sentendosi un po' meglio.


Blaine si lasciò cadere sullo sgabello davanti al bancone.

Finn sorrise nel vedere la sua faccia stravolta.

«Piaciuto lo show?»

«Si nota molto?»

«Solo un po'. Santana fa sempre quest'effetto.»

«Santana?»

«La ragazza mora vestita da diavolessa.»

«Ah. Eh già» commentò. Non l'ho osservata con attenzione. Ero un tantino concentrato sull'altro. «Era davvero carina. Sì, insomma, aveva tutte le curve al loro posto.» Tutte le curve al loro posto? Ma che diavolo sto dicendo? Non potrei sembrare più finto di così.

A lui non interessava la ragazza. A lui interessava l'altro.

Ma come faccio a chiedere senza destare sospetti?

«Aveva molto seguito. Non saprei dire se attirasse più clienti lei o il ragazzo con cui ballava.»

Finn rise: «E' una dura lotta. Anche Kurt ha parecchi ammiratori. D'altronde col culo che si ritrova. E credimi se ti assicuro che non sono solo i pantaloni attillati a fare quell'effetto. Te lo dice uno che l'ha visto in mutande.»

Blaine lo guardò stupito. «Non sarà mica il tuo-?»

«Oh, no. Nononono. Mio Dio, no» precisò. «E' mio fratello.»

A quel punto Blaine strabuzzò gli occhi: «Stai scherzando?»

«No, anche se non sei il primo a fare quella faccia.»

«Voi due non-»

«Non ci assomigliamo molto, lo so. Né di aspetto né di carattere. L'unica cosa che abbiamo in comune è che sappiamo cantare.»

«Ah sì?»

«Io non me la cavo male. Ma lui...quando apre bocca sembra di sentire i cori celesti» disse ridendo, mentre asciugava un bicchiere e lo rimetteva fra gli altri.

Nella testa di Blaine si crearono non poche fantasie. Che pensò bene di mandare giù con un'altra birra.

Pessima idea.

Lui l'alcol proprio non lo reggeva.


Uscì dal locale che a stento si reggeva in piedi. Il barista aveva provato a fermarlo, ma lui aveva assicurato che avrebbe preso un taxi invece che guidare fino a casa e, poiché Finn non poteva lasciare il proprio posto neppure per un secondo, lo lasciò andare.

Blaine sentì l'aria gelida della notte arrivargli in faccia come uno schiaffo che lo risvegliò dal torpore. Raddrizzò lo schiena e cercò di raggiungere la macchina. La mente era ancora annebbiata dall'alcol.

Fu allora che lo vide. Appoggiato al cofano di un'auto fissava il cielo con sguardo vacuo e respirava lentamente.

Se fosse stato in sé si sarebbe limitato a guardarlo incantato, poi avrebbe chiamato un taxi e sarebbe tornato a casa. Ma non era per nulla in sé. C'era ben poco di Blaine Anderson in lui. O forse ce n'era troppo.

Gli si avvicinò e lui si voltò a guardarlo.

«Ciao» lo salutò.

Kurt si rese subito conto che l'altro era ubriaco. «Ciao.»

«Ti ho visto sul palco. Eri bellissimo.»

Fortunatamente il buio nascose il rossore che comparì all'improvviso sulle sue guance. «Grazie.»

«Dico sul serio. Non riuscivo a staccare gli occhi da te.»

«L'ho notato.»

«Fai sempre quest'effetto?»

Kurt sorrise: «Talvolta.»

«Non mi sorprende» disse, avvicinando il proprio viso al suo.

Kurt non poté fare a meno di sentire la puzza di birra che proveniva dal suo alito. Lo disgustava. «Puzzi d'alcol» gli disse.

«Pensavo ci fossi abituato.»

«All'alcol.»

«No, a baciare gente che puzza d'alcol» disse, avvicinando le loro labbra fino a farle sfiorare.

Kurt lo spinse via. «E con questo che vorresti dire?»

«Vuoi dirmi che di solito i clienti ti arrivano tutti sobri?»

«Clienti un cazzo! Ma per chi mi hai preso?» sbottò, furioso.

