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Autore: meiousetsuna    09/03/2012    7 recensioni
Questa storia si è classificata seconda al fantastico contest di Almeisan: Your OTP and... The Vampire Diaries, sul forum di EFP. Durante l'episodio 3x15, ("rivisitato" nell'ordine delle battute... per necessità!) Damon e Stefan decidono chi si assumerà il compito di uccidere Bonnie, attirandosi l'odio di Elena. Questo li porterà a rivivere un lunghissimo flashback...
Dal testo: "I ragazzi Salvatore non sono da meno di nessuno, ricordati - il lampo malizioso fece brillare un riflesso nelle tranquille iridi smeraldine - stasera voglio vederti collezionare ragazze, tutte le più carine, intesi? Altrimenti non ti darò più ripetizioni di ballo, anzi... non sarai più mio fratello!" Stefan rimase interdetto per un attimo, poi sorrise, che scherzo stupido, una cosa così non sarebbe mai potuta accadere.
Elen91, Hugghina... c'è un saluto speciale per voi... ed un bacio per chi vorrà arrivare a leggere fino alla fine!
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata seconda al fantastico concorso di Almeisan: Your OTP and...The Vampire Diaries, sul forum di EFP

head-or-tail-premio

Paring scelto: Damon/Stefan

Costrizione scelta: ambedue, Flashback + citazione: "alla fine della giornata si prendono cura uno dell'altro e si vogliono bene"

Eventuali altri personaggi= nel flashback, Giuseppe Salvatore + personaggio originale

Genere: sentimentale, triste, fluff

Avvertimenti= One shot, missing moment

Introduzione ="Arrangiamento" della 3x 15, lasciando i Salvabros come unici personaggi presenti, quindi manipolando ordine e paternità delle battute. Damon e Stefan decidono chi si assumerà l'ingrato compito di uccidere Bonnie, attirandosi l'odio di Elena. Invece, essendo il flashback la difficoltà, ho cercato di renderlo la parte più importante e lunga del racconto.

N.d.A.= Errore temporale! L'unico celeberrimo valtzer di Johannes Brahms "Op.39 nr.15" è del 1865, ma è così romantico e adatto a sottolineare un sentimento adolescenziale che l'ho edito tre anni prima!

 

HEAD OR TAIL

 

"Mi piace averti nel mio Team!"
Stefan non rispose nulla, aveva smesso da tempo di assecondare le battute di suo fratello, tanto in un modo o nell'altro, avrebbe ritorto quelle parole contro di lui. Cosa poteva replicare? 'Elena può costituire il nostro punto debole?' Allusiva. 'Non importa se moriranno tutti, anche se c'è Elijah che ha tentato di aiutarci?' No, lui era più buono di così, almeno in quel momento; cedere alla natura dello Squartatore avrebbe significato assegnare la piena vittoria a Klaus, anche se non era più quello di prima, si trovava in una strana fase di costruzione di un terzo se stesso.

Decise di spostare l'attenzione sul fulcro del discorso. "Non lasceremo che nessuno interferisca rovinando tutto, questo è più importante".
Damon lo fissò con sospetto, gli leggeva dentro come un libro aperto; sentiva perfettamente la tensione irrigidire perfino le corde vocali del più giovane, che voleva la sua collaborazione ma stava cercando di farglielo pesare come una grande concessione. "Ed è normale che lei sia arrabbiata con te, hai dormito con la persona sbagliata!"

Doveva aspettarselo, era un'occasione troppo ghiotta per criticarlo per un regalo fatto al suo ego, al suo amore frustrato che lui ed Elena, in particolare, gli avevano dato diritto di poter sfogare in una notte in cui, forse, quello che faceva non li riguardava per niente. Era un colpo basso ma Damon non era mai sprovvisto di una risposta sarcastica, era lo scudo che aveva scelto per sé da troppo tempo per ricordarsi l'esatto momento in cui gli era riuscito bene la prima volta; convincere il suo avversario di non essere ferito perché le vere parole cattive non potevano arrivare ad aggredirlo, così tanto, che era riuscito a dimenticare di aver finto.

E dimenticare di aver dimenticato.

