Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: writingtolouis    08/03/2012    12 recensioni
E non troverai nessuno che ti ami come me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





"Claire, cara, vieni a darmi una mano in cucina?"
La voce di mia madre riecheggiò nella soffitta umida e impolverata di casa nostra facendomi sobbalzare appena. "Certo mamma, arrivo".
Mi alzai da terra e mi diressi verso le strette scale lignee, ma la mia goffaggine non mi risparmiò nemmeno questa volta. Inciampai su un oggetto ancora non identificabile e caddi con un tonfo sordo.
"Oddio Claire, che è successo, ti sei fatta male?" mia madre, il solito genio.
"No mamma, avevo voglia di baciare il pavimento. Sai, è il mio nuovo ragazzo" gridai con sarcasmo rendendomi subito conto del suo squallore.
Mi misi in ginocchio per scoprire qual era stata la causa della mia caduta e subito la riconobbi. Una scatola a strisce bianche e verdi, sufficientemente capiente da custodire tutti quelli che, un tempo, dovevano esser stati i ricordi dei miei momenti più belli. Si, peccato che con lui. Erano caduti alcuni oggetti per terra, ma decisi di tornare in soffitta più tardi.
"Eccomi, che devo fare?" chiesi a mia madre una volta entrata in cucina.
"Nulla, nulla. Ti ha appena chiamato Harry, mi ha chiesto di dirti se potevate vedervi al solito posto fra dieci minuti. Hai studiato tutto il giorno e quel che devo fare io lo posso fare anche da sola, quindi vai tranquilla".
Harry era il mio migliore amico da una vita e figlio di amici di famiglia. I nostri padri erano amici per la pelle, compagni di stanza ai tempi del college e colleghi di lavoro qui a New Castle. Andavamo sempre in vacanza insieme, era un miracolo se non abitavamo anche nella stessa casa.
Fatto sta che lui era il ragazzo più dolce del mondo, l'unico che mi avevo sempre appoggiato in ogni cazzata, l'unico che aveva asciugato ogni mia lacrima e l'unico che sapevo ci sarebbe stato sempre per me, come io avrei fatto per lui.
Non lo sentivo da una settimana perché dopo l'insufficienza presa in biologia i miei mi avevano segregato in casa a studiare, ma oggi avevo fatto il compito, avevo detto loro che era andato bene e sembrava che si fosse sistemato tutto.
Ecco, era proprio quando mia madre entrava nel mondo "mamma moderna" che la cominciavo ad amare veramente.
Avevo una voglia matta di vederlo e di sicuro non mi sarei fatta ripetere due volte il consenso di mia madre. Feci un sorriso a trentadue denti, presi una felpa al volo dal divano e corsi fuori dal vialetto esternando l'amore che provavo per quella donna.
Il nostro "solito posto" era una panchina ai piedi del lago nel parco della città, lo era da quando avevamo circa sei anni e lui mi regalò una collanina con un ciondolo argenteo su cui vi era incisa una "H", che tutt'ora portavo al collo.
Decisi di prendere la bicicletta per arrivare prima sul posto. Dopo cinque minuti arrivai all'entrata principale, lasciai disordinatamente la bicicletta sul marciapiede e cominciai a correre come una matta verso il luogo stabilito. La panchina si riconosceva non solo perché era la più vicina al laghetto, ma anche perché dietro di essa vi era piantata un'enorme quercia dove io ed Harry, da bambini, giocavamo spesso a rincorrerci.
Eccolo lì. In piedi, girato di spalle con i suoi ineguagliabili morbidi ricci. Mi fermai un attimo più avanti per osservarlo meglio: un po' guardava l'orologio ansioso e un po' sfregava le scarpe contro la bianca ghiaia sottostante. Era buffissimo.
Mi avvicinai senza farmi sentire e gli saltai addosso abbracciandolo da dietro.
"Sempre la solita ritardataria, tu!" disse sorridendo mentre io mi misi in punta di piedi per dargli un bacio sulla guancia.
"Ma non sparare cavolate, io sono sempre in orario, sei tu quello che si fa aspettare come una donna al primo appuntamento" lo canzonai.
Ora eravamo l'uno di fronte all'altro e potevo benissimo ammirare i suoi occhi di un verde smeraldo che dopo anni e anni che li osservavo non si erano mai consumati, erano rimasti i meravigliosi occhi luminosi di quel bambino buffo con due fossette mozza fiato. Lo amavo. Ma non quel tipo di amore, quello che reca solo danni psicologici - e lo dico per esperienza personale -, ma quell'amore benefico, quello che non può fare altro che farti bene, quello che per convenzione viene solitamente chiamato "amicizia".
Avevo bisogno di lui come un essere umano nel deserto ha bisogno di gustosa acqua. E forse era l'unica persona che riusciva a farmi sentire amata. Sì, l'unica. L'ultima persona che ci stava riuscendo è riuscita a mandare tutto a puttane.
Restammo per un po' in silenzio, poi i nostri sguardi si incrociarono e i nostri corpi furono attratti l'uno all'altro come due calamite, contorcendosi in un lungo, meraviglioso abbraccio. "Mi sei mancata, Claire" mi disse lui stringendomi ancora più forte.
"Si m-" feci per dire, ma lui mi zittì affondando il suo viso nella mia spalla.
