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Autore: AmazingFreedom    07/03/2012    3 recensioni
Il destino di un bambino è segnato dai suoi nomi e dal suo cognome.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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QUESTIONE DI NOMI

5 MAGGIO 2010
“James! Adesso basta! È ora di andare a letto!”
“Ancora cinque minuti papà! Per favore!”
Harry guardò il figlio, intento a far volare la piccola pianta del salotto.
L’uomo sospirò mentre prendeva in braccio il secondo genito, che si era addormentato sul divano accanto alle gambe della madre.
“E va bene. Il tempo di mettere a letto tuo fratello, però.”
Harry strinse appoggiò una mano sulla testolina di Albus e si diresse verso la camera dei figli: accese la luce, scostò le coperte, adagiò il piccolino sul materasso e gliele rimboccò.
Stava per uscire dalla stanza, quando una voce lo fece fermare.
“Papà?”. Il mago sospirò e si passò una mano sugli occhi: possibile che fosse così difficile mettere a letto Albus e James?
“Dimmi Al. C’è qualcosa che non va?”.
Il bambino si mise a sedere e un sorriso gli illuminò il faccino. “Non mi piacciono i miei nomi!” decretò con voce grave.
Harry si voltò a guardare il figlio e anche lui sorrise. “Non dirmi che vuoi ancora sentire la storia dei tuoi nomi?! Sono mesi che te la racconto!”.
“Per favore papà! Mi piace tanto!”
Harry fece comparire un piccolo sgabello di legno con la bacchetta e si sedette vicino al letto al letto. “Te la racconterò ad una condizione: dopo ti addormenterai senza fare storie.”
Albus annuì vigorosamente e si accoccolò sotto le coperte, mentre il padre cominciò ad accarezzargli i capelli.
“Albus Severus Potter tu porti i nomi di due nomi molto coraggiosi, di due presidi di Hogwarts. Entrambi hanno fatto degli errori durante la loro vita, ma hanno saputo porvi rimedio in maniera esemplare. Albus Silente era un grifondoro…” Harry gonfiò un po’ il petto “ed è stato una figura fondamentale durante i  miei anni di studi. È stato il padre che non ho mai avuto, una guida saggia e sicura.”
Albus si sentiva le palpebre pesanti ma non voleva cedere al sonno.
“Severus Piton, il mio insegnante di pozioni, ha incarnato tutto quello che i serpeverde rappresentavano per me: sfida e anche una certa forma di odio…” gli occhi del mago si incupirono “e me ne dispiaccio molto. È stato una persona molto importante per la nonna e…”
Harry si interruppe all’improvviso: il lieve russare del suo bambino lo aveva distratto.
“Ne sono molto contento” concluse, posando un lieve bacio sulla guancia di Albus.
Si alzò ed uscì dalla stanza, per andare a prendere quella peste di James.

31 AGOSTO 2017
Albus era già nel suo letto, ma non riusciva ad addormentarsi. Continuava a strappare un pezzo di pergamena gialla, per alleggerire la tensione.
“Se continui così Al, non potrà più esserti utile.”
La voce del padre gli fece alzare lo sguardo verso le porta. “Reparo” sussurrò Harry e la lettera di ammissione a Hogwarts tornò intera.
“Cosa c’è che non va, Al?” Il mago era entrato nella camera e ora sedeva ai piedi del letto, mantenendo lo sguardo fisso sul volto del figlio.
Albus guardò le proprie mani, senza rispondere. “Non mi piacciono i miei nomi!” disse all’improvviso.
Harry lo guardò basito: erano anni che non sentiva più quella frase, semplicemente perché il suo secondo genito non aveva più bisogno di sentire quella storia per addormentarsi.
“Scusa come hai detto?”
“NON MI PIACCIONO I MIEI NOMI” urlò Albus.
“Vuoi sentire ancora quella storia?” Il ragazzino scosse il capo.
“Questa volta parlo sul serio. Tu e la mamma mi avete dato due nomi che hanno un significato importante per tutto il mondo magico! Già è difficile sopportare essere un Potter: tutta la gente che ti fissa, sussurrando cose alle tue spalle! Figuriamoci avere due nomi così: uno il più grande mago di tutti i tempi, l’altro un guerriero!”
Le lacrime cominciarono a rigargli il volto. “E se non dovessi essere all’altezza? Se non fossi degno di portare questi nomi?”. I pensieri, che lo avevano tormentato da quando aveva saputo di essere stato ammesso a Hogwarts, stavano scorrendo come un fiume inarrestabile.
Harry lo guardò per qualche secondo. “Tu sei semplicemente Albus Severus. Non Albus Silente o Severus Piton. Mi dispiace che il tuo cognome sia un peso: so cosa vuol dire essere continuamente al centro dell’attenzione quando non lo si vuole ed è una sensazione orrenda. Comunque, sei un ragazzino davvero speciale e sono sicuro che sarai all’altezza di ogni situazione ti si presenterà. Io e te tua madre siamo molto fieri di te.”
All’improvviso, James entrò in camera come una furia e prese la testa del fratello sotto il braccio.
“Agitato fratellino? Pensa che domani a quest’ora sarai a Hogwarts! Sono proprio curioso di vedere in che casa sarai smistato!”
Albus aprì la bocca per rispondere, quando una piccola bambina con la faccia imbronciata si parò davanti al padre.
“Voglio andare anch’io con loro! Non è giusto!”
Harry sorrise. “Lily non fare i capricci. Sei ancora troppo piccola. Vedrai che quando compirai undici anni arriverà anche a te la lettera di ammissione a Hogwarts.”
Lily non sembrava per niente soddisfatta dalla risposta dell’uomo ed uscì, chiamando a squarcia gola sua madre.
Harry si alzò e rimboccò le coperte ai figli.
“Vorrei che tu mi facessi un favore Al” sussurrò al figlio, che annuì. “Vorrei che tu ringraziasti il professor Silente e il professor Piton da parte mia.”
Albus sgranò gli occhi. “Come faccio?”
“Puoi usare il Mantello dell’invisibilità e la mappa. Te li posso prestare” si intromise James, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero da parte del padre.
“James ha ragione. Ma potrai usarli solo per questa volta. Se vengo a sapere che uno di voi due combina qualche guai con il mantello e la mappa, non li vedrete mai più. Chiaro?”
I due ragazzi fecero di sì col capo, anche se James fece l’occhiolino al fratello: quel gesto non significava nulla di buono.