"Buon per te, sei libero di agire, ho aumentato le tue possibilità - non c'era ironia né autocommiserazione in quelle parole, solamente tanta stanchezza - volevo portartela via giocando pulito, ma lei non vuole saperne di me". La verità era meno scomoda del solito, non prevedeva di dover essere difesa costruendole intorno un castello di bugie. E quando meno te lo aspettavi, poteva ripagarti con la stessa onestà.
"Ma tu la ami ancora".
"Sì. E se tu stai rinunciando è solo per i tuoi sensi di colpa, non negare, dopo centoquarantasei anni conosci bene qualcuno".
"Starà meglio senza di me. Come senza di te".
"Bene, non sarà di nessuno dei due. Anche se alla fine, non ti faresti mai indietro per sempre. É da un'ora che ho lasciato quel bicchiere pieno davanti a te e non l'hai preso. Da quant'è che non bevi sangue umano? Da quando hai rischiato di farle male?"

Stefan deglutì con fatica, come inghiottendo una manciata di sabbia: il profumo di quel liquido denso ed invitante gli stava trapassando il cervello, gli metteva fame, non era sicuro di farcela; quando Damon sostituì il calice con un altro pieno di cognac, lo afferrò con gratitudine bevendolo d'un fiato, stringendo il vetro ancora intiepidito dalla sua mano.
"Mi è parso di averti sentito dire che la morte di Klaus fosse quello che ti interessava di più. - le pupille nere avevano lasciato spazio solo ad un sottile bordo celeste, come l'anello di luce intorno ad un pianeta oscuro - Ma quando si tratta di una ragazza..."
"Tu ti fai manipolare". La sferzata di Stefan andò a segno, facendogli apparire una smorfia storta.
"Già - provvide a versare anche per se una generosa dose di alcol - tu invece diventi freddo. Non ti importa più di nessuno".

Flashback

Stefan cercava di allacciarsi alla meglio la cravatta di seta bianca, facendo e disfacendo nervosamente il nodo, davanti al grande specchio dello spogliatoio; alla fine ottenne quello che gli sembrò un risultato accettabile e controllò l'effetto da entrambi i profili, sollevando le spalle e tentando sguardi confidenziali, le labbra strette per la concentrazione.
"Se gonfi di più il petto ti scambieranno per un tacchino e la cuoca prenderà in considerazione di servirti come portata principale!"
Appoggiato allo stipite della porta con un braccio, Damon sghignazzava all'indirizzo del suo fratellino, visibilmente imbarazzato di essere stato scoperto durante l'esperimento, ma solo per un attimo, la presenza del maggiore era una benedizione in quel momento.

"Per favore..."
Non fece in tempo a chiedere che l'altro, ruotando verso l'alto i suoi magnifici occhi azzurro chiaro, stava già allentando quel discutibile ammasso di tessuto, eseguendo una legatura perfetta con pochi gesti automatici; poi con un colpetto secco, sistemò anche il collo della giacca.
"I ragazzi Salvatore non sono da meno di nessuno, ricordati - il lampo malizioso fece brillare un riflesso nelle tranquille iridi smeraldine - stasera voglio vederti collezionare ragazze, tutte le più carine, intesi? Altrimenti non ti darò più ripetizioni di danza, no che sto dicendo... non sarai più mio fratello!"

Stefan rimase interdetto per un attimo poi sorrise: che scherzo stupido, una cosa così non sarebbe mai potuta accadere; e se affrontare il suo primo ballo come vero e proprio partecipante lo faceva sentire un adulto, era felice di essere appena quindicenne e di poter sbagliare, finché Damon era lì, lui non aveva paura di niente... neanche delle donne!

Giuseppe entrò nella stanza senza cerimonie, era il padrone in quella casa, gettando uno sguardo di sufficiente approvazione all'aspetto dei suoi figli, che lo stavano salutando con un cenno di riverenza, quello di Stefan più accentuato. Fu a lui che si avvicinò per primo, dandogli un buffetto affettuoso.
"Conto che stasera esaudirete i miei desideri, come avrebbe voluto anche la mia povera moglie".
Damon odiava quell'utilizzo della memoria della loro madre, era l'asso da calare nelle grandi occasioni, quando le maniere forti non bastavano e li costringeva usando il senso di colpa. In genere, però, il primo metodo era più che abbastanza.