"Shh, non rovinare questo momento. Sono sicuro che avresti sparato una cavolata" Sbarrai gli occhi di colpo, mi slacciai dall'abbraccio e gli diedi una pacca sulla spalla "Idiota! Ora si che hai rovinato il momento" dissi facendo finta di essermi offesa.
Lui rise, mi prese per un braccio e mi tirò a sé. "Dai, lo sai che ti voglio bene" "Tutte scuse Styles, la verità è che sei un c-" non feci in tempo ad insultarlo che lui mi mise una mano sulla bocca. "No Claire, non è bello dire queste cose, soprattutto se escono dalla bocca da una ragazza" disse ridendomi in faccia.
Ero un maschio mancato, in pratica, vivendo circondata da uomini fin da bambina - facendo eccezione di mia madre e di Anne, la madre di Harry - da questo punto di vista; diciamo che ero la ragazza dalla parolaccia facile, che la usava a ogni pie' sospinto, ma era più forte di me, una frase con un "cazzo" all'interno quando ce n'era bisogno suonava e rendeva meglio. "Ah-ah molto spiritoso. Chissà da chi ho imparato signor Harry-scaricatorediporto-Styles". dissi prendendolo in giro.
La cosa bella era che a primo impatto io sembravo una ragazza anche molto femminile: ero alta, magra e con i capelli color miele presi da mia madre e occhi verdi presi da mio padre. Certo, non mi vestivo ogni giorno con una minigonna/pantaloncini e calze ma non mi dispiaceva indossarli e alla fine avevo avuto una serie di relazioni anche molto durature con il genere maschile fino a qualche mese fa, con la mia prima e si spera ultima batosta - si, sono stata sempre io a lasciare i ragazzi -.
"Senti, parliamo di cose serie. Novità?" disse lui sedendosi sulla panchina.
"In realtà si, ma poco piacevoli" dissi io ripensando alla scatola che aveva provocato la mia caduta qualche ora prima.
"Spara scricciolo".
Mi sedetti accanto a lui e cominciai a parlare.
"Questo pomeriggio, dopo aver studiato tutta la mattina ero andata in soffitta per mettere a posto un po' di roba. Poi mia madre mi ha chiamato per andarla ad aiutare in cucina, ma mentre mi dirigevo verso le scale sono inciampata - sentii la risatina di Harry a questa parola e immaginai a cosa stesse pensando - su una scatola" a quella frase stentai un po'. Subito Harry tornò serio e si girò verso di me.
"Oh, quella scatola?" annuii senza proferire parola. "Ti piace ancora?"
Strinsi i pugni "Dopo tutto quello che ha fatto? È un cretino..."
"...Ma ti piace ancora." concluse Harry.
Scossi lievemente la testa, quasi cercando di far andare via quel pensiero dalla mia testa. Poteva aver ragione? Come era possibile che dopo tutto quel che era successo io provassi ancora qualcosa per... lui?
"Hei Claire, è normale. In fondo a tutti sembrava una cosa seria, la volta buona" cominciò a dir lui.
"E poi lui è riuscito a rovinare tutto!" dissi cercando di trattenere le lacrime.
Il riccio si avvicino un po' di più a me e con un lieve movimento della spalla la fece scontrare contro la mia, come per darmi forza.
"Hei scricciolo, non buttati giù. Quanto sarà passato, dieci mesi? Se non sei riuscita a dimenticarlo non credi che dovresti provare a perdonarlo? Non ha fatto niente di male, alla fine… ossia, poteva fare di peggio: pensa se ti tradiva, ecco, quello sarebbe stato qualcosa di imperdonabile, ma partire per un viaggio di studio senza dirti nulla be'... con tutto il bene che ti voglio Claire, non ti sembra un po' esagerato? Avrà avuto i suoi buoni motivi, magari non voleva f-" lo zittii parlandogli sopra, oramai avevo cominciato a piangere, inutile cercare di nasconderlo. "Non voleva fare cosa? Non voleva ferirmi? Pensi che mi sia messa a saltare dalla gioia quando ho ricevuto quella fottuta lettera dove si scusava e mi spiegava tutto? No Harry e questo lo sai benissimo anche tu." Asciugai le lacrime con la manica della mia felpa.
"No Claire, non dico che tu non sia stata male, ma provo a stare nei suoi panni e penso che l'abbia fatto per entrambi. Ti stai arrampicando sugli specchi, miseriaccia."
Mi resi conto che forse il mio migliore amico aveva ragione, forse stavo ingrandendo un po' troppo la cosa. Probabilmente provavo ancora qualcosa per lui e probabilmente anche qualcosa di vivo e forte dentro me, ma avevo bisogno di tempo per metabolizzarlo.
Affondai il mio viso bagnato nel petto del mio migliore amico “E allora cosa dovrei fare?”, ci fu una lunga pausa di silenzio “Sei così dolce, sai Claire? Sembri una bambina e per me non è un difetto, davvero.” Intuii che stava sorridendo e al suono di quelle parole feci uscire una risata serena dalla mia bocca, mi sentivo ridicola, così impotente e così piccola di fronte a qualcosa mille volte più grande di me.
“Io credo dovresti prendere forza. Non so quanto ti ci vorrà, non conosco ancora molto bene le donne - fece una pausa, ridendo -, ma dovresti farlo. Perché perderti l’occasione di tornare felice, finalmente?” chinò la testa verso di me, in modo da potermi guardare. “Allora?” mi spronò poi.
“E allora credo di avere l’amico migliore sulla faccia della terra, ecco.” Dissi mettendomi in ginocchio. “Be’, si è fatto tardi, credo sia meglio tornare a casa. Ti aggiornerò sulla faccenda, okay Styles?” mi alzai dal morbido prato dandogli un bacio sulla guancia, che lui ricambiò.