8 SETTEMBRE 2017
Non fu difficile arrivare fino all’ufficio della preside McGranitt: le ronde notturne erano finite e sulla mappa del Malandrino i corridoi comparivano completamente deserti.
Albus si avvicinò alla porta e sussurrò un incantesimo che gli aveva insegnato James. Questa si aprì di scatto e vi si intrufolò dentro.
Era tutto buio e l’unica fonte di luce era la sua lanterna. Albus si guardò attorno: non riusciva a vedere chiaramente i dipinti ma non poteva credere che ci fossero stati così tanti presidi a Hogwarts. “Tale padre, tale figlio.”
Una voce fredda la fece voltare: alzò un po’ di più la lanterna, fino a distinguere un ritratto quasi completamente nero, se non fosse stato per il viso di un bianco pallido.
Il soggetto del dipinto fece un ghigno. “Potter! Sei tutto tuo padre!”
“Ci conosciamo?” balbettò Albus.
“Hai ereditato anche il suo acume, a quanto ho capito!”
Il ragazzo arrossì violentemente.
“Severus non essere così duro con lui.”
Albus spostò la lanterna un po’ più a sinistra, fino ad illuminare il volto di un vecchio mago dagli occhi azzurri.
“Piacere di conoscerti. Ha ragione il mio collega: assomigli davvero molto a Harry, tranne che per la tua cravatta. Serpeverde.”
“Come?” urlò l’altro dipinto. “Potter nei Serpeverde! La mia casata ha davvero toccato il fondo! Tuo padre lo sa?” ghignò il ritratto.
Albus riuscì soltanto ad annuire.
“E come l’ha presa?”
“Direi… piuttosto bene…” riuscì finalmente a rispondere il ragazzo.
L’uomo in nero inarcò un sopracciglio, con aria curiosa.
“Ha detto che con il nome che mi ritrovo, non sarei potuto finire in un’altra casa” disse tutto d’un fiato.
“Come ti chiami?” sussurrò dolcemente il mago più anziano.
“Albus Severus Potter” proclamò, gonfiando un po’ il petto. “Immagino che voi siate Albus Silente e Severus Piton.”
I due si scambiarono un’occhiata complice. “Allora, ho un messaggio per voi: mio padre mi ha chiesto di ringraziarvi.”
Silente e Piton sorrisero lievemente.
All’improvviso, la luce dello studio si accese ed entrò la preside. “Potter! Cosa fai in giro a quest’ora della notte? E nel mio ufficio, per di più?”
“Ero venuto a parlare con i quadri del professor Silente e del professor Piton…” tentò di giustificarsi Albus, indicando i due uomini, che avevano gli occhi chiusi e russavano sonoramente.
“Ma davvero? A me sembra stiano dormendo” lo apostrofò la donna.
“Mi creda professoressa…io…”
“Niente storie! 20 punti in meno a Serpeverde e punizione domani alle otto con il signor Gazza.”
Albus chinò il capo e uscì dallo studio, maledicendo suo padre e i paladini del mondo magico.  
  
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