"Ci saranno tutti i nostri amici della Contea, i Fells, i Lockwood, i nostri soci in affari di Atlanta e soprattutto, il Generale Kenneth W. Davis - nel pronunciare quel nome spostò la sua attenzione verso il primogenito - con le due figlie: una è piccola, ma l'altra ha sedici anni, l'età perfetta per una fanciulla da marito. Kenneth - l'inciso evidenziò lo sfoggio di quella altolocata amicizia - ha un debole per lei, non vorrebbe che fosse una vedova ancora prima di assicurarsi di avere un nipote maschio, non potremmo avere un'occasione migliore. É già una vergogna che a ventidue anni compiuti tu non sia partito per sostenere la Causa, né ti sia sposato per garantire una continuità alla nostra famiglia. Risolveremo tutto questa sera, in un modo o nell'altro. Presenterai la tua richiesta di matrimonio alla giovane Davis, o ti raccomanderò all'attenzione del Generale, se ti arruolerai, ti voglio in prima linea non nascosto in qualche magazzino viveri a giocare a carte, magari truccate, ti conosco... e Stefan - una leggera variazione ammorbidita della voce accompagnò lo spostamento da un soggetto all'altro - in poco tempo potrebbe imparare a prendere il mio posto, a lui importa veramente".

Damon era rimasto in quello che poteva sembrare un ligio silenzio, mandando scintille con lo sguardo; quando rispose, gli unici muscoli in movimento nel suo corpo erano quelli all'angolo della bocca. "Con rispetto, padre, non farò né l'una né l'altra cosa - in una frazione di secondo la mano di ambedue era scattata, intercettandosi a pochi millimetri dal viso del ragazzo - e non credo che dovreste continuare a picchiarmi, la mia età mi dovrebbe esimere da certe punizioni".

"Ti credi un uomo, vero? - Giuseppe corse vicino al caminetto, dove riposavano due sciabole incrociate, ricordo della Guerra del Messico, puntandone una verso la gola di suo figlio, passandogli l'altra - dimostrami cosa sai fare!"
"Vi prego! - Stefan si era riavuto dal momento di shock, lanciandosi tra i due, spingendo il petto di emtrambi, dividendoli - Padre! Non dite sul serio, potreste ferirlo gravemente, proprio qui davanti - indicò lo stemma blu e argento, con la scritta " In Veritas", - vi macchiereste le mani per sempre! E tu - staccandosi dai due contendenti giunse le mani come in un gesto di supplica, rivolto verso il fratello - chiedi perdono, non deve andare per forza così tra voi!"

Damon sostenne una breve lotta interiore: l'idea di sconfiggere il vecchio in una sfida alla pari gli faceva ribollire il sangue, ma proprio non poteva ignorarlo quel ragazzino terrorizzato, che tremava all'idea di vedere uno dei due causare un danno serio all'altro, con gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime e ricordò la promessa fatta sua madre sul letto di morte. No, in realtà non serviva ricordarsela, bastava semplicemente non fingere di averla archiviata in un cantuccio abbandonato della memoria anche per un attimo. Non c'era vigliaccheria in quella resa, ma solo la consapevolezza che per Stefan avrebbe affrontato un plotone d'esecuzione e viceversa... in fondo due fratelli sono persone che alla fine della giornata si prendono cura uno dell'altro e si vogliono bene.

Con un movimento agile capovolse la spada con la lama verso il basso, porgendola dall'impugnatura a suo padre. "A volte faccio cose che non dovrei fare".
Lo schiaffo sulla bocca arrivò forte e puntuale. "Se alla fine della festa non avrai scelto in un senso o nell'altro, ti pentirai. - Giuseppe uscì a passo di carica - Vi aspetto tutti e due ad accogliere gli invitati in un minuto esatto!"
"Damon, mi dispiace... ti fa male? - Stefan si era girato con discrezione, aspettando di sentire quel rumore che conosceva bene, per non mortificarlo - l'hai fatto per me, lo so, però..."
Il bruno gli rivolse un sorriso smagliante. "L'orgoglio brucia un po'. Dovrò farmi curare da qualche bacio - sporse le labbra piene, battendole con l'indice, gli occhi socchiusi - ci sarà qualche brava infermierina volontaria, per questo ferito!" Ognuno con un braccio sulle spalle dell'altro, andarono verso il salone, ridendo senza farsi sentire.