“Cara Claire,
è da un bel po’ che sto provando a scriverti questa lettera. Che poi, perché in questo modo? Perché ti sto scrivendo da una panchina dell’aeroporto?
La verità è che sono un codardo e un bugiardo allo stesso tempo. Non ti ho detto quel che stava succedendo per tutto questo periodo, be’ si, la notizia l’ho ricevuta qualche mese fa, ma sai, non trovavo davvero la forza di dirtelo a voce e forse si, dietro un foglio inzuppato d’inchiostro è più facile parlare.
Le parole, anche qua, escono a fatica, ma spero che dopo ciò un giorno mi perdonerai. Ti amo, diamine.
I momenti passati insieme sono i momenti più belli di tutta la mia vita. Ce ne hai messo tanto di tempo a capire che forse ero quello giusto, non è così? Ricordo come se fosse ieri il tuo primo “ciao”, la tua prima risata causata da una mia battuta, il tuo viso dolce da bambina. Ricordo ogni fottuto istante che io e te abbiamo passato in 365 giorni di pura passione. Non mi pento di nulla, ricordatelo.
Ma c’è quel momento, nella vita, in cui ti ritrovi davanti ad un bivio e le cose in ballo, fidati, sono tante. Ho dovuto scegliere dallo stare lontano da te per sei mesi o mandare tutto all’aria e rimanere con la persona che amo rinunciando ai miei progetti futuri.
Sono stato egoista, lo so. Ho preferito ferire entrambi e già me ne pento. Sai, forse è per questo che non ho il coraggio di parlarti a voce, di guardarti in faccia.
Per favore non odiarmi.
La mia scelta è stata forzata. È stata forzata forse da mio padre, forse dalla mia intera vita, ma ho dovuto farlo.
Se ora sono qui, all’aeroporto di Londra per un volo diretto per gli Stati Uniti è solo per garantire il mio futuro, quello a cui mio padre tiene parecchio.
Quando ti arriverò questo pezzo di carta impastato di dolore io me ne sarò già andato, sarò lontano da te, lontano dalla vita, ma ricordati, tornerò.
Aspettami, se puoi.

Ti amo, Louis.”

