Quindi ovviamente questa cosuccia non ha la minima pretesa, ma ogni tipo di commento, critico o non, sarà ben più che accetto.
A voi...
Inadempienza dei
doveri
coniugali
“Vi
dichiaro marito e moglie”
Rapide come la lame di una ghigliottina, quelle parole si
abbatterono sulla mia vita.
Chiusi gli occhi sentendomi quasi mancare. Nonostante fossi
seduto nel primo banco della piccola chiesetta di campagna, in cui rie
sa
appena conclusa la cerimonia di matrimonio del mio miglio amico, il
Dottor.
John Watson, mi sentivo spossato, come se avessi appena finito un
incontro di
boxe o avessi portato a compimento il caso più complicato
della mia vita.
Ma infondo, in un certo qual senso lo era stato.
Mi ero ritrovato a combattere contro un nemico, che avevo da
subito intuito, invincibile.
Come combattere contro una donna raffinata e graziosa come
Mary Morstan?
Come separare un uomo da colei alla quale aveva giurato
amore e dedizione eterna?
Quello stesso uomo, per altro, che mi aveva costretto, quasi
obbligato, tirando in ballo la nostra duratura amicizia, a presenziare
a questo
matrimonio a cui io mi ero più volte dichiarato contrario.
Ma Watson non si era mai accorto di quanto quella sua
decisione mi ferisse, quasi dilaniasse, oserei dire.
Non aveva mai notato la vena di tristezza che attraversava
il mio sguardo quando mi parlava di Mary; non si era accorto della mia
mancanza
di respiro, quando mi comunicò che avrebbe abbandonato il
nostro appartamento a
Baker Street, addirittura un mese prima che si sposasse.
Non aveva mai sentito i singhiozzi scuotermi durante la
notte mentre cercavo di escogitare un modo per tenerlo ancora legato a
me.
Non si era accorto di niente, ed ora aveva finalmente
raggiunto il suo scopo.
Sposare Mary.
Mi avvicino al muro della chiesa ed appoggiandomi ad esso,
mi dirigo verso l’uscita.
Non riesco a girami indietro per vederlo, ancora abbracciato
alla sua sposa, ricevere le felicitazioni di amici e parenti.
Non riesco ad avvicinarmi e congratularmi con loro.
Riesco solo a scappare, consapevole del fatto che io ormai
non conto niente per lui.
Lui che non si accorge della voragine che pian piano si
allarga nel mio petto, risucchiandomi all’interno di un
vortice che inibisce le
mie percezioni.
Sento già le orecchie fischiare di un sibilo sordo, e il
fiato mozzarsi. Vedo la realtà davanti a me appannarsi
sempre di più fino a
scomparire.
Le mie membra, generalmente forti e toniche, sembrano quasi
afflosciarsi sotto il peso di un’enorme macigno, e una
lacrima, fredda e
solitaria percorre il mio viso.
Scende percorrendo tutto il mio profilo, per andarsi poi a
perdere sul colletto della mia camicia.
Incredulo di quanto mi stia accadendo, cerco di mettere
quanta più distanza fra me e ciò che mi ha per
sempre tolto la mia calma
razionalità.
Schiarisco gli occhi, cercando di mettere a fuoco la sua
figura, e mi ritrovo davanti il colonnello Moran, il braccio destro di
Moriarty, che mi guarda con un sorriso di scherno.
“Il grande Sherlock Holmes che si commuove ad un matrimonio?
Ma come siamo sensibili...” mi attacca sghignazzando.
Schiarisco la voce, ancora arrochita per il pianto e lo
saluto.
“Salve Moran, aspettavo una visita sua o del suo padrone.
E’
venuto ad uccidermi, vero?”
“Proprio così Holmes, e non vedo
l’ora”
“Allora lo faccia Mora, spari!, qui, ora!” gli
urlo,
impedendomi di fermare un'altra lacrima fugace.
Senza più uno scopo nella vita, una persona per cui andare
avanti, che senso ha continuare a perpetrare questo odioso supplizio?
Infondo cos’è un uomo se non un’insieme
di norme e relazioni
sociali? Chi si dispiacerà mai per un uomo che non ha
conosciuto? Chi proverà
contrizione alla morte di questo?
Nessuno.
Questa è la risposta.
E nessuno è anche la risposta alla domanda, chi
soffrirà
quando Sherlock Holmes passerà a miglio vita?
Non ho mai cercato di farmi una famiglia. Non ho mai
intrapreso relazioni con qualcuno. L’unico mio vero amico, ha
preferito correre
dietro alle gonnelle di una donna, piuttosto che invecchiare insieme a
me.
Persino mio fratello Mycroft, sono sicuro che non
soffrirebbe, ma anzi capirebbe la mia scelta.
Perciò che senso ha continuare a sottrarsi alla morte?
Cercare di sfidarla ogni giorno, per poi fuggirla quando ti si pone
l’occasione?
Non c’è un senso a tutto ciò. Ed
è per questo che io ora le
andrò incontro a braccia aperte.
Fisso il mio sguardo su un incredulo Moran, e sorrido, ormai
in pace con me stesso.
“Che cosa le è successo per farle prendere una
decisione del
genere?” chiede basito.
“Non sono assolutamente affari suoi, e ora spari!”
gli
ordino.
