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Autore: San il Marvash    09/03/2012    3 recensioni
[...] “Sono ichi, Shinigami wa megane chakuyou no koto. Mohantekina Shinigami desu, kisoku wo junshu! Yaburu no dare, dare?” Cantai, guardandoti negli occhi e togliendomi gli occhiali, infrangendo la prima e più importate delle regole del Dipartimento. [...]
Protagonisti di questa storia sono Alan e Eric, comparsi unicamente nel musical II di Kuroshitsuji.
ATTENZIONE: Contiene spoiler sull'intera vicenda narrata nel suddetto musical
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuroshituji
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Shi no toge

 
 
Ho sempre immaginato la mia morte come un supplizio, un lento contorcermi nelle Spine della Morte, finché il loro veleno non avrebbe oscurato questa mia esistenza non poi così eterna.
La vita immortale degli Shinigami?
Anche io, se il mio destino fosse stato come quello di tutti gli altri, avrei potuto trascorrere il tempo crogiolandomi nell’immortalità, collezionando anime e Cinematic Record.
Probabilmente ti avrei risparmiato molte pene, avrei evitato i tuoi sguardi preoccupati, attenti a ogni mia necessità, come se io non fossi abbastanza forte, abbastanza grande da potermi difendere da solo.
La prima volta che ebbi una crisi fu in tua presenza. Al tempo non ci conoscevamo poi così tanto, il nostro rapporto non andava oltre il rispetto- per un “sempai”* nel mio caso e per un collega nel tuo. E a nessuno dei due sarebbe mai saltato in mente che, un giorno, saresti arrivato a uccidere per me.
Eravamo in coppia insieme, i nostri superiori ci avevano abbinati così.
Credo che ricordi anche tu il nostro primo lavoro insieme. La vittima designata era un giovane ragazzo e dovemmo collezionare la sua anima, era il nostro scopo, la nostra missione. Un compito che avrei evitato con ogni mezzo, se fosse servito a qualcosa. Nonostante la mia dannata sensibilità, il desiderio di permettere a quel ragazzo di continuare a lottare per i propri sogni, fui costretto a farlo.
Purtroppo non faceva parte di quella categoria di “prescelti” che, con la loro esistenza, avrebbero cambiato il mondo.
I miei sentimenti erano visibili dall’esterno? Mi rispondesti pochi secondi dopo.
“Alan, non mi dirai che stai piangendo, vero?” mi dicesti. Io provai a spiegarti, a descriverti il mio stato d’animo. Non so perché mi aprii così con te, non lo avevo fatto con nessun altro prima. Fu allora che ti dissi che i fiori d’erica -che in seguito divennero i miei preferiti- nel linguaggio dei fiori significano “solitudine”.
“Solitudine?” mi chiedesti, guardandomi stupito. Dallo sguardo che mi rivolgesti credei che mi avresti rimproverato e, almeno inizialmente, pensai di aver indovinato.
“Alan, sei uno Shinigami, non dovresti essere così sentimentale!”
Non potetti far altro che abbassare lo sguardo, pentendomi di quel mio patetico tentativo di renderti partecipe del tumulto che affliggeva il mio animo.
“Di quale solitudine parli? Questi fiori d’erica” dicesti poi, indicando il campo di fronte a noi “resteranno sempre accanto ad un altro fiore. Per l’eternità.”
Ti fissai sbalordito. Stavi tentando di consolarmi? Avevi forse capito quello che volevo dirti? Sorrisi e mi venne quasi da ridere.
“Eric-sempai… E poi sono io quello sentimentale?”
Anche tu sorridesti e stesti al gioco. “Qualche volta capita a tutti!” ti giustificasti, seguendomi sulla scalinata che portava al giardino.
Fu allora, per quanto riesco a ricordare, che le spine della morte si mostrarono per la prima volta. Probabilmente quello fu anche il momento in cui il nostro rapporto cambiò. Sentii le gambe cedere, una morsa lacerante stringermi il cuore, soffocare ogni mio tentativo di respirare. Non so se urlai e non credo che sia poi così importante. Una cosa che non dimenticai mai e che non sarei riuscito a cancellare dalla memoria neanche se i Kami** mi avessero concesso di ottenere l’eternità, fu la tua voce che, preoccupata, shockata quasi più di me, non faceva altro che chiamare il mio nome, urlarlo nella speranza di riportarmi nel mondo reale, quello tangibile e a cui, almeno teoricamente, appartenevo. Fu quella l’ultima cosa che sentii, prima di perdere i sensi.
“Alan! Mi senti, Alan?”
 
Da allora non riuscii più ad allontanarti, non potetti fare a meno di aggrapparmi a te e all’aiuto che, in qualsiasi momento, eri capace di offrirmi.
Ti ammirai, Eric, come non ho mai ammirato nessuno in vita mia. Lavoravi meglio di qualsiasi altro Shinigami, sembravi distante da ogni cosa, ma in realtà eri sempre a pochi passi da tutto, pronto a dare il tuo aiuto, senza mai vantartene, senza mai ricordarmi neanche per un attimo che tu non eri tenuto a farlo, senza mai farmi pesare la mia situazione. Quando quel demone, Sebastian, per usare il nome con cui ci era noto allora, ti accusò degli omicidi che sconvolgevano Londra, tutto quello in cui avevo creduto, ogni mia convinzione traballò. Per qualche istante pensai che sarei potuto scomparire.
“Se continuassi a negare non farei altro che aggravare la mia posizione.” Le tue parole rimbombavano nella mia testa. Eri colpevole, avevi appena ammesso di essere l’assassino di più di un centinaio di persone!
Perché?
 