Adesso bruciava. La cicatrice che un tempo si era creata nel mio cuore adesso si è trasformata in fiamme. Fiamme che facevano male. Lacrime, rabbia, odio, amore, impotenza, di nuovo amore. Era questo quello che avevo provato per dieci lunghi mesi e che provavo ogni qualvolta che il pensiero di lui riaffiorava in me. Faceva male. Ma sapevo che quel dolore non era odio, no, tutt’altro: quel dolore era pure e semplice amore, che sì, si nascondeva dietro l’odio ma solo per fortificarsi, per non soccombere alla passione.
La mia testa era vuota, c’era solo il suo nome che girovagava smarrito nel mio cervello. Aspetta, ma il cervello era rimasto? O era stato mangiato dal dolore?
Forse oggi, più che mai, riuscii a capire il vero significato della frase “carpe diem” tanto decantata da noi poveri esseri umani solo per sentirci più sofisticati.
Presi il cellulare, andai su i messaggi, oramai era il cuore a comandare e non c’è niente, neppure la mente che può bloccare la passione dell’amore.
“Forse sono un’idiota, ma se quell’ ‘aspettami’ è ancora valido vediamoci ai vialetti domani alle 18.00. Fai come vuoi, insomma… io ci conto.” Premetti invio e una goccia cadde sul display del mio iphone, la asciugai velocemente e scesi giù in camera mia. Non c’era più tempo per ripensamenti.

Ed eccola la sua inconfondibile camminata, i suoi capelli perfetti e il suo sorriso mozzafiato. Non avevo chiuso occhio tutta la notte. No, non sono una di quelle patetiche oche che si mette a pensare a un ipotetico lui tutto il tempo, avevo paura, più che altro. Avevo paura che lui non ricambiasse più, se così fosse stato be’, allora ci sarei rimasta il doppio di merda, non solo perché mi aveva illuso venendo a questo presunto appuntamento, ma perché significava che era finita davvero.
Fatto sta che stava arrivando, stava arrivando ed il mio cuore si stava spappolando come un fiore sotto una pressa. Non doveva vedere che morivo per lui, dopo quello che mi aveva fatto non se lo meritava.
Il suo corpo parallelo al mio, a pochi centimetri di distanza. Nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca, sembravamo paralizzati. Quante cose gli avrei voluto dire, ma no, dovevo esser forte, tener duro. Era lui quello a doversi scusare.
“Ehm…” Louis sembrava imbarazzato, fuori luogo e nel nervosismo si sistemò i capelli con un colpo netto della mano.
“Che c’è, dopo così tanto tempo non trovi nemmeno più le parole?” dissi io, rimanendo il più distaccata possibile.
“N-non so. Tutto quel che vorrei dire viene spontaneamente riingoiato dal mio stomaco. – si fermò un attimo, prese un respiro e continuò – Sai Claire, dopo tutto il tempo che è passato pensavo ti fossi dimenticata di me. Pensavo che fosse acqua passata, ormai, per te. E poi mi mandi quel messaggio e un raggio di speranza è tornato nel mio cuore. Io credo di non averti mai dimenticato”.
Non piangere Claire, non piangere. Sii forte.
Abbassò la testa, come se fosse emozionato. Poi sorrise, con quel suo sorriso speciale, quel suo sorriso angelico.
“Mi sei mancata davvero, e se tu ancora non mi hai dimenticato be’… io credo che con il tempo potremmo cercare di ricostruire i pezzi del puzzle. Non credi?” concluse infine.
“F-forse…”
I nostri sguardi si incrociarono e i nostri corpi furono attratti da una strana, incredibile forza l’uno all’altro. Eravamo così vicini, a tal punto che potevo benissimo leggergli l’anima, attraverso i suoi occhi.
Lui si avvicinò, sempre di più, fino a che i nostri nasi non si sfiorarono e le nostre labbra non si unirono, lasciando alle nostre lingue il tempo per parlare.
Il cuore, finalmente, riprese a vivere.
“Perdonami”.



Oh bonjour, bonjour.
Qualcuno già mi conoscerà, avevo scritto una fan fiction qualche tempo fa, che poi però ho cancellato non potendola più seguire.
Aaaaaaallora, spero che questa os vi piaccia (avevate capito che era un’os, vero?), anche perché c’ho messo davvero tanto a scriverla - e ho testimoni – e l’unica cosa che voglio, ora, è che sia gradita.
Quindi che dire? Ah già. Vorrei ringraziare la mia beta (mi piace tanto questo nome) perché forse senza di lei non sarei riuscita a fare nulla *poor me çç*, quindi grazie Ela.
Direi che vi ho trattenuto fin troppo, quindi vi lascio andare.
Attenzione: Recensire NON nuoce gravemente alla salute, quindi non siate tirchi e battete quelle dita sulla vostra tastiera. (?)
Adieeeeu.

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: writingtolouis