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Autore: Row    09/03/2012    1 recensioni
Sapete come fece Antonio Stradivari a realizzare i migliori violini mai creati? Beh...aveva un segreto.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stradivari Abergavenny

C’era una volta…tanto tempo fa, un povero liutaio, un costruttore di strumenti a corda ad arco e a pizzico, di nome Antonio Stradivari. Era molto bravo nel suo lavoro, ma essendo davvero molto povero non poteva permettersi di comprare materiale di alta qualità. Per questo non riusciva a vendere i suo lavori , o venivano pagati pochissimo. Un giorno, dopo l’ennesimo rifiuto da parte del negozio di violini di comprare un suo strumento, costruito con tutto il suo impegno e con i suoi ultimi risparmi, diede di matto, uscì proprio fuori di zucca, e furioso andò sulla collinetta vicina, su cui sorgeva un boschetto, con la sua creazione e, in preda alla rabbia, colpì un abete rosso con il violino mandandolo in mille pezzi. Poi,  esausto, si abbandonò ai piedi dell’albero piangendo. “Scusami, potrei sapere perché mi hai colpito?”. Il povero Antonio sentendo una voce trasalì, e guardò in alto. Incredibile, una bellissima fanciulla, avvolta da un chiarore perlaceo, stava uscendo dall’albero! Era una driade, una delle ninfe che abitano i boschi! La ragazza aveva la pelle candida e bianca come il latte, due grandi occhi verdi come le foglie degli alberi incorniciati da lunghi e fluttuanti capelli rossicci. Aveva in testa una ghirlanda di rami e fiori che si intrecciavano con la lunga chioma. “Ma..ma…tu…chi sei?” balbettò debolmente il liutaio pallido in volto mentre guardava la driade vestita di piante rampicanti, foglie e bacche brune. “Il mio nome è Abergavenny. Allora, vuoi dirmi perché hai colpito l’albero in cui riposavo? E perché piangi?” chiese in tono gentile aiutando il poveretto a rialzarsi. “Ero furioso perché non riesco a vendere i miei violini. Sono troppo povero per comprare dei buoni materiali, così non riesco a lavorare come vorrei!”. La generosa driade, che adorava la musica e la danza, come agli altri abitanti del bosco di cui, però, non mi è concesso rivelare l’esistenza, gli propose un patto:”Io ti aiuterò a trovare i materiali che ti servono, e tu in cambio una volta finiti i tuoi violini li suonerai per me”. L’uomo accennò un debole si con il capo, la fanciulla sorrise, dopodiché sparì, lasciandolo solo vicino all’albero. Non c’è che dire, era proprio uscito di zucca. Convinto di aver avuto una sorta di allucinazione tornò a casa ancora scosso e si mise a letto. Il giorno dopo si alzò alla buon ora e non sapendo neanche lui il perché, si recò di nuovo sulla collinetta e si sedette all’ombra dell’abete rosso da cui il giorno prima era apparsa la driade. Si stava quasi per appisolare quando udì una risata cristallina che proveniva…dall’alberò. Si girò verso la corteccia, ma non c’era nulla di strano. Sentì di nuovo la risata e questa volta guardò verso l’alto. Seduta su una ramo c’era la ragazza dell’atro giorno. Allora non l’aveva immaginata. Scese fluttuando, sempre sorridendo. “Ho portato ciò di cui hai bisogno” disse, e si accovacciò sulle radici dell’albero. Porse al liutaio pezzi di acero e abete rosso della più pregiata qualità, e una coppetta con dentro un composto di potassa, salice e carbone. L’uomo, incredulo, disse raggiante e pieno di gratitudine:”GRAZIE, grazie tante! Sono perfetti”, e corse a casa a lavorare. Rimase chiuso nel suo laboratorio per giorni e giorni, potendo finalmente utilizzare dei buoni materiali, anzi i migliori, che grazie al suo talento sarebbero diventati dei meravigliosi violini. Poi, finalmente, un giorno completò il suo lavoro e ricordando il patto fatto alla driade che era stata così gentile con lui, corse con il violino in mano fino al boschetto. Aspettò e aspettò davanti al grande abete rosso dalla corteccia dello stesso colore dei capelli della ragazza, ma quest’ultima non arrivava. Che si fosse dimenticata? Impossibile, avevano stretto un patto, e Antonio intendeva rispettarlo. Si girò verso gli alberi, e posizionato il violino sulla spalla cominciò a suonare al bosco. Suonava per ringraziarla, fino a quando da dietro un albero uscì danzando  Abergavenny. Il liutaio continuò a suonare, con il violino che odorava ancora di resina, accompagnando la danza aggraziata della ninfa. Ovunque poggiasse piede sbocciavano piccoli fiori, ma ormai non ci stupiremo per qualche bocciolo. Finita la melodia il liutaio disse:” Non riesco neanche a esprimere la mia gratitudine! Voglio ringraziarti, questo violino, il mio “primo vero” violino, avrà il tuo nome: Abergavenny! Sarà lo "Stradivari Abergavenny”!”. Gli occhi della driade brillavano colpiti dai raggi del sole che filtravano tra le foglie. Sorrise, e sparì. Da quel giorno, lei continuò a portargli i materiali lasciandoli alle radici dell’abete rosso, ma non si fece mai più vedere. Il liutaio continuò a onorare la sua promessa andando a suonare nel bosco ogni volta che costruiva un nuovo violino, perché sapeva che anche non vedendola, lei era lì, da qualche parte, che danzava. Antonio Stradivari, dal giorno in cui per la prima volta la incontrò, diede vita a quelli che sarebbero stati considerati i migliori strumenti a corda mai creati.
 
 
**Fanciulli e fanciulle spero vi sia piaciuta questa favola, e spero di avere l’ispirazione per scriverne altre. Datemi qualche consiglio attraverso un commentino che sarebbe molto gradito! Ah il violino della storia esiste davvero e ho voluto aggiungere una figura mitologica, la driade, perché ADORO ADORO la mitologia greca! Forse la prossima storia parlerà di questo…..

 
  
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