Scappasti via e io feci il possibile per ritrovarti. Setacciai tutta Londra, mi travestii da donna per partecipare al ballo del visconte Druitt, sicuro che avresti sfruttato anche quell’occasione per raccogliere anime. Fu lì che ti trovai.
Raccogliesti complessivamente 999 anime, 999 vite di persone innocenti.
“Se ti servono così tanto queste anime, prendi anche la mai!” ti dissi.
“Fermati! Se tu morissi, quale sarebbe l’utilità di quelle anime?” rispondesti, smascherando involontariamente le tue vere intenzioni.
La motivazione di quelle inspiegabili morti, degli omicidi di cui noi avremmo dovuto occuparci, era la mia salvezza!
“Se verranno raccolte 1000 anime pure, le Spine della Morte potranno essere sconfitte” ricordai allora. Ti dissi che era solo una leggenda, una menzogna e la tua risposta mi lasciò senza parole.
“Anche se sono solo delle leggende… E’ l’unico modo che conosco per salvarti! Io… Non importa se è solo un’infima speranza… La vita eterna, la nostra vita eterna non è altro che oscurità. Dopo tutti questi sforzi ho trovato… Un pallido raggio di luce!”
“Eric, non ti permetterò di continuare a uccidere!” ti dissi, cercando di guardarti negli occhi. “Ma… Fino a quando la fiamma della mia vita non cesserà di splendere permettimi di rimanere al tuo fianco! Anche quando diventerà solo una flebile luce, anche quando scomparirà, continuerà ad illuminare la tua strada!”  Mi guardasti come se non mi avessi mai visto prima.
“Sono ichi, Shinigami wa megane chakuyou no koto. Mohantekina Shinigami desu, kisoku wo junshu! Yaburu no dare, dare?”*** Cantai, guardandoti negli occhi e togliendomi gli occhiali, infrangendo la prima e più importate delle regole del Dipartimento.  Mi chiedesti perché lo avevo fatto, perché volevo oppormi alla Società degli Shinigami.
“Fino all’archiviazione di questo caso io sono ancora il tuo partner!” ti risposi. “Oh, non riesco a vedere davvero nulla senza i miei occhiali, anche il tuo viso è annebbiato.”
“Neanche io non sono mai riuscito a vedere bene. Non mi ero mai accorto di quanto tu fossi cocciuto” dicesti allora, imitando il mio gesto di ribellione.
“Bene, andiamo allora” ti incitai precedendoti.
“Una persona sporca come me…” mi fermasti disperato “…può davvero starti accanto?”
Ti guardai e sorrisi.
“Te l’ho detto, non vedo nulla senza i miei occhiali… Neanche i tuoi peccati” ti ricordai avviandomi, sicuro che mi avresti seguito.
 
Infrangesti la nostra muta promessa, non rinunciasti a salvarmi dalla morte, anche se questo significava uccidere ancora.
Ti mancava solo un’anima per completare la collezione e io ero troppo debole, in preda al dolore causatomi dalle spine della morte.
Ti pregai, urlai di smetterla, di non macchiarti di altre colpe.
“Fermati! Perché continui a uccidere per la mia salvezza?”
Vidi quello che non avrei mai voluto che accadesse: quel demone stava per colpirti e io, con la forza della disperazione, riuscii a salvarti. Almeno una volta.
“Perché continui a dire cose del genere? Smettila!”
“Solo una, ne manca solo una! Ma qui c’è ancora un’anima.! Ciel Phantomhive…” ti supplicai con lo sguardo di non farlo, di fermarti prima che fosse troppo tardi. Ma tu non mi ascoltasti.
“…La tua anima…”
 
Non pensai a quello che feci, tutti i miei pensieri erano rivolti all’evitare il peggio, a impedirti di perpetuare quella pazzia.
Nessuno sarebbe dovuto morire per me; non quelle 999 anime che raccogliesti con tanta disperazione, né tantomeno tu, amico mio.
Se fossi riuscito nel tuo intento non avrei mai potuto perdonarmi, non sarei mai riuscito ad accettare di averti cambiato, di averti spinto a macchiarti di una così grave colpa. Per questo preferisco che tu mi abbia ucciso.
Non fartene una colpa, Eric. Tu non ne hai.
“Tomo yo sorega sadame. Namida wa mou iranai”****
 

Alan Humpries


***

Note_

*“Sempai” è un termine giapponese che indica un collega di lavoro con più esperienza e quindi, generalmente, più vecchio.
**“Kami” è la parola giapponese che indica “déi”.
***“Sono ichi, Shinigami wa negane chakuyou no koto. Mohantekina Shinigami desu, kisoku wo junshu! Yaburu no dare, dare?” (Regola numero uno, gli Shinigami devono assolutamente indossare i propri occhiali. Siamo Shinigami esemplari, seguiamo sempre le regole. Chi le infrange, chi?) è una parte della canzone “Shinigami Haken Kyouokay no theme” del Musical II di Kuroshitsuji.
****“Tomo yo sorega sadame. Namida wa mou iranai” (Amico mio, questo è il nostro destino. Non c’è bisogno di piangere) è la frase finale cantata da Alan durante il suo duetto con Eric dal titolo “Unmei”.
  
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