- Ehi, ti ricordi quando... -
- Shhhh. -
Due uomini entrarono nel teatro di Fortuna. Era stato recentemente restaurato, in seguito agli avvenimenti di un anno prima: la statua di Sparda era stata ricostruita in ogni suo particolare e il suo sguardo severo e solenne squadrava i due nuovi arrivati dall'alto di ben dieci metri di altezza.
Il più anziano, il quale portava un impermeabile rosso, salì lungo la gradinata e con un lieve cenno del capo rese omaggio a suo padre.
- Guarda, hanno anche ricostruito la vetrata. La mandasti in frantumi, quella volta. Che pagliaccio. -
- Un'entrata di stile vale come mille parole, ragazzo. Ricordatelo sempre! - rise di gusto Dante, sedendosi sulla panchina a lato dell'altare. Un organo si ergeva davanti a lui, dalle canne dorate e lucide di pulito. L'uomo girò velocemente le pagine dello spartito e scelse un brano in particolare: le possenti note della Toccata e Fuga in Do Minore si sparsero per il teatro, dando vita a un'atmosfera di soggezione e riverenza.
- Ehi, quando hai imparato a suonare l'organo?! - chiese stupito il più giovane, riconoscibile per il braccio destro fasciato in candide bende di lino. Con la mano sinistra si ravvivò i capelli bianchi, che divennero ancora più scompigliati.
L'altro non rispose. Le sue dita si muovevano veloci sulla tastiera, tanto da far sembrare lui e lo strumento in realtà una cosa sola: Dante percorse varie ottave in un battito di ciglia e ora la musica assumeva un aspetto frenetico ma tuttavia ordinato, regale e solenne, quasi divino.
Guardò la statua del padre e pensò che sarebbe stato un bel gesto dedicargliela. Chissà, magari quelle note l'avrebbe raggiunto, un giorno.
Ovunque egli si trovasse.
Questa fic non ha uno scopo preciso, se devo proprio ammetterlo. Che dire, stavo ascoltando la Toccata di Bach e mi è venuto in mente di dedicarla alle gesta di un epico guerriero. Avrei potuto svilupparla di più, ma si sa: queste cose nascono dal nulla e scompaiono come sono giunte.
E' il mistero della narrativa.