«Oh scusa. Pensavo che i movimenti che facevi sul palco venissero da una lunga esperienza pratica.»

Kurt non poteva credere a quello che sentivano le sue orecchie. Non sapeva se sentirsi più triste o più incazzato. In quel momento la rabbia ebbe la meglio.

«Ascoltami bene, patetico ragazzino figlio di papà. Tu non sai un bel niente di me e della mia vita e non hai nessun diritto di giudicarmi. Quindi, se non ti vuoi ritrovare con un occhio nero o una palla in meno fra le gambe ti conviene andartene.»

«Quelle mani da angioletto sarebbero in gradi di-»

Non fece in tempo a finire la frase che gli arrivò un pugno talmente forte in faccia da farlo cadere a terra.

«Vaffanculo, stronzo» disse Kurt, andandosene.

Blaine rimase a terra con la testa dolorante, senza capire cosa fosse successo. Era ancora in stato catatonico quando gli sembrò di distinguere una figura familiare davanti a lui.

«Rachel?!»

«Blaine, stai bene? Ho visto tutto, quel tizio ti ha tirato un cazzotto! Poteva ammazzarti! Dovresti denunciarlo e-»

«Rachel, che diavolo ci fai qui?»

«Non tornavi ed ero preoccupata. Ho preso un taxi e poi ho visto la tua macchina e sono salita e ho aspettato lì fino ad ora. Ma...Blaine! Sei ubriaco?»

«No» disse, un secondo prima di vomitare l'anima sul marciapiede.


Kurt rientrò nel locale e attraversò la sala a passi lunghi e veloci. Ignorò i fischi e le parole provocatorie. Normalmente si sarebbe fermato a farsi offrire da bere, ma non ora.

Passò davanti al bancone e sentì la voce di Finn chiamarlo:

«Ehi, Kurt! Dove vai?»

«Cerco Santana.»

«E' nei camerini. Va tutto bene?»

Kurt lo guardò negli occhi: «A meraviglia» disse, sull'orlo delle lacrime.

Poi corse nei camerini, dove Santana si stava rimettendo il rossetto. Non appena lo vide entrare capì subito cosa doveva essere successo.

Lo abbracciò forte e, non appena Kurt sentì quel contatto, lasciò andare le lacrime, piangendo sulla spalla dell'amica.

«Perché? Perché noi non possiamo essere felici?»

Santana lo strinse forte e gli accarezzò la testa.

«La vita è ingiusta, Kurt, per chi è nato dalla parte sbagliata di Lima.»



N/A


E questo era il primo capitolo!

Ho già qualche capitolo pronto che va solo corretto, ma mi piacerebbe sapere le vostre opinioni perché sono abbastanza preoccupata di andare OOC. Cioè, un po' lo andrò di sicuro (ma d'altro canto è una AU, un po' OOC è permesso), solo non vorrei che i personaggi risultassero stravolti.


E' la mia prima long e pertanto mi piacerebbe sentire cosa ne pensate, per cercare di migliorarmi!


Ah, dimenticavo, avrete di sicuro notato che molte cose sono diverse dall'originale. Ecco alcune sostanziali differenze (perdonatemele, in fondo è un AU)


  • Finn e Kurt sono fratelli di sangue e, dopo una dura lotta con me stessa, ho deciso di dare loro il cognome Hummel, anche se ogni volta che scrivo Finn Hummel (e infatti lo scriverò il meno possibile) mi si rivolta lo stomaco

  • Anche Blaine e Rachel sono fratelli (ho preso il cognome di lui perché ai fini della storia era impossibile inserire i Berry come genitori, anche se mi sarebbe piaciuto farli apparire!)

  • Le età sono un po' sfasate. Finn ha ventun anni, Kurt diciannove, Blaine diciotto (è al suo ultimo anno alla Dalton) e Rachel è al terzo anno. Santana ha un'età imprecisata (non si chiede alle signore!) ma di sicuro ha più di ventun anni.


Altre eventuali precisazioni verranno fuori nel corso della storia.

Spero di non aver osato troppo.


A presto!


yu_gin

   
 
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