Maurine Davis scosse i boccoli biondo cenere con disappunto, mentre il ragazzo di fronte a lei terminava il suo discorso diplomatico sprofondando in un inchino cerimonioso, battendo leggermente i tacchi quasi a voler assumere anticipatamente un'aria marziale, credendo di convincerla che gli si stava spezzando il cuore a rinunciare a tanta grazia e bellezza, ma la voce della coscienza lo chiamava a dare il suo contributo a fianco delle loro valorose truppe. E poi, ma questo Damon lo tenne per se, le bionde non lo facevano impazzire... meglio cercare di scherzarci sopra. Andare ad uccidere o restare ucciso per qualcosa in cui non credeva era terribilmente sbagliato e ingiusto, ma legare tutta la sua vita a qualcuno di cui non gli importava nulla, sarebbe stato il male peggiore.
"Peccato, Mr. Salvatore, mi accontenterò di salutarvi al treno, starete benissimo con la divisa grigia e oro. In compenso, potremmo trovarci imparentati lo stesso... vostro fratello sembra più sensibile al gentil sesso di voi". Gli diede un colpetto sulla spalla col ventaglio chiuso, per farlo girare.

Non aveva bisogno di cercarlo, sentiva dove trovarlo. Stefan era ai piedi di una delle scalinate a chiocciola che scendevano sui lati più corti dell'opulento salone, lo sguardo rapito ed estatico era indirizzato verso una ragazzina seduta sul primo gradino, seminascosta dal decoro di rampicanti del corrimano, nell'atto di tirarsi il più giù possibile l'orlo del semplice vestito di mussola celeste. Questa manovra non impedì al volant di pizzo dei mutandoni alla caviglia di risultare ancora assolutamente visibile.
"Hey, Romeo, pensi di passare tutta la notte qui? E' segno di cattive maniere fissare così una damigella, non eri tu che mi rimproveravi? Vai e parlale".
"Non ce la faccio. É troppo carina, poi non mi sta degnando di uno sguardo".
Damon sospirò. "Almeno chiudi quella bocca, ci entreranno le mosche. Osserva bene, stai per avere il privilegio di imparare dal migliore". Senza un attimo di indugio aveva raggiunto la cima delle scale, e stava sfiorando con un garbatissimo baciamano le dita senza guanti che gli erano state offerte timidamente.
"Permettetemi di presentarmi, sono..."
"So chi siete, Mr. Salvatore, sono a casa vostra! Io sono Eleanor Davis e voi... avete appena respinto mia sorella, vero?"

Nel pronunciare quella frase si sporse verso il suo orecchio, facendogli respirare il suo alito di caramelle e aspettando quel gustoso pettegolezzo.
"Temo di sì. Ma voi, signorina, non dovreste esserne così soddisfatta, quelle stelline che brillano nei vostri occhi la dicono lunga!"
Eleanor sbuffò, facendogli posto perché si accomodasse vicino a lei, tormentandosi la lunghissima treccia castana, sfilando dei riccioli che girava intorno alle dita, decidendo di fidarsi del suo nuovo strano amico. "Ma lei oggi mi ha fatto un terribile dispetto. Ha avvertito nostra madre che avevo preso uno dei suoi vecchi abiti eleganti per metterlo stasera, in fondo ho tredici anni e sette mesi, capite? Mamma si è arrabbiata, mi ha vietato di ballare e anche di mettere il mio vestito nuovo, così sono rimasta con quello che avevo stamattina, ma è da collegiale... la odio. - fissò gli occhi color ambra in quelli cristallini di lui - Però ho avuto una appropriata vendetta, siete veramente molto attraente, potreste aspettare che cresca un anno o due, che ne pensate?"

Damon sorrise con dolcezza. "Non ho mai ricevuto un complimento più gradito, ma ascoltate cosa faremo. Ho un fratello minore più adatto ad essere il vostro cavaliere, è veramente bello ed è un ottimo ballerino, passerebbe la vita al ritmo della musica... Sono sicuro che nessuno protesterebbe, potrebbe dire che vi annoiavate tutti e due e se vostra madre venisse a sgridarvi, ci sarebbe Miss Maurine a giustificarvi. Credetemi, sarà già pentita, due sorelle non possono odiarsi veramente. Andiamo?"
Eleanor si alzò con entusiasmo, lasciandosi guidare fino a ritrovarsi con la mano in quella guantata di un imbarazzatissimo Stefan, preda di un senso di vertigine tale da scordarsi tutte le frasi galanti ma corrette da rivolgere a una ragazza, finché Johannes Brahams venne in suo soccorso. Il valtzer era il suo forte e quella composizione gli piaceva particolarmente. Sorrise ad Eleanor con la freschezza del suo cuore adolescente e cominciò a ballare, facendo rapidamente comparire la stessa espressione sul volto di lei.

