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Autore: Naky94    09/03/2012    4 recensioni
Giusto per capirci, partiamo da AGOS, la scena è quella immediatamente successiva al matrimonio di Watson, in cui Holmes incontra Moran...
Ora però fate conto che il detective sia rimasto particolarmente scosso dal matrimonio del suo migliore amico, e accolga con particolare piacere la minaccia di morte del colonnello.
ECCOVI SERVITA LA STORIA...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Moran, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve, questa è la mia prima shot su questo fandom, nonostante abbia già cominciato a scrivere una fic (non pubblicata, per ora) e abbia praticamente letto tutte le storie pubblicate qui dentro.
Quindi ovviamente questa cosuccia non ha la minima pretesa, ma ogni tipo di commento, critico o non, sarà ben più che accetto.
A voi...


Inadempienza dei doveri coniugali

 

 

“Vi dichiaro marito e moglie”
Rapide come la lame di una ghigliottina, quelle parole si abbatterono sulla mia vita.
Chiusi gli occhi sentendomi quasi mancare. Nonostante fossi seduto nel primo banco della piccola chiesetta di campagna, in cui rie sa appena conclusa la cerimonia di matrimonio del mio miglio amico, il Dottor. John Watson, mi sentivo spossato, come se avessi appena finito un incontro di boxe o avessi portato a compimento il caso più complicato della mia vita.
Ma infondo, in un certo qual senso lo era stato.
Mi ero ritrovato a combattere contro un nemico, che avevo da subito intuito, invincibile.
Come combattere contro una donna raffinata e graziosa come Mary Morstan?
Come separare un uomo da colei alla quale aveva giurato amore e dedizione eterna?
Quello stesso uomo, per altro, che mi aveva costretto, quasi obbligato, tirando in ballo la nostra duratura amicizia, a presenziare a questo matrimonio a cui io mi ero più volte dichiarato contrario.
Ma Watson non si era mai accorto di quanto quella sua decisione mi ferisse, quasi dilaniasse, oserei dire.
Non aveva mai notato la vena di tristezza che attraversava il mio sguardo quando mi parlava di Mary; non si era accorto della mia mancanza di respiro, quando mi comunicò che avrebbe abbandonato il nostro appartamento a Baker Street, addirittura un mese prima che si sposasse.
Non aveva mai sentito i singhiozzi scuotermi durante la notte mentre cercavo di escogitare un modo per tenerlo ancora legato a me.
Non si era accorto di niente, ed ora aveva finalmente raggiunto il suo scopo.
Sposare Mary.

Lentamente, quasi avessi tutte le ossa spezzate, mi alzo dalla panca che mi ha sostenuto durante la mia personale disdetta.
Mi avvicino al muro della chiesa ed appoggiandomi ad esso, mi dirigo verso l’uscita.
Non riesco a girami indietro per vederlo, ancora abbracciato alla sua sposa, ricevere le felicitazioni di amici e parenti.
Non riesco ad avvicinarmi e congratularmi con loro.
Riesco solo a scappare, consapevole del fatto che io ormai non conto niente per lui.
Lui che non si accorge della voragine che pian piano si allarga nel mio petto, risucchiandomi all’interno di un vortice che inibisce le mie percezioni.
Sento già le orecchie fischiare di un sibilo sordo, e il fiato mozzarsi. Vedo la realtà davanti a me appannarsi sempre di più fino a scomparire.
Le mie membra, generalmente forti e toniche, sembrano quasi afflosciarsi sotto il peso di un’enorme macigno, e una lacrima, fredda e solitaria percorre il mio viso.
Scende percorrendo tutto il mio profilo, per andarsi poi a perdere sul colletto della mia camicia.
Incredulo di quanto mi stia accadendo, cerco di mettere quanta più distanza fra me e ciò che mi ha per sempre tolto la mia calma razionalità.