Lui come risvegliato dal suo stato di trance, per mezzo
delle mie parole, mi ghigna animalescamente, estrae la sua pistola e la
punta
verso la mia testa.
Ripenso a Watson, a quanto era bello, mentre incedendo
lentamente si avvicinava all’altare.
Sorrido ripensando a lui.
E poi... uno sparo
si
propaga nell’aria.
Non sento più niente.
Non sento gli uccellini cinguettare.
Non sento il vento caldo, frustare le fronde degli alberi.
Non sento i raggi del sole lambire il mio corpo.
Il nulla, il nulla assoluto mi circonda.
Quindi è questa la morte?
Dopo una vita passata a rincorrere criminali per tutto
l’Inghilterra,
vengo ripagato con il nulla?
Ma forse è proprio ciò che mi merito, dopo tanto
sforzo
fatto per allontanare ogni tipo di contatto umano, ora mi ritrovo da
solo con
me stesso.
Senza droghe in cui eclissarmi, senza libri su cui passare
il tempo, eternamente costretto a fare i conti con la mia mente
iperattiva.
Ma poi...
Poi...
Ritorno a sentire gli uccelli fischiettare, il vento
stormire fra le fronde, e il sole battere contro la mia faccia.
Ritorno a respirare, e a percepire ogni singola cellula del
mio corpo.
Apro gli occhi e vedo ciò che mai mi sarei aspettato di
vedere.
Moran morto ai miei piedi e Watson davanti a me che tiene in
mano una pistola ancora fumante.
Lui che in questo stesso istante dovrebbe essere in viaggio
di nozze con la signora Watson.
Rifletto per un attimo di troppo e non lo vedo avvicinarsi.
Mi accorgo di lui solo dopo che mi ha gettato le braccia al
collo scoppiando a piangere.
“Perché... perché Holmes... me lo dica!
Perché voleva farsi
uccidere da Moran?” singhiozza al mio orecchio.
Dopo un primo istante di stupore per il suo gesto avventato,
mi riprendo e lo abbraccio a mia volta avvicinandolo di più
a me, e permettendo
a qualche lacrima repressa di lasciare, finalmente i miei occhi.
Rimaniamo così per qualche minuto, l’uno nelle
braccia
dell’altro, e quando a malincuore ci separiamo lui mi ripete
la domanda.
“Perché ha tentato il suicidio Holmes?, me lo
dica”.
“Perché tanto nessuno ne avrebbe
sofferto” rispondo
abbassando lo sguardo.
“E non ha pensato a me? A quanto avrei sofferto
io?” mi
accusa quasi gridando.
“Lei si era appena sposato, era felice e contento, non
avrebbe di certo sentito la mia mancanza” gli rispondo acido.
Sospira facendo un passo indietro e guardandomi dritto negli
occhi, dopo aver rialzato il mio viso con la sua mano destra.
“Holmes, nel momento esatto in cui lei è uscito
dalla chiesa
in quello stato pietoso, mi si è spezzato il
cuore...” ammette, sussurrando per
l’imbarazzo.
“...e ho capito che non era al fianco di Mary che avrei
voluto passare il resto della mia vita.” Tentenna ancora una
volta, ma poi
continua.
“Holmes, io voglio rimanere e invecchiare con lei”
annuncia
deciso, sorridendomi timidamente.
Lo stringo immediatamente a me, dimostrandogli quanto questa
sua decisione mi renda felice.
Ma poi un’ombra, ricompare sul nostro orizzonte.
“E con Mary come farà? L’ha sposata da
appena un’ora” dico
meditabondo.
“Oh non si preoccupi, ha mai sentito parlare della clausola
‘inadempienza dei doveri coniugali’ ?”
afferma gioioso.
Scuoto la testa negando.
“Se un matrimonio non viene consumato entro il primo mese,
è
da considerarsi praticamente nullo; e anche la chiesa è
costretta a
considerarlo tale”.
Sorrido, felice alle implicazioni di quanto questa clausola
comporti.
“Vuole forse dire che...”
“...che non ho mai toccato Mary e che non ho intenzione di
farlo” sorride.
“E cosa vorrebbe fare dottore?”
Lui sorride malizioso e lo vedo avvicinarsi al mio viso
sempre di più.
Fino a che le nostre labbra entrano in contatto cominciando
a riempirci entrambi di scosse di desiderio reciproco represso.
Forse avrà pensato di stupirmi o cogliermi di sorpresa, con
questo suo gesto avventato. Ma quello che non sa e che mai
dovrà sapere, è che
io su quelle labbra, e per quelle labbra, potrei anche morirci.
- - -
N.d.a.
Toc,
toc, si può?
*esce la
testa dal suo comodo nascondiglio, dal quale neanche Chiara
potrà farla uscire*
Volete linciarmi, vero? Insomma ho reso Holmes un piagnucolone,
ipersensibile eccetera eccetera. Ma vorrei dire che quella scena,
intendo proprio quella in cui, appena dopo il matrimonio di Watson, si
vede il detective tutto solo e sconsolato, che si aggira per il luogo e
devo dire che li ho faticato veramente a trattenere le lacrime.
Come nella scena sul treno in cui Watson credeva che Holmes
fosse morto. Se ha pianto il dottore perché non potevo farlo
io?
U_U
Vabbè
ormai è andata, grazie per la paziensa mostratami.
Alla prossima (spero)
Naky!