Damon prese un calice di champagne dal tavolo coperto da una tovaglia inamidata e lo sollevò in direzione del suo fratellino, si sentiva davvero fiero di lui. Attese che gli capitasse accanto, per strizzargli l'occhio, ma con una rapida rotazione lo sorpassarono, tuffandosi tra le altre coppie senza sbagliare un passo, in perfetto unisono. Bevve in un sorso il vino frizzante e dorato, aspettando la prossima occasione, ma improvvisamente si rese conto della verità. Mentre vorticava con la sua piccola dama tra le braccia, Stefan non aveva bisogno di lui. Il suo mondo era completo, un mondo di due persone, senza spazio per nessun intruso. 'Ti ho insegnato troppo bene, e sei pronto a lasciarmi alle spalle, bambino'. Si intenerì da solo per chiamarlo ancora così, era cresciuto, stava diventando più sicuro, si era anche fatto alto... ma scacciò la gelosia che lo aveva sfiorato. Decise che certamente, magari dopo un lungo giro, sarebbe sempre tornato da lui.

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Uscirono dalla Tenuta alla svelta, salendo sulla macchina nuova fiammante di Damon, che mise in moto, restando ancora fermo.
"Ci terrei ad essere io". Stefan gli appariva convinto, adesso.
"Ricordati che lei non accetterà mai il sacrificio di Bonnie, piuttosto rischierebbe la sua vita. E non c'è alcun bisogno che ci odi entrambi. Ne basta uno per farlo con le sue mani, per cui, decideremo democraticamente - prese qualcosa dal taschino interno della giacca, che riflesse la luna piena come un piccolo specchio - testa, toccherà a me, croce l'onore sarà tutto tuo!"
Con l'unghia del pollice impresse al dischetto una rotazione, facendolo atterrare sul dorso dell'altra mano, scoprendolo subito dopo. Stefan spostò lo sguardo dalla moneta al viso del maggiore, senza espressione.
"Testa. Scendi, fa quello che devi e lascia che gli adulti gestiscano la parte difficile". Appena fu solo, Damon sentì una fitta dove avrebbe dovuto esserci il battito del cuore.

Suo padre, tutto sommato, in parte lo conosceva. Per vincere a poker gli bastava la sua faccia tosta, ma una moneta truccata poteva sempre tornare utile - sorrise amaramente mentre la voltava tra la punta delle dita, osservando l'altro lato, anche quello con su il profilo classico della Libertà - per esempio, a salvare suo fratello. Che in quel momento avrebbe già dovuto essere andato avanti a distrarre gli altri, invece se la stava prendendo noiosamente comoda, appoggiato al cofano della Lamborghini, chiaramente doveva ancora dirgli qualcosa, sapeva di provocare la sua impazienza.
"Cosa?"
"L'ho visto troppe volte quel dollaro d'argento, anche allora non ti andava di pagare tutto quello che bevevi e i tuoi amici ci rimettevano sempre. Perché l'hai fatto?"
Damon si avvicinò fino a lasciare pochi centimetri di distanza, il messaggio doveva essere forte e chiaro, occhi negli occhi. "Come cattivo sono meglio di te".

Stefan abbassò la testa. "Era quello che credevo, prima. Ora è una gara che potresti perdere. - La venatura spenta della voce sarebbe sembrata appartenere a qualcuno che provava tristezza - Ti faccio una proposta. I tuoi ultimi Piani Diabolici non hanno avuto troppo successo - il bruno si astenne dall'elencare i principali responsabili - decideremo insieme cosa fare quando sarà il momento".
"Accetto. Basta che ti muovi di lì, le Streghe di Eastwick non ci metteranno tutta la notte per i nostri comodi". Damon diede un pugno su una spalla del fratello, precedendolo di alcuni metri con la sua andatura scattante. Tanto, era solo questione di pochi momenti, presto l'avrebbe raggiunto.

 

Angolino autrice= grazie a chi avrà letto fin qui, vuol dire che avrà sorbito questa sciropposa storiella fino in ultimo... abbiate pazienza, sono loro che si raccontano così. *mente, e ne è consapevole*

Ci terrei a spiegare un paio di cose, partendo da quelle "tecniche". Lamborghini e cognac? Perché no? Ho aggiustato il tiro ai gusti di Damon, a piacer mio... Il nome Eleanor si è presentato da solo su di un vassoio d'argento, perché "contiene" più o meno il nome di Elena!

*Si lega da sola alla sedia delle torture di Bill, pronta al martirio. Che è un po' dove è bene che sia*

 

 

 

  
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