Dopo un tempo che mi sembra infinito, ma che in realtà non ha coperto che pochi minuti, arrivo alla macchina e vi trovo un uomo comodamente adagiato accanto.
Schiarisco gli occhi, cercando di mettere a fuoco la sua figura, e mi ritrovo davanti il colonnello Moran, il braccio destro di Moriarty, che mi guarda con un sorriso di scherno.
“Il grande Sherlock Holmes che si commuove ad un matrimonio? Ma come siamo sensibili...” mi attacca sghignazzando.
Schiarisco la voce, ancora arrochita per il pianto e lo saluto.
“Salve Moran, aspettavo una visita sua o del suo padrone. E’ venuto ad uccidermi, vero?”
“Proprio così Holmes, e non vedo l’ora”
“Allora lo faccia Mora, spari!, qui, ora!” gli urlo, impedendomi di fermare un'altra lacrima fugace.
Senza più uno scopo nella vita, una persona per cui andare avanti, che senso ha continuare a perpetrare questo odioso supplizio?
Infondo cos’è un uomo se non un’insieme di norme e relazioni sociali? Chi si dispiacerà mai per un uomo che non ha conosciuto? Chi proverà contrizione alla morte di questo?
Nessuno.
Questa è la risposta.
E nessuno è anche la risposta alla domanda, chi soffrirà quando Sherlock Holmes passerà a miglio vita?
Non ho mai cercato di farmi una famiglia. Non ho mai intrapreso relazioni con qualcuno. L’unico mio vero amico, ha preferito correre dietro alle gonnelle di una donna, piuttosto che invecchiare insieme a me.
Persino mio fratello Mycroft, sono sicuro che non soffrirebbe, ma anzi capirebbe la mia scelta.
Perciò che senso ha continuare a sottrarsi alla morte? Cercare di sfidarla ogni giorno, per poi fuggirla quando ti si pone l’occasione?
Non c’è un senso a tutto ciò. Ed è per questo che io ora le andrò incontro a braccia aperte.
Fisso il mio sguardo su un incredulo Moran, e sorrido, ormai in pace con me stesso.
“Che cosa le è successo per farle prendere una decisione del genere?” chiede basito.
“Non sono assolutamente affari suoi, e ora spari!” gli ordino.
Lui come risvegliato dal suo stato di trance, per mezzo delle mie parole, mi ghigna animalescamente, estrae la sua pistola e la punta verso la mia testa.

Chiudo gli occhi, cercando di fissare nella mia mente l’ultima persona che vorrei vedere prima di morire.
Ripenso a Watson, a quanto era bello, mentre incedendo lentamente si avvicinava all’altare.
Sorrido ripensando a lui.
E poi...  uno sparo si propaga nell’aria.

 

 
* * *

 

Niente.
Non sento più niente.
Non sento gli uccellini cinguettare.
Non sento il vento caldo, frustare le fronde degli alberi.
Non sento i raggi del sole lambire il mio corpo.
Il nulla, il nulla assoluto mi circonda.
Quindi è questa la morte?  Dopo una vita passata a rincorrere criminali per tutto l’Inghilterra, vengo ripagato con il nulla?
Ma forse è proprio ciò che mi merito, dopo tanto sforzo fatto per allontanare ogni tipo di contatto umano, ora mi ritrovo da solo con me stesso.
Senza droghe in cui eclissarmi, senza libri su cui passare il tempo, eternamente costretto a fare i conti con la mia mente iperattiva.
Ma poi...

Poi...

Ricomincia.
Ritorno a sentire gli uccelli fischiettare, il vento stormire fra le fronde, e il sole battere contro la mia faccia.
Ritorno a respirare, e a percepire ogni singola cellula del mio corpo.
Apro gli occhi e vedo ciò che mai mi sarei aspettato di vedere.
Moran morto ai miei piedi e Watson davanti a me che tiene in mano una pistola ancora fumante.

