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Autore: cecchino_2028    07/03/2012    0 recensioni
Marco é un cavaliere templare di Venezia, é alla sua prima battaglia contro i mamelucchi...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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L'uomo sorrise, il cavallo arabo nero aveva i muscoli tesi, era pronto all'attacco, era tutto uno strano scherzo del destino, stava per uccidere degli arabi in groppa ad un cavallo allevato da loro. La piana desertica era ferma, immobile sotto il sole allo zenit, niente vento, niente nuvole di polvere in lontananza, segno che gli arabi non erano vicini, ma stavano arrivando, lo sapevano, Marco lo sentiva fin dentro le ossa. Marco, il cavaliere, il veneziano, l'uomo in groppa al cavallo del nemico, sapeva che nonostante non volesse macchiare la candida tunica, doveva farlo, perchè aveva fatto un giuramento, l'estremo atto di fede per la croce cremisi che portava sul petto e sulla schiena, che l'aveva portato fino ai domini di Outremer.
Una nuvola di polvere si alzò all'orizzonte, il cavallo nero tese di nuovo i muscoli, in modo spasmodico, era pronto, voleva combattere; Marco estrasse la spada, la tese di fronte a sè, era pronto per la battaglia, ora lo sapeva, il leone con la spada che si era tatuato sulla spalla ruggiva sui suoi muscoli tesi. Il leone di Venezia. Il leone di san Marco. L'arma cristiana era alle porte dell'Oriente. 
Erano pronti, 400 cavalieri del Tempio, 400 uomini con sogni e famiglie, ma quanti di quei 400 avrebbero lasciato le loro speranze a perire tra i granelli di sabbia di quel deserto?
Gli arabi arrivarono in un gruppo compatto, tutti a cavallo, niente armi strategiche, l'amir Baybars, la Balestra, al comando di 400 uomini; stesso numero di combattenti per entrambe le fazioni, stesse armi alle mani di fratelli divisi da una guerra per la supremazia di un Dio, sarebbe stato un combattimento equo, entrambi i battaglioni erano mossi dalla profonda fede.
Marco partì al trotto, uccise a fil di spada chiunque gli capitasse di fronte, fu disarcionato da cavallo, si difese con la spada, quando anche questa volò via dalla sua mano, si difese con le braccia, con le gambe e con i denti; tentò di tenere insieme i brandelli di anima che gli erano rimasti; cadde a terra, trafitto da una sciabola, un fratello che chiamava nemico aveva eseguito gli ordini, neanche un cristiano doveva uscire vivo da quella piana. Il sole tramontò con la stessa lentezza disarmante con la quale Marco stava morendo dissanguato, si trovava sopra una duna e riusciva a vedere tutto ciò che c'era sotto di lui, dai corpi dei compagni, dei fratelli, alla bellezza unica del sole che si andava a bagnare nei granelli della fine sabbia chiara del deserto; il leone di Venezia, il leone del profeta, ruggì un ultima volta, poi Marco esalò l'ultimo resp iro. Su quella piana morirono tanti cavalieri del Tempio quanti guerrieri mamelucchi, pochi ne uscirono vivi, e fino all'ulimo giorno di vita ricordarono quella battaglia con orrore e reverenza, nessun di loro aveva mai visto un combattimento tanto sanguinoso, nessuno di loro vi avrebbe mai voluto partecipare.
Quella sera l'ultimo respiro di Marco, fu anche l'ultimo respiro del sole, che andò a nascondersi dietro le dune, lasciando spazio alla luna, proprio nel momento in cui Marco divenne parte della terra, della sabbia, del deserto, della memoria dei compagni, ed ora l'Asia par che dorma...



Angolo autrice:
Non so da dove sia uscita questa storia, sentivo Asia di Francesco Guccini ed è venuta fuori questa! (: Me lo lasciate un commento? Grazie!
   
 
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