Rimango a guardarlo spaesato, cercando di capire cosa ci faccia lui qui.
Lui che in questo stesso istante dovrebbe essere in viaggio di nozze con la signora Watson.
Rifletto per un attimo di troppo e non lo vedo avvicinarsi.
Mi accorgo di lui solo dopo che mi ha gettato le braccia al collo scoppiando a piangere.
“Perché... perché Holmes... me lo dica! Perché voleva farsi uccidere da Moran?” singhiozza al mio orecchio.
Dopo un primo istante di stupore per il suo gesto avventato, mi riprendo e lo abbraccio a mia volta avvicinandolo di più a me, e permettendo a qualche lacrima repressa di lasciare, finalmente i miei occhi.
Rimaniamo così per qualche minuto, l’uno nelle braccia dell’altro, e quando a malincuore ci separiamo lui mi ripete la domanda.
“Perché ha tentato il suicidio Holmes?, me lo dica”.
“Perché tanto nessuno ne avrebbe sofferto” rispondo abbassando lo sguardo.
“E non ha pensato a me? A quanto avrei sofferto io?” mi accusa quasi gridando.
“Lei si era appena sposato, era felice e contento, non avrebbe di certo sentito la mia mancanza” gli rispondo acido.
Sospira facendo un passo indietro e guardandomi dritto negli occhi, dopo aver rialzato il mio viso con la sua mano destra.
“Holmes, nel momento esatto in cui lei è uscito dalla chiesa in quello stato pietoso, mi si è spezzato il cuore...” ammette, sussurrando per l’imbarazzo.
“...e ho capito che non era al fianco di Mary che avrei voluto passare il resto della mia vita.” Tentenna ancora una volta, ma poi continua.
“Holmes, io voglio rimanere e invecchiare con lei” annuncia deciso, sorridendomi timidamente.
Lo stringo immediatamente a me, dimostrandogli quanto questa sua decisione mi renda felice.
Ma poi un’ombra, ricompare sul nostro orizzonte.
“E con Mary come farà? L’ha sposata da appena un’ora” dico meditabondo.
“Oh non si preoccupi, ha mai sentito parlare della clausola ‘inadempienza dei doveri coniugali’ ?” afferma gioioso.
Scuoto la testa negando.
“Se un matrimonio non viene consumato entro il primo mese, è da considerarsi praticamente nullo; e anche la chiesa è costretta a considerarlo tale”.
Sorrido, felice alle implicazioni di quanto questa clausola comporti.
“Vuole forse dire che...”
“...che non ho mai toccato Mary e che non ho intenzione di farlo” sorride.
“E cosa vorrebbe fare dottore?”
Lui sorride malizioso e lo vedo avvicinarsi al mio viso sempre di più.
Fino a che le nostre labbra entrano in contatto cominciando a riempirci entrambi di scosse di desiderio reciproco represso.
Forse avrà pensato di stupirmi o cogliermi di sorpresa, con questo suo gesto avventato. Ma quello che non sa e che mai dovrà sapere, è che io su quelle labbra, e per quelle labbra, potrei anche morirci.

- - -

N.d.a.

Toc, toc, si può? 
*esce la testa dal suo comodo nascondiglio, dal quale neanche Chiara potrà  farla uscire* 
Volete linciarmi, vero? Insomma ho reso Holmes un piagnucolone, ipersensibile eccetera eccetera. Ma vorrei dire che quella scena, intendo proprio quella in cui, appena dopo il matrimonio di Watson, si vede il detective tutto solo e sconsolato, che si aggira per il luogo e devo dire che li ho faticato veramente a trattenere le lacrime.  Come nella scena sul treno in cui Watson credeva che Holmes fosse morto. Se ha pianto il dottore perché non potevo farlo io? 
U_U

Vabbè ormai è andata, grazie per la paziensa mostratami.
Alla prossima (spero)
Naky!

 

 

   
 
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